domenica 16 marzo 2008

I tempi … della moria delle vacche


Ultimamente ho avuto gravi shocks anafilattici vedendo la televisione. Non che io tragga le gioie della mia vita dalla visione di programmi televisivi o dalla pura contemplazione dell’apparecchio stesso, ma devo dire che un certo mio equilibrio, ora mi accorgo precario, credevo di avevo raggiunto.
Presuntuosamente avevo arrogato una sorta di onnipotente consapevolezza per cui indulgevo a tutto quello che ci veniva propinato, senza dare sintomi di intolleranza o di altri disagi. Presumibilmente la presunzione mi aveva assalita perché intossicata da acerbe letture giovanili durante le quali avevo assunto “La fenomenologia di Mike Bongiorno” di Umberto Eco unita a saggi di semiotica di eguale tossicità e potenza, in dosi sostenute.
Come Mitridate, re del Ponto mi sono sentita invincibile e mi ero pasciuta di tutte le schifezze che venivano scodellate: veline e vallette ochette riciclate come sociologhe, muscolosi tronisti che passavano dal costume da bagno alla cronaca di costume, interviste ai tuttologi studiosi di ovvietà che scodellano volumi ai ritmi con cui mia nonna scodellava ciambelle.
Naturalmente le ciambelle di nonna erano squisite, inzuppate nel caffellatte, mentre i suddetti volumi hanno tutto il sapore stantio della Luisona di benniana memoria, il bignè storico che esisteva, nel Bar dello Sport, fin dalla fondazione dello stesso.
Ma io, implacabile come il Conte di Montecristo, avanzavo con spavalderia nei salottini pomeridiani farciti di gossip, un “taglia e cuci” su tutto e su tutti. E vai con gli adolescenti assassini e malamente sessuati, e vai con i vicini alla Tarantino, in versione casareccia e pecoreccia, e vai con la velina ed il calciatore che ti fanno ammirare la loro casa, il loro nido d’amore, rigidamente affittato tutto arredato. Vabbè qui si dimostra che se hai soldi affitti anche il nido d’amore già fatto e confezionato, quindi su misura.
E se ti trovi troppo impantanato nei miasmi della cronaca nera, senza trovare pace nella tua brama di provincie viziose e misteriose, puoi sempre vararti verso qualcosa di più sobrio, anche se qui la scelta è molto più difficile e diventa come la cerca di Giasone al Vello d’Oro.
Navigando quindi tra le Medee “de casa nostra” e gli omicidi misteriosi, ero nella mia pace immersa, una sorta di stupore e rassegnata ammirazione per il tempo che scorreva, quando è successo l’inaspettato.
E’ giunto il mio crollo! Ma come, ma perché e, soprattutto … ma quando?
Non so dirvi altro che è giunto in concomitanza con la propaganda elettorale. E’ giunto dopo il crollo del governo Prodi, quando si è riaccesa la bagarre elettorale, e non so se questo sia il sintomo o il disagio.
Sono tornati i soliti alieni: le stesse vecchie facce che si dichiarano nuove, con un concetto di nuovo che si ricollega alle categorie temporali di Matusalemme con brillanti programmi e dichiarazioni anch’essi coevi al patriarca biblico. Questo forse è stato il colpo di grazia!
Le mie crisi si sono acuite di fronte alle visioni epiche che si sono scatenate: le carestie, le pestilenze, i sacrifizi e le mortificazioni, le emendatio e le fustigazioni, che vengono annunciate neanche tanto tra le righe.
Insomma tutto si è stato scatenato quando ho capito quello che ci stanno preparando i galantuomini che ambiscono… non tanto alla nostra mano, ma peggio: al nostro voto!
Non ho resistito più al mondo che preparano per noi mentre il loro scorre felice, e mentre ci recitano lo stesso monologo di Totò e Peppino De Filippo:
“ … noi ci fanno specie che questanno, una parola, questanno, c'e' stato una grande moria delle vacche come voi ben sapete …” quello famoso della lettera alla malafemmina, mi veniva in mente che non ci stanno promettendo neanche un tozzo di pane e che erano arrivati i tempi … della moria delle vacche .. e che le vacche eravamo noi.
A questo punto non ricordo più niente… mi sono risvegliata 2 giorni dopo e mi hanno detto che il colpo era stato forte, anche se non mortale. Soltanto che adesso non posso vedere più propaganda televisiva per un lungo periodo, almeno finchè non passa l’intossicazione.
Buona erranza.
Sharatan ain al Rami

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