giovedì 18 dicembre 2014

Discriminazione



“Non abbiamo occhi che per il nostro prossimo,
lo critichiamo e lo condanniamo, lo vogliamo
migliorare ed educare.”
(Carl Gustav Jung)

Uno degli ostacoli maggiori alla nostra realizzazione spirituale è la tendenza ad affermare aggressivamente la nostra personalità. Questo è il pericolo che sottintende il monito dei più grandi maestri spirituali sul rischio d’inflazione dell’ego. Questo difetto viene molto incoraggiato dalla nostra società post-moderna, anche se non è l’unica tendenza negativa che ci stimola la nostra società così malfunzionale.

Le caratteristiche di un'affermazione prepotente si mostrano non sempre chiaramente o esplicitamente, perché hanno anche delle forme molto più subdole e insospettabili. L’affermazione prepotente di se stessi può assumere forme fisiche impulsive oppure può avere delle forme più mentali. Le affermazioni fisiche aggressive sono mostrate negli scoppi di collera, nel risentimento astioso, nella condanna oppure con le critiche eccessive.

L’ira e la collera prevedono anche delle aggressioni fisiche contro quello che pensiamo possa opporsi al raggiungimento di un nostro obiettivo. L'ira e la rabbia sono dei nemici molto insidiosi, perché ci fanno agire senza tener conto del nostro reale benessere. Gli atti di collera o di rabbia funzionano come dei boomerang che si rivoltano contro chi li lancia, infatti tornano sempre contro di noi.

Ogni sentimento rabbioso oppure risentito svolge un’azione che avvelena, perché il nostro corpo viene inondato da sostanze nocive. E questo riguarda la struttura biologica, ma anche la sfera emotiva e l’ambito spirituale. È la conferma del detto tradizionale cinese secondo cui, ogni volta che la rabbia ci fa sputare verso il cielo, lo spunto ricade sulla nostra testa.

Ma esistono anche altre tendenze insidiose che dimostrano la tendenza distruttiva nascosta nelle persone. La tendenza negativa più diffusa è il criticismo e la tendenza a giudicare in modo malevolo l'operato degli altri. Oggigiorno vediamo una diffusa tendenza a criticare e una continua svalutazione del proprio prossimo, perciò la maldicenza si può definire quasi un'attività alla moda.

Vediamo che ci sono molte persone che provano piacere a denigrare e trovare difetti negli altri. A costoro non piace il nostro modo di fare. Ti giudicano e decidono che ogni cosa che fai, ti viene male. Vedono come ti vesti, e decidono che ti vesti con troppi fronzoli, oppure pensano che usi troppo pochi fronzoli. In definitiva, concludono che in tutto il tuo essere c’è un difetto, infatti loro lo vedono.

Si può vedere che costoro provano molto piacere nello scovare un difetto oppure una pecca in tutto. Gli psicologi dicono che la tendenza a fare troppo critiche soddisfa l'istinto di affermazione personale, perciò anche il gossip rientra in questa casistica. In pratica, la tendenza a osservare con scrupolo solo la vita degli altri per scoprire le loro debolezze e i loro difetti, gli offre un senso di superiorità.

Si prova molta consolazione e soddisfazione nel vedere che “anche i ricchi piangono.” Osservare le carenze degli altri riesce a solleticare la vanità del criticone. Le loro insoddisfazioni personali vengono scaricate sugli altri, e lui se sta molto più leggero. E così si sente anche consolato delle sue carenze vedendo che agli altri non gli va bene. E se le cose vanno bene, un criticone trova sempre un motivo per lamentarsi, perché una sfumatura oppure un minimo difetto può guastare tutto.

E quando gli si fa capire che non si apprezzano le loro critiche, loro continuano imperterriti a farle, perché sentono che agiscono solo per il nostro bene. I criticoni sono persone che si sentono molto utili, perché sentono di esistere per far notare, agli altri, i loro difetti. Ma quando le persone ricevono solo critiche aggressive, il loro primo istinto è quello di difendersi perché sentono l’aggressività nascosta e mascherata della critica.

La prima reazione ad un attacco è sempre una difesa, perciò il criticone ottiene sempre l’effetto opposto a ciò che vuole ottenere. E non ottiene alcun cambiamento di atteggiamento da parte degli altri. Il cambiamento non avviene mai in seguito a un attacco aggressivo, ma viene prodotto da un’attenta riflessione unita alla persuasione interna che è necessario cambiare qualcosa.

Un criticone non possiede la pazienza e neppure l’umiltà di confrontarsi con il suo prossimo. Ancor peggio, in lui si mostra la totale mancanza di affetto nei riguardi dell’altro. Una persona che vuole bene all'altra e la vede sbagliare, le fa notare il difetto, e poi la invita a riflettere. Una persona amabile offre il suo affetto, la sua pazienza e la sua comprensione, ma non usa mai l'aggressività nascosta nella critica eccessiva.

Invece, i consigli dei criticoni insensibili sono detti così, tanto per dirli, perché loro agiscono solo per sfogare l'insoddisfazione personale e non per aiutare. Scaricano le loro frustrazioni sugli altri e spesso la critica sembra essere innocua, ma non lo è. Come si può notare in quelli che amano il pettegolezzo e la maldicenza gratuita. Ma, anche se non sembra, un eccessivo amore per la critica dimostra un lato personale molto poco nobile, e dimostra che non possiamo fare a meno degli altri. Anche la maldicenza può dimostrare che le persone hanno sempre bisogno di avere una comunicazione con il loro prossimo.

Ma la cosa paradossale è che la condivisione non è armoniosa, ma si ottiene con la lotta come si vede nelle persone che si riuniscono per sparlare degli altri, come nel gossip. Questo passatempo è molto poco edificante, e poi si basa su unioni interessate perciò instabili e temporanee. Questi non sono di certo dei legami pieni di affetto. È chiaro che dobbiamo vedere tutti gli aspetti degli altri perciò vedremo aspetti positivi e negativi, e si potrà amarli anche se hanno quei difetti.

La caratteristica negativa del criticismo esagerato è quella di criticare per deridere e per sminuire il prossimo usando la cattiveria. C’è molta differenza tra la critica che aiuta a migliorare perché agisce costruttivamente, e la critica che mette in ridicolo, perciò sarebbe meglio se vedessimo, per primi, i nostri difetti. Se sentiamo di avere la tendenza alla critica esagerata, sappiamo che questo difetto si deve trasformare in giusta discriminazione. Infatti la critica eccessiva è un'azione antagonistica che ci priva di comprensione, e ci fa diventare persone crudeli.

La giusta discriminazione ci rende indulgenti, perché è una tendenza a fare azioni inclusive, è il possesso della dote della comprensione perciò è un'attitudine eccellente. Se la discriminazione della mente è veramente obiettiva si vedono sia i propri limiti che quelli degli altri, perciò la mente diventa sempre più obiettiva, evolutiva e acuta. Non possiamo avere i paraocchi riguardo alle persone e alle cose, ma il nostro atteggiamento non deve diventare un giudicare troppo duro e ottuso che si compiace del male che vede negli altri.

Un discriminatore spirituale soffre delle carenze e dei difetti che vede negli altri, perciò non si compiace e non si sente superiore a nessun altro. Un vero discriminatore spirituale sa compatire chi vede sbagliare, perciò lui cerca sempre di aiutare affettuosamente le persone che sbagliano. Anche quando lui vede calpestare i principi in cui crede, deve manifestare il suo punto di vista ma deve agire senza usare l'acredine oppure la rabbia.

In ogni cosa deve esprimere apertamente il motivo del suo dissenso, deve ammonire e deve mettere in guardia l’amico se vede sbagliare se questo è quello che va fatto. Perciò difende con coraggio le sue idee e le persone che vede offese o attaccate ingiustamente. Agisce con fermezza e con coraggio, ma senza usare l'acredine o la cattiveria. I maestri spirituali invitano a eliminare i nostri difetti sviluppando le qualità opposte al nostro difetto. Le qualità di segno opposto sono di due tipi diversi, infatti useremo le qualità dell’inclusione come la bontà, la dolcezza, la generosità e l’amore.

Molto spesso queste qualità positive vengono denigrate perché si pensa alla bontà come a una qualità passiva che fa diventare più ottusi. Ma solo la bontà falsa è una qualità debole e sentimentale che si gloria delle sue stesse apparenze. La vera bontà è una virtù potente, ed è una vera forza dinamica che possiede il potere energetico che fa diventare irradianti. Il potere della vera bontà è quello che sa convertire con la mitezza e la dolcezza imperturbabili mostrate da san Francesco che ammansì il lupo.

Un’altra qualità che affina la nostra discriminazione mentale è la capacità di saper apprezzare la vita, di saper lodare e di saper esprimere la nostra gratitudine. E questo tipo di attitudine si sviluppa meglio se riusciamo a mettere l’accento sul lato buono delle cose, delle persone e dei fatti. E non si tratta certo di diventare degli ottimisti ottusi che s'illudono sulla bontà assoluta del mondo.

Non si tratta di diventare degli esseri stupidi o sentimentali, ma di saper distinguere tra lati luminosi e oscuri nascosti in tutte le persone. Si devono saper vedere entrambi gli aspetti, ma poi si deve restare concentrati maggiormente sui lati luminosi e positivi. L'apprezzamento ci aiuta a vedere l’aspetto buono e luminoso delle cose, perciò è una qualità che aiuta ad alleggerie e che facilita la vita.

Questo atteggiamento mentale ci aiuta a liberarci dalla scontentezza, dal malumore, dal risentimento, dall’amarezza e dalla ribellione contro le cose più amare e dure della vita. Molto spesso entriamo in guerra contro tutte le ingiustizie, contro le umiliazioni, contro gli uomini ottusi ma, facendo questo rischiamo di diventare esseri amari che si scagliano rabbiosi contro Dio.

Jung diceva che ogni volta che uccidiamo Dio, lui risorge sotto forma di malattia o come forte disagio interno. È inutile negare che la vita presenta anche degli aspetti molto dolorosi, dei lati meschini o tormentati, perciò è normale rischiare di essere persone ciniche e amareggiate per il dolore o le sventure. Ma non va bene che la nostra anima resti per troppo tempo in questa condizione di tormento e di scontentezza.

La tradizione cabalista racconta che un giorno, mentre Gesù Cristo camminava lungo le strade della Galilea con i suoi discepoli, incontrarono il corpo decomposto di un cane che giaceva abbandonato sul ciglio della via. Alla vista della carogna puzzolente qualcuno si otturò il naso e si allontanò disgustato, mentre altri compatirono la povera bestia.

Gesù Cristo non fu affatto disgustato dal cane, ma restò a guardare con attenzione la sua carcassa decomposta e poi chiamò i suoi discepoli dicendo: “Venite a guardate. Guardate che meravigliosa dentatura aveva questo cane!” Questo è l’esempio di come si deve guardare, e mostra come sa guardare chi sa vedere e apprezzare la bellezza nascosta in ogni cosa, a prescindere dalla forma dietro cui, la bellezza si nasconde.

Buona erranza
Sharatan

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