mercoledì 27 gennaio 2010

Praticare la Via del Fuoco Sacro


“Se volgi lo sguardo al cielo
non vedi che Splendore di Fuoco.
Se volgi l’occhio a terra
non vedi che Fuoco condensato.
Se osservi entro te stesso
non vedi che Vortici di Fuoco.”


Così come possiamo osservare lo sviluppo di una stella in termini di maggiore o minore manifestazione di Fuoco e di Luce, così come dalla maggiore o minore radianza possiamo intuire lo stato esistenziale dei corpi celesti, così osserviamo l’individuo nei termini del Fuoco-Luce che da lui emana. Una forma o un corpo è costituita da una sintesi di fuochi che possono essere condensati in sé stessi o possono essere radianti verso l’esterno con l’espressione di qualità focali che gli sono proprie.

Ermete Trismegisto affermava che, per ottenere effetti meravigliosi, sono sufficienti il Fuoco e la Terra perché il primo è attivo mentre la seconda è ricettiva. Cornelio Agrippa, nel “De occulta philosophia” affermava che il fuoco esiste in ogni cosa e per ogni cosa, pur non essendo in alcuna cosa, poiché illumina tutto pur restando invisibile ed occulto laddove esso esiste e non si unisce alla materia, sulla quale pur sempre esercita la sua azione e, tramite la quale, egli si rivela.

La natura del fuoco è perciò invisibile ma smisurata e, per sua natura, è capace di azione, egli è mobile e suscettibile di comunicarsi a tutto ciò a cui si avvicina. Il fuoco rinnova le forze e conserva la natura, insegna Agrippa, ed esso è incomprensibile a causa del suo fulgore, con il quale acceca. Il fuoco muove ogni volta che viene mosso e ingloba tutti gli altri elementi naturali, pur restando nascosto e pur non avendo alcuna necessità di essi.

Il fuoco è adatto a crescere per sua propria natura e a comunicare la sua grandezza agli oggetti che riempie di sé: esso non diminuisce per quanto possa donarsi con molta abbondanza. Secondo Paracelso lo spirito pervade una “Veste di Fuoco” di cui basta una particella infinitesimale per distruggere la terra: perciò è assolutamente necessario meditare, contemplare e non temere gli spiriti del fuoco che animano tutta la natura vivente dell’Universo creato.

Nell’induismo si crede che la kundalini che giace alla base della spina dorsale sia il Fuoco non volgare che deve essere innalzato al cielo per ricongiungersi con il fuoco di Shiva. Nei Katha Upanishad si narra che Naciketas chiese al dio Yama di conoscere la Via del Fuoco che conduce al Cielo, e che Yama gli rispose: “Io ti insegnerò quel Fuoco, o Naciketas, che t’innalza al Cielo. Sappi che il fuoco è il mezzo per ottenere mondi infiniti; esso costituisce il loro stesso fondamento ed è nascosto in un segreto luogo.”

All’interno del corpo umano si dispiega un universo di fuoco in cui l’istinto è un getto di Fuoco che emerge all’improvviso, l’emozione e la passione sono come Fuochi liquidi di gioia o di dolore. La nostra stessa mente è come un Fuoco che Crea e che plasma, e infatti crea in modo armonico oppure disarmonico le strade del nostro destino.

Quando si pensa si accede al Fuoco akashico, e quando si esprimono desideri ed emozioni diventiamo Fuoco solare, mentre quando esplodiamo nell’istinto più radicale noi diventiamo come un Fuoco elettrico. Dagli occhi noi lanciamo dei Raggi di Fuoco, e nel movimento noi sprigioniamo delle Fiamme di Fuoco che restano avviluppate e arrotolate in sé stesse quando stiamo riposando.

Un ente materiale, così come possiamo considerare l’uomo è destinato, per sua stessa natura, a rendersi sempre più radiante così come nel regno minerale ogni elemento è destinato, nel corso del tempo, a divenire un corpo radioattivo. Per ottenere questo passaggio di alchimia fisica e spirituale, e per passare dalla coagulazione fino alla risoluzione, che è anche un atto di “condensazione della radianza” occorre perciò imparare l’Arte Sacra.

L’Arte di cui parla questo tipo di sapienza è quella della bontà del “saper morire” perciò del morire a noi stessi per ottenere la Bellezza del commensurarsi con la radianza e quindi accoglierla pienamente in noi. Una massa di fuochi condensati è un’Energia pura di fuochi concentrati che deve essere trasformata in un’Energia pura di Fuoco-Luce radiante, così che l’ente materiale è volto verso l’Immortalità.

Secondo la scienza ufficiale la massa può essere convertita in energia e viceversa, anche se la sapienza antica, che viene chiamata Arte Sacra, lo sapeva millenni fa e lo aveva insegnato da sempre, perché credeva a questa forma di Alta Verità. Chi si accosta all’Arte Sacra deve saper maneggiare il fuoco, e chi si accosta al Fuoco deve sapere che esso può imprigionare e può rendere mortali oppure può dare la liberazione e l’immortalità.

Se studiamo i nostri Fuochi condensati dobbiamo contemplare tutte le reazioni egocentriche ed esagerate che noi attiviamo come reazione psicologica oppure fisiologica, e che ci vede ridotti come delle stupide marionette a cui vengono tirati i fili, e che sanno reagire soltanto in modo automatico: vediamoci allora come dei poveri esseri ridotti ed impoveriti da forme di pensiero unilaterale.

Allora dobbiamo faticare molto per poterci osservare senza stupore e senza dolore per avere tenuto per tanto tempo tutto il nostro interiore Oro sepolto e mortificato sotto una cappa di piombo: perciò dobbiamo praticare la Via del Fuoco. Quando si parla di Via del Fuoco ovviamente non si fanno riferimenti al fuoco propriamente detto, ma si vuole concepire quello che l’induismo chiama Sadhana cioè la Via della Realizzazione della nostra Essenza.

Con la stessa accezione potremmo usare il termine di “Via del Suono” in cui il discepolo si realizza come suono e infine come Essenza non sonora. In sanscrito suono si dice “Svara” e luce si dice “svar”: perciò fuoco e luce sono uniti dalla loro essenza di affinità fonetica. Secondo la Cabala la Luce-Verbo emerse dalle profondità delle Tenebre, perciò praticando la Via del Fuoco noi pratichiamo la Via del Ritorno. Ogni discepolo di ogni tradizione, a qualunque ramo di sapienza dica di appartenere, pur sempre segue la sua Via del Fuoco.

La Via del fuoco afferma che questo piombo interno l’uomo può convertirlo in Oro perché il futuro è nelle nostre mani, e la radianza è sempre presente al nostro interno come una brace che si affievolisce ma che non si spegne mai. Solo a noi sta il potere di sprigionarla e di manifestarla: perciò la comprensione dei nostri fuochi interni ci rivela anche la sintesi della nostra vita.

Manifestando il fuoco del nostro talento possiamo conoscere il fuoco universale dell’Essere e una completa identità con l’Essenza del Fuoco che rivela la Realtà Suprema non manifesta. Parlando di Fuoco-Luce dobbiamo anche parlare di Suono, che non è la vibrazione di uno strumento musicale o il crepitio del legno nel caminetto, benché anche loro siano forme infuocate: la Via del Fuoco rivela che Luce-Fuoco e Suono sono identici perché “il Suono è Fuoco che vibra e che saetta.”

La Via del Fuoco non si scrive nei libri e non si apprende in forma intellettuale perché nasce, cresce e si sviluppa nel vivere con gioia e creativamente. La Via del Fuoco possiede 3 sentieri: vi è la Via alchemica in cui si assapora il Fuoco della Vita, vi è la Via del Bello in cui si gioisce del Fuoco onnipervadente e, infine, vi è la Via metafisica in cui il Fuoco diventa incolore perché è il prisma sfaccettato della varietà infinita della Manifestazione.

La Via del Fuoco si matura nella sperimentazione diretta e nella consapevolezza dell’Essere: Conoscere, Sperimentare e Vivere sono i suoi 3 pilastri fondamentali, che sono anche le 3 faville costituenti la Radice Sacra di una tale Via. L’ardore, l’ardire e l’ascendere sono i 3 pilastri della Via del Fuoco, che ci rivela l’Arte di Vivere in maniera armonica e ci rivela la Bellezza di concepire di essere nell’unità e di essere coronati dalla Beatitudine, così da poterci manifestare in completa e assoluta somiglianza con l’Ente Supremo, poiché è il nostro Padre Celeste.

Buona erranza
Sharatan

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