venerdì 1 luglio 2011

Nel cuore del fluire


“Che cosa è più difficile di tutto?
Ciò che a te sembra più facile:
vedere con i tuoi occhi
quel che hai sotto il naso.”

(Johann Wolfgang von Goethe)

Secondo Steiner è difficile immaginarsi che uno studioso di spiritualità possa insegnare come educare il pensiero, perché si crede che lo spirito non possa avere implicazioni pratiche, perciò allo studioso di queste discipline non è necessaria una struttura mentale addestrata in modo concreto. Chiaramente la cosa è logica per coloro che non sanno nulla della dottrina spirituale, poiché l’antroposofia insegna come restare attinente alla realtà concreta per cambiare il modo di sentire dell’uomo e aiutarlo ad affrontare la vita con maggiore sicurezza.

Le persone credono di pensare in modo concreto sebbene il loro pensiero sia costituito da un “persistere in giudizi tradizionali e in abitudini di pensieri.” Se analizziamo quel “pensare concreto” troviamo scarsa praticità, ma riconosciamo sempre lo scimmiottare le opinioni di un maestro o di qualche altro personaggio, perché si seguono perlopiù gli orientamenti e il modo di pensare degli altri. Nella vita esistono cose molto più elevate di quelle che sono definite pratiche dalle persone che si dicono concrete, ma che vivono “incapsulate” dentro delle mentalità ristrette che li rendono incapaci di osservare le cose in modo più profondo e personale.

Solitamente non “si consegue una giusta posizione” se crediamo che il pensiero sia qualcosa che accadde nell’uomo, perciò che accade nell’anima e nel corpo: credendola una fatalità non si coltiva il retto pensare, infatti si crede che le cose siano costruite secondo gli schemi del pensiero e non si ipotizza che le cose possano avere un loro meccanismo interiore che è necessario saper osservare. Non è facile osservare le cose percependo in loro l’effetto spirituale, poiché è molto difficile saper vedere l’attività delle entità spirituali che muovono le cose, però possiamo ipotizzare che il mondo sia prodotto da un pensiero che agisce secondo uno schema ordinato, così da rendere “feconda la vera pratica interiore del pensiero.”

Se il nostro pensiero vuole essere concreto dobbiamo pensare che i pensieri possano essere estratti dalle cose, ma lo crediamo solo se il nostro modo di pensare è veramente coerente e logico: l’acqua si attinge dal pozzo solo se c’è acqua nel pozzo, similmente è perché il mondo è fondato sul pensiero che possiamo estrarre il pensiero dalle cose del mondo. Ma questo è possibile se crediamo che dietro le cose esistono dei pensieri in base a cui esse sono ordinate, perciò se crediamo che dietro ai fatti ci sia un ordinamento, perciò diventa più facile pensare basandosi sulla realtà: è questo il motivo per cui è necessaria l’educazione al retto pensiero.

Solo il pensiero concretamente orientato sui fatti può usare quei principi concreti che diventano degli orientamenti pratici che possono essere “usati sempre di nuovo” e che sanno infondere una direzione sicura al nostro modo di pensare. L’uomo osserva il mondo con un pensiero disordinato, perciò solitamente osserva dei particolari inseriti in schemi confusi, perciò le cose sono valutate in modo generico. La cosa essenziale per saper pensare, quello che ha valore e che può fondare il giusto pensare è sapersi basare sulle “immagini esatte dei fenomeni che si susseguono” e saper collegare quello che è osservato per avere l’immagine di come le cose sono realmente strutturate.

Non dobbiamo fare conclusioni veloci, poiché non sappiamo se quello che accade oggi possa tornare anche domani, ma si deve avere fiducia nel fatto che tutti i fenomeni sono connessi come il domani segue l’oggi. Non bisogna speculare astrattamente sulle cose, ma bisogna creare delle immagini esatte e obiettive del mondo osservando il susseguirsi delle metamorfosi con cui una cosa transita nell’altra: questo è il modo migliore per fondare quel pensiero concreto e pratico che l’uomo crede di avere, dice Steiner.

Questo schema di pensiero va usato per tutto ciò che non comprendiamo e per quello che non conosciamo, poiché ci permette di conoscere i meccanismi interiori di quello che ci è sconosciuto. Tutto ciò che non si comprende va saputo osservare avendo la fiducia interiore che tutto è connesso in natura, perciò quella connessione si può attivare anche dentro di noi: e le connessioni interiori si creano e si rivelano tramite le immagini, perché con un simulacro interiore della realtà è più facile fare delle veritiere rappresentazioni.

Il nostro corpo astrale si sviluppa tramite queste rappresentazioni, poiché la vita rappresentativa risiede nell’astrale, per questo se l’uomo non sa creare delle rappresentazioni interiori non può liberare le potenzialità del corpo astrale che resta imprigionato nell’ego che lo rende schiavo delle sue opinioni personali. Il nostro corpo astrale non è collegato solo con il mondo delle rappresentazioni umane, ma è connesso anche in un suo certo rapporto con il cosmo, perciò quanto più ci asteniamo dalle speculazioni illusorie dell’ego tanto più possiamo unirci e restare coerenti con il divenire dei fatti del mondo.

La nostra coerenza con il mondo ci permette di accogliere le sue immagini nel modo più aderente alla loro vera costituzione, perciò sappiamo vedere la realtà con le sue immagini in modo tanto intimo che esse possano penetrare in noi e nel nostro corpo astrale per restarvi impresse. Una precisa osservazione dei fatti imposta il pensiero in modo adeguato, perché le immagini del mondo restano pure, perciò diventiamo saggi riguardo alle cose che non sappiamo: e questo vale soprattutto nella vita e nei fatti quotidiani in cui dobbiamo vedere ciò facciamo oggi come preparazione di ciò che verrà domani.

Sui fatti e sulle persone ipotizziamo ciò che può avvenire, ma poi vediamo ciò che accade e quello che viene ci crea una opinione che si potrà modificare o meno, ma noi sappiamo che è la nostra opinione sul mondo che crea il nostro pensiero. Se avviene una cosa diversa da quella che era prevista possiamo cambiare l'opinione creata usando la “tranquilla osservazione” che ci permette di esaminare l’origine del nostro errore, perciò lo possiamo emendare.

Spesso la sensazione di avere colto nel segno crea nelle persone la presunzione di avere indovinato, ma la corretta previsione è dovuta al corretto modo di pensare e dall’avere osservato solo ciò che era già implicito nella natura dei fatti. Il nostro pensiero deve avere la certezza che le cose hanno una loro necessità interiore che è il “quid” inerente in ciò che vediamo e che spinge alla trasformazione di tutte le manifestazioni.

Una forza pensante agisce facendo delle metamorfosi sul mondo, perciò la giusta osservazione ci permette di restare consapevoli di questa forza per entrare in intimità con la logica del suo fluire. Quando giungono le trasformazioni che avevamo previsto significa che abbiamo sviluppato un rapporto intimo con l’attività del pensiero che causa la mutazione delle cose. Saper pensare a partire dalla “intima natura delle cose” e non usare l’arbitrarietà delle nostre sensazioni significa usare la realtà, poiché saper osservare ci permette di poter intuire quali forze entreranno in gioco, perciò anche il “quid” può illuminare la nostra coscienza.

Le previsioni avverate dimostrano che ci siamo saputi conformare alle cose, poiché ci siamo immersi in esse per giungere fin nella loro più intima attività, perciò siamo arrivati fino al cuore del loro divenire. In questo modo non ha senso affermare che le cose siano fuori o dentro di noi, perché siamo noi che le penetriamo entrando in risonanza con loro e la nostra aderenza diventa la nostra partecipazione al loro movimento, perciò sappiamo danzare in ogni divenire.

Steiner ricorda che Goethe fu un esempio di “pensiero oggettivo,” infatti Goethe diceva di aver coltivato un pensiero che non si separava mai dalle cose e che restava dentro le cose per potersi muovere assieme a loro. Goethe riusciva a immergersi completamente nelle cose per ascoltarne la ragione, perciò aveva il “pensiero oggettivo” che vedeva ciò che è insito nelle cose, infatti riusciva a vederle e il suo vedere diventava un pensare. Il pensiero fuso con le cose permette di “fiutare” il prepararsi degli avvenimenti susseguenti avendo attivato il collegamento perfetto tra gli avvenimenti successivi e le fasi precedenti.

Questo è l’esempio perfetto di un pensiero logico e pratico che riuscì a ottenere molto, perciò molto può ancora insegnare sapendo indicare dei suggerimenti per coltivare la brillante mentalità oggettiva che è consueta nell’essere pensante. Valutando i principi fondamentali, essi ci suggeriscono che un pensiero concreto gode di un ampio orizzonte mentale che deve essere sempre più spazioso, poiché deve accogliere molte cose, ma la visuale si deve alzare anche in verticale per vedere anche la struttura delle trasformazioni generali.

L’ampliamento di visuale va fatto sia in senso orizzontale che verticale, perciò esso può trasformare tutto il nostro atteggiamento mentale che potrà acquisire maggiore fluidità, poiché è di fondamentale importanza sapersi adattare e fondere con il senso delle cose per comprenderne il fluire. Maggiormente addestriamo la memoria poiché la memoria umana è come un quadro di toni grigi sul grigio, infatti ricordiamo vagamente perché la rappresentazione richiede il ricordo dei dettagli e l’esattezza del particolare dona maggiore precisione.

L’osservazione e “il colpo d’occhio” è una dote che va coltivata artificialmente, poiché la memoria aiuta l'osservazione offrendo la fedeltà dell'esattezza. Creare un quadro completo significa ricordare esattamente, perciò osservare il particolare e la sfumatura permette di ricordare i dettagli che aumentano l’attenzione: e l’attenzione sviluppa e stimola la nostra riflessione interiore. Per ottenere ottimi risultati il pensiero pratico non deve avere fretta di trarre le conclusioni, poiché la precipitazione e la fretta portano piuttosto indietro che avanti, perciò è bene saper soppesare attentamente tra le varie soluzioni.

Il pensare concreto sa che le cose hanno la loro necessità, perciò affrettare arbitrariamente e agire con impazienza limita la possibilità di ottenere la decisione più opportuna: per questo la pazienza è la dote più proficua nell’educazione del pensiero. Se viene chiesta una opinione non possiamo intervenire prima di avere valutato tra più opzioni per valutare le varie implicazioni future, perciò facciamo varie ipotesi poi lasciamo che il pensiero possa influire su di noi, infatti “ si potrà constatare che in tal modo si mette in moto una forza pensante interiore e che il nostro pensiero ne risulta più concreto e pratico.”

Questa mentalità non è collegata al genere, non è collegata alla classe sociale o al livello economico, perciò non è preclusa a nessuna condizione a cui siamo collegati, poiché essere un pensatore concreto e logico è prerogativa della specie umana. Il nostro pensiero si deve sviluppare continuamente in molte direzioni ma, per restare concreto e logico deve saper restare sempre ancorato alla realtà e ai fatti del mondo reale, così da non farci confondere tra causa ed effetto osservando un fenomeno.

Se capita di vedere un uomo che cade da un albero e muore desumiamo che la caduta gli sia stata fatale, perché le cose sembrano in perfetta connessione, ma poi l’autopsia dimostra che un infarto è stata la causa della morte, e che la caduta ha coinvolto soltanto un cadavere. Questo è un perfetto esempio di apparenza, perché confondiamo spesso le cause con gli effetti, in quanto anche un’osservazione che sia concreta può diventare illusoria: gli errori di valutazione sono molto comuni, perciò dobbiamo anche ammettere che esistono fenomeni che non possiamo vedere con i sensi ordinari e che la realtà nasconde un “quid” che è imperscrutabile dall’uomo.

A livello potenziale non possiamo escludere l’esistenza di un livello sovrasensibile che non sappiamo vedere essendo condizionati dai pensieri creati dall’abitudine che non è affatto aderente alla realtà, perciò anche il sentimento che vi è collegato resta nella medesima condizione. Le persone costruiscono molti alibi per giustificare il loro modo di pensare e usano dei camuffamenti per ammantare quelle consuetudini che chiamano pensieri, perciò così agiscono anche nei confronti dei loro sentimenti. Spesso è il desiderio che diventa il padre del nostro pensiero, per cui le abitudini e i sentimenti che vi sono collegati si nutrono parimenti dei desideri, perciò essi stessi diventano padri di quei desideri.

Conoscere la vita significa comprendere che le persone non si possono convincere con principi e ragionamenti logici, perché anche l’anima possiede un “quid” che non conosce la logica. Accade spesso che coloro che ascoltano una conferenza di scienza dello spirito siano mossi alla beffa, perciò ne ridono perché pensano che siano cose poco chiare e poco logiche coltivate da personaggi bislacchi e lontani da ogni pensare concreto essendo chiusi nel loro pensiero fumoso. Lavorare con la scienza dello spirito, dice Steiner, rende poco fumosi poiché dobbiamo trasformare il nostro modo di pensare in modo totale per offrire alla nostra anima una maggiore prospettiva, perciò dobbiamo vedere con chiarezza per trovare le cause con un pensare denso e profondo, poiché solo ciò che arriva nello spazio più profondo e interiore, perciò al cuore delle cose offre il diritto di avere un’opinione sul mondo.

Ogni logica e ogni ragione logica diventa l’orpello ornamentale con cui sono occultate le maschere delle opinioni e dei pensieri creati delle abitudini e dalle cristallizzazioni della mente che è schiava del pregiudizio altrui perciò, per invocare la logica bisogna amare la logica e osservare le cose per come sono. Imparare a pensare in modo obiettivo significa saper accogliere ogni ragione senza farsi condizionare dalle nostre preferenze per una opzione oppure per l’altra, perciò lasciare che l’orizzonte mentale sia ampio, in quanto è concreto e coerente alla logicità dei fatti.

Facciamo molta attenzione a quella che è detta la “ragione pratica” con cui la gente difende il suo adattamento alle consuetudini, infatti si diventa “pratici nel senso che si impara a pensare in conformità delle cose stesse.” Noi diventiamo pratici se siamo obiettivi e se il nostro pensiero sa fluire e sa farsi stimolare dalle cose, per cui facciamo sempre degli esercizi di elasticità mentale usando delle prospettive concrete. Pensare alle cose reali ci rende pensatori concreti che sanno vedere le cose nel modo giusto, perciò ritenere vera una cosa piuttosto che l’altra, non è affatto importante: la cosa essenziale è saper ampliare sempre più la visuale del nostro pensiero.

Buona erranza
Sharatan


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Sharatan