giovedì 5 gennaio 2017

I guerrieri vittoriosi



“Guerrieri vittoriosi sono coloro
che, non temendo la sofferenza,
sconfiggono l’odio e gli altri nemici;
i comuni guerrieri sconfiggono solo cadaveri.”
(Shantideva)

Quando siamo impegnati nella pratica della pazienza e della tolleranza, in realtà siamo impegnati in un combattimento contro l’odio e l’ira e, dato che di combattimento si tratta, si aspira alla vittoria, ma si deve essere preparati anche alla possibilità di perdere la battaglia.

Mentre si è impegnati nel combattimento, non si deve perdere di vista la possibilità di incontrare molti problemi e fatiche, che si deve essere in grado si sopportare e tollerare. Colui che vince su rabbia e odio in seguito a tale arduo processo è un vero eroe. Coloro, invece, che lottano contro altri esseri umani con ira, odio e violenza, anche se hanno la meglio in battaglia, in realtà sono veri eroi.

Quello che fanno è trucidare cadaveri, perché gli esseri umani, essendo transitori, moriranno; che questi nemici muoiano o meno in battaglia è un’altra questione, ma comunque a un certo punto moriranno. Il vero eroe è colui che vince su odio e ira. Ci si può chiedere: è vero che si deve dare battaglia a odio, ira, e alle altre illusioni, ma quale garanzia, quale assicurazione abbiamo che possiamo vincere?

Credo che questo sia un punto molto importante. L’individuo ha bisogno di una qualche assicurazione che, se agirà con energia, riuscirà a vincere le proprie illusioni. Se si fa attenzione, è molto semplice riconoscere queste afflizioni emotive e questi pensieri, chiamati in tibetano “nyon mong” (letteralmente “ciò che affligge la mente dall’interno”) termine spesso tradotto semplicemente con “illusione.”

L’etimologia della parola tibetana dà un senso di eventi emozionali e conoscitivi che affliggono automaticamente la mente di un individuo, ne distruggono la serenità e provocano disordine nella sua psiche. È ovvio che, con sufficiente attenzione, ci potremo rendere conto del loro carattere affittivo nel momento in cui sorgono, perché tendono a distruggere la nostra calma e la nostra presenza mentale.

È invece difficile scoprire se, grazie agli antidoti giusti, possiamo eliminarli o meno. La questione è direttamente collegata all’intera idea di possibilità o meno di raggiungere il nirvana o la liberazione dal samara. Una questione molto seria e difficile.

Per quanto riguarda il concetto buddhistadi nirvana, cioè liberazione o libertà, troviamo le prime discussioni al riguardo nelle scritture che fanno parte del primo discorso pubblico del Buddha, che tratta sostanzialmente delle Quattro Nobili Verità; ma una piena e totale comprensione di questo concetto può derivare solo dalla comprensione degli insegnamenti del secondo e terzo discorso.

Di tali premesse e basi disponiamo per accettare che queste afflizioni mentali possano essere definitivamente estirpate ed eliminate dalla nostra mente? Nel pensiero buddhista esistono tre motivi principali per credere che questo possa avvenire.

Il primo è che tutti gli stati d’animo dovuti ad illusione ed errore, tutte le afflizioni emotive e tutti i pensieri sono percepiti in modo essenzialmente distorto, mentre gli antidoti come l’amore, la compassione e la chiarezza mentale e così via, non solo non sono distorti, ma hanno anche radice nella nostra esperienza quotidiana e nella realtà.

In secondo luogo, tutte queste forze che servono da antidoto hanno anche la caratteristica di poter essere rafforzate con la pratica e l’esercizio; grazie all’approfondimento di tale approccio, l’individuo può rinvigorirne la capacità e accrescerne la potenziale illimitatezza.

La seconda premessa significa che se un individuo accresce la capacità di queste forze che agiscono da antidoto e ne aumenta la potenza, è contemporaneamente in grado di ridurre l’influsso e le conseguenze di stati d’animo ingannevoli. La terza premessa è che la natura essenziale della mente è pura; in altre parole, si ha l’idea che la natura essenziale della mente sia “chiara luce” o “natura Buddha.”

Ed è grazie a queste premesse che il buddhismo accetta che le illusioni, tutte le afflizioni e i pensieri emotivi possano essere definitivamente eliminati grazie alla pratica e alla meditazione. Alcuni di questi punti sono abbastanza ovvi e, se si presta sufficiente attenzione, diventeranno abbastanza chiari; altri invece possono restare piuttosto oscuri e incomprensibili.

Tuttavia, grazie all’analisi e all’approfondimento si sarà in grado di comprendere anche gli aspetti più attuali del messaggio del Buddha. Non c’è bisogno che si accetti la testimonianza dell’autorità scritturale. Uno dei motivi per cui le parole del Buddha possono essere considerate valide in relazione a fenomeni realmente incomprensibili è che si sono dimostrate veritiere e attendibili riguardo a fatti meno oscuri.

Una delle principali preoccupazioni di colui che investiga è scoprire se è possibile raggiungere la liberazione o la libertà dalla sofferenza: riguardo a questo argomento, gli insegnamenti del Buddha hanno dato prova di validità e affidabilità.” (Dalai Lama, L’arte di essere pazienti, Neri Pozza ed.)

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Sharatan