martedì 12 agosto 2008

All’uscita di un ballo in maschera


Ho avuto un incontro con un mio ex amico: ora è una persona con cui non ho più rapporti e con cui non voglio più averne. L’ho incontrato ad un concerto, incrociato mentre giravo tra la folla. All’inizio, a causa della penombra, non ho neanche capito chi fosse, poi ho focalizzato e sono rimasta molto disturbata dall’incontro. Mi ha salutato ed io ho ricambiato con un ciao. E’ un ex amico perché ha tradito la mia amicizia, per questo è una persona con cui ho chiuso. Il difetto è certamente nel mio concetto di amicizia, che è un concetto con valore assoluto e sicuramente non molto in voga, ma io chiedo solo il rispetto che offro a mia volta, per cui perso il valore assoluto dell’amicizia ... è chiuso! Era un’amicizia lunga e solida ed io ero la sua migliore amica, come lui lo era per me (almeno lo credevo!) ora mi disturba solo vederlo. Era un amico falso, pronto ad accoltellarti alle spalle, un codardo. Quando si viene accoltellati da un amico il tradimento è molto più grande. In generale questi falsi amici sono persone astiose, che amano il doppio gioco e che si divertono ad offrire una falsa immagine, sono persone che covano dei risentimenti, sono persone che fanno pagare le loro ferite agli altri, anche a quelli che non le hanno causate: in qualsiasi modo vogliono pareggiare il conto, come Iago che colpisce Otello per i suoi successi. Maggiormente vogliono placare le loro ire ed i loro risentimenti colpendo a casaccio, ma non lo fanno trapelare, coltivano tutto nel loro cuore. Con persone così fai a meno dei nemici, essi bastano a tutte e due i partiti. Le loro azioni disdicevoli sono attuate solo per egoismo personale, perché mancano di autostima e perché nascondono sentimenti di inadeguatezza e di ingiustizia. Essi covano risentimento nei nostri riguardi, ma non lo ammettono e non lo dimostrano, anzi indossano la maschera di persone leali e di parola, sempre attendibili e pronte anche a sacrificarsi per amicizia. Un amico deve essere una figura incoraggiante e solidale, uno che ti ama anche per i tuoi difetti, uno che non guadagna nulla dal tuo affetto, se non l’affetto. Per questo aspetto l’amicizia vera diventa più grande dell’amore, perché l’amore guadagna altro amore. L’amicizia si nutre di vera affinità elettiva, non si nutre del piacere fisico, si nutre del piacere della mente e dell’anima: per questo condivido la scelta di Dante di mettere i traditori nel cerchio più basso del suo inferno. Con un vero amico trovi giusto condividere anche i tuoi pensieri più intimi, mai ti aspetteresti di trovarti di fronte un subdolo che spia la tua anima per approfittarne. Questi individui sono falsi e seducenti, sono esseri che sabotano la tua vita solo per prendersi una controparte vendicativa alla loro poco gratificante esistenza. Unica arma con i falsi amici è fargli capire che ormai sono scoperti, che tu sai quale gioco vogliono fare, che tu conosci gli abiti che indossano, poi di cancellarli dalla tua vita. Se c’è bisogno poi di fare una verifica sul falso amico è sufficiente parlarne con una persona terza, estranea e neutrale. Non ha senso cercare una vendetta perché ognuno pagherà il suo karma, mentre invece è sensato vivere al meglio e non diminuire il valore dell’amicizia.
L’incontro, che non credo sia stato casuale, voleva farmi riflettere e farmi chiudere il gioco, voleva mettere il dito sulla piaga per vedere quanto fosse guarita: una sorta di verifica e rettifica dei fatti.
Io allora io ho riflettuto sul rapporto che ho avuto con questa persona e mi sono persuasa che è primariamente un debole che ha sempre invidiato la mia forza e la mia risolutezza. Ho poi riflettuto anche sul fatto che io pure ho giocato con tale ruolo, impersonandolo e non negandolo. Il giochino è pericoloso nella misura in cui ti si ritorce contro, e con me è stato così. Giocando al gioco di Iron woman, della donnina di ferro, si rischia di trovarsi appiccicati degli uomini di paglia, che sono esseri squallidi e pericolosi. Puntalmente avvenuto!
Ma allora una persona di minimo valora cosa insegna? Insegna ad essere indulgente con se stessi, insegna ad essere analitici e ad essere profondi,insegna ad offrire l'amicizia avendo il senso del grande dono che si offre: noi stessi. Ho imparato a rispettarmi e a rivalutarmi perché i miei valori sono giusti: il problema ed il fallimento è il loro. Insegna ad essere clementi con noi stessi e pensare che non potevamo sapere quello che gli altri avrebbero fatto. Dall’esperienza ho ricavato il messaggio che nulla è un fallimento ma tutto avviene come manifestazione per un vero insegnamento di vita. L’indulgenza e la compassione per noi stessi è indispensabile, come è essenziale capire che il karma è tutto quello che mettiamo in azione con i nostri comportamenti. Dobbiamo prenderne atto, ma non lasciare che la sensazione di colpevolezza sia da ostacolo al nostro futuro progredire; ogni errore è un nuovo spunto per accellerare e pervenire ad una migliore evoluzione. Il karma non è affatto la punizione che comunemente si pensa, è invece l’attualizzazione del progetto che abbiamo scelto per la nostra evoluzione spirituale e per la nostra vita: è un progetto nostro, scelto, interiore e volontario.
L’immagine che scelgo per questo post è quella di un quadro che amo, un quadro famosissimo di Jean-Léon Gérome “Duello all’uscita di un ballo in maschera”, riprodotto in più copie dall’artista e conservato anche all’Hermitage di Pietroburgo. Il quadro viene considerato una sorta di enigma pittorico in cui ravvisare dagli indizi cosa sia avvenuto. Secondo me questa opera nasconde varie chiavi di lettura, per cui ad ognuno il gioco di scoprirne una personale. La mia è stata fortissima quando l’ho meditata intensamente, a differenza del significato iconografico esteriore, che è quasi banale. Un Pierrot, che è stato colpito e sconfitto nel duello, è sorretto da due figure minori della commedia dell’arte, mentre un Pulcinella e un capo indiano si allontanano nella nebbia. Il duello avviene all’uscita del ballo, perché un ballo non è luogo da tragedia: è un duello in cui le figure in maschera appaiono grottesche e surreali. Gli indizi offerti dal quadro sono inequivocabili per identificare l’assassino di Pierrot. L’assassino è l’indiano come dimostrano le piume che sono restate sul luogo dello scontro, ed il suo complice è l’Arlecchino che lo sta confortando ed aiutando. Il colpo è poco appariscente, ma si immagina al cuore, e Pierrot si affloscia tra le braccia della maschera mentre la vita lo abbandona ed il suo viso ha assunto il pallore della neve.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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