martedì 25 novembre 2008

L'inganno dei signori del materialismo


Coloro che si addestrano a risvegliare bodhicitta, sono dei bodhisattva e dei guerrieri, ma non dei guerrieri che fanno del male, ma dei guerrieri di non violenza, dei guerrieri dolci che sanno ascoltare le voci del cuore - diceva Chogyam Trungpa – essi sono uomini e donne forgiati con il fuoco. Questo significa che il guerriero-bodhisattva, quando entra in situazioni difficili, si adopera per alleviare la sofferenza, s’impegna a recidere le reattività personali e l’autoinganno,e si vota a ricercare la vera natura di bodhicitta. Questi guerrieri di amorevolezza, sanno che il male peggiore è quello che proviene dalla nostra mente violenta ed aggressiva, e quando diventano maestri guerrieri, s’impegnano a trasmettere tali insegnamenti anche agli altri. Per tutti sarebbe opportuno relazionarsi al mondo con l’atteggiamento del guerriero-bodhisattva, cioè vivere con coraggio ed amore. Le pratiche più semplici sono l’utilizzo della meditazione, della gentilezza amorevole, della compassione, della gioia e dell’equanimità, perchè non è possibile cercare il risveglio di bodhicitta con pratiche diverse, essendo queste le qualità del cuore di un budda.
Il processo dello sblocco del bodhicitta necessita della conoscenza degli inganni che ci tendono i signori del materialismo. Questi signori dell’illusione, rappresentano i modi con cui l’Io si protegge dalla fluidità del mondo, sono il modo con cui l’uomo cerca di tamponare l’imprevedibilità e l’impermanenza del mondo: sono le strategie che usiamo per darci l’illusione della sicurezza. Conoscere i signori del materialismo, significa imparare le strategie che usiamo per cercare comodità e sicurezze, significa evitare di usare false proiezioni mentali, che ci lasciano ancor più in preda alla paura.
Il primo signore dell’inganno è il Signore della Forma, e rappresenta la nostra abitudine a guardare sempre nel mondo esterno, per cercare un terreno solido e sicuro. Per sfuggire le insicurezze, siamo sempre più dipendenti da situazioni esteriori in cui cerchiamo sostegno o rifugio, ma qualsiasi cosa esteriore ricerchiamo, qualsiasi sostanza, attività o persona, nulla ci farà sfuggire all’insicurezza che è insita nel vivere umano. Forse useremo metodi innocui, o dannosi, o nocivi, però nulla potrà offrire una soddisfazione durevole ma, al contrario, ogni sensazione che cercheremo di sfuggire o soffocare, diverrà ancora più potente. La sofferenza causata dal Signore della Forma è quella di una felicità effimera e temporanea, millantata per felicità autentica e duratura. La pratica di risveglio del bodhicitta, prevede una profonda attenzione a quello che facciamo, ma senza giudicarlo o condannarlo, bensì riconoscendo con gentilezza quanto sta accadendo. Si rimane vittime dei raggiri del Signore della Forma, perché siamo alla continua ricerca di una perfetta e duratura sicurezza. Il secondo signore dell’illusione, è il Signore della Parola, che rappresenta il modo con cui l’Io utilizza ogni genere di credenza e di concezione, per avere l’illusione di poter avere delle certezze sulla natura della realtà. Lo rendiamo nostro sovrano, quando crediamo ciecamente nella correttezza del nostro modo di vedere, senza renderci conto che rendiamo la nostra mente ottusa e ristretta, piena di pregiudizi e di biasimo riguardo gli errori degli altri. Il problema non è costituita dall’avere un credo, ma è costituito dall’uso ottuso che facciamo delle nostre credenze, facendone un baluardo invalicabile, una barriera utilizzata per non considerare il modo di vedere degli altri. Il Signore della Forma, si serve di ottusità e di pregiudizi, ed usa tutti i nostri ideali e le nostre credenze più elevate per farci costruire muri e baluardi divisori. Senza valutare il punto di vista e le diversità altrui, siamo ostacolati nel nostro cambiamento evolutivo, e la vittoria di questa illusione è perfetta. Il terzo signore, il Signore della Mente, è sicuramente il più sottile e il più seduttivo dei tre ingannatori, perché entra in gioco quando usiamo la capacità mentali per vincere i nostri disagi e le angoscie. Agisce quando vogliamo vincere la sofferenza della vita, cercando degli stati alterati della mente, quando usiamo delle pratiche mentali, delle droghe, la spiritualità e anche l’amore, per evadere dal mondo ed assaporare l’ebbrezza di esaltazioni sovramentali. In questo senso anche gli stati straordinari di esperienza, le esperienze di picco sarebbero - secondo il buddhismo tibetano Kagyu – delle fughe dal mondo ordinario, una fuga dal “qui ed ora” insito nel vivere umano. Il problema resta sempre quello delle dipendenze che vengono create, non tanto dalle esperienze in se stesse poiché, essendo inevitabile che ci sia un inizio ed una fine per ogni cosa, quando ci fidiamo del Signore della Mente, andiamo sempre incontro alle delusioni.
E’ naturale usare delle strategie per alleviare il peso dell’esistenza, questo ci insegna la conoscenza dei signori del materialismo, ma avere consapevolezza che queste strategie sono ingannevoli, costituisce un’opportunità. Se conosciamo gli inganni del materialismo, potremo entrare più facilmente in contatto con bodhicitta, perché bodhicitta viene bloccata dagli inganni dell’Io e dai raggiri dei tre signori del mondo materiale.
Il Buddha insegna che l’esistenza umana si basa sull’impermanenza, la non esistenza del sé individuale e la sofferenza o insoddisfazione. Tutti gli esseri, con gradi diversi di consapevolezza, vivono questi sentimenti. Dobbiamo riconoscere che queste qualità del vivere sono reali ed autentiche, e questo ci renderà liberi dalla paura. Quello da cui scappiamo tutta la vita è semplicemente la verità che tutto è trasformazione e mutamento, e che niente e nessuno è fisso. Possiamo dire che una cosa sia bene o male, se la valutiamo sulla prospettiva presente o su quella del medio o lungo termine? Ma fa la differenza se viviamo il cambiamento come fonte di libertà o se lo poniamo come origine di orribili ansie.
Dobbiamo invece imparare una nuova identità di guerriero-bodhisattva, che vede la natura cangiante e mutevole dell’universo come una fonte di continua meraviglia, in cui possiamo scoprire la nostra naturale flessibilità come apertura di prospettive insperate, in cui possiamo non essere intrappolati nelle trappole di successo o insuccesso, in cui possiamo non sentirci come identità definita ma come armonia facente parte del Tutto, in cui vedere ogni minuto e ogni giornata come fonte di gioia e non d’incertezza.
Per un guerriero in formazione, la non esistenza del sé è una fonte di gioia e non di paura, ed essere consapevoli che il susseguirsi di situazioni piacevoli e spiacevoli, fa parte del vivere umano. Non soffriamo perché siamo cattivi, ma perché siamo vittime di raggiri ed equivoci. Il primo equivoco nasce dalla convinzione che il mutamento vada bloccato mentre, in realtà, il cambiamento va cavalcato come un destriero, adattandosi al suo passo senza opporre resistenza.
Nel secondo equivoco, siamo convinti di essere soli e separati, mentre invece siamo una parte dell’Anima del mondo. In preda al terzo equivoco, cerchiamo la felicità dove non possiamo trovarla, per cui ci aggrappiamo a tutto quello che ci offre momentaneo sollievo. Non siamo capaci di tollerare l’alternarsi di gioia e dolore e vorremmo avere sempre gratificazioni. Diventando sempre più incapaci di tollerare il minimo disagio, rischiamo di restare invischiati nelle vecchie abitudini, attuate nell’illusione di rendere la vita più prevedibile e sicura. Otteniamo invece, in cambio, solo un circolo vizioso che, nel pensiero buddista, viene detto Samsara. Vivendo invece il momento presente, con gentilezza amorevole e compassione, possiamo sconfiggere gli inganni dei signori del materialismo e ridestare in noi, il cuore del Buddha.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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