martedì 11 agosto 2015

Fiori di fango



“Dopo l’illuminazione camminava
nel fango senza scomporsi.
Sapeva che il fango è solo fango.”
(Dogen Zenji)

“Molti credono che la loro vita sia stata rovinata da rapporti sbagliati e da situazioni che non sono riusciti a cambiare o a controllare. Quando ci veniamo a trovare in una situazione che non ci piace, o in un rapporto che ci ferisce o non va come vorremmo, cerchiamo tutte le spiegazioni possibili.

Pensiamo che questa situazione spiacevole getti un’ombra su di noi, e che dobbiamo cercare di cambiare per recuperare la nostra dignità. Decidiamo che qualcosa ci minaccia e ci diamo da fare per rafforzare le nostre difese. Ci sembra di venire ogni volta rifiutati e di non potere amare mai più.

Tutte queste idee e interpretazioni che aggiungiamo alle situazioni sono proprio ciò che ci tiene imprigionati nel fango della nostra vita, sono proprio ciò che ci impedisce di continuare. Ci fanno sentire sporchi e impantanati. Ci fanno sentire feriti e maltrattati. Ci sussurrano che dobbiamo vendicarci. E ci ripetiamo questo pensiero tante e tante volte.

Se crediamo a queste voci e le mettiamo in pratica, non siamo più in contatto con la realtà di ciò che sta accadendo, e quindi di ciò che è realmente a nostra disposizione. Ma, soprattutto, perdiamo di vista il fatto che il fango è semplicemente fango.

Dogen Zenji, un grande maestro zen, sapeva affrontare qualunque situazione senza lasciarsi toccare, perché non vi aggiungeva niente. Era esattamente lì dove stava, e sperimentava direttamente ogni cosa. Il fango non era cattivo né inquinante. Era semplicemente fango. Ci camminava dentro continuando per la sua strada, e prima o poi si ritrovava di nuovo a camminare sull’erba.

Ma quando raggiungeva di nuovo l’erba, non era il paradiso: era semplicemente erba. Quando arrivava l’inverno e l’erba seccava, non stava subendo una punizione, non era maltrattata dalla cattiveria dell’inverno. Semplicemente, era venuto il tempo per l’erba di seccarsi. Dopo l’inverno sarebbe arrivato qualcos’altro.

La maggior parte di noi non sa attraversare in questo modo i fatti e gli eventi della vita. cerchiamo di trasformare il fango in acqua pura. Quando troviamo un prato erboso cogliamo che rimanga verde, anche nel gelo invernale. Abbiamo paura di quello che la vita ha in serbo per noi, invece di procedere semplicemente nella sua direzione.

Ci comportiamo così anche nei rapporti. Restiamo attaccati a una situazione passata, ruminando sui torti che abbiamo subito e rifiutandoci di lasciarli andare. Siamo arrabbiati per non essere riusciti a tenere la situazione sotto controllo, e come risultato ci sentiamo impotenti.

Ma cos’è che possiamo controllare davvero? Non poter controllare questo insondabile mondo significa davvero che siamo impotenti o che siamo matti? Non ci sarà un altro modo per vivere tanta bellezza e il dolore?

Impegnandoci sinceramente nella pratica zen diventiamo sempre più capaci di capire che il fango è semplicemente fango. Non è stato messo lì apposta per avvilirci, svalutarci o impedirci di procedere. Accettiamo di incontrarlo nel nostro viaggio, lo attraversiamo e andiamo avanti.

Questa semplice istruzione è un modo molto diretto per trasformare la nostra vita. Se lo mettiamo in pratica nei nostri rapporti creiamo un paradiso in terra, indipendente da chi viene o se ne va. Non ci aggrappiamo all’altro, proclamando che è “nostro”. Vediamo da dove una persona è venuta e dove sta andando.

Accogliamo chiunque arrivi, non con accuse, richieste o delusioni, ma con la comprensione che ogni persona è un dono prezioso che ci viene dato per un certo periodo di tempo. Quando giunge il suo momento di andarsene, onoriamo la sua partenza e non ci mettiamo a inseguirlo, cioè non lo incolpiamo e non lo accusiamo perché se ne va.

Quando l’altro sente il rispetto e lo spazio che gli offriamo, può essere quello che è, e si crea un terreno fertile e un luogo sicuro per l’amore. Questo insegnamento ci ricorda di prendere tutto con gran calma. Ci aiuta a non agire precipitosamente e a non interferire con il ritmo naturale dell’universo, che ci porterà quello che ci spetta e allontanerà quello che non fa per noi.”

(Brenda Shoshanna, Lo zen e l’arte di innamorarsi, Il Punto d’Incontro, 2005)

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