"Intrepido, fendo lo spazio con le mie ali e la fama non mi fa urtare contro mondi tratti da falsi principi, secondo i quali rimarremmo rinchiusi in una prigione immaginaria come se tutto fosse cinto da muraglie di ferro... ma fendo i cieli e all’infinito m’ergo." (Giordano Bruno)
domenica 28 dicembre 2008
Alla ricerca del miracolo di Natale
Anche quest’anno sono rimasta delusa perché non è arrivato il miracolo di Natale. Sono anni, e dico anni che lo aspetto, ma ogni volta devo rassegnarmi al fatto che il miracolo non arriva. Ma che miracolo vorresti, ma che ti piglia, ma che pretendi? Ma che pretendo? Per quello che mi riguarda un Natale è un Natale, solo se ti porta un bel miracolo. Non dico mica grande, mi accontenterei di vedere anche un miracolo piccolo piccolo, un miracolo stupido, miserabile, minimo. Anche minimo mi andrebbe bene, tanto per sostenere la mia speranza e invece, manco quello.
E allora mi sento truffata e vorrei querelare mia madre per non avermi impedito di rimbambirmi con le scemate sulle battaglie giuste, sugli ideali superiori e su altre menate simili. Poi penso di denunciare il mio professore di filosofia (che era pure comunista!) e forse anche il professore d’italiano (uno dei peggiori per le mie idee) che mi hanno condizionata con idee balzane e fuori moda, che mi creano ossimori mentali, e che causano la lotta interiore tra il concetto del pensare e il dover vivere consapevolmente nel mondo.
Scopro sempre più che viviamo in un mondo beffardo e ironico, in cui siamo privati dei nostri migliori sogni e speranze, quando ne avremmo maggiormente bisogno. Ma io spero di superare le mie sciocche aspettative e la mia patologica speranza del miracolo di Natale, perché è un retaggio infantile, irrazionale ed allucinato. Andrebbe superato e dimenticato per il mio stesso bene, ma non mi riesce, e continuo a leggere tante notizie sperando che, da qualche parte, sia avvenuto il fantomatico miracolo.
Leggo che un team di neurologi dell'Università del North Carolina, ha scoperto il modo di risolvere l'anorgasmia, usando un chip da impiantare nel cervello per stimolare l'orgasmo. La tecnica, detta “deep brain stimulation”, finora era stata utilizzata per curare i disturbi dell'apparato uditivo e visivo, ma verrà ora usata per risolvere l’incapacità di molte donne di concedersi il piacere.
"Quando la tecnologia verrà migliorata potremo controllare più zone cerebrali. Il chip dovrà essere sottile e potrà essere acceso o spento a seconda delle necessità - ha detto il neurochirurgo Tipu Aziz coinvolto nello studio - Tra dieci anni le applicazioni saranno stupefacenti: oggi non conosciamo neanche la metà di tutte le potenzialità di questa scoperta."
Potrebbe essere un vero miracolo? Spero proprio di no, e che non tutto si possa risolvere con un piccolo interruttore da impiantare nel cervello, che accende e spegne il desiderio a comando. Circa 10 anni fa, il dottor Stuart Meloy, neurologo dell'Università del North Carolina, impiantò nel cervello di una sua paziente uno stimolatore cerebrale del piacere. La donna, in seguito, decise di farselo togliere perché non riusciva ad adeguarsi ai nuovi stimoli. Più che un miracolo mi sembra un futuro problema, perlomeno per il controllo dell’interruttore, che poi non ho ben capito dove sarebbe posizionato.
E' assodato che le storie troppo romantiche fanno male alla coppia, perché causano la nascita di troppe aspettative nei rapporti d’amore. Tutte le menate sull’amore romantico, sarebbero solo illusioni vendute per fare cassetta. Scopriamo che siamo state pasturate, per anni, con il sogno di un partner perfetto e inappuntabile, in tutto uguale ai meravigliosi amanti hollywoodiani delle commedie rosa. Beh, tali uomini non esistono in natura! Dobbiamo prenderne atto e convivere con queste verità! Questa è la fine di una grande illusione!
Con lo sguardo da merluzzo, per una vita immaginiamo uomini sempre belli, romantici, poetici, forti e fragili, ma ora tutto ci viene tolto e ne soffriamo crudelmente, perché ora dobbiamo vedere tutti i limiti e le contraddizioni della dimensione umana dei nostri morosi.
Io l’ho chiamata la Sindrome di Zorro, ed è esclusivamente un male femminile, perché compare con l’illusione gaglioffa che l’uomo incontrato sia come l’eroico giustiziere, mentre poi ci ritroviamo impelagate con l’alter ego, poco glorioso e romantico dell'eroe; cioè il goffo ed inopportuno sergente Garcia.
Non ho informazioni sul caso che gli uomini possano soffrire di similari forme illusorie, però mi risulta che essi siano molto disorientati dalle nuove immagini femminili che stanno emergendo, per cui si potrebbe ipotizzare per loro una Sindrome di Penelope, in cui molti agognano la donna di Ulisse e poi tutti si ritrovano, imbarazzanti, a corteggiare la cugina di Xena, la principessa guerriera.
Ammetto che, dopo millenni di stereotipi femminili ricettivi ed ospitali, trovarsi con una valchiria al fianco, per qualcuno possa essere molto disturbante.
Ma poi, perché ogni volta che si parla di amore e di romanticherie, tirano in ballo Pretty woman? Perché dicono che è l’ideale romantico delle donne? Io quel film non lo sopporto proprio. Io, fin da sempre, sono ostile a Pretty woman!
Il film, ormai stravisto, narra la storia di un riccone venale ed arrogante (Richard Gere) che compra 1 settimana d’amore con una prostituta (Julia Roberts) volgare e inadatta a tutto. Senza colpo ferire, basterà 1 settimana di consigli di Gere e del direttore dell’hotel in cui alloggiano (una sorta di Gil Cagnè riesumato), per trasformare l’etera in una signora di classe, di cui il suddetto Gere s’innamora perdutamente.
Per prima obiezione, conosco molte che Richard Gere se lo concupirebbero per più di 1settimana e persino gratis, sebbene non sia il mio tipo. Come secondo punto, credo che Julia Roberts sia troppo raffinata per rappresentare la prostituta volgare del film, mentre troverei una tipa sul genere di Amy Winehouse, più adatta al ruolo della protagonista.
Quindi direi al signor Gere di prendere una come Amy Winehouse e trasformala nella Pretty woman raffinata del film. A questo punto me le farei io due belle risate!
Di questi tempi, una bella scoperta sul dono della parola, sulla capacità di saper dire la cosa giusta al momento giusto, non sarebbe una scoperta appropriata al fantomatico miracolo?
Per capire meglio, leggo che secondo lo studio degli psicologi della Rice University (Usa), la capacità di scelta delle parole durante una conversazione dipende dal funzionamento di una particolare area del cervello, denominata Lifg (area frontale inferiore sinistra) e l'abilità dei pazienti di utilizzare le parole appropriate, nel corso di una conversazione, dipende dalla maggiore o minore integrità di tale area cerebrale.
Si tratta, commentano gli esperti, di una scoperta rilevante che aiuterà a comprendere meglio i problemi di linguaggio verbale che colpiscono molti pazienti. Bingo, mi dico, questa mi sembra la notizia migliore!
Sui giornali leggiamo tante dichiarazioni urlate e mirabolanti, del tutto prive di buon gusto, intelligenza, raffinatezza e buon senso, per cui avere una bella serie di sane menti brillanti, sarebbero proprio un bel miracolo natalizio, utile per il nostro paese e per noi tutti. E' proprio questo il miracolo auspicabile!
Ma si potrebbe avere fin da subito? Si potrebbe avere anche se siamo ormai adulti e anche se è già passato il Natale?
Buona erranza
Sharatan ain al Rami
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