martedì 31 gennaio 2012

Il cercatore del sogno


Un tempo, nella favolosa città persiana di Isfahan viveva un povero contadino di nome Hassan. La sua unica ricchezza era il possesso di un pietroso pezzo di terra che era l'eredità di famiglia su cui sorgeva una piccola casa di pietra decorata da una meridiana dipinta sulla facciata scolorita dal sole. All’estremità del piccolo campo cresceva un bell'albero di fichi vicino alla piccola fonte di acqua freschissima, e ogni giorno a mezzogiorno spaccato Hassan si sdraiava all’ombra del fico e si faceva un bel pisolino prima di riprendere il lavoro dei campi.

Il povero contadino era abituato a lavorare duramente per poter ricavare qualcosa dalla sua terra, ma anche così tirava avanti a stento, perché il raccolto del piccolo campo non era mai abbondante. Un giorno, mentre si era addormentato sfinito dal caldo e dalla fatica con il capo appoggiato al tronco del suo fico, facendo il suo sonnellino pomeridiano fece un sogno bellissimo.

Nel sogno camminava in una città stupenda e molto popolata, e andava lungo una via molto sfarzosa. Hassan si ritrovò a camminare lungo le strade della città sconosciuta, però capì che era in una zona ricca e piena di botteghe colme di ogni ben di Dio. Tutte le botteghe traboccavano di frutta sconosciuta, di spezie fragranti, di stupendi tessuti esotici ricamati in oro, e degli enormi tappeti che erano degni della corte del sultano erano esposti al suo sguardo stupito e incantato da tanto lusso.

I profumi delle spezie e della frutta si univano al tenue aroma dell’incenso e degli estratti pregiati destinati alle più belle dame della città. Un sole sfolgorante risplendeva al centro del cielo azzurro, mentre ovunque si vedevano solo gli splendidi palazzi ricoperti di marmo, le cupole preziosamente decorate e i minareti che svettavano contro quel cielo di lapislazzuli.

Hassan guardava a bocca aperta quella città meravigliosa, il suo sguardo si perdeva sulle merci preziose che erano esposte nelle botteghe, e sembrava non saper scegliere quello che valesse la pena di essere guardato meglio, perché era troppo povero per comperare qualcosa. Tutti erano indaffarati nelle loro faccende e ovunque c'era il vociare di chi elogiava le merci e faceva le trattative di compravendita nei negozi.

Hassan oltrepassò il vivace mercato e arrivò ai bordi di un fiume che divideva la misteriosa città, infatti giunse vicino a un ponte di pietra con un alto parapetto dove trovò un forziere pieno di monete d’oro e di pietre preziose. Mentre guardava sorpreso quelle ricchezze sentì una voce dal cielo che disse: “Questa è la città egiziana del Cairo e il forziere che vedi ti è destinato!”

Appena quelle parole furono pronunciate, Hassan si risvegliò di soprassalto e si ritrovò sdraiato ai piedi del fico dell’orto, nella città di Isfahan, e il suo primo pensiero fu di riconoscenza verso Allah che gli aveva mandato un sogno per annunciargli l’arrivo della ricchezza e la fine delle ristrettezze.

Mentre s’inchinava a ringraziare il cielo pensava: “Questo sogno dimostra che i miei sacrifici hanno mosso a pietà la misericordia dei Cieli, perciò l’indulgente bontà dell’Altissimo mi manda incontro una fortuna. Che sia Lode all’Altissimo, al Misericordioso!” Era così colmo di pensieri di riconoscenza che, senza pensarci più di tanto, fece un fagotto delle cose necessarie, prese dei viveri, nascose la chiave della casa tra le pietre del muro e si affrettò a partire per cercare il tesoro annunciato dal sogno.

Il viaggio era lungo e rischioso, ma lui era un uomo volenteroso, le sue gambe erano robuste, aveva una salute di ferro e non temeva la fatica, perciò partì senza indugiare. Il viaggio proseguì per settimane e Hassan riuscì a sfuggire alle belve feroci accodandosi a una carovana che andava verso il Cairo, perciò uscì indenne anche alle insidie dei banditi che tendevano trappole agli sprovveduti viandanti.

Dopo un faticoso viaggio, finalmente la carovana arrivò alle porte del Cairo e la città gli apparve stupenda così come Hassan l’aveva vista in sogno, infatti il povero contadino si ritrovò a camminare lungo le strade che aveva sognato, passò tra gli stessi mercanti e le stesse botteghe e ascoltò le voci di coloro che contrattavano il prezzo delle preziose merci.

Riconobbe i palazzi riccamente decorati, le moschee e i minareti che si stagliavano contro il cielo di lapislazzuli, perciò non ebbe difficoltà a riconoscere la strada che portava al fiume e al ponte di pietra che lo attraversava. Riconobbe il fiume e il ponte, perciò affrettò il passo per arrivare al parapetto di pietra dove avrebbe trovato il forziere pieno di ricchezze.

Quando fu nel posto sognato si guardò attorno e non vide il forziere, ma vide solo un povero pezzente che chiedeva l’elemosina di un soldo di rame: del tesoro e del forziere nessuna traccia! Il cercatore di sogni si disperò e sentì il freddo che gelava il cuore, sentì salire in petto la disperazione impotente, mentre sentiva l’angoscia, e le amare lacrime della più profonda disperazione sgorgavano dai suoi occhi.

Tanta fatica, tanta strada e tanti disagi per non avere nulla! Hassan era giunto al limite delle forze, perciò la stanchezza gli gravò sulle spalle e lo schiacciò senza pietà, infatti si disse:” Per quale motivo dovrei vivere ancora? Dopo questo dolore non posso tollerare altro! Che mi deve succedere ancora? Non voglio vivere, meglio gettarmi nel fiume e affogare.”

Preso dalla disperazione scavalcò il parapetto e fece per gettarsi nei gorghi, ma il mendicante lo vide e si lanciò per riportandolo sul ponte. Hassan era debole e preso alla sprovvista, perciò non reagì alla stretta del mendicante, infatti quello lo portò via mentre gli chiedeva:”Ehi, fratello, che scherzetto mi vuoi fare? Tu sei un pazzo a morire in una giornata di sole radioso. Perché morire in modo stupido? Vieni a casa mia per riposare e raccontami cosa è successo.”

Hassan andò dal mendicante, che viveva in una stanzetta vicino al porto, e mentre quello accendeva un fuoco per offrire un thè, gli raccontò del suo sogno e del lungo viaggio, poi pianse amaramente per la stanchezza e per la delusione e sfogò il suo dolore. Quando Hassan ebbe concluso il racconto della triste vicenda, il mendicante scoppiò in una solenne risata: “ E lo sapevo io che tu sei matto! Sono certo che io, con la mia misera vita e la mia ignoranza, se vengno paragonato alla tua ingenuità sembro il più saggio consigliere del sultano.

A te sembra una cosa normale affrontare un viaggio così lungo e pericoloso per inseguire un sogno? Nessuna persona normale farebbe una sciocchezza tanto grande. Credi di essere il solo a sognare la ricchezza? Io da anni sogno una città verso oriente, credo che il nome sia Isfahan, che dopo tanti anni ormai conosco e vedo nei minimi particolari. Nel sogno giro per le strade finché arrivo alla casetta di pietra che sorge al centro di un campo. La casetta è molto piccola e povera con una clessidra dipinta sulla facciata, e il colore è arso come le pietre del misero campo che gli è davanti, però possiede una fonte con un fico che fa ombra.

Nel sogno io scavo ai piedi del fico e trovo un forziere pieno di monete d’oro e di pietre preziose. Io sono anni che tutte le notti faccio questo sogno, ma non sono lo scemo che corre dietro ai sogni. Io sono una persona equilibrata che non crede alle sciocchezze, perché me la cavo bene con le elemosine, vivo nella mia stanza e mi procuro sempre un pasto con cui riempire la pancia. La saggezza popolare insegna dice che il sogno è illusione, perciò resto dove sono e ringrazio Dio di quello che possiedo. Anche tu dovresti fare la stessa cosa e tornare a casa.”

Mentre il mendicante faceva il suo giudizioso discorso, Hassan era rimasto di stucco perché aveva riconosciuto la descrizione della sua casa, del campo e del fico che cresceva vicino alla fonte. Quando il mendicante ebbe cfinito di parlare Hassan gli gettò le braccia al collo e lo ringraziò con molto calore. Quando il mendicante vide passare Hassan in modo repentino dalla nera disperazione all’entusiasmo acceso si confermò nell’idea che il poveretto fosse veramente uno svitato.

Da parte sua Hassan si sentiva rinvigorito dall’entusiasmo e dalla voglia di ritornare verso casa, perciò riprese il suo fagotto e si affrettò a fare ritorno verso Isfahan. Anche se il ritorno era lungo come l’andata, questa volta la fatica non lo opprimeva, troppa era la voglia di arrivare a casa, perciò le giornate passarono velocissime e il cammino proseguì senza intoppi fino a destinazione.

Una volta che ebbe raggiunto Isfahan e la sua proprietà, Hassan prese la zappa e la vanga per scavare alle radici del fico, infatti scavando un’enorme buca trovò il favoloso forziere. Una volta che fu aperto, il forziere si rivelò pieno di tesori, perciò quella somma favolosa rese Hassan ricco per tutta la vita, e l'immensa ricchezza fu la ricompensa dell’uomo che trovò un tesoro inseguendo un sogno.

Buona erranza
Sharatan


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Sharatan