“Il dolore è un messaggero. Porta consapevolezza. Ti dice dove e come hai tradito te stesso. Ciò è molto importante. Finché non ti rendi conto del male che ti sei fatto, il viaggio di guarigione non può avere inizio. Il dolore non è una punizione; è un richiamo a diventare consapevoli, a portare la sofferenza nascosta al livello della coscienza.
Non è facile riconoscere il proprio dolore e la richiesta di amore che vi sta dietro. Ma è così che si guarisce. Diventi consapevole degli aspetti oscuri e reietti del tuo sé e li porti al livello della consapevolezza. Li redimi. Porti il buio verso la luce.
La maggior parte di voi proietta quello che non gli piace o teme sugli altri. Se hai paura del tuo potere, lo proietti su qualche potente figura carismatica attraverso la quale cerchi di vivere. Quando quella persona si approfitta di te o ti tradisce, dimentichi che sei stato tu a rinunciare al tuo potere per darlo a lei.
Rivendicare tutto di te significa affrontare le parti di te di cui hai paura o ti vergogni. Gli altri che incarnano queste qualità si limitano ad aiutarti a scoprirle in te stesso. Per questo la relazione è uno strumento così importante nel lavoro verso l’integrazione interiore.
Accusare gli altri ti impedisce di guarire. Se vuoi guarire, prenditi la responsabilità del tuo comportamento e riconosci la struttura di abuso in cui sei occupato. Arriva a comprendere il modo in cui la tua scarsa autostima invita la violazione e impara a valutare e apprezzare te stesso.
Ricorda, ogni relazione malata ti offre l’opportunità di dire no a ogni mancanza di rispetto. Dire no a un’altra persona, naturalmente, implica la consapevolezza di avere avuto la tendenza a dire “sì” nel passato. Sei tu che crei le condizioni per l’abuso accettando un amore condizionato. Dici di sì alla denigrazione di te stesso in cambio della sicurezza e dell’approvazione che desideri. Dici di sì alla paura in cambio dell’amore. Ora sai che non funzionerà.
L’amore non può diventare una merce di scambio. Quando l’amore ti viene dato senza condizioni, lo sai. Non ti chiede più di quello che puoi dare. Non manipola né ha pretese. Ti accetta come sei e ti benedice. Se non se capace di creare questa benedizione per te stesso, come puoi riceverla dagli altri?
Mettila in pratica. Pratica l’accettazione di te stesso per come sei. Solo dopo saprai cos’è l’amore e lo riconoscerai quando entrerà nella tua vita. Se ti ami senza condizioni, attirerai altri nella tua vita che faranno lo stesso. Non puoi ricevere dagli altri quello che non sei capace o non sei disposto a concedere a te stesso. […]
Rifiuta tutte le condizioni con cui ti offrono amore e attenzione. Aggrappati alla verità del tuo cuore, e non accettare mai meno di quello che ti sei promesso. Con il tempo arriverà, perché sei rimasto fedele a te stesso. Dato che hai ascoltato il richiamo del tuo cuore, l’amato apparirà senza farsi annunciare alla tua porta.
Questa non è una formula magica, ma il frutto di una pratica spirituale consapevole. Agli occhi dello Spirito tutte le persone sono uguali. Il ricco non ha più felicità del povero. Il dolore è un grande uguagliatore. Ti mette in ginocchio. Ti rende più umile e sensibile ai bisogni degli altri. Erode tutte le gerarchie.
Se hai toccato il dolore nel profondo, lo sai. Provi compassione nel vedere gli altri che soffrono. Non hai bisogno di spingerli via e neppure di tentare di salvarli. Puoi limitarti a tenerli nel tuo cuore. Offri loro un abbraccio e parole di incoraggiamento, sai cosa stanno passando.
Se non sei entrato in contatto con il tuo dolore, stai solo rimandando l’inevitabile; è solo questione di tempo prima che tu debba riconoscere con te stesso, se non con gli altri la tua biancheria sporca: i tuoi giudizi, le tue paure, il tuo bisogno degli altri, i tuoi pensieri suicidi.
Per molte persone è più facile lasciare che gli altri vedano la maschera che si sono appiccicate addosso piuttosto che il volto contorto che essa nasconde. Sono orgogliose dell’adulto spirituale, ma si vergognano del bambino ferito. Tuttavia, quelli che hanno il coraggio di affrontare la loro paura si tirano giù la maschera. Si danno il permesso di essere autentici e di crescere. La loro disponibilità a essere presenti alle emozioni con quello che sentono apre un passaggio sacro.
Cuori chiusi cominciano a battere, i corpi a respirare e le energie bloccate vengono liberate. Questo è il primo passo nel processo di guarigione. Altri passi seguiranno, perché la guarigione significa movimento. Non significa innamorarsi del dolore, aggrapparvisi o costruirci intorno la propria identità.
Il dolore è il grande uguagliatore. Ti permette di essere onesto e autentico. Ti dà la forza di chiedere amore incondizionato e sostegno dagli altri, e la volontà di offrire lo stesso in cambio. Ti mette in contatto con la comunità guaritrice degli esseri umani il cui guscio di negazione si sta spaccando.
L’attaccamento al dolore è malato quanto la sua negazione. Eppure alcune persone vedono che il loro dolore procura loro attenzione. Costruiscono tutta a loro identità attorno al loro essere vittime. Tuttavia, la persona autentica non è un affabulatore professionista. E non è un artista della confessione. Non ha bisogno di essere al centro dell’attenzione per sentirsi bene con se stesso.
La persona autentica racconta la sua storia perché il raccontarla è un atto di guarigione. La racconta e arriva a una comprensione più profonda e ad un’accettazione di quanto è avvenuto. Mentre guarisce, con lui guariscono anche gli altri. Nel momento in cui hai integrato la tua esperienza non hai più bisogno di raccontare la tua storia.
Se insisti nel farlo, essa diventa una stampella su cui appoggiarsi, anche se le tue gambe sono guarite. L’accettazione del dolore genera un movimento di allontanamento dal disagio verso un maggiore agio. Ti permette di fare il prossimo passo del tuo viaggio. Mentre il dolore e la sofferenza sono fenomeni universali, essi sono tuttavia temporanei.
Toccano ogni vita prima o poi, ma non sono compagni costanti, sono messaggeri. Dire che il messaggero non c’è quando sta davanti alla tua porta, è vera stupidità. Devi aprire la porta e sentire quello che ha da dirti. Ma, dopo che il messaggio si è sentito, il messaggero se ne può andare. Il suo lavoro è finito.” (Paul Ferrini - Io sono la porta – Macro ed.)
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Sharatan