"Intrepido, fendo lo spazio con le mie ali e la fama non mi fa urtare contro mondi tratti da falsi principi, secondo i quali rimarremmo rinchiusi in una prigione immaginaria come se tutto fosse cinto da muraglie di ferro... ma fendo i cieli e all’infinito m’ergo." (Giordano Bruno)
domenica 19 ottobre 2008
Un oceano di amore e tenerezza
Lo scopo della vita è perseguire la felicità, e la felicità si ottiene educando la mente. L’addestramento della mente non comprende solo lo sviluppo delle capacità cognitive o intellettive, ma anche lo sviluppo del sentimento e della sensibilità. Le persone duttili e creative sono aperte verso il mondo esterno e disponibili ad aiutare gli altri, sebbene la felicità sembra sia collegata, più allo stato mentale che alle condizioni esterne. Il grado di benessere personale sembra avere origini genetiche, cioè forti marcature di stili familiari, per questo sarebbe inscritto fin dalla nascita, ma le sensazioni di soddisfazione personale, sono fortemente influenzate anche da fattori esterni, quali la tendenza a fare dei confronti con gli altri; per questo è molto importante valutare la qualità delle persone che assumiamo come modelli.
Possiamo sentirci più soddisfatti se cambiamo le prospettive con cui si valutiamo la nostra vita. I fattori che appagano l’uomo sono: la ricchezza, la soddisfazione terrena, la spiritualità e lo stato di illuminazione. A questi aggiungiamo il godimento di una buona salute, la compagnia di un partner da amare e di amici affidabili.
Uno stato mentale calmo e tranquillo è però il requisito essenziale; infatti, ci renderà persone molto felici anche se la salute non è buona, mentre se lo stato mentale è negativo, anche le più grandi ricchezze e soddisfazioni, potrebbero non renderci felici. Anche gli amici non costituiscono un rimedio se la nostra mente è in preda ad odio o collera intense; per questo, maggiore sarà la nostra calma mentale e maggiore sarà la nostra capacità di avere una vita felice e gioiosa.
Essere in uno stato mentale calmo e tranquillo, non vuol dire essere vuoti o distanti, poiché lo stato mentale tranquillo affonda le sue radici nella simpatia e nella compassione; vi è in esso un altissimo livello di sensibilità e sentimento.
Il desiderio di possesso conduce all’avidità, al desiderio smodato di possedere le cose, questa è una brama sempre più insaziabile, fino a divenire illimitata, poiché non viene mai soddisfatta dal raggiungimento dell’obiettivo. Il vero antidoto all’avidità è l’appagamento, per questo se proviamo un grosso senso di appagamento, al di là di avere o meno ottenuto l’oggetto desiderato, siamo ugualmente soddisfatti. L’unico modo di affrontare efficacemente la vita, è guardare ai beni che si hanno e vedere come si può ulteriormente migliorare, utilizzando al meglio le nostre facoltà.
Ma senza un sentimento di affetto e di legame con gli altri, la vita diventa durissima. Se una persona è calda, affettuosa e dotata di sentimenti di compassione, difficilmente si farà deprimere, perchè il calore e l’affetto umano ci aiutano a maturare il senso del nostro valore interno.
Se la vera felicità è più connessa alla mente piuttosto che al cuore, bisogna scegliere l’ottica della felicità piuttosto che quella del piacere, perché il piacere è una forma di felicità effimera, mentre la felicità dura nel tempo. Esistono poi dei piaceri che sono distruttivi, che possiamo riconoscere ed evitare, se utilizziamo l’ottica della felicità. La vera felicità è stabile e durevole e la felicità da cercare è quella che resta, nonostante gli alti e bassi della vita, e nonostante le normali oscillazioni dell’umore; quella è la felicità che appartiene alle matrici stesse del nostro essere.
Con questa consapevolezza, affronteremo le scelte della vita con minor fatica, anche se dovremo rinunciare ad una parte del nostro piacere. Chiediamoci se la felicità che la situazione ci offre potrebbe essere durevole, chiediamoci se a lungo andare tale scelta piuttosto non ci danneggierebbe. Il nostro andare, sarà allora verso il godimento della vita anziché verso il suo rifiuto.
Muovendosi verso la felicità, l’effetto è che saremo più ricettivi e più aperti alla gioia di vivere. Impariamo a riconoscere i sentimenti che ci danneggiano e quelli che ci giovano: l’odio, la gelosia e la rabbia sono tutte emozioni negative che ci danneggiano. Gli stati mentali di gentilezza e di compassione schiudono automaticamente la nostra porta interna, e ci aiutano ad improntare le nostre relazioni sui valori dell’autentica amicizia. In questo modo, abbiamo meno bisogno di nascondere le cose e quindi i sentimenti di paura, dubbio ed insicurezza svaniranno automaticamente; susciteremo negli altri un grande sentimento di fiducia.
Mutare ottica, significa mutare modo di pensare e la cosa richiede tempo, perchè la mente ha bisogno di tempo per trasformarsi. La pratica del dharma consiste nel sostituire precedenti apprendimenti negativi con apprendimenti positivi. Seppure nasciamo con l’encefalo programmato in una certa maniera, è però vero che le connessioni non sono affatto statiche e l’encefalo si può riprogrammare, riconfigurando le connessioni in base a nuovi pensieri e a nuove esperienze. Agendo sul pensiero ed adottando nuove ottiche, possiamo correggere il nostro modus operandi. La trasformazione inizia con un nuovo apprendimento (nuovi input) e si verifica sostituendo, a poco a poco al condizionamento negativo (vecchi outpunt), un nuovo condizionamento positivo; così si addestra la mente alla felicità. Non bisogna sfiduciarsi se i progressi non sono subito evidenti, ma è necessario perseverare, avendo compassione anche per i nostri eventuali insuccessi: la determinazione e la perseveranza producono sempre dei frutti.
E’ chiaro che, più è sofisticato il livello della mente, più efficace sarà il nuovo modo di affrontare la realtà e la natura delle cose. Più sofisticato sarà il livello di educazione e conoscenza in merito a ciò che produce la felicità, più capaci saremo di raggiungere la felicità.Il modo migliore di utilizzare l’intelligenza e la conoscenza è mutare l’interno di noi stessi per maturare bontà d’animo.
Tutti possiamo essere felici, perché tutti siamo dotati degli strumenti essenziali per essere felici, tutti possiamo accedere agli stati mentali di calma e di compassione che portano alla felicità e alla salute fisica, perché la natura umana è sostanzialmente compassionevole e mite. La felicità è un diritto dell’uomo, invece l’infelicità è una malattia dell’anima. L’intelligenza stessa, se ben guidata, è in grado di trovare modi e mezzi per superare i conflitti e le divisioni umane.
La rabbia, la violenza e l’aggressività nascono quando l’uomo viene frustrato nei suoi tentativi di ottenere amore e affetto.
I conflitti sono causati dal nostro intelletto, sono causati dallo squilibrio e dal cattivo uso dell’intelligenza o delle facoltà immaginative. L’intelligenza sviluppata in maniera non equilibrata, senza essere adeguatamente bilanciata dalla compassione, diventa distruttiva e porta al disastro. Il comportamento violento è causato da fattori biologici, sociali, situazionali ed ambientali, ma è del tutto innaturale ed inumano: solo l’altruismo fa parte veramente della natura umana e proviene dal nostro antico passato animale, quando stare insieme e sostenersi era l’unico modo per sopravvivere.
Buona erranza
Sharatan ain an Rami
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