lunedì 15 dicembre 2008

Ritornare al centauro


Chirone il guaritore ferito, il mentore e il maestro degli dei, è una delle metafore più affascinanti del filosofo statunitense Ken Wilber, che usa il centauro per definire quella ricerca di significati di autorealizzazione, di libertà, d’integrazione ed autonomia, che definisce “livello centaurico di consapevolezza.”
Kilber afferma, “La nozione di ripossedere il corpo, inizialmente, può apparire a qualcuno una nozione assai bizzarra… Da quanto risulta, pochi di noi hanno perso la mente, ma molti di noi hanno perso il corpo, e mi dispiace dover dire che ciò deve essere preso alla lettera… La mia consapevolezza è quasi esclusivamente consapevolezza mentale: io sono la mia mente, ma posseggo il mio corpo. Il corpo è ridotto dal sé a una proprietà, qualcosa di “mio”, ma non “io”. Il corpo, in breve, diventa un oggetto o una proiezione, esattamente nello stesso modo in cui è successo per l’ombra. Si eleva un confine sull’organismo totale, cosicché il corpo viene proiettato come non-sé… La questione che ci riguarda fondamentalmente è la scissione dell’organismo totale, il centauro, di cui la perdita del corpo è soltanto il segno più visibile e tangibile.”

L’archetipo chironiano usato da Kilber, perde l’immagine mitologica del ferito per dare spazio al guaritore, al mentore, al maestro spirituale: dalla ferita, alla cura fino all’insegnamento. Il significato di Chirone diventa quello di “andare oltre il dolore” di abbracciare e di trascendere la nostra pena, di dare un significato alla sofferenza e di servirsene per aiutare gli altri. Chirone è più incentrato sull’amore, la compassione e la capacità di perdonare piuttosto che sulla sofferenza per la ferita. Le ferite primarie che creano la sensibilità di Chirone e che lo creano per quello che si dimostra sono il rifiuto della madre, che non lo volle perché ibrido, e il disinteresse del padre: tali ferite sono incurabili, perché ciò che non si può guarire sono proprio le ferite karmiche.

Il significato della morte di Chirone, in cui il centauro rinuncia alla sua immortalità per lenire le sofferenze di Prometeo, implica un altruistico atto di rinuncia e di sacrificio che ci riconduce all’Unico che ha compassione per le sofferenze altrui, e tutte le mitologie affermano che Chirone ebbe sollievo dalla morte. Il livello di consapevolezza centaurica è un modello della mente di tipo “esistenziale” quindi è uno “schema di approccio alla consapevolezza.”
Il modello di evoluzione della consapevolezza di Wilber è, sia olarchico, cioè con una gerarchia olistica o gerarchica del tutto che ciclico, perché descrive la vita come un doppio movimento, cioè sia verso l’interno che verso l’esterno dell’organismo.

Il modello generale dell’evoluzione umana, si descrive con l’evoluzione dalla Materia al Corpo, al pensiero, all’Anima fino allo Spirito, infatti fin dalle origini l’uomo si è evoluto inizialmente in un corpo, quindi in un ego o mente, ed ora siamo in procinto di entrare nel periodo evolutivo dei centauri, cioè nell’epoca in cui avremo la reintegrazione tra la mente ed il corpo. Wilber crede che, sebbene la maggioranza degli uomini lavori ancora a livello egoico, una minoranza di persone stia già entrando nella fase di consapevolezza centaurica. Il centauro, afferma Wilber, rappresenta la perfetta unione tra il fisico ed il mentale, perché il centauro non è un cavaliere che è esperto nell’equitazione, ma è un cavaliere che è tutt’uno con il suo cavallo. Non è una psiche separata che tenta di controllare il suo corpo, bensì un’unità psicosomatica che governa se stessa. La nostra consapevolezza reintegrata, afferma il nostro diritto alla vita e alla nostra natura più profonda, riconoscendo la percezione errata del dualismo di un Sé e di un non-Sé, che governa tutte le guerre degli opposti e che ci spinge al livello del centauro.

Veniamo spinti fuori dal nostro centauro, afferma Wilber, quando veniamo colpiti dalla paura della morte e quindi neghiamo la parte fisica, che è quella peritura. Per questo l’uomo si rifugia nel suo ego, in cui costruisce un’immagine di se stesso puramente mentale, la parte astratta del centauro.
L’uomo rinnega il corpo, lo rifuta e ridiventa il cavaliere, il controllore, l’uomo che va a cavallo ed il corpo viene ridotto al ruolo di pura bestia. “Lo batto e lo elogio, lo nutro, lo pulisco e lo curo quando è necessario. Lo sprono senza consultarlo e lo freno contro la sua volontà. Quando il mio corpo-cavallo si comporta bene, generalmente lo ignoro, ma quando diventa turbolento, il che capita molto spesso, estraggo la frusta per batterlo e riportarlo a una ragionevole sottomissione.”
La funzione terapeutica al livello del centauro è quella del recupero del corpo attuata tramite delle pratiche di respirazione e di sblocco delle tensioni energetiche.

Wilber consiglia “Un modo per iniziare a riallacciare il contatto con il proprio corpo è quello di distendersi sulla schiena, allungati su un tappeto o un materasso. Chiudete gli occhi, respirate profondamente e tranquillamente, e cominciate a studiare le vostre sensazioni corporee. Non cercate di sentire qualcosa, non forzate le sensazioni, lasciate che la vostra attenzione scorra lungo il corpo e notate se avete delle sensazioni, positive o negative nelle diverse parti del corpo…
Dopo questa fase preliminare, possiamo passare alla tappa successiva: ancora sdraiati con le braccia lungo il corpo, le gambe leggermente divaricate, gli occhi chiusi, respirate profondamente e lentamente, inspirando dalla gola verso l’addome, passando l’aria infine nello stomaco. Immaginate, se volete, che torace e stomaco abbiano all’interno un gran pallone che gonfiate completamente a ogni inspirazione… Ripetete l’esercizio sette o otto volte, mantenendo all’interno del pallone una pressione delicata ma stabile, che gonfi l’addome fino a raggiungere il bacino pelvico. Fate attenzione a quale regione è tesa, tirata, dolente o insensibile…

Nonostante questi dolori e disagi minimi, potreste iniziate a notare che la sensazione che si diffonde in tutto il pallone è una sensazione sottile di piacere e gioia. State realmente respirando di piacere e irradiando quest’ultimo in tutto il corpo… Potete ora cominciare a capire perché, secondo la teoria yoga, il respiro è una forza vitale – non in senso filosofico, ma per quanto riguarda le sensazioni. Inspirando, introducete una forza vitale che passa dalla gola all’addome, ricaricando il corpo di vita ed energia…
Tuttavia, in ciascuna delle fasi di questo esercizio, potreste anche percepire certe zone di intorpidimento, insensibilità, o inerzia da una parte, o di fermezza, tensione, rigidità o dolore dall’altra. In altre parole, avrete percepito dei blocchi (micro-confini) del flusso completo dell’attenzione alle sensazioni… Una volta localizzati tali blocchi, iniziate il processo di dissoluzione. Prima, però, cerchiamo di capire cosa significano tali blocchi e resistenze; queste aree o bande di rigidità, pressione e tensione ancorate in tutto il corpo… questi blocchi e bande di tensione sono il risultato di due gruppi di muscoli che lottano l’uno contro l’altro (attraverso un mini-confine), un gruppo che cerca di scaricare l’impulso, l’altro che cerca di trattenerlo. Questo è un controllo attivo, un “trattenersi” o inibizione…

Se scoprire dunque una tensione intorno agli occhi, state forse contenendo il desiderio di piangere. Se sentite una tensione dolorante alle tempie, forse state serrando le mascelle inconsapevolmente, per evitare di strillare, urlare o anche ridere. Una tensione alle spalle e al collo è indice di rabbia, collera o ostilità soppressa o controllata, mentre una tensione al diaframma indica che limitate e trattenete in modo cronico il respiro, nel tentativo di controllare la manifestazione di emozioni ribelli e l’attenzione alle sensazioni in generale. (Durante ogni atto di autocontrollo, molte persone trattengono il fiato.) La tensione al basso addome e alla regione pelvica, di solito, indica che avete eliminato tutta la consapevolezza della vostra sessualità, che avete irrigidito e contenuto questa area per evitare che vi circoli la forza vitale del respiro e dell’energia. Se ciò si verifica – per una qualsiasi ragione – escluderebbe anche molte sensazioni alle gambe. Una tensione, rigidità o mancanza di forza alle gambe indica generalmente mancanza di saldezza, stabilità o equilibrio in genere…

Ciò significa che tali blocchi non sono, per meglio dire non possono essere involontari. Non ci capitano per caso. Sono e devono essere qualcosa che noi facciamo attivamente a noi stessi. In breve, abbiamo creato questi blocchi deliberatamente, intenzionalmente e volontariamente, dato che sono costituiti unicamente da muscoli volontari. Fatto abbastanza curioso, non sappiamo di crearli…
Una volta verificatosi questo tipo di blocco, non possiamo rilassare questi muscoli semplicemente perché, in primo luogo, non sappiamo che li stiamo contraendo. Sembra così che tali blocchi si verifichino da soli (come un qualsiasi altro processo inconsapevole), e noi sembriamo vittime disperate, schiacciate da forze “al di là” del nostro controllo… Devo fare esattamente ciò che non avrei mai pensato di fare prima: devo cercare attivamente e consapevolmente di aumentare quella determinata tensione. Aumentandola volontariamente, rendo consapevole, invece che inconsapevole, l’attività di auto-irrigidimento. In breve, inizio a ricordare che mi stavo pizzicando da solo, che stavo letteralmente attaccando me stesso…

Ricordate che questi blocchi di tensione avevano una funzione molto significativa – inizialmente erano stati introdotti per eliminare sensazioni e impulsi che in un primo momento erano apparsi pericolosi, tabù o inaccettabili… Dobbiamo sottolineare che queste “sensazioni sepolte” non hanno pretese selvaggiamente insaziabili o orgiastiche completamente opprimenti, e neppure sono stimoli demoniaci e bestiali di eliminare il padre, la madre e tutta la stirpe. Molti spesso, sono alquanto miti, anche se possono apparire drammatiche perché sono state a lungo contenute a livello muscolare… Anche se sorge qualche emozione negativa abbastanza forte – una collera molto pronunciata – ciò non deve mettervi in stato di allarme, poiché non costituisce una parte notevole della vostra personalità…
Analogamente, quando si presenta per la prima volta un’emozione negativa sulla scena della vostra consapevolezza, potrete restare temporaneamente colpiti, anche se si tratta di una porzione del cast complessivo di emozioni.
E’ molto meglio porla di fronte a noi, che non farla girovagare dietro il sipario…
Dalla semplice riconciliazione della separazione tra la mente e il corpo, il volontario e l’involontario, il voluto e lo spontaneo, risulterà un cambiamento notevole nel proprio senso del sé e del reale. Nella misura in cui riesci a percepire i processi involontari del corpo come te, potrai iniziare ad accettare come perfettamente naturali tutti i modi delle cose che non puoi controllare.

Potrai accettare più facilmente l’incontrollabile e adagiarti facilmente nello spontaneo, avendo fiducia in un sé più profondo che va al di là del fragore della superficiale volontà e dell’ego. Imparerai che non hai bisogno di controllarti per accettarti. Infatti, il tuo sé più profondo, il tuo centauro, è al di là del tuo controllo. E’ volontario e involontario, manifestazioni entrambe perfettamente accettabili di te…

Ritornare al centauro significa capire che il benessere mentale e fisico circolano già nell’organismo totale psicofisico. “L’energia è una gioia eterna, e viene dal corpo”, disse Blake, e questa è una gioia che non dipende da ricompense o promesse esterne. Essa deriva dall’interno, ed è data liberamente nel momento presente… La consapevolezza centaurica è un profondo antidoto per il mondo dello shock futuro.”

Buona erranza
Sharatan ain al rami

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