Il falso progresso planetario ha visto l’economia liberale avanzare gloriosamente, sorretta dall’imperialismo armato e colonizzare ogni territorio sia fisico che mentale, fino a venire inclusa nel nostro immaginario culturale sia conscio che subliminale, fino a diventare il “nostro” modo di vedere il mondo e le cose, un modello esclusivamente economico e monetario: un'apoteosi del mercato che abbiamo esportato anche in Oriente.
Ma oggi le disfunzioni del modello economico: disoccupazione, esclusioni, miserie economiche e morali, disagi ecologici e guerre per il controllo delle risorse naturali rendono, e sempre più renderanno, il mondo invivibile.
L’esportazione violenta di questo modello globale, rafforza sempre più gli integralismi culturali e religiosi e le ideologie che ci spingono a volere tornare al passato, le ondate di risentimento e di violenza sociale. Le culture particolari, attaccate violentemente, si ripiegano nell’ateismo e nella tribù, rifutando ogni forma di dialogo e di tolleranza delle differenze. Il pericolo è che la democrazia, i diritti umani, la fraternità planetaria, così necessarie per una felice permanenza sul pianeta, vengano seriamente compromessi e subordinati alle leggi inumane del mercato. Lo stesso campo delle tecnoscienze, forse non invade e mortifica i valori più elementari di libertà, fraternità ed uguaglianza di tutti gli esseri umani, diventando capace di inventare o fabbricare e di prolungare all’infinito la vita stessa? Non si è forse sostituito l’arbitrio tecnologico a qualsiasi forma di libera e consapevole scelta individuale, al nostro libero arbitrio?
I vincitori di questa lotta economica sono pochissimi, mentre la maggioranza è vittima e naufraga delle leggi del mercato. I nuovi eroi del mondo moderno, sono coloro che riescono a governare il meccanismo che produce e che macina denaro, e che macina soldi per produrre nuovi mercati. Ma poi c’è il mito offerto a coloro che sono ai bordi della pista, ed è costituito dall’integrazione immaginaria. Usando questa forma di persuasione ti fanno credere che sei capace di potere emergere, che tutti hanno una piccola opportunità di poter divenire dio, divo, star, idolo di una platea che può spaziare dall’ambito dello spettacolo o degli sport e financo della politica. Tutti questi scenari diventano sfondi della grande fiera, della sagra dell’illusione, del meccanismo della celebrità, i sortilegi del mago che crea il mondo VIP.
Il meccanismo è estremamente efficace, sebbene preveda una grande quantità di esclusi e di sacrificati, di gente che viene “nominata” e lasciata da parte. Per avere una fascia di privilegiati è necessario che la “cultura della prestazione” ne sacrifichi la maggioranza, destinandoli all’insuccesso. Paradossalmente, questa cultura non mira affatto all’integrazione ma piuttosto produce una filosofia di integrazione immaginaria: una sorta di miraggio nel miraggio. I suoi benefici sono riservati ad una elite, ed essa si nutre di miti e credenze che contribuiscono alla disgregazione sociale delle persone, che nega i mezzi materiali necessari per la sopravvivenza e che controlla facendo disgregazione culturale e sociale.
Le pulsioni aggressive ed esplosive vengono canalizzate verso fasce ancor più marginali e sfortunate di individui, alimentando così i conflitti, l’ambizione, l’avidità personale e diffondendo passioni sfrenate ed incontrollabili, e questo pensiero ha finito per esercitare un’azione corrosiva sullo Stato e sull’individuo, facendo scempio dei valori minimi della convivenza civile.
Il nuovo ordine mondiale, che si crea usando un controllo planetario di tipo economico, oggi è capace di bypassare il controllo dei vari governi nazionali, mentre la mercificazione del mondo e la concorrenza sfrenata e deregolamentata, si ripercuotono sulle varie società con prezzi altissimi: le disuguaglianze economiche sono destinate a farci pagare uno scotto sociale enorme, senza pensare alla pericolosa debacle ecologica.
E forse non saremo in grado di salvare il mondo, ma abbiamo la possibilità di liberare la nostra mente dai meccanismi con cui essa viene invischiata. De-colonizzare l’immaginario significa proprio questo, cioè riconoscere come le idee vengono instillate, e capire per quale fine ciò avvenga. Parafrasando Osho, potrei dire che possiamo anche decidere di perseguire i nostri sogni consumistici, ma almeno facciamolo in modo consapevole.
Ma se abbiamo interesse ad essere noi quelli che governano il nostro timone, e se non ci piacciono le società che lasciano le persone al palo o che le condannano al naufragio, allora permettiamoci di ripulire il nostro immaginario dai falsi stereotipi di un pensiero che riduce tutto al calcolo economico, permettiamoci un’ecologia della mente, uno stile di vita e di pensiero più grande, più illuminato e più sano. Iniziamo a vedere le cose in un altro modo, affinché domani un altro modo e un altro progetto di vita sia possibile, impariamo a vedere altro affinchè questo “che oggi è altro” possa diventare possibile domani.
Iniziamo a fare resistenza e disssidenza a questo modo di ragionare. Facciamo una resistenza ed una dissidenza consapevoli, facciamolo diventare un modo di ragionare: facciamolo diventare un atteggiamento mentale di rifiuto e rifiutiamoci di divenire complici e collaborazionisti di un sistema e di un ordine che non appare logico e umano, che è aberrante.
Liberiamoci dai tentacoli della macchina che fa il lavaggio dei cervelli, dall’ideologia esclusiva della moneta che, come moderni Re Mida, trasformerebbe la nostra società in un moderno deserto. Sarebbe bello se fossimo i primi pazzi visionari che hanno visto nascere la società conviviale e pacifica sognata da Ivan Illich.
Buona erranza
Sharatan