“È impossibile stabilire la presenza
della coscienza in un altro uomo.
Voi non potete conoscere la coscienza
se non in voi stesso.”
(Georges Ivanovitch Gurdjieff)
Secondo Gurdjieff, l’uomo nasce come essere incompiuto perché la natura ci sviluppa fino a un certo punto. Se vogliamo fare uno sviluppo ulteriore deve intervenire la nostra iniziativa e molti sforzi personali. Perciò possiamo svilupparci, si può morire restando così come siamo nati oppure possiamo perdere la capacità di sviluppare. L’evoluzione a cui si alude riguarda lo sviluppo di caratteristiche e di qualità formate dalla natura allo stato embrionale, ma che non possono svilupparsi autonomamente.
Senza lo sforzo personale, per Gurdjieff, nessuna evoluzione diventa possibile. Ci è necessario anche l’aiuto di chi ha già fatto questo lavoro, altrimenti resta impossibile. Si deve capire che l’uomo che vuole sviluppare deve diventare un essere diverso sebbene non tutti riescano a diventare diversi. L’evoluzione è sempre prodotto della volontà e dello sforzo personale, per questo sta diventando un fatto sempre più raro.
Non tutti possono sviluppare, primariamente perché non lo vogliono, poi perché non sanno neppure di cosa si sta parlando e, infine, perché non sono preparati a farlo. L’idea di fondo è che voler diventare un essere differente deve essere voluto moltissimo e che dobbiamo sforzarci per molto tempo. E questo non è un'ingiustizia come potrebbe sembrarci, perché non possiamo costringere gli altri a fare quello che non vogliono.
L'evoluzione umana di cui si parla riguarda l’acquisizione di facoltà e di qualità nuove che non si conoscono e che non si possiedono. O meglio si dovrebbe dire, cercare di acquisire ciò che si crede di avere e che non si possiede. Secondo Gurdjieff, noi tutti crediamo di avere e di sapere molte cose riguardo a noi, ma sono tutte falsità perché non ci conosciamo affatto. L’uomo è una macchina che fa solo dei movimenti dipendenti dalle influenze e dagli shock esterni.
Ma, sebbene l'uomo sia una macchina, resta pur sempre una macchina molto speciale. Se è manovrata in modo giusto, può prendere coscienza di essere una macchina. E se diventa pienamente consapevole di questo fatto, l'uomo può cessare di essere meccanico. L’illusione di essere unitari e integrali ci viene dalle sensazioni del corpo fisico, dal nostro nome e dal ruolo nel quale ci identifichiamo, e dal fatto che ripetiamo sempre un certo numero e tipo di azioni meccaniche.
La qualità dello sviluppo possibile dipende dal fatto di saper capire quello che ci è proprio e quello che non ci appartiene. Occorre saperlo perché non cercheremo mai ciò che pensiamo di avere perciò, la più importante qualità che entra in gioco è la qualità della coscienza. È la coscienza che ci inganna, perciò dobbiamo capire com'è, se vogliamo cambiare.
Comunemente si crede che la coscienza sia equivalente all’intelligenza o all’attività mentale. Ma la coscienza, per prima cosa, è la presa di conoscenza riguardo noi stessi ossia è la percezione di sé. Alcune scuole confondono la coscienza con le funzioni psichiche e insistono a negare che la coscienza abbia diversi gradi e sfumature. La coscienza ha gradi diversi tutti osservabili, infatti la crescita interiore varia a seconda della qualità e dell’evoluzione della coscienza del soggetto.
In generale, l’uomo ha quattro stati di coscienza cioè ha il sonno, lo stato di veglia, la coscienza di sé e la coscienza obiettiva. Ma, sia pure potendoli avere tutti, l’uomo vive in due stadi ossia vive una parte della sua vita nel sonno, e l’altra parte nello stato detto “di veglia” sebbene, l’ultimo sia molto simile allo stato di sonno. Nella vita ordinaria, per Gurdjieff, non conosciamo mai la “coscienza obiettiva” perché non abbiamo esperienze di questo tipo.
Il terzo stato di coscienza è “la coscienza di sé” che crediamo di avere anche se siamo pienamente coscienti solo per pochissimi minuti. I lampi di coscienza avvengono solo in condizioni di estremo pericolo, di intensa emozione oppure in circostanze inattese e nuove. Nello stato considerato come normale, l’uomo non sa controllare questi lampi di coscienza perciò, il punto è come diventare coscienti.
Solo dopo averlo compreso, si può fare qualcosa perché restando ignoranti riguardo a noi, non possiamo far nulla. Dobbiamo studiarci come faremmo con una macchina molto complicata in cui occorre smontare i pezzi, scoprire le funzioni principali e trovare le condizioni per un lavoro corretto. Trovate le cause del malfunzionamento del meccanismo difettoso possiamo ripararci con idee che usano un linguaggio speciale.
La macchina umana possiede varie funzioni: il pensiero (o intelletto), il sentimento (o emozioni), la funzione istintiva (che svolge il lavoro interno all’organismo), la funzione motrice (che svolge il lavoro esterno all’organismo), la funzione sessuale (che differenzia i due principi del maschio e della femmina). Oltre a queste funzioni ci sono pure due funzioni che il linguaggio non sa definire perché sono due forme superiori di coscienza.
La prima funzione superiore è quella emozionale superiore che compare nello stato di coscienza di sé. L’altra è la funzione intellettuale superiore che appare nello stato di coscienza obiettiva. Molte tradizioni antiche descrivono degli stati superiori di coscienza e delle funzioni superiori, ma sono delle esperienze molto rare da vivere, perciò si possono conoscere solo in modo indiretto.
Il samadhi ossia lo stato di estasi detto l’illuminazione che alcuni chiamano anche “coscienza cosmica” spesso, dice Gurdjieff, è “fantasia, sogno, associazioni accompagnate da un lavoro intensivo del centro emozionale.” Altre volte, invece, descrive la vera manifestazione dello stato di coscienza obiettiva.
Le quattro funzioni umane: intellettuale, emozionale, istintiva e motrice vanno comprese in ogni sfumatura. Poi vanno osservate in relazione ai tre stati di coscienza, cioé: il sonno, lo stato di veglia egli attimi di coscienza di sé. Le funzioni possono manifestarsi in modo diverso a seconda dello stato di coscienza, ma producono risultati completamente diversi.
È necessario comprendere che la coscienza e le funzioni dell’uomo sono due fenomeni di ordine diverso, che essi sono di natura diversa, che dipendono da cause diverse e che possono esistere separatamente. Va capito che le funzioni possono manifestarsi senza la coscienza, e che la coscienza può esistere senza le funzioni.
Il sonno è il più basso livello di coscienza, infatti è uno stato soggettivo e passivo in cui tutte le funzioni psichiche lavorano senza direzione. In esso non c’è alcuna logica e continuità, infatti l’uomo che dorme non conserva alcuna traccia di memoria. Il secondo grado di coscienza è quello dell’uomo che si sveglia ed è lo stato in cui viviamo mentre pensiamo di essere coscienti.
In realtà, almeno secondo Gurdjieff, dovrebbe essere chiamato il “sonno di veglia” ovvero la “coscienza relativa.” Infatti il sonno non finisce con il risveglio, perché i sogni restano e si sommano alle impressioni e all’atteggiamento critico riguardo le nostre sensazioni, i nostri desideri e le nostre emozioni. Spesso il fatto non appare chiaro come il sole, perché resta inconsapevole.
Ma lo stato di veglia e lo stato di coscienza relativa è meno soggettivo del sonno. Infatti l’uomo distingue tra “io” e “non io” sebbene non si possa dire che sia totalmente cosciente della realtà. Tutte le assurdità e le contraddizioni della vita provengono dal fatto che l’uomo vive e agisce nel sonno, così come insegnano i Vengeli.
Questi due stati di coscienza sono quelli in cui l’uomo vive sempre, anche se avrebbe altri due stati di coscienza che, potenzialmente, sarebbero possibili. Gli stati superiori della coscienza sono chiamati “la coscienza di sé” e “la coscienza oggettiva.” Il primo lo crediamo anche se non l’abbiamo mentre, sull’altro, non sappiamo nulla.
La coscienza di sé è lo stato in cui l’uomo è oggettivo rispetto a se stesso. La coscienza oggettiva che vi è correlata ci fa entrare in contatto con il mondo reale, dal quale siamo tenuti distante dai sensi, dai sogni e dagli stati di coscienza bassi. I quattro stati di coscienza sono collegati aanche alla possibilità di poter conoscere la verità rispetto alle cose.
Nello stato di sonno non possiamo conoscere nessuna verità perché i sogni si mescolano alla realtà. Nel secondo stato di coscienza che è il sonno di veglia possiamo conoscere solo una verità relativa, perché viviamo una coscienza relativa. Nel terzo stato di coscienza possiamo conoscere tutta la verità relativa a noi stessi. Nel quarto stato di coscienza oggettiva conosciamo la verità su ogni cosa, perché possiamo studiare tutte le cose e vedere il mondo così come è.
Questo stato di coscienza è molto lontano dal nostro perciò anche pensarci è difficile. Se ci sforziamo di capire possiamo usare gli sprazzi di coscienza oggettiva che emergono nello stato pienamente realizzato di coscienza di sé. Nello stato di sonno possiamo avere barlumi di coscienza relativa, e nello stato di coscienza relativa possiamo avere dei barlumi di coscienza di sé.
Ma se riusciamo a mantenere la coscienza di sé per periodi molto più lunghi di quei brevissimi istanti di luce, lo possiamo capire. Sappiamo che gli istanti non bastano, perché è necessario fare anche l'atto di volontà attuato da un Io permanente. E la durata e la frequenza di quei momenti di coscienza dipendono dal potere che avremo ottenuto su di noi.
Buona erranza
Sharatan
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