“All’alba del Giorno di Brahma tutta la creazione,
immanifestata, emerge dal suo immanifesto stato:
al crepuscolo dell’incipiente Notte di Brahma,
tutta la creazione sprofonda nuovamente
nel suo stato immanifesto.”
(Bhagavad Gita, 8,18)
In molte culture arcaiche si tramanda che il tempo cosmico viene scandito dal susseguirsi di grandi età con cui l’universo si rinnova periodicamente. La versione più complessa e articolata dei cicli periodici delle ricreazioni e dissoluzioni perenni dell’universo è narrata nell’Atharva Veda. Ma esiste anche una versione simile nella mitologia germanica dove si racconta della distruzione finale, Ragnarǫk, da cui sorgerà una nuova creazione.
La dottrina indiana divide il tempo cosmico in 4 cicli detti yuga ossia età, e afferma che ogni età è preceduta da un’aurora e seguita da un crepuscolo che fanno parte di quell’età. Un ciclo completo è un mahayuga ed è composto da 4 yuga cioè da 4 età di durata diversa poiché la prima età è sempre la più lunga mentre le età susseguenti sono, progressivamente, sempre più corte.
Yogananda dice che gli yuga sono quattro, perché il numero 4 possiede una profonda risonanza simbolica con la progressione della relatività dell’esistente. In effetti, nelle dottrine indiane vengono citati i 4 stadi della vita e anche i guna che vengono indicati come 3, per Yogananda, in realtà sono 4 perché rajas contiene la sottocategoria sattwa-rajas. Ogni ciclo cosmico inizia con la prima età ossia il Krita-yuga o Satya-yuga che dura per 4.000 anni a cui sommiamo 400 anni di aurora e 400 anni di crepuscolo.
Subito dopo subentra la seconda età, Treta-yuga, che dura 3.000 anni a cui sommiamo 400 anni di aurora e 400 anni di crepuscolo. La terza epoca è Dwapara-yuga che dura 2.000 anni a cui sommiamo 400 anni di aurora e 400 anni di crepuscolo. La quarta e ultima età è Kali-yuga che dura solo 1.000 anni a cui sommiamo 400 anni di aurora e 400 anni di crepuscolo. Queste 4 età formano un ciclo completo detto Mahayuga che comprende nascita, splendore, logoramento e distruzione.
I 12.000 anni di Mahayuga formano un “anno divino” di Brahma che dura 360 anni perciò il tempo che passa tra un Giorno e una Notte di Brahma dura 4.320.000 anni che formano un ciclo cosmico. E mille mahayuga formano un kalpa e 14 kalpa formano un Manvantara perciò un kalpa equivale ad un Giorno di Brahma e un altro kalpa equivale ad una Notte di Brahma. Si insegna che 100 giorni di Brahma formano la lunghezza della sua vita, ma la durata di un tempo incommensurabile non esaurisce la durata della vita del cosmo. Nelle dottrine indiane si insegna che, neppure gli dei vivono per sempre perciò, dopo la fine del nostro Brahmanda Solare, nascerà un nuovo Sole.
La cosa interessante è che nei 4 yuga prevale la mentalità delle 4 caste in cui vengono divisi gli uomini. Nell’età oscura, Kali, prevale la mentalità del tipo Shudra cioè il contadino. Queste persone si identificano solo con il corpo fisico, mentalmente sono orientate solo verso i problemi e non verso le soluzioni. Essi affrontano le situazioni solo con la forza dei loro muscoli, con l’istinto o con le loro emozioni, e se non la spuntano cadono in preda al vittimismo. Per loro non esiste altro punto di vista che ciò che sentono e non sanno mettersi nei panni degli altri perciò hanno un’intelligenza molto limitata.
Dwapara è l’età dell’energia in cui viviamo attualmente in cui è preponderante il Vaishya cioè il mercante. In questa età non vediamo affermarsi ancora la consapevolezza, ma si afferma l’intelligenza che viene usata per avere un guadagno personale. Lo scopo di questo tipo umano è quello di trovare il massimo vantaggio perciò è molto più facile che questa età possa far sviluppare l’astuzia piuttosto che l’intelligenza che conduce alla saggezza. Le epoche Qwapara favoriscono le persone che hanno la mente da commercianti e che cercano di comprare e vendere tutto a tutti.
Invece Treta vede affermarsi il potere della mente perciò predomina la mente del Kshatriya cioè il guerriero. Costui cerca di espandere la sua libertà perché non tollera la limitatezza dell’ego perciò cerca di includere nella sua felicità il maggior numero di persone. La sua mente vuole orizzonti sempre più ampi, perciò più che a dominare pensa a servire gli altri e vuole sacrificarsi per il bene altrui. Vede il bene e l’ingiusto come dei principi astratti che non vengono collegati al suo tornaconto personale perciò ha la capacità di vivere seguendo i suoi principi. L’esempio migliore è il leader che mette la vita al servizio del bene comune, e la cui gioia maggiore è servire il bene degli altri.
L’età Satya o Krita è un’epoca spirituale in cui prevale la coscienza del tipo Brahmin cioè il bramano. Quando l’evoluzione umana ha raggiunto questo livello, l’ego vuol essere guidato solo dalla supercoscienza. E quanto più in alto si sale tanto più intensamente si potranno raggiungere stati di coscienza che diventano livelli sempre più elevati di evoluzione. In questa età cresce il desiderio di mettersi in contatto con la Divinità perciò si espande una consapevolezza sempre maggiore. Nella mente del bramano nasce la percezione e il rispetto per ogni forma di vita, perciò egli vuole aiutare l’umanità e comprende che l’unica cosa che conta è l’unione con Dio, infatti siamo nello stadio del maestro spirituale.
Le creazioni cosmiche si susseguono in modo ciclico, perciò ogni ciclo, mahayuga, è formato sempre dal ripetersi di 4 età cioè da krita, treta, dwapara e kali che finiscono sempre con un Pralaya che è una totale dissoluzione. Durante questa dissoluzione totale, le forme regrediscono ritornando nella massa amorfa delle origini. Questo avviene alla fine di ogni kalpa con il Mahapralaya. Una fase di Pralaya chiude i cicli del cosmo e anche i cicli della storia terrestre, perché le varie età si ripetono sempre in questo medesimo ordine.
E, alla fine del millesimo ciclo, verrà un Mahapralaya che vedrà una completa dissoluzione del nostro Brahmanda solare: e, in seguito, nascerà un nuovo sole. Nella Bhagavad Gita, Krishna insegna ad Arjuna che esistono due tipi di pralaya: quello parziale e quello totale. Quello totale avviene con il totale ritiro di tutta la creazione manifesta alla fine del Giorno di Brahma seguito da un’incalcolabile Notte di Brahma. Invece un pralaya parziale avviene quando la presenza di Dio si ritira dalla vita umana, perciò arriva la rovina che è la mancanza dell’ispirazione di Dio.
Yogananda dice che vediamo un Pralaya totale quando osserviamo l’affievolirsi della manifestazione consapevole di Dio che porta la confusione e la decadenza graduale dell’uomo. Il Pralaya totale è una totale scomparsa di Dio perché l’uomo non fa nulla per realizzarlo in se stesso e all’esterno. Quando vediamo un Pralaya parziale sappiamo che, più di ogni altra cosa gli uomini hanno bisogno di Dio, ma il parziale ritirarsi di Dio dalla creazione manifesta, produce una riduzione del potere magnetico di Dio con cui gli uomini vengono attratti verso l’illuminazione.
Se non esistesse questa forza che ci attira verso l’alto, ci resterebbero ben poche speranze, dice Yogananda. Ma accade che, in alcune età cosmiche predominano alcuni guna rispetto ad altri. Infatti, in alcune età prevale il sattwa guna cioè la qualità elevante, mentre in altre età spicca il rajoguna cioè la qualità attivante. In altre età, invece, predomina tamaguna cioè predomina la qualità oscurante, e quando sattwaguna si ritira oppure viene oscurato, il genere umano cade in rovina.
Secondo i calcoli di Swami Sri Yukteswar, nel 700 a.C. la Terra era entrata in un lungo ciclo discendente cioè nell’epoca oscura del kali-yuga che seguiva un’epoca di relativa illuminazione. Da allora, la maggior parte dell’umanità ha smarrito molto del suo potere spirituale, della sua chiarezza mentale e della precedente capacità di comprensione che aveva in passato. Satya-yuga era l’iniziale epoca d’oro della saggezza, è il tempo dello splendore della comprensione umana che si è trasformata nell’epoca del discernimento, Treta-yuga.
Da essa siamo discesi nell’età dell’energia, Dwapara-yuga in cui siamo attualmente, e che ci vedrà discendere ancora più fino all’età più bassa, Kali-yuga, in cui la comprensione dell’uomo si sarà fissata sul pensiero che solo la materia è reale e sostanziale. Yogananda dice che, dal tempo in cui fu scritta la Bhagavad Gita, il ciclo sta nuovamente risalendo e dal 18° secolo siamo entrati nel Dwapara-yuga ascendente. Infatti, negli ultimi 3 secoli, l’uomo è riuscito a capire che la materia è una vibrazione di energia perciò l’umanità ha iniziato a capire che l’energia è l’elemento essenziale per il funzionamento di ogni cosa.
La dottrina tradizionale insegna che, durante il Satya-yuga il Dharma possiede 4 gambe, durante il Treta-yuga possiede 3 gambe, durante il Dwapara sta 2 gambe, invece durante il Kali-yuga si regge su una sola gamba. Durante il Kali-yuga, il dharma riesce a stare in piedi in modo molto precario perciò l’uomo ha meno energia e riesce a godere in modo relativo dei piaceri. Al prosciugamento d’energia segue il precoce invecchiamento, la graduale perdita di chiarezza mentale, il costante aumento dell’egoismo, della cupidigia e dell’autoindulgenza che sono malattie dell’ego.
Durante il Kali-yuga per l’uomo è difficile capire che ogni stato di coscienza contiene anche il suo opposto, perciò non sa capire che la gioia non dura e che, nel dolore, sono contenuti i semi della gioia e della felicità. Il Mahabharata conferma che l’età del declino vede una diminuzione della durata della vita, un rilassamento morale e il declino dell’intelligenza e della consapevolezza umana. La decadenza è sempre una decrescita biologica, intellettiva, sociale, etica, spirituale e così via, perché tutte le età finiscono sempre con periodi di grande buio.
E allora vediamo i tempi in cui gli uomini hanno solo una relativa illuminazione spirituale, le epoche in cui tutti sono impegnati solo a ricercare i loro interessi perciò prevale il buio e l’odio, la violenza e la guerra. Infatti i Veda furono scritti quando i rishi videro che stavano arrivando i tempi oscuri in cui gli uomini non avrebbero più avuto più una memoria capace di ricordare i loro sacri insegnamenti. Per gli antichi indiani, l’invenzione della scrittura fu il segno dell’involuzione della coscienza dell’uomo che perdeva l’illuminazione e la memoria.
I maestri indiani dicevano che esistevano 4 livelli di comprensione dei Veda perciò chi possiede maggiore elevazione spirituale raggiunge il Chatturveda cioè la comprensione di 4 Veda. Alcuni raggiungono il Triveda cioè la comprensione dei 3 Veda, altri quella del Dubey ossia quella dei 2 Veda. Il livello di comprensione di un solo Veda che è quello che prevale nella mente moderna che legge e non comprende, perché la comprensione spirituale si è completamente ottenebrata.
I Veda non si comprendono perché le parole hanno cambiato il loro significato originario, e anche perché oggi gli uomini sono illuminati in modo relativo. Ma, dal ciclo perenne di creazione, distruzione e ricreazione si può sfuggire solo con un atto di libertà spirituale che equivale a diventare consapevoli di questa enorme illusione cosmica. Il buddismo mette in relazione i grandi cicli cosmici con una ruota di 12 raggi che chiamano kala chakra. Le fonti pali insegnano che 100.000 kalpa cosmici sono collegati con il cammino evolutivo dei Boddhisattva dei cosmi.
La decadenza dell'umanità si vedeva fin dall’età in cui visse il primo Buddha cioè Vipassi, vissuto 91 kalpa or sono, il quale vide che la vita umana durava 80.000 anni. Al tempo del secondo Buddha, Sikhi, che visse 31 kalpa or sono, la vita umana si era già ridotta a 70.000 anni. Al tempo del settimo Buddha Gotama, la vita umana era diventata solo di 100 anni perciò si era ridotta al suo limite estremo. Per questo Gotama insegnò che l’unico modo per fuggire alla ruota delle morti e delle rinascite era entrare nel Nirvana.
Buona erranza
Sharatan
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