giovedì 16 luglio 2009

Chi ha paura del Grillo Cattivo?


Neanche faccio in tempo a ricordarmi della favoletta di Pinocchio, che mi spunta fuori un Grillo Parlante. E non spunta fuori a me, ma spunta fuori al Partito Democratico, che se lo ritrova in faccia, come il “bubbone d'un livido paonazzo” sotto l’ascella di Don Rodrigo, dopo una notte di sogni angosciosi e travagliati causati dalla peste.

E’ del 15 luglio l'annuncio del comico Beppe Grillo di volersi candidare alla guida del Pd, e il bubbone esplode. Provocatoriamente Grillo dichiara che il Pd “è un partito fatto di vuoto e inciucioni. Noi vogliamo cambiare, creare un good Pd, a partire dai vertici.” Poi aggiunge: io non dico che “la democrazia sono io. Dico che la democrazia rappresentativa è finita ed è cominciata la democrazia partecipativa“.

L'unico a considerare benevolmente la candidatura di Grillo, è Ignazio Marino, il terzo incomodo tra i due candidati, Franceschini e Bersani, designati dal partito. Marino invita ad accettare Grillo, e lasciarlo libero di gareggiare con le sue idee, come si conviene ad un partito che si dichiara aperto all’intera società civile.

Già l’11 luglio scorso, l'eretico Marino aveva dichiarato: “E' evidente che nel Pd abbiamo una questione morale grande come una montagna, che non puo' essere ignorata ne' sottovalutata. Come vengono individuati i coordinatori dei circoli? E' chiaro che non sono scelti liberamente ma imposti, sono messi in quelle posizioni per rispondere agli equilibri delle correnti e per di piu' senza nemmeno sapere chi siano queste persone, che cosa hanno fatto nella loro vita, se siano davvero in grado di guidare un circolo, anche dal punto di vista morale. Ma cosa dobbiamo ancora aspettarci?”. Già l’eretico era stato zittito, ora avviene di nuovo.

I dirigenti di partito insorgono contro Grillo, sarcasticamente Pier Luigi Bersani: ”Il partito non è un autobus sul quale salire e fare un giretto“. Incalza Piero Fassino: “La boutade di Grillo la interpreto come una delle tante provocazioni di un uomo di spettacolo. Il partito non è un taxi, dove si paga la corsa e si scende, ma è una cosa seria”. Mentre gelido il segretario del Pd Dario Franceschini commenta: ” Ci mancava solo Grillo”.

Nella serata emerge la posizione ufficiale del Pd, e cioè che “non è possibile la registrazione di Beppe Grillo nell'anagrafe del Pd, poiché egli ispira e si riconosce in un movimento politico ostile al Pd”. Alla notizia Grillo sbotta: “Fassino dice che non è un taxi. Bersani dice che non è un autobus e la Melandri dice che non è un tram. L'unica cosa certa che sappiamo del Partito Democratico è che non è un veicolo a motore. Sono veramente alla frutta.” Conclude provocatoriamente: "Vabbè, vuol dire che se non mi iscrivo al Pd mi iscriverò alla P2”

Oggi Grillo dichiara al Corriere della Sera: "Sono lenti! Lenti! Lenti! Se non si libera di gente così, il Pd è morto [...] Non ho detto che gli elettori del Pd e del Pdl sono uguali. Ho detto che sono uguali i dirigenti, la parte sinistrorsa del comitato d'affari nazionale. Io ce l'ho con quei dieci che guidano il partito, che le hanno perse tutte e sono la polizza-vita di Berlusconi. Il quale, finché ci sono loro, sta tranquillissimo. Io voglio non rinnovare più quella polizza".

Quasi in risposta alla feroce critica sull’inadeguatezza dell’apparato, oggi c'è la dichiarazione di Giovanni Parisi su La Stampa: “una delle origini della crisi è quello che con leggerezza chiamiamo nuovismo. Quel fuggire dal passato, senza farci i conti, l'inseguire qualsiasi novita' appaia all'orizzonte, cogliendone solo l'apparenza, inseguendo nomi e parole ogni volta applaudite come salvatrici".

La candidatura di Grillo - riflettevo ironicamente il giorno in cui la notizia era sulle prime pagine - mi è sembrata una vendetta dei comici nei riguardi dei politici. Se la politica assume i toni e le azioni dell’arte comica, mi sono chiesta, perché mai un comico non può tentare i palcoscenici della politica?

Solo Di Pietro si era speso in favore della candidatura di Grillo:”nel Paese fatto di giovani e di Internet che ha bisogno di sentirsi partecipe e protagonista. E’ a questa realta’ che noi dell’Italia dei valori intendiamo parlare ed è a questa realtà che, a suo modo, Beppe Grillo sta parlando quando cita temi concreti come la non privatizzazione dell’acqua, il wi-fi libero e il rifiuto del ricorso alle centrali nucleari. Si tratta quindi di un’altra occasione di stare in mezzo ai problemi reali del Paese che il Pd ha perso, e che noi dell’Italia dei Valori cercheremo di riconquistare, proprio per evitare che i giovani si allontanino dalla politica.”

Certo che il mio era stato un pensiero scherzoso, ma quando oggi ho letto che Massimo D'Alema aveva auspicato una modifica dello Statuto del partito sostenendo che “le primarie per eleggere il segretario non vanno bene perché attribuiscono ai cittadini il potere di demolire il partito o comunque di invaderlo, di occuparlo. Votino gli iscritti.”

Di rinforzo in serata, ha chiarito:” Dove le primarie le hanno inventate, negli Usa, le hanno anche regolamentate in modo da evitare forzature e soprusi. D'altro canto anche Franceschini ha detto che ci vogliono regole […] Non è in discussione che si debbano fare le primarie, questo è scritto nel nostro Statuto ed è la regola a cui ci atteniamo. Il problema è che le primarie vanno organizzate meglio. A mio giudizio se ne dovrebbe fare un uso più intelligente.”

E’ stato quando ho sentito il concetto dell’uso “intelligente” delle elezioni che mi è balenato il sospetto che forse è vero che qualcuno ha paura del Grillo Cattivo.
Buona erranza
Sharatan

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