martedì 21 ottobre 2008

La sventura di essere irrimediabilmente onesti


Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia che la camorra vuole uccidere Roberto Saviano e la sua scorta prima di Natale.
Il boss dei casalesi Francesco Schiavone detto Sandokan, lo avrebbe scritto in alcune lettere inviate dal carcere di Opera.
Avevo letto la “Lettera a Gomorra” del 22 settembre scorso, che lo stesso Saviano aveva inviato ai maggiori quotidiani, e credo che essa abbia rafforzato l’odio dei casalesi. E’ una lettera forte, che ti scava dentro, in cui scrive: “Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, “così è sempre stato e sempre sarà così?” … Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina. "Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?", domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljosça. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo? … Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini… Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.”
Mi piace molto questo giovane uomo perché è coraggioso ed appassionato, perché è limpido e profondo, perché le sue parole colpiscono con spietata lucidità, con la sua pacatezza sconvolgente, fa pensare, non lascia tranquilli. L’ho sentito anche al World Social Summit 2008 di Roma e le sue parole sono state memorabili; memorabile è il modo con cui ha spiegato alla platea come la camorra riesca a soppiantare lo Stato e come detenga il monopolio della paura.
Lo sconforto dello scrittore, per avere messo in pericolo la sua famiglia e per avere distrutto la sua vita, il dubbio che la sua coraggiosa denuncia sia stata utile, se ne sia valsa la pena, è stata pubblicata da tanti giornali. Il suo sfogo è stato drammatico: “Andrò via dall’Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà. Voglio una vita, voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni!”.
La cosa che mi ha sconvolto maggiormente sono state le parole di un giovane di Casal di Principe, che ha commentato la notizia con la conclusione che “se stava tranquillo non si sarebbe cacciato nei guai, perché la camorra non da fastidio” per cui doveva lasciare tutto come stava. Ma perché lo ha fatto? Ma chi te lo ha fatto fare? Ecco, credo che questa sia la cosa più sconvolgente che si possa dire ad una persona onesta: ma chi te lo fa fare? Perché un giovane uomo ha accettato di vivere una “vita dura, assurda” per correre dietro ai suoi ideali?
Lo ha fatto perché è un uomo che nel suo dovere di scrittore e di intellettuale, considera la denuncia e la scrittura come lo “strumento di impegno più forte che possiedo”. Un uomo così conosce perfettamente ciò che gli conviene. Lo ha fatto perché è un uomo onesto ed irrimediabilmente intelligente, perché ha cuore ed anima e perché ha bisogno di una scelta etica. Lo dichiara perché lo ha fatto: “Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole… Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: "Quello s'è fatto i soldi". Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati… Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce. Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti. Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo. Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.”
Quindi lo ha fatto per avere “solo seguito un richiamo della sua coscienza” e senza alcun altro scopo, lo ha fatto perché ha la sventura di essere irrimediabilmente onesto, per cui non può tirarsi indietro, non riesce a distogliere lo sguardo dai sopprusi.
“Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire “non faccio niente di male, sono una persona onesta” per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?”
Per questo motivo ho firmato per dimostrare la mia solidarietà a Roberto Saviano, ma se potessi gli vorrei dire che se lasciasse, se volesse veramente avere una vita normale, non lo considererei mai un codardo che ha lasciato il campo. Vorrei dirgli che non è solo, qualsiasi scelta faccia, e che ha tutta la stima di coloro che seguono il loro cuore solo perché è giusto.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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