lunedì 3 novembre 2008

Usando un “regime di compassione”


Negli ultimi anni ho dovuto affrontare una grossa crisi di trasformazione personale, per cui ho dovuto abbandonare l’idea che avevo di me stessa per costruirmene una nuova. Allora mi sono messa a leggere testi di consolazione filosofica e di filosofia orientale. Sono molto cambiata da prima, ed il cambiamento lo sento profondamente dentro di me. Gli altri vedono l’esterno e dicono che sto molto bene, si complimentano e io li ringrazio. Intanto tra me e me, elaboro me stessa, e cerco di riordinare tutta la serie di complessità che mi circondano. Sono geneticamente contraria all'idea dei Messia. Non sopporto i maestri, i guru e le forme di servaggio intellettuale. La tua verità sta in te stesso, io non posso farti seguace di alcuna verità: non ne conosco nessuna. Credo che la fede cieca e l'ottusa fidealizzazione alle idee e ai leader, siano state ideate per avere un “popolo bue,” cioè ottuso, paziente e sopportatore.
Una delle cose che per me è di più difficile comprensione, riguarda il significato intimo delle cose e degli avvenimenti. Riguarda l’accettare le cose per quello che sono e sopportarne la fine, sapere affrontare serenamente le svolte esistenziale ed i relativi cambiamenti. Ma ciò che ci accade è un bene o un male? I cinesi dicevano che può essere bene o male a seconda dei punti di vista … lo vediamo con il tempo. La storia di una mia amica dimostra quanto sia difficile vedere il fine ultimo.
Flora, una ricercatrice in medicina veterinaria, si trova a collaborare con Marco, professore universitario e suo amico. Sono impegnati in un progetto di ricerca piuttosto interessante e riescono ad avere buoni risultati. Viene bandito un posto di ricercatore, e ci si aspetterebbe che Marco sia felice che Flora fosse la vincitrice del concorso. Non è così, perché Marco appoggia direttamente ed apertamente la candidatura di un’altra persona, che alla fine vince il posto. Flora è fuori dal gioco. Alla scadenza del contratto si deve allontanare dall’università. Insieme sono svanite sia le sue possibilità di lavorare ancora nel suo laboratorio, ma è svanita anche l’amicizia con Marco. Il lavoro e l’amicizia le sono sfuggite di mano. Accetta un posto in una piccola università di un’altra città e si sposta in una grande casa in campagna, vicino alla nuova sede di lavoro. Il dolore e l’amarezza, ma anche l’odio per Marco la soffocano. L’amicizia e l’affetto sono svanite anche per avere saputo che Marco la odia e che la accusa di avere sparlato di lui. Flora, trova ingiuste tutte le accuse, ma non vuole più vedere Marco; il dolore e la disillusione nei suoi riguardi sono più forti. Si getta nel suo lavoro e comincia a lavorare nella nuova università. Flora per anni ha continuato ad odiare Marco, a non capire il senso di quello che era avvenuto, il senso di tanta ostilità da parte del suo amico, fino a chiedersi del perché della sua vita, del perché di questi avvenimenti, del perché di tutto quel dolore. Ma Flora, che intanto fa ricerca con un grosso ente, inizia a studiare un mix farmaceutico, con un componente essenziale famosissimo nella medicina ayurvedica, insomma inventa con il suo staff, un farmaco miracoloso per le piaghe, per le ulcere e per le ustioni.
Il suo mix ha proprietà cicatrizzanti, antibatteriche, antinfiammatorie antidisidratative e lenitive, tiene lontani dalle ferite, mosche, mosconi, moscerini, zanzare, tafani e altri insetti ed evita la deposizione delle uova sulle ferite e lo sviluppo delle larve su ferite devastanti, gravemente complicate da infezioni o da infestazioni, anche in condizioni di assoluta mancanza di condizioni igieniche minimali. Per la sperimentazione sugli animali adotta il “regime di compassione”, una modalità ripresa dai protocolli oncologici per pazienti terminali, e la applica sugli animali destinati ad essere soppressi, con ferite molto gravi e complicate, previo consenso dei proprietari. Tutti i casi trattati hanno un esito positivo. Questo ha permesso di estendere la sperimentazione anche a ferite meno devastanti e su molte altre specie animali, soprattutto cavalli. Il mix permette la gestione di ferite importanti anche in precarie condizioni igienico-sanitarie, senza dolore e con decorso senza complicazioni. E se questo è vero per la medicina veterinaria, lo è ancor più per la medicina umana, dove le lesioni esterne, principalmente di natura cronica, sono in costante aumento: con il mix, la ferita guarisce completamente senza lasciare cicatrici deturpanti.
In un’intervista, Flora ha affermato che, il suo pensiero è ora per utilità che si potrebbe avere sull'uomo, se il mix fosse impiegato per le ferite nelle popolazioni, che abitano le aree più depresse del mondo come Africa, Asia e America Latina, o sulle popolazioni civili coinvolte in scenari di guerra o di grandi catastrofi. L’applicazione nelle ustioni, specie quelle di grandi dimensioni, può contribuire in maniera significativa alla riduzione del rischio di morte per infezione, che nei casi di feriti gravissimi ha un'incidenza altissima.
Il passa parola tra i professionisti che stavano provando il mix ha permesso di mettere insieme la casistica di oltre 180 casi personalmente documentati e altrettanti, anche di minore entità, riferiti dagli stessi professionisti, in meno di 3 anni, senza dover pianificare “sperimentazioni animali” che avrebbero comunque cozzato con l'approccio etico-morale di Flora. Il mix è un prodotto che non necessita dell’interazione con altri farmaci o sostanze, e che è da solo sufficiente a determinare la guarigione di qualunque ferita, sin dal momento del trauma, perciò promette una reale rivoluzione nella cura delle ferite. Le foto sui pazienti umani, che ci ha mostrato qualche sera fa, erano inguardabili, quelle di prima della cura. Quelle di dopo, erano un miracolo: era “ritornata” la carne, le ferite si erano chiuse e la carne era “riparata” o forse miracolosamente ricomparsa. Questi risultati vengono ritenuti risultati eclatanti. Le foto che Flora aveva con sé erano la documentazione che portava al convegno a cui era invitata.
Flora è una persona solare e positiva, possiede un’energia dirompente, la sua mente è un vulcano ed è una persona di una generosità unica: tramite lei agiscono e si muovono delle forze di enorme amore e forza rigenerativa. Ma io mi chiedo, come le avrebbe potute mettere in moto, se non avesse affrontato la grossa trasformazione interna che lei oggi presenta?
Per anni ha odiato Marco per avergli rovinato la vita, per averla costretta ad andare via, per avergli fatto ricominciare tutto, in una nuova città e con un nuovo lavoro ma oggi, lei vorrebbe dirgli grazie. Per anni ha pensato di ritornare, di farsi vedere vincitrice e di schiaffeggiare i suoi nemici con i suoi successi. Oggi dice che è una cosa stupida, che non gli interessa e che non farebbe mai. Oggi è consapevole che deve dire grazie a Marco se la sua vita è felicemente realizzata.
Da quello che appariva come la fine del mondo, è venuto un nuovo principio: questo gli ha permesso di avere l’incontro con degli animali sofferenti, gli ha offerto l’opportunità di mettere alla prova la sua enorme compassione, gli ha offerto il farmaco miracoloso che oggi sta guarendo anche le persone. La storia di Flora, è stata resa possibile solo dalla sua determinazione e dall’uso del suo regime di compassione.
Ogni volta che parliamo di lei tra amici, diciamo che la sua storia è un esempio di come la vita sappia offrire la migliore soluzione, se noi siamo disponibili a collaborare, usando al meglio le opportunità che ci vengono offerte.
Di queste nuove vie, di queste nuove opportunità, spesso non ci accorgiamo, così ci dibattiamo nella sofferenza, per non volere accettare prove e svolte esistenziali. Questi avvenimenti sembra che non ci appartengano e che siano avvenuti solo per annullarci. Siamo dentro al flusso degli avvenimenti e sentiamo solo il dolore di ciò che non comprendiamo. Siamo prigionieri e ostaggi della nostra stessa sofferenza, abbiamo paura e siamo feriti, perciò preferiamo stare rannicchiati e soffrire. Questo non è giusto per noi stessi e non è sano. Forse una nuova disponibilità al cambiamento potrebbe aprirci delle vie più gioiose e imprevedibili. Forse dovremmo dare al tempo l’opportunità di farci capire quale sia il fine ultimo e il senso delle cose. Ippocrate ha detto “la cicatrizzazione è solo una questione di tempo, ma la durata a volte è una questione di opportunità”.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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