sabato 4 luglio 2009

Criminali!


La clandestinità è divenuta un reato. I clandestini non rischiano l'arresto, ma si vedranno infliggere un'ammenda dai 5.000 ai 10.000 euro, con espulsione immediata. Per avere la cittadinanza si dovrà pagare una tassa da 200 euro, mentre per il permesso di soggiorno si pegherà tra gli 80 e i 120 euro. La permanenza nei centri di identificazione ed espulsione potrà arrivare fino a 6 mesi. E’ divenuto obbligatorio denunciare i clandestini all'autorità giudiziaria, tranne che per i medici e i presidi, per i quali è stata prevista un'apposita deroga. Giuristi e politici si sono divisi sulla possibilità per le madri clandestine di riconoscere i loro figli nati in Italia, alla luce del fatto che la clandestinità diventa reato, per cui quei bambini potrebbero essere tolti alla madre e dati in adozione.

Il nuovo reato ostacola l'applicazione del permesso di soggiorno temporaneo, perchè per l'ufficiale dell'anagrafe scatterebbe immediato l'obbligo di denuncia, qualora il migrante si presentasse allo sportello. In più, per avere diritto ad ogni tipo di prestazione pubblica (come l'iscrizione all'anagrafe) si prevede che occorrano il passaporto o il permesso di soggiorno. In assenza dei due documenti, il riconoscimento della prole non sarebbe dunque possibile, come non si può cercare un lavoro, affittare una casa o farsi curare. Si rischia il carcere fino a 3 anni se si dà in alloggio o si affitta anche una stanza a stranieri che risultino irregolari al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione.

Delle associazioni di cittadini potranno pattugliare il territorio e segnalare alle forze dell'ordine situazioni di disagio sociale o di pericolo, a condizione che siano ex agenti delle forze dell’ordine. I clochard, i senza fissa dimora, saranno schedati in un apposito registro istituito presso il Viminale, e anche i “gorilla” che vigilano fuori da pub e discoteche, e che dovranno avere dei particolari requisiti, che deciderà il Viminale, avranno presto un loro albo.

E’ così approvato un provvedimento che afferma uno “stato di paura” piuttosto che uno “stato del diritto”. Non accetterei a nessuna condizione le ragioni di persone che irridono il “buonismo” e invocano una limitazione agli accessi in nome degli interessi nazionali. Sono false entrambi le ragioni, perché lo “stronzismo” ignorante non è mai vincente, e perché nella nostra nazione da molto tempo sta avvenendo un meticciato che sarà sempre più planetario. Ho sempre coltivato la sensazione che lo “stronzismo” equivalga al malrovescio che il prepotente usa per ridurre al silenzio colui che non azzittisce con la forza delle sue ragioni. Ho poi la sensazione che l’incapacità politica sul tema dell’immigrazione sia molto più grande della capacità della “casta politicante” nostrana, che pure non mi soddisfa affatto.

In verità la condizione migrante avrà ben poche soluzioni se non sarà affrontata a livello europeo, facendo una Coordinamento europeo dei flussi migratori, che possa programmare e monitorare tra i vari paesi la quota di migranti a cui poter dare asilo e cittadinanza. E continuando con il sogno, sarà il caso che ci fermiamo a guardare l’origine di questi migranti, di questi disperati senza volto che arrivano alle nostre porte, perlopiù mezzi morti dentro se non del tutto morti fuori, ammassati nei barconi che riescono a toccare la riva.

Sono persone che vengono dalle terre più disgraziate dell’Africa, il continente che ha visto un ulteriore Olocausto del 20. secolo, e che spero non lo sia anche nel secolo presente. E’ un Olocausto in cui contiamo milioni di vittime innocenti, è il dolore di un continente in cui prosperano malattie, morte, guerre, dittature e lotte ferocissime per lo sfruttamento di territori che posseggono delle ricchezze incredibili. Se ci rifletto, mi sembra eccezionale la ricchezza dell’Africa, una terra ricca di risorse a cui l’occidente ha attinto a piene mani, una inesauribile fonte di denaro che i paesi coloniali hanno incamerato. L’Africa è una terra da cui il colonialismo si è ritirato, lasciando in pegno delle feroci dittature o dei governi deboli e manovrabili come burattini: il figli sfortunati della terra africana, oggi stanno bussando alla nostra porta. Noi rispondiamo che è meglio che se ne tornino a casa loro.

Quello che non vogliamo ricordare è che il mercato delle armi vendute ai paesi africani è enorme. Le fabbriche principali che producono questo tipo di armi si trovano in 13 paesi: in Europa, in Asia e in Sud America. I conflitti che hanno coinvolto 23 paesi africani sono costati, nel periodo che va dal 1990 al 2005, 284 miliardi di dollari (199,8 miliardi di euro) È la cifra enorme stimata dagli autori della ricerca Africa’s missing billions, firmata dalle tre associazioni Oxfam, Saferworld e International Action Network on Small Arms, ed è sicuramente sottostimata. Poi ci sono gli altri costi, a cominciare da quelli sostenuti dai paesi confinanti: gestione della popolazione in fuga, difficoltà o paralisi degli scambi commerciali, instabilità politica. Se sono quasi 300 miliardi i costi “vivi” dei conflitti africani molti altri si perdono negli “effetti collaterali” come i mancati introiti in campo turistico: il ministro del turismo sudafricano, citato nel rapporto, ha stimato in quasi 22 milioni i turisti che hanno rinunciato a visitare il paese per paura delle violenza in soli cinque anni.

Abbiamo un grande debito nei riguardi dei fratelli delle terre d’Africa perché lo sfruttamento coloniale ha prodotto la loro sofferenza. Abbiamo un grosso debito con loro, e tale debito lo dovremmo iniziare a saldare, aiutandoli a eliminare il sistema di ingiustizie che noi stessi abbiamo creato. Il debito si inizierà a saldare se permetteremo ai popoli africani di esercitare il diritto alla vita, all’educazione, alla salute, cioè se gli forniremo le tecnologie e le risorse per avere una vita dignitosa. Secondo i dati di una ricerca del 2007, firmata dalla Banca Mondiale, citata nel rapporto Africa’s missing billions, l’aspettativa di vita media nei paesi africani in guerra è di 48 anni mentre negli altri è di 53.

Oggi vediamo gente che sbarca sulle nostre coste alla ricerca di una vita normale, gente che vorrebbe una dignità e che rincorre il diritto alla vita. Questa gente ci appare strana e lontana. Forse strana lo è davvero, perché noi non possiamo sapere cosa significhi lottare per una possibilità di vita, e sono anche lontani dal nostro pensiero perchè non riusciamo a capire come, in altri paesi, la vita non sia un diritto ma una scommessa. Noi italiani a queste persone cosa rispondiamo? Noi italiani rispondiamo che, per loro, la scommessa è persa.
Buona erranza
Sharatan

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