“Ci vuole un karma molto,
molto, molto buono anche solo
per voler conoscere Dio!”
(Paramhansa Yogananda)
Per il modo consueto di pensare, le verità scientifiche sono quelle che si spiegano con l’intelletto, perciò la mente entra in conflitto se deve riflettere su quello che non è dimostrabile razionalmente. Pensiamo che la realtà definita come “scientifica” oggettiva sia quella che segue quelle regole, perciò tutto si complica quando pensiamo alle leggi spirituali che reggono il mondo fisico. La questione rischia di diventare complessa e alcune cose ci sembrano troppo insensate, folli o crudeli.
E anche quando riusciamo a sistemare quei fatti assurdi nella mente sentiamo di volere la certezza e la dimostrazione “scientifica” di quei concetti. Spesso cadiamo in errore e corriamo il rischio di vedere le cose come vogliamo e secondo l'abituale modo di ragionare. Accade soprattutto nel caso in cui si studiano le leggi spirituali che reggono la casualità della vita, la reincarnazione e il karma, perché questi concetti sono diventati quasi un patrimonio comune per molti rami della ricerca spirituale.
Di reincarnazione e di karma si parla molto, ma si corre il rischio di fraintendere il meccanismo. Spesso restiamo affascinati dall’aspetto romantico delle cose e le affrontiamo in modo non obiettivo e oggettivo. È chiaro che la conoscenza si amplia con l’esperienza ma, in questo caso, non possiamo avere la verifica scientifica dei fatti, perciò possiamo fraintendere. Si dice che il sonno è il fratello minore della morte e questo paragone è molto utile per capire correttamente il meccanismo delle molte vite che l’essere si trova a vivere.
Il sonno ci fa capire come sono collegate le molte vite che viviamo, e come si deve pensare la causa e l’effetto di azioni che producono il destino particolare. Ad ogni risveglio, al mattino, ritroviamo il corso delle cose che abbiamo interrotto con il sonno. Ogni mattino ci ricolleghiamo al risultato delle azioni che abbiamo fatto il giorno prima. In questo senso siamo sempre gli autori delle cause che ci troviamo davanti il giorno dopo sotto forma di effetti: tutto questo ci accade all'atto del risveglio.
Le cause passate diventano una parte di noi sotto forma di esperienze passate. Il passato resta con noi e lo riviviamo nel presente, ma esso ci accompagna anche verso il futuro. Il passato determina la condizione che troviamo a ogni risveglio, perciò noi stessi siamo i creatori della vita che viviamo. Il senso della vita pretende che si trovino sempre le condizioni che si sono create, perché è assurdo che dovessimo avere quello che non ci appartiene.
Se gli effetti delle azioni passate non fossero il destino di oggi, ogni giorno dovremmo crearci di nuovo e ogni giorno saremmo sempre esseri nuovi. E avremmo lo stesso non-senso se non potessimo portare con noi il frutto delle esperienze vissute nelle vite precedenti. Il fatto del legame dell’essere con i frutti delle sue esistenze passate è insito nel meccanismo del karma, perché il karma è attività che diventa destino.
Affinché la vita non sia un’esperienza senza senso è necessario avere un meccanismo che tenga collegato l’essere di oggi con il frutto di ciò che egli ha vissuto in passato. Nel risveglio sentiamo che, lentamente, riemerge la memoria della nostra vita razionale perciò riemerge quello che riguarda i fatti vissuti il giorno prima. È la memoria che ricrea questa connessione logica che ci impedisce di vivere la vita sempre come un fatto nuovo. La memoria ci consente di restare collegati al frutto del nostro passato.
Infatti, in ogni nuova vita, entra in gioco sempre lo stesso spirito che torna per indossare un corpo nuovo. Ma, tra i due elementi, deve esistere un elemento che sappia tessere il filo che collega le azioni di ieri con quelle di oggi: l’elemento intermedio è l’anima. L’anima è la connessione che collega il corpo allo spirito. Lo spirito è l’elemento eterno invece il corpo è il fattore che domina tra la nascita e la morte. I due elementi vanno ricongiunti perciò l’anima - con le sue azioni - intesse il suo destino.
Ma quando si parla di memoria non si intende solo la memoria della vita comune che si mostra con l’aspetto cosciente della mente. Noi conserviamo sempre in noi tutto quello che facciamo, ma questo avviene soprattutto in modo incosciente. Nessuno ricorda coscientemente tutto quello che ha vissuto, in quanto anche le abitudini sono un tipo di memoria che funziona in modo incosciente.
Si tratta di capire che la memoria di cui si parla è l’elemento psichico che si frappone tra il corpo e lo spirito come mediatore tra l’elemento eterno e quello transitorio. L’uomo che si reincarna ritrova nel mondo fisico, un destino personale, una serie di eventi. Ma come può avvenire che accada questo se il mondo segue sempre il suo percorso?
Il fatto è che l’essere sarà attorniato da ciò che avrà attirato, perciò ognuno determina il contesto in cui vive attirando quello che ha una certa affinità con il suo essere. Perciò è sicuro che l’anima-spirito si circonda di ciò che ama e che possiede un'affinità con le vite precedenti, perciò il paragone del risveglio dal sonno è molto giusto. Al nostro risveglio troviamo sempre il mondo che abbiamo lasciato prima di abbandonarci al sonno.
Questo meccanismo è vero per quelli che credono negli aspetti spirituali della vita, ma anche per costoro è possibile fraintendere i nessi creati dal meccanismo karmico. L'aspetto più frainteso è quello che riguarda le molte anime che vengono coinvolte in fenomeni collettivi, in stragi, in guerre e incidenti che producono moltissime vittime. Ci si può chiedere cosa abbiano fatto quelle persone per avere un destino tanto crudele.
Ma qui occorre capire e non fraintendere, perché nella sfera dei fenomeni spirituali valgono delle regole diverse da quelle della giustizia terrena. Tutti i fatti fisici hanno un significato diverso quando si vedono nella prospettiva dei mondi superiori. E non si può neppure escludere che alcuni fenomeni fisici siano la conseguenza di eventi che vengono decretati nei mondi superiori. Le disgrazie con tante vittime innocenti possono essere causati da vari fattori.
I destini karmici delle persone possono essere diversi uno dall’altro e quelle persone potrebbero non avere alcun legame tra loro, ma l’evento che li unisce deve produrre un effetto diverso su ognuno di loro. E non si deve nemmeno escludere che ci sia una comunanza di destini e una connessione tra tutti loro. Ma è anche possibile che l’esperienza drammatica che vivono insieme non abbia alcuna causa dovuta al karma, ma che sia la preparazione di una condizione che vivranno in futuro.
Quelle persone potrebbero avere un destino futuro comune. Quella comunanza futura può essere creata al presente per decisione dei mondi superiori; e questo accade tramite l’evento drammatico che vivono insieme. Non si può neppure escludere che l’evento drammatico presente sia dovuto a colpe del passato che unirono alcune di quelle persone, ma non tutte loro.
Tante ragioni vanno considerate prima di fare conclusioni, soprattutto quando si parla di mondi superiori dove si deve sapere che “il caso non esiste.” L’errore più grave è vedere le connessioni karmiche come un fatto semplice e lineare, e di credere che essere colpiti da una tegola che ci cade in testa sia sempre il segno che subiamo un castigo karmico. Nella vita di tutti noi accadono dei fatti che non derivano da presunte colpe karmiche. Spesso ci accadono dei fatti di cui non abbiamo colpa. E qualora subiamo una sfortuna senza avere colpa dobbiamo sapere che ne verremo risarciti, in futuro.
Un altro equivoco è credere che doti e talenti siano frutto dell’eredità familiare. In realtà, ereditiamo solo le qualità del corpo fisico e del corpo eterico, infatti ereditiamo solo le forze che regolano l’accrescimento e la qualità della riproduzione. Se siamo robusti e resistenti alla fatica è merito della buona tempra della famiglia in cui siamo nati. Invece non possiamo ereditare nessuna qualità che riguarda il nucleo spirituale dell’essere cioè l’acutezza e la precisione della mente, la bontà della memoria, la qualità morale, la facoltà di conoscenza e così via.
Tutto questo resta racchiuso nella individualità perché è frutto delle esistenze passate. E l’ambiente in cui l’essere si trova a vivere, quando si reincarna, sarà predisposto in un modo che non è mai casuale. L’ambiente esterno si trova sempre in un rapporto che deve essere, necessariamente, considerato in stretta relazione con le nostre vite passate. L’anima che si reincarna sente una forza di attrazione che lo porta verso i suoi futuri genitori, perciò è l’anima che sceglie la famiglia che gli consente di avere le condizioni corporee più adatte alle sue condizioni karmiche.
Ma a questo riguardo non va escluso neppure il caso che figli e genitori possano avere avuto, in passato, dei rapporti reciproci e che per questo si sono ritrovati. Quando vediamo nascere la persona geniale dobbiamo pensare che la genialità è contenuta nel nucleo essenziale del suo io cioè nel suo corpo causale. Il corpo spirituale inferiore in cui vive l’anima senziente e il corpo senziente cioè il corpo astrale non sono fissi e predeterminati perché devono adattarsi e poter evolvere.
Questi elementi devono poter essere elaborati dall’interno da parte dell’io e dall’esterno cioè da parte dell’ambiente. Dall’elaborazione dipende lo sviluppo e l’arricchimento che sarebbe impossibile se dovessimo ereditare anche il carattere della nostra famiglia. L'altro errore è credere che esperienze dolorose, malattie fisiche e mentali siano conseguenza di colpe karmiche. Ma collegare tutto quello che non si comprende ad un karma del passato è sempre un errore.
Non possiamo dire con certezza che un destino doloroso sia il segno di una colpa altrui perché non è certo che l’infelice, il malato e il folle abbiano meritato il loro destino. Ma la cosa che possiamo dire con certezza è che un destino faticoso avrà il pareggio e il bilancio di quella vita sarà ben determinato. Per tutti questi motivi il karma non va pensato come immutabile ma, al contrario, va pensato come un fattore di liberazione perché è certo che nulla sarà omesso e che tutto avrà un giusto pareggio.
Buona erranza
Sharatan
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