sabato 23 luglio 2011

Oltre la manifestazione materiale


“La forma dell‘universo,
per quanto possa variare in modi infiniti,
resta nondimeno sempre la medesima ”

(Baruch Spinoza)

Il ricercatore che indaga sullo spirito usa la mente delle scienze fisiche, scrive Steiner, perché nella spiritualità “si parla di una conoscenza di fenomeni non sensibili, e di questi fenomeni l’attività pensante vuole occuparsi, come nell’altro caso si occupa di fenomeni che sono l’oggetto della scienza naturale.” Se la scienza ufficiale si limita ad occuparsi, con i suoi metodi e i suoi procedimenti della realtà sensibile, la scienza occulta vuole superare questa autolimitazione, perché considera “il lavoro dell’anima” intorno alla natura come un’autoeducazione dell’anima, perciò vuole applicare alla sfera sensibile ciò che risulta da questa autoeducazione.

La scienza occulta analizza i fenomeni sensibili, ma non li tratta come fatti materiali, seppure li debba studiare usando la mente dello scienziato, infatti trova i fattori sovrasensibili che sono alla base delle manifestazioni concrete. La scienza che indaga lo spirito inserisce nell'indagine, l’atteggiamento animico di volersi educare, perciò arriva alla conoscenza con la mente obiettiva così come “la conoscenza della natura diventa scienza.” L’elemento animico è inserito, non solo in ciò che l’uomo conosce della natura e dei suoi fenomeni, ma nel “processo del conoscere” poiché l’anima si conosce e si sperimenta nel suo stesso “applicarsi alla natura,” perciò facendolo si spinge ben oltre il sapere della natura e si sviluppa sperimentando concretamente la conoscenza.

Nessuna scienza può esistere senza dei criteri e dei metodi esatti, perciò non si può disprezzare l’apporto delle scienze naturali che ci aiutano nello sviluppo di “una severa mentalità scientifica” per “pensare nello spirito del pensare scientifico” e questa mentalità va conservata anche quando l’anima si spingerà ad indagare in altri campi. Quando pensiamo ai sensi dobbiamo pensare che essi oggi sono solo il “riflesso sfumato” di come saranno in futuro nel mondo spirituale, ma i pregiudizi contro le scienze spirituali sono ancora troppo grandi per permetterci di parlare in modo approfondito dei sensi che avremo nei mondi superiori, dice Steiner.

Nei regni spirituali, i sensi che abbiamo sviluppato ci permetteranno di muoverci fra gli esseri delle gerarchie superiori e l’attrazione sarà prodotta dalle forze di attrazione e di repulsione che queste entità eserciterano su di noi e che “si manifestano nelle simpatie e antipatie spirituali che vengono da noi sperimentate.” Il senso dell’equilibrio, per fare un esempio, nel mondo spirituale non sarà più percepito in senso fisico, ma diverrà un equilibrio morale davanti agli esseri e alle forze spirituali. Molte cose che vorrei dire, scrive Steiner, le devo tacere perché i pregiudizi sono troppi da non permettermi di rivelare altre caratteristiche delle sfere sensorie spirituali, perciò svilupperò solo i concetti che posso rivelare sulle implicazioni spirituali delle sfere sensorie.

Nei tempi antichi, la condizione era assai più favorevole alla rivelazione di determinate verità ed era più facile parlare di esse, rispetto a oggi. Per fare un esempio, gli antichi greci avevano una conoscenza molto più profonda di come lo spirito potesse plasmare la materia e di come la materia potesse emanare l'appartenenza alla tendenza spirituale, perciò essi sapevano come la materia potesse emanare lo spirito di cui si era impregnata. Anticamente, la conoscenza di questa connessione non implicava nessuna separazione tra il versante spirituale-animico e quello fisico-corporeo, infatti negli scritti di Aristotele vi sono delle descrizioni sublimi delle figure esteriori degli uomini valorosi, dei vili, dei collerici e dei tipi sonnolenti.

In questi racconti abbiamo una lucida descrizione e una precisione di descrizione del colore del viso e della fisionomia, infatti venivano raffigurati i volti dei vari tipi, ma oggi l’individualità umana è assai più differenziata e questo impone di parlare in modo molto diverso da allora. Le sfere sensorie odierne, se vengono confrontate con quelle di allora, ci appaiono in quiete e immobili come le costellazioni celesti sembrano immobili se vengono paragonate al corso dei pianeti che ruotano e che cambiano posizione in modo più rapido.

I sensi sono collocati in una determinata sfera di influenza, mentre i processi vitali pulsano scorrendo attraverso l’organismo perciò, con questa circolazione pulsante, la vita attraversa e permea i sensi, infatti circolando la vita infonde la sua forza e riattiva i sensi, perciò li può vivificare. Nell’epoca lunare, i sensi erano organi vitali e avevano una maggiore forza animica, perciò dobbiamo attuare un ritorno a quei stati e fare la regressione all’epoca lunare precedente, infatti si deve ricordare che ogni fase evolutiva possiede il ricordo di una atavica capacità che ritorna e che costituisce la ricaduta che può stimolare lo slancio verso una maggiore salita evolutiva.

Oggi conserviamo l’atavismo e il recupero della fase lunare nella percezione della “visione” che allora era una capacità ordinaria e un modo abitudinario di percepire, ma oggi essa è creduta come un elemento morboso che svela un sottofondo umano patologico, perciò oggi si crede malattia quella che era creduta realtà naturale nell’epoca lunare. Chiaramente non possiamo considerare normale, per il mondo odierno, avere delle “visioni” come nell’epoca lunare, infatti il nostro corpo è più solido, e non potrebbe sostenere l’impatto con quella condizione che non è più naturale: l’uomo, dice Steiner non potrebbe restare tranquillo nell’osservazione della visione e non saprebbe osservarla interiormente rivolgendo il suo contenuto al mondo spirituale, perciò evitando che la visione agisca sul corpo.

Una visione non è mai ingannatrice se l’uomo è equilibrato, perciò se l’uomo è abbastanza forte da conformare il fisico terrestre anche alla visione lunare, infatti l’uomo può adattare il suo fisico a quel tipo di sensorialità, poiché essa giace ancora latente nei nostri sensi più morti, ma abbiamo ancora la possibilità di rivitalizzarli per adattarli a quella modalità arcaica di percepire. Questo significa che l’uomo deve saper modificare il suo zodiaco interiore, sapendo orientare le zone sensorie, perciò deve modificare i 12 campi interiori per educarli ad avvertire maggiormente dei fenomeni vitali piuttosto che sensoriali.

Questo aggiustamento interno deve saper produrre dei fenomeni che possano “attaccare il processo sensorio, in modo da trasformarlo entro la propria sfera in un processo vitale.” Solo questa operazione può trarre i sensi dalla zona di morte in cui giacciono per trasferirli nello “stato vivente” in cui l’uomo vede e contemporaneamente vive quello che sta vedendo, perciò egli ode e vive quello che sta sentendo, perché sa usare questo modo di percepire vedendo tutti i fenomeni, perciò sa usare il mondo come usa quello che mette nello stomaco e sa gustarlo come gusta quello che lecca con la lingua.

In questo modo, tutti i processi sensori vengono rimessi in movimento, poiché la vita viene nuovamente sollecitata in loro e i sensi si ridestano, in quanto questo è sempre possibile per l’uomo. I sensi vanno ricondotti allo stato precedente, riportandoli all'epoca in cui erano degli organi più vivi, infatti solo degli organi che sono vivi possono essere attraversati dalle “forti correnti di simpatia e antipatia.” Tutto ciò che è vivo risponde sempre alle forze che gli sono affini e respinge ciò che non riconosce come tale: queste sono le forze che vengono risvegliate e che vengono “infuse nuovamente” in tutti i nostri organi sensori.

Anche i processi vitali possono essere trasformati e possono “essere compenetrati” dall’elemento animico che è nel substrato della materialità, infatti dovrà avvenire che i tre processi vitali della respirazione, del riscaldamento e della nutrizione potranno essere riuniti in una armoniosa unità e sapranno far fluire l’elemento animico del mondo in modo da poterlo ridestare nella nostra interiorità. L’organismo odierno possiede le tre funzioni vitali, ma le conserva come delle spoglie morte e sconnesse tra loro, infatti la respirazione aspira l’aria, noi assorbiamo il calore se dobbiamo scaldarci e mangiamo i cibi materiali per sopravvivere.

L’elemento animico che viene ridestato potrà rifondere tutto questo operando una simbiosi tra queste funzioni che noi vediamo solo nel significato materiale. Chiaramente non si parla della nutrizione del cibo materiale, poiché il processo a cui si accenna, dice Steiner, non avverrà isolato come avviene nell’atto del mangiare, bensì la nutrizione avverrà in tutti e tre i nostri processi vitali. Anche i processi di secrezione, di crescita e di riproduzione saranno più vitali, perciò ogni processo vitale diverrà qualcosa di più animico. Tutte le limitazioni riguardo la divisione tra la materia e lo spirito devono essere abiurate se vogliamo conquistare l'unità di sapere, di sentire e di volere che sono le tre forze interiori che sanno cristallizzare l’uomo.

Questo fenomeno avviene come un fenomeno sottile e intimo, poiché viene donato dal recupero dell’antica sensibilità lunare senza cadere nelle visioni, perché la nostra percezione sarà solo un modo di vedere in cui tutta la sfera sensoria diventa più sottile e raffinata, poiché i nostri processi vitali saranno diventati più animici. L’uomo non potrebbe essere più un organismo sognante come nell’epoca lunare, perché il corpo odierno possiede una struttura rigida e cristallizzata, perciò dobbiamo saper usare anche la durezza conquistata per consolidare i sentimenti spirituali che sentiamo, così come avviene quando siamo ispirati nella produzione dell’opera d’arte, perciò quando plasmiamo usando la visione della nostra anima agendo sulla materia.

Quando usiamo l’intendere sensoriale per la percezione della bellezza e nel comportamento estetico, l’uomo riattiva gli organi di senso più elevati, infatti la creazione artistica è vita, poiché è infusa dall’elemento animico. L’educazione alla bellezza ci fa comprendere molte verità perché la sensorialità che apprezza la bellezza è attratta dall’elevazione dello spirito, sebbene il gusto estetico moderno sia diventato troppo materialista e arido come l’epoca in cui viviamo. Nell’arte ancora vive l’animico che si è perso sulla terra, infatti vi possiamo ritrovare l’elemento vivificante che è in grado di migliorare la nostra sensibilità, sebbene l’uomo non voglia cambiare credendosi perfetto e vuole restare com’è.

In realtà, potremmo usare meglio la variabilità umana per fare altre modificazioni, poiché l'uomo può essere sempre modificato, almeno entro certi limiti. Noi possiamo adattare i sensi per farli retrocedere alla sensitività lunare, quando i processi vitali si compenetravano uno nell’altro, perché nei sensi dell’uomo deve avvenire quello che avviene nei cieli, dove i pianeti entrano in reciproco rapporto mentre le costellazioni restano ferme. Nella pittura vediamo l'eloquente esempio di questo aggiustamento e ammiriamo la “meravigliosa simbiosi di queste sfere sensorie.” Nella pittura gustiamo il colore, ma questo non avviene in modo fisico perché non lecchiamo i quadri, ma accade che sentiamo un gusto interiore che è molto simile a quello che sente la lingua che assapora.

Nella pittura si riattiva il senso di degustazione che è dietro la lingua, poiché avviene un processo immaginativo sottile che appartiene al gusto, ma che collabora insieme alla vista. Questa interazione di percezioni sensoriali attiva il sottile processo interiore che ci nutre e ci sazia come il mangiare fisico, infatti sperimentiamo dei processi fisiologici e sensoriali in modo simultaneo. La pittura fa gustare il colore con il contenuto animico che è insito nella sfumatura cromatica, infatti il pittore “fiuta le sfumature di colore, non certo con il naso, ma con qualcosa di animico, di profondo, che avviene nell’organismo col processo dell’odorato.” Secondo Steiner, la pittura è l’esempio migliore per illustrare come avvenga la fusione di forze interne ed esterne in cui i sensi diventano vitali, infatti nella pittura la percezione visiva esteriore si fonde con l'appagamento della nutrizione interiore.

La scienza dello spirito dovrà elevare l’uomo verso una visione spirituale del mondo se non vogliamo che l’umanità cada in rovina, però anche lo spirito dovrà smetterla di disprezzare il piano fisico e dovrà saperlo apprezzare maggiormente. Per poter comprendere che lo spirito costituisce il substrato del mondo materiale, anche il materialismo dovrà rivedere la sua concezione e dovrà rinunciare alla sua incapacità di saper concepire lo spirito credendo che il corpo è la condensazione della materia spirituale su cui si fonda tutta la realtà concreta.

Buona erranza
Sharatan

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