giovedì 7 febbraio 2013

Meccanismi


“Il mio compito non è ricrearmi,
ma sfruttare al meglio ciò che Dio ha creato.”
(Robert Browning)

Secondo Gurdjieff, l’uomo meccanico sa vedere solo due mondi, invece l’uomo che lavora coscientemente su sé stesso può possedere tre mondi. Gli occhi ordinari vedono nel mondo materiale delle entità separate e distinte, perciò essi vedono un mondo che vive nettamente separato dal soggetto, perciò l'uomo materiale vive come un meccanismo a molla che salta da un mondo all’altro per capire le diverse prospettive.

Siccome questa persona non sa vedere nessuna coerenza nella struttura delle cose, per capire la prospettiva materiale e quella spirituale deve usare due diversi tipi di logica se vuole controllare il suo mondo. Un individuo che possiede una ragione che non sa vedere nessuna base coerente nel mondo diventa un essere molto scettico, perciò l'atteggiamento diventa più rigido nei riguardi del mondo spirituale.

Siccome costui comprende solo quello che si misura o ciò che comporta un calcolo preciso non riesce a capire come funziona una realtà lontana da queste coordinate, perciò crede che una realtà spirituale sia collocata su un livello diverso e sia funzionale solo ad un mondo diverso dal nostro, infatti non capisce come possa servire per esistere meglio qui e ora. Non sa capire che la realtà spirituale si prova nella misura in cui siamo capaci di sperimentarla, perciò non comprende che non deve cercarla in altri luoghi oppure in altre epoche.

L’uomo meccanico non capisce che deve insediarsi in una realtà per rendersi conto della sua esistenza, però facendo conto solo sul calcolo e sull'uso delle operazioni logiche non sviluppa la logica utile per capite certi aspetti della realtà. Esistono cose che non possono essere comprese se mettiamo tutta la questione in questi termini, perché le sensazioni sono volatili e impalpabili e le consapevolezze sono delle realtà incorporee.

Forse ci illudiamo di poter stringere il mondo nel pugno se risolviamo tutto il vivere come se fosse la risoluzione di un fatto pratico, ma una situazione di vita soddisfacente la trovano solo un numero molto ridotto di persone. Un approccio migliore al mondo si conquista solo se lavoriamo su noi stessi, perché il lavoro interiore fa sperimentare gioie interiori che non hanno prezzo materiale. Esse ci offrono una esperienza di ricca vita interiore, perciò il benessere conquistato vale l'impegno di una vita intera.

Il mondo che è visibile a tutti è il mondo materiale, anche se il concetto di materia resta un concetto relativo. Da questo fatto si potrebbe arguire che la comprensione del mondo materiale sia facile, ma essa non sarebbe ottenuta se non pensassimo in termini funzionali. All'esterno si vede il fluire di cose che avvengono per nessi causali, perciò le cose del mondo esteriore vanno analizzate con questa prospettiva.

Un nesso funzionale riguarda il modo con cui una cosa si rapporta ad un’altra cosa, perciò questa prospettiva è la più interessante. La funzionalità insegna che dobbiamo osservare le cose, e capire come le cose si manifestano senza avere la presunzione di analizzarle. Spesso non sappiamo capire i fenomeni anche se passiamo la vita a studiarli, perciò quel tentativo diventa solo una perdita di tempo.

Sia pur sforzandosi ci sono situazioni in cui non si può arrivare a farsi un’opinione definitiva e certa su qualcosa, perciò l’unica cosa logica è capire come funziona la questione per inquadrarla, e sapersi orientarsi nella situazione. Lo stesso fatto vale anche per le persone, e non solo per le cose, perciò anche in entrambi i casi l’importante è capire a quali funzioni l’individuo può assolvere, e quali parti dell’uomo sono in grado di svolgere quelle funzioni.

Se pensiamo in termini di funzionalità comprendiamo perché si dice che l’uomo possiede tre cervelli, infatti con il concetto si vuole dire che l’uomo deve garantire un funzionamento autonomo e indipendente di pensiero, di sensazione e di movimento corporeo. Questa capacità ci distingue dagli vertebrati che hanno due cervelli, e che possono provare solo le sensazioni e muoversi. A ragione ci distinguiamo ancor più dagli invertebrati che hanno solo un cervello, e che non hanno sensazioni e non possono pensare.

Gurdjieff insegna che l’uomo possiede tre cervelli in prospettiva funzionale, perciò dice che abbiamo un corpo a cui è connesso un cervello che è contenuto nella scatola cranica, perciò possiamo provare le sensazioni se le sinapsi del sistema nervoso sono funzionanti. Ciascuno dei cervelli ci permette di essere in relazione in modo diverso con il mondo, sebbene il mondo sia sempre lo stesso, perciò se le strutture sono integrate in modo armonioso siamo la vera potenza del mondo.

I cervelli sono solo degli strumenti, e non risolvano affatto il mistero di ciò che l’uomo è, infatti i cervelli che misero nel nostro corpo fisico devono saper usare la struttura fisiologica umana, perciò devono essere integrati nella percezione e nella psicologica umana. Ognuna delle strutture deve sapersi relazionare in modo diverso col mondo, anche se non tutte le strutture del corpo godono dello stesso livello di consapevolezza.

Il modo con cui sviluppiamo la nostra sensibilità personale è una peculiarità nostra che è collegato al nostro corpo, perciò il livello di sensibilità che possediamo è influenzato dalla nostra capacità personale di recepire. Se il mondo è analizzato in modo funzionale ci permette di comprendere il modo in cui l’uomo si deve collocare nel fluire delle cose, perciò ci fa comprendere il mondo anche quando esso diventa un processo che fluisce velocemente.

Nel mondo ogni cosa possiede una funzione, e anche il nostro corpo possiede delle parti che svolgono delle specifiche funzioni, perciò il mondo va visto come un corpo vivente dotato dei suoi strumenti funzionali. Tutto ciò che possiede una struttura con specifiche prerogative diventa una cosa funzionale ad altre cose. Le cose vanno conosciute riguardo ai fenomeni che esse producono, perciò vedendo quello che esse producono, perciò anche una cosa complessa come la vita sulla terra va analizzata con questo punto di vista.

La vita trasforma tutte le forme di energia, perciò produce questo fenomeno anche sugli uomini, e produce il medesimo fenomeno anche nei sistemi planetari e nelle stelle. Anche se non conosciamo la natura delle cose possiamo affermare che tutto quello che esiste possiede uno scopo. Ogni cosa diventa lo strumento di un’altra forma di manifestazione, perciò tutto serve a fare l’interesse di qualcosa di maggiore se il funzionamento resta funzionale al sistema generale, e se valutiamo giusto questo punto di vista.

Questo tipo di pensiero da il potere di spiegare il funzionamento del mondo, perché ci mette in grado di prevedere come si orienteranno in futuro le cose, perciò possiamo decidere di combinare diversamente le cose per generare solo ciò che vogliamo. Le situazioni devono servire per comprendere se esse sono funzionali o meno alla nostra evoluzione. Perciò dobbiamo capire se alcune condizioni sono degli strumenti utili per noi, ma non possiamo avere una risposta sicura se pensiamo che tutta la funzione del mondo sia rivolta solo ai fini dell’uomo.

Dobbiamo pensare e saper valutare ogni cosa vedendo la prospettiva del fine cosmico maggiore, perciò pensare che l’uomo è uno strumento che persegue quei medesimi fini, perché ogni cosa vivente è come una parte dell'apparato. Anche l’universo è come l’apparato dal meccanismo che persegue il fine generale, perciò il suo funzionamento si comprende vedendo quello che fanno i suoi meccanismi.

Ogni meccanismo è condizionato da altri meccanismi, anche se ognuno di loro ha la sua funzione e il suo meccanismo che fa parte del sistema che è parte integrante dell’apparato maggiore. Se analizziamo le strutture subatomiche, oppure i livelli planetari non cambia il fatto che le cose si conoscono meglio se analizziamo quello che fanno, perciò sia le cose esteriori che quelle interiori vanno analizzate valutando gli effetti che esse producono.

Conoscere il nome dei fenomeni è irrilevante a livello pratico, infatti anche se avessimo la conoscenza più elevata non sarebbe sufficiente a spiegare nulla, se non abbiamo la comprensione di quello che le cose ci vogliono comunicare. Le parole e i libri appartengono al livello più elevato di vita intellettuale, ma non aiutano a comprendere se non osserviamo l’effetto prodotto, perciò l’esperienza diretta resta la soluzione valida per capire.

Il solo modo che abbiamo per ascedere agli altri mondi viene dalla trasformazione che dobbiamo attivare in noi, perciò Gurdjieff insegna che l’uomo che vuole lavorare su se stesso deve essere in grado di attivare il contatto con altri mondi, perché deve essere capace di vivere almeno in due mondi. E la parola trasformazione non riguarda il fatto di diventare più intelligenti, più alti o biondi se siamo mori ma riguarda il saper attivare un cambiamento rispetto a ciò che l’uomo è.

Se non facciamo un lavoro radicale è inutile perdere del tempo e ciarlare su ciò che l’apparato umano può fare o meno. Per farci capire meglio il concetto di Gurdjieff, il suo seguace Ouspensky usava la metafora della stanza, in cui dobbiamo immaginare una stanza in cui abbiamo una macchina da scrivere, un telescopio e un microscopio. Ma se non c’è nessuno che sa far funzionare quella strumentazione è perfettamente inutile averla, perché ogni strumento deve avere un operatore che lo sappia usare, e deve avere qualcuno che possa trarre vantaggio dal lavoro che lo strumento compie.

L’utilizzatore deve avere una volontà precisa che conosce il lavoro che vuole fare, ma anche la volontà più indomabile non può raggiungere nulla se non possiede una luce che gli fa vedere il tipo di lavoro che sta facendo. L’immagine di Ouspensky suggerisce che ogni funzione deve avere un significato che sia valido e non solo per il mondo materiale, perché dobbiamo servire anche finalità più elevate, sebbene la scienza e la tecnica ci abituano a indagare solo sulle cose che possiamo calcolare e misurare in modo materiale.

Se l’uomo resta al livello di volontà, di coscienza e di funzionalità minima il mondo corre il rischio di diventare un meccanismo cieco. Se il mondo è manipolato da un uomo che non vuole lavorare su se stesso sarà desolato, perché diverrà strumento di una volontà umana ottusa. Anche il mondo interiore dell'uomo corre il rischio di essere una terra illusoria, perciò anche la vita esteriore può restare nella inerzia in attesa della morte fisica che verrà a disintegrare il corpo, e a cancellare l’essenza umana.

Buona erranza
Sharatan

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Sharatan