mercoledì 10 febbraio 2010

Essi vedono il cielo e le sue vie


“Essi conoscono il mondo senza uscire dalla porta.
Essi vedono il cielo e le sue vie senza guardare dalla finestra.
Più lontano si va, meno si conosce;
perciò i Saggi conoscono senza muoversi,
essi nominano senza vedere, e completano senza sforzi”

(Tao Te Ching, 47)


Intorno al 5.-4. sec. a. C., alcuni saggi cinesi esprimono delle idee e un modo di vivere che invita l’uomo alla cooperazione con il corso della natura e con il tracciato che il Cielo manifesta sulla Terra, perciò nei destini umani: questi saggi sono detti taoisti. Essi dicono: “L’uomo vive nel Tao come un pesce vive nell’acqua, se chiediamo al pesce com’è l’acqua, egli si mette a ridere: allora perché sprecare tanta retorica con chi non sa che farsene?”

Affermano che i modelli di questa cooperazione sono incisi e memorizzati nei modelli fluidi degli elementi naturali come l’acqua, l’aria, il fuoco, ecc., e che sono anche testimoniati dalle varie forme artistiche umane. Questi saggi vivevano in una società in cui le fortune erano effimere, in cui vi era una forte competizione sociale e un’angosciante clima d’incertezza che non facilitava la serenità; perciò essi diffondevano un messaggio che cercava di riconciliare gli animi.

Ogni tentativo di plasmare il mondo con la violenza e la presunzione è destinato a fallire, essi dicono, perché la realtà segue il suo corso naturale, perciò il saggio si adatta al corso delle cose, perché comprende che le azioni che forzano i dettami del cielo non vengono mai premiate dal successo, esse sono sempre destinate a fallire.

Se guardiamo il cielo e poi volgiamo gli occhi alla terra, possiamo vederne chiaramente tutte le particolarità, solo allora noi possiamo considerare correttamente il carattere degli uomini e di tutte le cose esteriori: quando le conosciamo correttamente allora non ci opponiamo mai alle vie che il Cielo ha stabilito.

In un passo dell’opera storica di Ssu-ma Ch’ien (145-79 a. C.) si narra che Lao-tseu sia stato un conservatore della biblioteca reale nella capitale Lo-Yang, e si dice che K’ong-tseu (Confucio) lo andò a visitare nel 517 a. C., e che si misero a parlare della Conoscenza. Quando Lao-tseu chiese a K’ong-tseu:”Hai scoperto il Tao?” K’ong-tseu gli rispose: “L’ho cercato per 27 anni ma non l’ho mai trovato.”

Allora Lao-tseu, dopo averlo ascoltato, lo consigliò: ”Il saggio predilige l’oscurità, non si concede al primo che passa, egli valuta i tempi e le circostanze. Se il momento è propizio, egli parla, altrimenti tace. Chi possiede un tesoro non lo mostra a tutti, chi è veramente saggio non svela a tutti la sapienza. Ecco tutto ciò che ho da dirti, sappi trarne profitto.”

Quando K’ong-tseu tornò da quell’incontro disse ai suoi discepoli: “Io so come gli uccelli possono volare, i pesci nuotare, e gli animali correre. Ho visto Lao-tseu, e assomiglia al dragone. Quanto al dragone, ignoro come lui possa, portato dai venti e dai vapori, elevarsi fino al cielo.”

Ssu-ma Ch’ien ci dice che Lao-tseu coltivò il Tao e tutti i suoi attributi, perciò riuscì a mantenersi in armonia ma poi, con il decadere della dinastia di Chou, lasciò la capitale per sparire senza lasciare traccia, egli fu un uomo superiore che amò mantenersi sconosciuto.

Molti credono che la figura di questo saggio che fondò il taoismo non sia mai esistita, però gli studiosi cinesi credono che la mano che scrisse il Tao te king sia di un'unica persona, sebbene l’opera abbia avuto integrazioni posteriori alla sua scrittura primitiva.

Anche l’opera posteriore ad essa cioè il Chuang-tsu, che è considerata la più acuta opera filosofica scritta in tutti i tempi ed è un'altro pilastro del taoismo, possiede una qualità di scrittura superba, oltre a costituire un’opera ammirevole nel riuscire a coniugare il sorriso ironico, il misticismo e la religione: non possiamo apprezzare a pieno l‘animo taoista senza averla letta e meditata accuratamente.

Esiste poi la convinzione che il Lieh-tsu sia più tardo forse del 1.-2. sec. d. C., e che risenta di maggiori influssi buddisti, anche perché è più critico verso il taoismo che ricerca l’immortalità e i poteri paranormali attraverso pratiche ginniche e yogiche che sembrano derivare dal taoismo primitivo del 2.-1. sec. a. C.

Questa stessa presa di posizione critica riguardo ad una pratica tanto diffusa e seguita fin dalle origini ne denuncia la contaminazione del buddismo ch'an, poichè un autentico taoista non reputerebbe mai utile confutare le filosofie altrui, perciò tanto meno una propria pratica antichissima.

Nel taoismo si afferma che la Grande Triade è costituita da Cielo e Terra, ovvero di due principi complementari da cui sono generati tutti gli esseri e dall’Uomo, e che l'uomo partecipa con la sua natura sia all’uno che all’altro dei due principi fondanti. Si crede che l’uomo sia il termine mediano della Triade: è l’Uomo la mediazione dei due elementi fondanti.

L’uomo di cui si parla è l’Uomo vero, cioè colui che ha raggiunto la piena maturità delle sue facoltà superiori, e che perciò può aiutare il Cielo e la Terra nel mantenimento e nella trasformazione di tutti gli esseri: è solo dopo aver realizzato questo suo essere che l’Uomo assume il ruolo di terzo potere tra Cielo e Terra.

Posto al centro della ruota cosmica, il Saggio perfetto la muove invisibilmente con la sua sola presenza senza però partecipare al movimento, e senza doversi preoccupare di esercitare alcuna azione: è il suo distacco assoluto che lo rende signore di tutte le cose, poiché nulla può condizionarlo. Egli ha raggiunto la piena impassibilità, così che la vita e la morte appaiono ugualmente non importanti, poiché nel grande ciclo cosmico esse sono indifferenti.

A forza di scrutare il ciclo delle cose, il Saggio ha raggiunto la verità immutabile e la conoscenza del Principio universale unico, infatti lascia che tutti gli esseri evolvano secondo il loro destino e si tiene al centro immobile di tutti i destini. Egli non si cura delle sensazioni fornite dai suoi sensi perché li considera illusori rispetto alla conoscenza globale dell’unità immobile che governa l’universo.

Un hsien è un immortale perché ha purificato la propria carne dal decadimento fisico attraverso speciali forme di respirazione, dieta, droghe, ed esercizi fisici per conservare il seme, cioè con pratiche che possono paragonarsi a quelle usate nello yoga tantrico, e che lo conservano sempre giovane.

Quando il suo corpo diventa vecchio, un hsien perde la sua pelle rugosa per rivelare un corpo pieno di gioventù, così come un serpente sa fare la muta della sua pelle: questo tipo di concezione è conosciuta come Taoismo Hsien ed è considerato una pratica popolare distante dal taoismo meditativo, mentre invece sappiamo che non è vero.

In realtà dobbiamo valutare che la Via della Sapienza, cioè la via speculativa che i buddisti chiamano prajna, e la Via dei Poteri, cioè la siddhi, non furono probabilmente mai distinte e distinguibili e, per maggiore comprensione con un paragone improprio le potremmo concepire come l’aspetto teorico e l’applicazione pratica.

Siccome la mentalità cinese classica è molto sensibile all’eleganza degli elementi naturali, una tale concezione metafisica esercitò una fascinazione estrema nella loro mente, infatti essi ammirano la bellezza che si gode nel muoversi dell’acqua, l'armonia degli spruzzi delle onde, della luce dell’alba e del fumo che sale verso il cielo come una fascia di velo esile.

Essi definiscono questa forma di bellezza “il seguire del li” e usano un ideogramma che indica le venature del legno e della giada, e che sono delle forme di gentilezza e di eleganza. Il modello dell’aria in movimento è dello stesso genere, ed esprime la suprema idea cinese di eleganza che viene espressa con il termine feng-liu, cioè lo scorrere del vento.

Questo andare con il vento, e questo lasciarsi portare sul flusso della corrente è il modello più intelligente per l’organismo umano, ed è la somma manifestazione dell’Arte della Navigazione che è essenzialmente l’arte di mantenere il vento nelle vele anche se si va in direzione contraria alla corrente.

Se valutiamo come sia più conveniente andare a vela piuttosto che remare vedremo che l’uomo dovrebbe essere onorato di saper andare con il corso della natura piuttosto che tentare con prepotenza di opporsi ad essa. L’antica filosofia del Tao segue in modo intelligente e flessibile il corso, la corrente e le venature dei fenomeni naturali, poichè considera la vita umana come una integrale caratteristica del processo del mondo, e non come una cosa estranea ed aliena ad esso.

Spesso mi trovo a pensare a come siamo estranei dalla mentalità oggettiva e positiva che tanto millantiamo, di come siamo presuntuosi nel guardare con disprezzo a quelle che pensiamo filosofie antiche, e di come esse possano parlare utilmente anche ai nostri tempi, e il taoismo ne è il caso più lampante.

Oggi dovremmo guardare a questa filosofia con profondo rispetto, perché viene a ricordarci che la nostra civilizzazione è solo apparente, e che non ha intaccato minimamente l’interno umano perciò non è neppure una civilizzazione della mente, perchè trascuriamo il rapporto ecologico ed armonico con i ritmi del mondo.

Noi vediamo i fenomeni naturali e quelli umani solo come fenomeni, perciò come un universo di puri e meri oggetti, e questo non è giusto. Nel tempo dovremo avviare un lavoro su questo atteggiamento mentale, per cui gli oggetti dovranno divenire processi e perciò elementi dotati di vitalità propria.

Dovrà venire il tempo in cui i soggetti e gli oggetti non saranno più separati e ci sarà armonia perché tutto è una sfera unificata: perché tutto è Tao. Anche noi dovremo capire che siamo inseparabili dall'universo perchè ne facciamo parte: questo è l’universo a cui apparteniamo e non c‘è altro posto in cui possiamo stare.

Seppure noi vediamo un positivo ed un negativo e gli diamo una connotazione interna, pur sempre essi sono due aspetti di uno stesso sistema, di cui non possiamo eliminare nessun aspetto, a meno che non vogliamo che tutto il sistema crolli. Tutti i nostri sforzi sono mirati a voler costruire delle cose migliori mentre dovremmo considerare che i nostri più feroci sforzi diventano solo violenze sulla nostra natura e sul mondo.

Mentre noi ci affanniamo a controllare e modificare il mondo, reprimendo ciò che costituisce la nostra essenza, esso ci si rivolta contro e la nostra violenza ed arroganza ci crea più problemi di quanti non ne risolva: i taoisti consideravano l’universo come una cosa che ci compenetra e di cui facciamo parte, e di cui dobbiamo capire i segni.

L’arte di vivere è come la navigazione e non è mai una guerra, perciò dobbiamo conoscere il vento, le sue maree, la correnti, capire le stagioni e tutti i principi che regolano le crescite e i decadimenti, in modo che ogni cosa possa seguire il corso delle cose piuttosto che opporsi agli avvenimenti.

Il taoista invita a seguire le inclinazioni naturali e riconosce la necessità della conciliazione degli opposti: egli afferma la necessità del maschile e del femminile, del debole e del forte, del duro e del tenero, delle luce e dell’ombra, così come l'alternanza del dormire e dello stare svegli.

Il taoista riconosce l’alternanza dell’esistere e del non esistere perchè sono i ritmi e la causa dell'esistenza dell'universo, perciò è detto nello Chuang-tsu: “Un yin e uno yang è detto il Tao. L’unione appassionata di yin e yang così come la copula di marito e moglie, costituisce il modello eterno dell’universo. Se il cielo e la terra non si fossero mescolati, da dove ogni cosa avrebbe potuto ricevere la vita?”

Buona erranza
Sharatan

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