“Il vero oscurantismo non consiste
nell’impedire la diffusione di ciò che è vero, chiaro e utile,
ma nel mettere in circolazione il falso.”
(Johann Wolfgang Goethe)
Nel film “Wag the dog” incredibilmente profetico, un governo fittizio mette insieme un evento mediatico confezionandolo come episodio provocatorio, dagli interessanti aspetti umani, avvenuto in una nazione balcanica. La notizia passa e ripassa nelle televisioni locali con enorme rilievo, infiamma la cittadinanza e dà buone ragioni per scendere in guerra. E pazienza se l’episodio non è mai successo.
Di continuo vediamo che alcuni dei nostri politici sono disposti a dire e fare in pratica qualsiasi cosa per convincerci di verità che semplicemente non sono vere, magari sulla base di piccolissimi episodi o eventi che in sé avevano un significato del tutto diverso, oppure di avvenimenti che non si sono mai verificati …
A quanto pare oggi basta che chi ricopre qualche alto ruolo dica che una cosa è blu, anche se è evidente che è rossa, perché i media riferiscano che è blu. Un bel po’ di gente ci crederà perché lo ha letto nei giornali o lo ha visto in televisione, così quello diventerà per lo meno un punto su cui dibattere, come se fosse vero.
E dunque potrà essere percepito da molti come un assalto diretto alla nostra nazione, quindi occasione di sdegno e di indignazione e possibile fonte di una nostra reazione travolgente per mostrare che non ci lasciamo minacciare o intimorire da nessuno. È da un pezzo che non siamo più ritenuti attendibili, per le nostre proteste. Sembra che per noi tutto sia possibile, anche quando non è plausibile né sostenuto da prove.
Forse il rosso è davvero blu. Forse c’era davvero un collegamento fra l’Iraq e gli attacchi dell’11 settembre. Anche se le prove addotte sono minime o poco plausibili o addirittura del tutto false e fabbricate, appena lo si è detto ha assunto caratteristiche di verità per molti, specie se poi lo si dice e ridice più volte. E in un contesto che fa leva sulle nostre paure e sfrutta il nostro comprensibile senso di insicurezza …
Se non fermiamo i terroristi in Iraq saremo alla loro mercé, qui a casa nostra; ci saranno altri attacchi a gente innocente … Suona plausibile. Attacchiamoli dunque, prima che loro attacchino noi. Specialmente perché noi siamo “i buoni” e siamo pur sempre la parte lesa. Fermarci e analizzare la situazione a fondo? Lasciamo perdere, e chi se ne importa di quello che dicono i nostri amici e alleati.
Le cose, ora, sono diverse: adesso, o con noi o contro di noi. Ora il blu è rosso; e quelli che dicono che no, è ancora blu, non meritano fiducia: è evidente che sono antipatriottici, che se ne infischiano del pericolo che stanno correndo la libertà e la democrazia. E così abbiamo vinto una “guerra preventiva”, abbiamo deposto un tiranno mostruoso e sanguinario, abbiamo “liberato” il paese e abbiamo finito per impantanarci in un altro tipo di palude.
Probabilmente con la nostra arroganza, i nostri abusi di potere e il bisogno di apparire ai nostri occhi come “i buoni” e “le forze del bene” a qualunque costo e spesso per tutte le ragioni sbagliate, siamo riusciti a rimpinguare di nuove reclute le fila delle organizzazioni terroristiche di tutto il mondo. Distorcere la realtà potrà mai darci sicurezza?
George Orwell scrisse il romanzo “1984” per metterci in guardia da quello che può accadere quando ci rifiutiamo di chiamare “spada” una spada al momento giusto, quando ci lasciamo raggirare e ci mettiamo a pensare che il bianco è nero e il nero è bianco o, come scrive Orwell, che “la guerra è pace e la libertà è schiavitù”.
È già abbastanza brutto cadere nella mentalità “bianco o nero”, nelle asserzioni “o/o”, “o noi o loro” che nascono per riflesso da percezioni così distorte; ma che ci venga chiesto, come accade tanto spesso, di accettare che il nero sia bianco e che il rosso sia blu vuol dire spostare sempre più in là i limiti della creduloneria.
Sappiamo bene che la maggior parte delle situazioni è complessa, spesso ambigua, che richiede discernimento e visione profonda, e una valutazione attenta delle possibili scelte e conseguenze su uno sfondo di saggezza, se si vuole fornire una sicurezza vera e promuovere l’azione saggia nel mondo.
Eppure è fin troppo evidente: in presenza delle giuste cause e condizioni, manipolata nelle circostanze giuste dalla gente giusta che usa il linguaggio giusto e gioca sulle nostre paure e ci spinge a ignorare la nostra capacità di vedere con chiarezza e di distinguere le cose come stanno o non stanno o fino a che punto potrebbero stare così, la nostra società (ossia tutti noi collettivamente) continua a ricadere sempre nell’inconsapevolezza, e si lascia cogliere da spasmi di follia.
Sono questi attacchi di follia, loro sì, a minacciare il nostro benessere e persino la nostra integrità come nazione e come specie umana. Non sarebbe ora di svegliarci, quando abbiamo l’impressione che vengano a raccontarci che il padrone ha morso il cane? Non sarebbe ora di rifiutarci di lasciarci trascinare sulla via della passività e del sonnambulismo, di sacrificare la libertà e il buon senso sull’altare dell’inconsapevolezza, della paura e della manipolazione?
Non sarebbe ora, e da un pezzo, di cominciare a fare attenzione a quello che succede davvero sotto l’apparenza superficiale degli avvenimenti, a livello sia interiore che esteriore? Non sarebbe ora di smettere di ignorare i segni e sintomi della malattia latente? Non sarebbe tempo di agire in maniera appropriata, in base all’intero spettro di potenzialità dell’intelligenza di tutti? (Jon Kabat-Zinn, Riprendere i sensi, TEA ed.)
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Sharatan