domenica 1 settembre 2013

Fare anima



“Chiamate, vi prego, il mondo ‘la valle del fare anima’
e allora scoprirete a cosa serve il mondo.”
(John Keats)

Secondo i maestri del Vedanta, la verità assoluta si presenta in molteplici forme, infatti i saggi dei Rg-Veda usavano diversi nomi per indicare la medesima cosa. Essi dicevano che Brahman è l’unica realtà dell’universo e che si manifesta in modi innumerevoli, perciò Brahman è il comune substrato delle forme molteplici dai molti nomi.

L'universo è composto da innumerevoli particelle che galleggiano nello spazio, ma anche l’universo con tutti i suoi soli e tutti i sistemi solari non sono altro che dei granelli di sabbia sulla spiaggia del Tempo e dello Spazio. Gli uomini sono la parte ancor più infinitesimale di quella apparenza dalla forma molteplice che è vicendevolmente essenziale per tutte le sue parti.

Un antico filosofo arabo diceva che l’eternità va pensata come una pietra immutabile. Hendrik Willem Van Loon per spiegare il concetto del tempo, nel suo magnifico libro “La storia dell’umanità” usa una metafora e dice: “Lassù, a settentrione, nel paese che si chiama Svithjod, c’è un macigno alto cento chilometri e largo altrettanto. Ogni mille anni, un uccellino va ad affilarsi il becco contro la sua cresta. Quando il macigno, così consumato, sarà raso al suolo, allora sarà tramontato un solo giorno di eternità.”

L'esempio è utile per capire, e andrebbe ricordato se cerchiamo di rappresentare l’eternità che è il concetto più difficile con cui il pensiero si può misurare. L’uomo è un nulla davanti allo scenario magnifico che gli antichi maestri tracciano per farci capire il senso dell’Uno Infinito che alcuni chiamano il Padre. Colui di cui si è scritto che ha tenuto conto di ogni capello della nostra testa, e che conosce ogni goccia del sangue che scorre nelle nostre vene è incommensurabile.

L’uomo è l'essere intessuto di ignoranza e di presunzione che non crede che la Conoscenza sia Amore, e che la Creazione sia la fonte di ogni beatitudine. L’illusione cosmica è Maya che avviluppa la mente per impedirci di vedere la Verità o Satya e che nascondere la realtà, perciò siamo spinti verso il sentiero della perdizione. La filosofia indiana, come tante filosofie, dice che Maya non è Satya, infatti l’apparenza luccica come l'oro, ma non tutto quello che brilla è fatto di oro.

L’uomo terrestre vede solo ciò che i suoi sensi percepiscono, perciò egli crede solo nel mondo sensoriale. L’uomo si nutre dell’illusione che il mangiare, il bere, il divertirsi oppure il soffrire siano i soli aspetti per cui valga la pena di vivere. La Katha Upanishad dice che l’uomo è l’essere estroverso che vede solo l’esteriorità, infatti dice: “Ma pochi, mossi dal desiderio dell’immortalità, rivolsero lo sguardo all’interno e trovarono l’io.”

La Katha Upanishad avverte che restando imprigionati nell’Io empirico non possiamo sviluppare l’Io Cosmico. L’estroversione, per gli induisti, è una strada che ci rinchiude sempre più nell’inganno di Maya, mentre l’introversione porta alla Verità o Satya, perciò Satya ci conduce verso l’immortalità.

I sensi non possono discernere, perché nascono e sono alimentati dal mondo dell’illusione, infatti essi lottano contro la mente discernente o intuizione che conosce il modo per penetrare nel nucleo profondo delle cose. È Maya e l’apparenza che esalta la storia umana riempiendola di lotte, di agitazioni, di conflitti e di sommosse, perciò gli imperi vengono fondati per glorificare le personalità dissonanti.

Satya esiste dove regna la pace, l’armonia, perciò essa vive al fianco dell’Eterno. Il Regno degli dei è il luogo impersonale dove l’io e il mio sono stati completamente eliminati. L’illusione muore quando l’illuminazione dona la conoscenza, infatti Shankara pone la discriminazione tra ciò che dura in eterno e ciò che è effimero, e la considera come la condizione primaria per raggiungere l’emancipazione e l’auto-realizzazione.

Il mondo che è percepito dai sensi può essere amato, odiato o temuto ma, pur tuttavia, esso resta un mondo effimero. Il mondo invisibile ai sensi che è percepito dalla mente che è stata purificata è il mondo vero cioè è Satya. Ma la realtà di Maya è un mondo che possiede anche un aspetto positivo, infatti esso ci mostra tutte le forme variegate che Brahman sa manifestare, perciò si può vivere in modo giusto senza disprezzare il mondo dei sensi.

Il mondo tecnologico in cui stiamo vivendo ha mortificato la nostra gioia di vivere, perché ci fa disprezzato il mondo della natura, del sole, del mare definendolo come un mondo troppo semplice. I nostri occhi sono accecati perché non sanno apprezzare più i colori delle stagioni che passano: siamo disinteressati ai fiori, alla musica, agli insetti e alle meraviglie molteplici che sono create dalla Danza Cosmica.

Tutte le minime cose che rendono bella la vita hanno perduto il loro fascino, perciò non sappiamo più vedere l’incanto e il mistero della vita. Tutte le cose che non ridestano più la meraviglia del nostro cuore sono perse, e la nostra mente è completamente accecata dalla meccanizzazione dei sensi.

La gioia, la beatitudine e la felicità sono collocate al di fuori dalla portata degli uomini, infatti non crediamo che gioia, beatitudine e felicità siano degli stati mentali. La consapevolezza di noi stessi è la più appagante conquista che possiamo avere, perché essa ci dona un appagamento maggiore del possesso di tutti di oggetti che si comprano.

Tutto il mondo è una realtà che pulsa di vita gioiosa, perché l’oceano della vita è unico. La vita possiede un corpo che è fatto di natura e di Coscienza Cosmica è la nostra mente è la base che offre la vita al Corpo Cosmico. Non esiste altra vita al di fuori dell’infinito, e non esiste altra certezza sicura che la realizzazione interiore di questa verità.

Lo sviluppo dei mezzi infiniti della consapevolezza umana ci fa raggiungere la vetta suprema da cui vediamo che il pellegrinaggio dell’uomo ha l’obiettivo di raggiungere l’infinito, e quando avremo raggiunto la vetta ritroviamo il paradiso perduto. La maggiore conquista è la riscoperta che l’uomo è il fanciullo che fu creato per essere l’erede della divinità. Siamo nati dall’Amore e dal soffio di Vita dell’Eterno.

Realizzare il senso interiore della Divinità e credere nella realizzazione infinita della Coscienza sono i due mezzi per trasformare il corso degli eventi senza senso che è chiamato “vita” in un percorso pieno di senso e colmo di beatitudine. Quando il Cristo disse che non dobbiamo temere perché Lui era venuto nel mondo per restare con noi, e che sarebbe restato con noi fino alla fine dei tempi, in realtà voleva dire questo.

Non esiste alcuna poesia nella vita, non esiste nessuna vita che possa essere vissuta in modo gioioso e positivo, non esiste alcuna poesia, non esiste bellezza, non esiste armonia. Non esiste nessun amore per la vita se non sappiamo vedere e vivere questa verità con tutto il nostro essere.

La vita diventa come un deserto, ogni vita diventa esistenza monotona, priva di interessi e terribilmente penosa senza la luce che viene a dare luce. La vita diventa un labirinto privo di uscita se non vediamo una luce che illumina il misero percorso degli uomini. Per vedere la luce, agli uomini è stata donata la frazione di luce e di gioia divina che vive al nostro interno, cioè ci è stata donata la scintilla dell’anima.

Se non ci fosse la luce e l’amore che ci illuminano, la vita dell’uomo sarebbe senza scopo, perciò non avremmo nessuna esistenza degna di questo nome. Coloro che sanno amare possono sprofondare, per un breve lasso di tempo nel buio, infatti l’oscurità dell’inconscio umano può dare corpo ad una esistenza misera e penosa.

Ma l’amore che lega gli uomini fra di loro può diventare una forza gioiosa e rigenerante se il richiamo dell’amore che abbiamo all’interno viene ridestato dalle emozioni e dall’armonia che esistono nell’uomo, e che vengono per ricordarci di essere una creatura assennata e consapevole che deve vivere come un’increspatura dell’onda del grande Oceano dell’Infinito. Se crediamo di essere Amore e Armonia crediamo che l’Amore proviene dall’Essenza divina, perciò crediamo che Essa è l’unica realtà, l’unico amore e l’unica vita.

Sebbene siamo la medesima cosa con l’Infinito, la verità è occultata dal velo di Maya, perciò una illusione cosmica separa l’uomo dalla Divinità, e lo separa dal resto della creazione. Il nostro egocentrismo è la vera causa di questa vita di miserie e di sofferenze che vediamo nel mondo, perciò non sappiamo come eliminare la paura, la sofferenza e la morte.

Sopportiamo tutte le pene infinite causate dall’ignoranza umana, e quando proviamo delle gioie illusorie ed effimere esse sono scambiate per la vera beatitudine e la vera felicità. La saggezza dei maestri ci insegna come raggiungere una vera gioia e beatitudine, infatti essi insegnano che il mistero della vita è comprendere che essa va vissuta nel suo più profondo significato per diventare infinita.

Il corpo umano è composta da milioni di milioni di cellule, così come l’universo è composto da infiniti esseri umani, sub-umani e sovra-umani, perciò tutti gli esseri sono il corpo della vita cosmica. Se ci rapportiamo alla vita senza sapere che noi siamo una parte di questo grande organismo perdiamo il contatto con una parte di noi stessi, perciò ci separiamo dall’Amore vibrante dell’Infinito, e avremo il destino di restare da soli ad affrontare il biasimo e la miseria dell’esistenza.

Il nostro destino sarà quello di rinnegare il nostro Dio e di morire. Cristo disse: “se un grano di frumento non cade sulla terra e muore, rimarrà solo, ma se muore darà molti frutti” e disse anche: ”Colui che mi segue non camminerà nel buio, ma riceverà la luce della Vita.” Le parole di Cristo ci invitavano a morire alle menzogne inventate su noi stessi per rinascere come esseri rinnovati nell’armonia della mente.

Per avere la Luce della Vita, secondo l’insegnamento di Cristo, dobbiamo ritrovare la Vita dell’Infinito ossia dobbiamo credere che la Vita venne dal Padre, perciò l’armonia divina può vivere nella mente che sa morire al vecchio modo di pensare per rinascere vivendo in armonia con la natura e con l’amore degli uomini che è il riflesso dell’Amore divino.

Soltanto l’uomo che sa vedere questo e che vive in armonia con la vita che esiste oltre il velo della separazione, della sofferenza e della morte può vivere oltre i limiti dell’esistenza umana vibrando in armonia con l’Infinito. Nell'induismo vediamo Nataraja che danza per creare il cosmo estraendolo dal caos delle potenzialità infinite. Nataraja è il Signore che danza per creare la gioia e la beatitudine che vengono dall’emancipazione e dall’illuminazione.

Buona erranza
Sharatan

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Sharatan