sabato 16 aprile 2011

La duplicità umana


“Chi sei tu? Lo sai?
Tutto il tuo essere è natura di Buddha.
Tu sei la Grande Via, al di là di tutte le forme.
C’è forse qualcosa di malato in questo?”

(Bassui Tokusho)

Nel lavoro spirituale si usa il pensiero, scrive Steiner, perché l’uomo possiede il cervello che ha una componente fisica e una componente eterica, ed è la componente eterica che ci permette di pensare in modo autonomo. Ogni sapere sul mondo animico e sul mondo spirituale dorme nell‘anima umana, ed è in attesa di ridestarsi per riaffiorare alla nostra coscienza. Se vi è la potente volontà di conoscere possiamo attingere dal fondo della nostra interiorità le potenti forze della comprensione, e le verità ci verranno incontro come se fossero dei concetti che “il nostro sapere inconscio” riconosce familiari, e le vede come logiche e coerenti, sebbene la loro comprensione escluda i sensi corporei e la mente ordinaria.

La vera indagine spirituale usa l'intelletto forte e saldo che avanza senza sperare nello sviluppo della veggenza che non è consueta, perciò non dobbiamo credere alle “vie del cuore” che riducono le Vie a delle sciocchezze di spiritualità sentimentale. Il pensiero è la più alta facoltà umana, e imparare a pensare è possibile se sappiamo apprendere usando le comunicazioni degli altri, e se osserviamo in modo acuto e vigile la realtà concreta; ed è questo il primo gradino della conoscenza. La possibilità di accogliere l'insegnamento nasce anche dall’attrazione interiore per quella visione, perciò “lo studioso deve in ogni istante potersi trasformare in un recipiente vuoto in cui si riversi il mondo estraneo.”

Vista così, la verità è che l’uomo soffre di pigrizia mentale che gli rende antipatico il pensare, e crede che il pensiero consista nel dipanare delle matasse ingarbugliate, infatti ignora la disciplina del lavoro mentale. Un pensiero che è pieno di vita e l'intelligenza brillante e acuta può divenire un’ottima base per acquisire la conoscenza, sebbene possiamo ammettere che avere la veggenza sarebbe il modo più comodo e più veloce per conoscere tutto. I nostri momenti più fecondi giungono quando si lasciano andare tutte le preconcezioni mentali, perché anche il bambino può insegnare al grande saggio.

Chi si avvicina con giudizio preformato non può accedere ad un mondo che richiede una totale abnegazione interiore, perciò bisogna spegnere pregiudizio, orgoglio e presunzione mentale, perché chi spegne sé stesso guadagna lo spazio per il riversamento della conoscenza totale. Solo la dedizione interiore permette di cogliere tutte le conoscenze spirituali che ci circondano, poiché sappiamo ascoltare le cose che parlano mentre si manifestano. Chi vuole conoscere deve lasciare che su di lui agisca la conoscenza stessa, perciò si sta nella situazione “senza l’influenza perturbatrice delle proprie qualità” anche se dobbiamo saperci inserire con una mentalità giusta nell’ambiente spirituale.

Molti disprezzano la materia credendola rozza, comune e infima, perciò dicono che deve essere superata per potersi elevare allo spirito, poiché sullo spirito nutrono le idee più strambe ed imprecise. Chiaramente va pensato che il sentimento umano può essere confuso se ci basiamo sulle immagini sensibili e si cade nel pregiudizio, poiché la riduzione del sentire preclude la conoscenza. E questo avviene anche se riduciamo l’analisi dell'uomo all'esistenza corporea della vita presente, perciò giudichiamo solo sul dato più attuale e più limitato.

Nessuna comprensione sorge se pensiamo l’uomo solo nel percorso che compie tra la nascita e la morte, dice Steiner, perché nell’uomo che vive nel corpo si coglie una sensazione di nostalgia e uno struggente desiderio di ritornare in un luogo che è di maggiore estensione, ed è la materia che prova desiderio per le dimore dello spirito. Sarà difficile da credere, ma il desiderio intenso e il sentimento nostalgico che viene descritto è il medesimo sentimento che viene provato dall’anima che è posta nell’intervallo tra la morte e una nuova rinascita, infatti anche lo spirito desidera ritornare nella materia.

Se crediamo che esista la medesima nostalgia nella casa terrestre come nella casa spirituale, allora possiamo credere ad altre concezioni corrette, e possiamo eliminare altre falsità sullo spirito e sull‘anima. Molti credono che mondo materiale e spirituale funzionino nel modo opposto, ma questo non sempre è vero anche se avviene pure così, perciò non conosciamo molto se non sappiamo indagare su spirito e materia in tutte le sfumature usando un metodo logico e analitico.

A questo riguardo indaghiamo le regole del ritorno sulla terra quando l’anima si reincarna avendo rinnegato la materia oppure lo spirito. Coloro che credono la prevalenza della materia nell'esistenza fisica odierna furono coloro che avevano negato ogni valore all’elemento materiale, perciò oggi ritornano come accesi sostenitori del materialismo per capire quello che non avevano compreso. Chi vede la materia come un valore assoluto non sa comprendere che la materia è l’espressione dell’energia dello spirito, infatti deve approfondire nell’incarnazione presente la sua comprensione errata del lato materiale.

Se facciamo l’inversione, vediamo coloro che vedono il primato dello spirito sulla materia, poiché non sanno che entrambi sono poli di una medesima realtà, perciò il terrestre e il celeste non vanno in conflitto essendo le polarità con cui si manifesta la Creazione. Per capire la duplicità umana, dobbiamo conoscere la bipartizione della testa e del tronco, e sapere che la veglia è permessa dalla testa, mentre il sogno origina dal subcosciente ospitato nel corpo.

Dell’uomo vediamo la creazione artisticca in cui la nostra dualità viene armonizzata: questa nobilissima capacità umana è l'esercizio della maestria sulla materia, infatti l’opera d’arte è la nostra manifestazione personale del concetto di bellezza, ed è una prerogativa dello spirito che ospitiamo. Anticamente l’uomo vedeva la coerenza tra l‘Alto e il Basso, infatti conosceva il “mondo cosmico dei pensieri” perché vedeva le intenzioni superiori osservando il corso delle stelle. L‘uomo antico sapeva che la mente è ispirata dal cielo, mentre il corpo è mosso della terra, perché l‘uomo nasce nella duplicità che è la sintesi della cooperazione del Cielo e della Terra ma, l’uomo antico ignorava la libertà e l’individualità essendo interamente sottomesso alle leggi della terra e alla volontà del cielo.

Secondo Steiner, l’uomo reca le impronte delle forze celesti nel suo capo, mentre il corpo conserva l’immagine delle forze che salgono dalla terra, infatti questa realtà resta impressa nell’evoluzione dei primi anni di vita. Nei primi anni il bambino non sperimenta alcuna differenziazione dell’identità sessuale, in quanto si sperimenta come individuo conformando le sue caratteristiche di essere umano, e non si differenzia in base alle caratteristiche di genere. Il bambino è asessuato, e sperimenta le energie maschili e femminili come impulsi interiori e come acquisizioni di sensibilità manifestando l'azioni delle due forze che agiscono sull‘individuo che si adatta alla vita materiale.

Le differenze e la prevalenza di forze sono nell’emersione del carattere con cui manifestiamo i poli sessuali nelle connotazioni sessuate specifiche. L’osservazione dei mondi dovrebbe insegnare che tutti attribuiscono dei valori identici per i due sessi, infatti non si fa nessuna svalutazione dei tratti femminili oppure dei tratti maschili, e così avviene nell'uomo. Se l'elemento è molto persistente pensiamolo come prevalente ma non è affatto unico, infatti ogni elemento nasconde sempre il suo opposto, perciò avviene in tutti i livelli.

Nell’uomo diventa essenziale la crescita nei primi 7 anni di vita, perché è il periodo in cui le forze del capo e del corpo si devono adattare perfezionando l’incarnazione dell’anima. L’uomo apprende il maschile attingendo dal cielo e il femminile assorbendo dalla terra. Conosciamo facilmente pensando a chi approccia al mondo usando uno dei due versanti, perché esiste chi impara con la testa e chi impara con il cuore. La cosa più ovvia da sapere, dice Steiner, è la necessità dell'illusione e il significato della fatica nella ricerca della verità.

Comprendere che è giusto che l’uomo abbia bisogno di illusioni, e perchè nasce privo della verità diventa facile unendo la testa e il cuore, e se facciamo la sintesi dell’intelletto e del sentimento. Usando l’unità sappiamo che, se l’uomo nascesse in possesso della verità non sarebbe libero di intraprendere una sua ricerca personale, perciò non potrebbe sviluppare l'individualità, infatti la libertà è prerogativa unicamente umana.

Si comprende che la vita si presenta con apparenze che nascondono l'essenza, poiché l’uomo deve imparare a discriminare la natura dei fatti, perciò è utile che l’essenza sia celato oltre l’apparenza, perciò la dualità è maya quando non possediamo l’acutezza di capire che la medaglia possiede sempre due facce. Riuscire a penetrare oltre l’apparenza libera delle forze e delle tendenze offre una sensibilità che potremo sviluppare anche nelle successive incarnazioni, perciò coltiviamo un frutto che è presente e futuro, perché ogni creazione può essere sempre più perfezionata.

Teoricamente, dice Steiner, verrà il tempo in cui l’uomo potrà comunicare dei contenuti senza doverli concretizzare, ma ancora è tempo di materializzazioni concrete, perciò per capire la creatività è necessario attendere il sorgere della luce che sorge dall’anima e che appare come un sogno per illuminare con l’ispirazione l'uomo che è cosciente e sveglio. Questo l'intuizione in cui l’uomo prova il tocco dello spirito che vive nell’ispirazione, ma vive concretamente nell’opera d’arte, ed è il requisito in cui l’uomo è simile alla divinità.

Pensare di vivere senza concretizzare riduce l’uomo come un automa, infatti la concretizzazione impone la necessità di conoscere lo spirito celato nella materialità, e permette la perfetta fusione di influssi terrestri e celesti che agiscono sull'uomo. L’acquisizione della conoscenza non è la ripetizione di una lezione sempre uguale, conoscere è la perfetta espressione del punto di vista di una individualità libera, ed è il frutto del nostro stile personale. Diventare liberi significa che possiamo entrare in contatto con ciò che impariamo, e ogni insegnamento diventa familiare perché è vicino ciò che siamo.

Quando pensiamo al continuo accrescimento, sappiamo di poter crescere sapendo che il punto d’arrivo è vicino a ciò che siamo, ma ciò che siamo è spinto sempre più avanti dal desiderio di accrescere: è così che la volontà di perfezionamento è infinita. Conoscere non corrisponde ad accumulare nozioni, conoscere è la potenzialità di usare diverse possibilità con cui poterci realizzare, perciò conoscere offre la libertà della scelta, e la conoscenza ci rende sempre liberi.

Se l’uomo conoscesse la verità in modo innato diverrebbe un automa, in quanto farebbe una vita uguale come una fotocopia e sarebbe sommerso dalla noia, perciò tutta la conoscenza sarebbe sprecata per vivere una vita inerte. Nessuno ama osservare un mondo che presume di conoscere, perciò anche i fenomeni della materia fisica non potrebbero stimolare il pensiero, per cui non produrremmo i concetti con cui ordinare una realtà che non ha alcuna necessità di essere organizzata.

A questo punto si potrebbe avere rimpianto per un mondo in cui non è necessario il pensiero, perché per l’uomo pensare è faticoso, infatti pensando si sviluppa la vita interiore per cui ospitiamo il dolore e il tormento dell'accresciuta sensibilità. Ma questo sarebbe possibile se l’uomo avesse il ciclo di una sola vita e se fosse una pianta sterile che non produce frutto, perciò non ci sarebbe futuro. Nella vita umana è necessario che l’anima possa perfezionarsi con le cognizioni che apprende vivendo, infatti nessuna vita è una ripetizione di schemi usuali, e l’uomo resta sempre il costruttore del suo futuro.

Tutto ciò che portiamo dal passato, lo accresciamo nel presente e lo portiamo nelle vite future: tutto il frutto dell’impegno, della tenacia e dello sforzo diventa il tesoro che conserviamo per sempre. Tutto ciò che sviluppiamo è il germe del futuro, perciò riportiamo la conoscenza con cui abbiamo accresciuto l‘anima. La conoscenza è sepolta profondamente nella nostra coscienza, pur avendo la natura sovrasensibile che la rende superiore al mondo fisico: credere diventa arduo se non sentiamo le cose come vere, perciò crede solo chi sente interiormente queste come verità.

L’uomo è fatto in modo duale, dice Steiner, infatti possiede la bipartizione di testa e di corpo che sono costituiti di materia finita che, per quanto preziosa, è una materia che muore e che si decompone. Insieme alla decadenza delle cose esteriori anche il corpo fisico finisce, ma la forza creativa delle cognizioni che l’uomo ha accumulato continua ad esistere anche fuori dal corpo, e sebbene la testa scompaia col corpo, le cognizioni accumulate restano eternamente nel nostro spirito, poiché lo spirito è il fondamento della testa e del corpo essendo la sintesi perfetta della nostra dualità.

Buona erranza
Sharatan

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