“La mia vita come l’ho vissuta mi era spesso apparsa
come una storia che non ha né inizio né fine …
Riuscivo benissimo a immaginare di essere vissuto
nei secoli passati e di avervi incontrato domande a cui
non ero in grado di rispondere; che dovevo nascere
nuovamente perché non avevo portato a termine
il compito che mi era stato dato.”
(Carl Gustav Jung)
Secondo il filosofo greco Platone, gli esseri umani ricercano un loro omologo perché, anticamente, l’essere umano era diverso da oggi. In origine la creazione vedeva tre tipi di creature: uomini, donne e individui che racchiudevano entrambi i sessi. Ognuno di questi esseri aveva quattro gambe, quattro braccia, quattro orecchie, due facce e due tipi di organi genitali. E fu a causa di questa completezza che gli esseri umani divennero troppo arroganti e cominciarono a pensare di poter usurpare il posto degli dei.
Questa idea sovversiva mise in allarme gli dei e il potente Zeus convocò un consiglio divino in cui si discusse la questione: gli dei avrebbero potuto facilmente distruggere tutti gli uomini, ma erano abituati ai loro omaggi, quindi non volevano restare senza i loro sacrifici e senza le offerte che l’umanità tributava. Alla fine al potente Zeus venne l’idea di dividere in due le creature umane che sarebbero diventate deboli la metà di quanto fossero e in più, con quel trucco, avrebbero moltiplicato la massa di coloro che li adoravano.
L’idea fu applicata e gli uomini furono divisi e furono create delle creature con una testa, due braccia, due gambe due orecchie, un volto e un unico organo genitale: maschio o femmina. Ma l’operazione di divisione aveva lasciato nelle creature il desiderio dell’altra metà che gli era stata strappata. Zeus vide l’infelicità del genere umano e concesse il desiderio sessuale per consolare gli uomini di quello che avevano perduto.
Gli esseri che era stati due maschi cercarono un maschio da amare, quelli che erano state due donne cercavano una donna da amare e quelli che erano stati sia maschio che femmina cercavano l’altra metà del sesso opposto per ricongiungersi e moltiplicarsi. Anche nella Genesi è detto che Adamo nacque uomo e donna e che, durante il suo sonno, Dio trasse la donna dalla sua costola, perciò anche Adamo ebbe due facce come disse Platone.
Un’idea simile si trova anche nel mito dell’amore tra Osiride ed Iside che erano sia fratello e sorella che marito e moglie. I due dei erano destinati a stare insieme fin dalla nascita, infatti erano gemelli e, fin dalla nascita, l’uno fu amato dall’altra. La dedizione di Iside verso Osiride non diminuì neppure quando la dea dovette percorrere tutto il mondo per ritrovare e ricomporre i pezzi del corpo del suo sposo per farlo ritornare in vita. L’amore che nutrirono l’uno per l’altra non potè essere spezzato neppure dalla morte.
Senza dubbio questi miti ci aiutano a capire perché le anime si sentono attratte tra loro, e come l’intreccio del destino di alcuni può essere spiegato. Spesso non sappiamo spiegare il legame che esiste tra alcune persone, sia nel bene come nel male. Non sappiamo capire le dinamiche che si intrecciano tra alcune persone, e non comprendiamo quali effetti abbiano queste forze sulle persone che le vivono. È utile capire perché alcune anime sono connesse con altre anime, e capire come mai questo accade.
È utile capire, perché uno dei concetti più ridotti e più strumentalizzati è il concetto di “anima gemella” che sfrutta, in modo strumentale, il desiderio di evoluzione dell’anima che avverte una forte tendenza ad una crescente integrazione e completezza. Nel senso limitato che è comune a molti si crede che l’anima gemella sia il partner perfetto con cui si trova l’appagamento fisico, psichico e sessuale esclusivo: ma nulla è più falso e riduttivo di questo modo di vedere la questione.
Dobbiamo ricordare che, essenzialmente, siamo degli esseri spirituali che fanno un’esperienza fisica sulla terra. Siamo un’anima che viene sottoposta ad una lunga serie di esistenze fisiche necessarie per capire di non essere un semplice corpo fisico. Lo stadio finale della nostra evoluzione sarà quello di diventare spirito ma, nel frattempo, la creazione ci lascia la libertà di scegliere come esprimere noi stessi.
La vera natura dell’anima è quella di essere una “cercatrice” cioè di essere alla ricerca della propria identità. La sola domanda a cui siamo obbligati a rispondere sarà: «Chi sono io?». Alla domanda, si può rispondere in modi diversi, e ognuno sceglie il modo che crede essere il migliore per se stesso. Già da questo si capisce che, nella vita, non esiste una soluzione unica ed univoca che va bene per tutti, ma esistono molte possibilità e opportunità a cui si può rispondere in modi diversi.
Questa comprensione non si raggiunge facilmente e neppure con la conoscenza intellettuale, ma dimostrando amore, gentilezza, sopportazione e pazienza per noi stessi (quando non riusciamo a essere migliori di quello che siamo) e verso gli altri (quando non sono come vorremmo che fossero). Applicandoci, giorno dopo giorno, possiamo ampliare le nostre qualità e la nostra capacità di comprensione. La crescita della nostra consapevolezza sarà completa quando impareremo ad esprimere - in tutti i nostri rapporti - la misericordia e l’amore fraterno.
Ma, nel frattempo viviamo molte vite e, nel tempo che passa tra la morte e la nuova nascita, l’anima compie un lungo lavoro di ricapitolazione durante il quale essa esamina lo sviluppo spirituale a cui è pervenuta. Considerato che l’obiettivo dell’esistenza fisica è quello di esprimere l’amore verso gli altri esseri viventi, l’anima fa una valutazione. Una volta che tale processo si è concluso, l’anima conosce le prossime lezioni del suo programma di apprendimento e aspetta il tempo giusto e le opportunità migliori per fare una nuova esperienza di se stessa.
In sostanza, le anime sono vincolate solo a sottostare a due leggi: la legge di causa ed effetto e la legge di affinità secondo cui il simile attrae il simile. Gli individui non subiscono negativamente o in modo passivo nessuna delle due leggi, perché la legge di causa ed effetto viene per restituire ciò che abbiamo fatto agli altri, mentre la legge di affinità lavora con il principio del magnete, per cui attiriamo solo quello che ci somiglia.
La lezione che le due leggi ci offrono sono racchiuse nei due principi evangelici: dobbiamo fare solo ciò che vorremmo ci venisse fatto, e se amiamo saremo amati. Più che valutare gli aspetti negativi delle leggi dovremmo essere consapevoli delle potenzialità positive che esse offrono. Dobbiamo imparare a lavorare su queste leggi sfruttandole a nostro vantaggio, e il rapporto tra anime compagne dimostra che viene stretto un patto in cui delle anime sfruttano queste regole per rendere più veloce l’evoluzione reciproca.
Le anime si raggruppano perché sanno che la vita diventa più fruttuosa se agiamo con creatività e se usiamo le potenzialità evolutive che ci vengono offerte invece che imprecare per le carenze. Nonostante tutto quello che ci è accaduto in passato, in ogni incontro dobbiamo vedere l'aumento delle opportunità e il ricordo che viviamo per imparare ad amare. La legge dell’amore, vista con questo punto di vista inconsueto, diventa una legge che ci spinge a sviluppare un sano egoismo spirituale soprattutto se vediamo emergere dei vantaggi reciproci.
Il periodico rinnovarsi di incontri tra anime che si assomigliano è uno degli scopi per cui viviamo sulla terra, perché l’amore si può imparare solo amando altri esseri. Amare chi ci assomiglia è molto più facile che amare chi avvertiamo come troppo diverso da noi, per questo il fatto di riuscire ad amare il nostro nemico viene indicato come l’ideale più elevato. Le anime simili si attraggono e si ricercano, perché si comprendono meglio e sanno come aiutarsi a diventare degli individui migliori.
Tutti noi abbiamo più di un’anima compagna con cui ci siamo ritrovati in più di una esistenza. Tutti abbiamo delle anime con cui ci sentiamo in maggiore assonanza e che vediamo come nostre anime complementari e con cui abbiamo rapporti migliori. Lo scopo di questi incontri tra anime affini è quello di aiutarsi, e non si tratta mai di semplice attrazione fisica ma dobbiamo intenderla come una profonda affinità mentale e spirituale.
Le anime diventano compagne quando si aiutano a risolvere problemi, oppure quando si aiutano a creare nuove consapevolezze, perché si vogliono aiutare reciprocamente nel loro sviluppo spirituale. Nelle relazioni tra le anime non esistono dei rapporti perfetti tra anime perfette che rendono la vita reciproca perfettamente felice. Questa idea è un falso modo di pensare che viene svenduto per sfruttare la fragilità e la dipendenza emotiva delle persone.
I rapporti perfetti non esistono, ma si possono creare dei rapporti duraturi basati sul reciproco aiuto e sostegno, cioè possiamo creare dei rapporti pieni di amore reciproco. Che siano state buone o cattive, le nostre relazioni ci seguono nel corso di più vite terrene, soprattutto se c'è una continuità di schemi, di scopi e di ideali. Le attrazioni che sentiamo provengono a livello di anima e l’attrazione può continuare a ripresentarsi anche nella vita presente, e se questa attrazione non è positiva per il nostro sviluppo è molto meglio saperlo vedere ed evitare.
Nei rapporti tra anime vi possono essere problemi, perché un’anima si dimostra affidabile se ci fa riflettere e ci fa confrontare con i nostri punti di forza e con le nostre debolezze. Ma il carattere che contraddistingue le relazioni di questo tipo è il fatto di dare e di ricevere un reciproco vantaggio dalla relazione che intratteniamo, e che nel rapporto uno dei due non voglia guardare e coltivare solo i propri vantaggi.
Molto spesso troviamo anime compagne ritrovarsi all’interno dello stesso gruppo familiare, perché non è un caso se si nasce all'interno di un certo contesto familiare. La scelta della famiglia avviene perché si nasce in osservanza del concetto che ci viene offerto solo quello che ci serve e che è necessario per assolvere al nostro scopo di vita. Non è raro che anche i legami familiari vengano riproposti perché una situazione offre il migliore potenziale evolutivo che l’anima possa trovare.
L’anima non è interessata ai particolari, ma solo al contesto generale che troverà ovvero al programma di studi che avrà l’opportunità di affrontare. Questo accade anche se la nascita avviene in un contesto familiare violento e questo ci può fare dubitare che il meglio sia proprio quello. Un’anima sensibile può nascere in un certo ambiente anche per aiutare un altro essere, ad esempio il genitore violento che deve risolvere i suoi problemi di violenza.
Non sono soltanto i figli naturali che scelgono i loro genitori, ma anche i figli adottati fanno lo stesso processo di selezione. I figli adottati si possono permettere di scegliere ancora più liberamente senza curarsi del posto e dell’individuo fisico che sarà il loro futuro genitore. I genitori fisici possono scegliere i loro figli solo a livello di qualità dell’anima, mentre l’adozione prevede che anche la scelta fisica oltre che quella spirituale.
Molte volte i rapporti tra anime compagne si rivelano come forti amicizie che dimostrano che quelle anime si sono amate molto anche nel passato, perché l’amore è l’unica forza che può superare il tempo e lo spazio. Nell’amicizia l’affetto diventa più discreto e l'amore si mostra nell'aspetto più disinteressato rispetto la passione fisica. Tutti i nostri rapporti più significativi del presente hanno origine nel passato, per cui le persone che divengono molto importanti non le incontriamo solo una volta.
Molto spesso incontriamo anime inserite in gruppi più grandi di quello familiare; sono anime che si incontrano per fare qualcosa che coinvolge contesti più vasti di quello familiare. In questo caso lo scopo che devono avere questi incontri è maggiore di quello che implica lo sviluppo del singolo individuo. In questi casi si vedono degli effetti che coinvolgono dei fatti di portata nazionale o mondiale (come nel caso di persone che vengono coinvolte nei grandi disastri naturali).
Spesso alcuni gruppi di anime nascono in un paese e in un tempo specifico per preparare eventi che si vedranno maturare solo in futuro. E in alcuni casi non è detto che questi gruppi nascono solo per assolvere a dei compiti o delle missioni positive, perché alcune volte ci sono associazioni che si creano e che agiscono solo a fini malefici e vengono a scatenare dei conflitti religiosi o razziali. Anche gli schemi negativi restano attivi come avviene per quelli positivi, almeno finché l’entità non impara a trasformare il negativo in positivo.
In ogni modo, anche i fini collettivi che vengono perseguiti sono assonanti con il nostro modo di pensare. Spesso veniamo attratti dallo stesso gruppo di anime con cui ci siamo uniti anche nel passato. Il ricordo di una forte esperienza di gruppo può avere un effetto molto potente per cui possiamo volere ripetere l'esperienza. Le anime restano attratte dai chi hanno conosciuto e da ciò che hanno fatto in passato, perché il principio resta sempre lo stesso: il lavoro deve continuare dal punto in cui è stato interrotto.
La componente che unisce maggiormente le anime tra di loro è avere una comunione di intenti. Il fatto di creare dei rapporti così intensi tra gruppi di anime è uno degli scopi per cui siamo chimati a vivere sulla terra. Viviamo dei rapporti intensi, perché tutti i rapporti più forti hanno un maggiore potenziale evolutivo che possiamo attivare. Noi impariamo in modo più veloce se vediamo l'esempio degli altri e se impariamo dall’esperienza degli altri.
Le relazioni vengono ripetute finché non avremo trovato il modo di sanarle, perchè molti rapporti tra anime compagne possono avere una forte componente di rabbia e risentimento. Le relazioni problematiche nascono dai conflitti non affrontati o non risolti che l’anima deve imparare a risanare se vuole continuare la sua evoluzione. I rapporti umani più significativi riguardano sempre l’impegno di anime che vogliono condividere un processo di apprendimento e di crescita reciproca: e la crescita implica di dover affrontare dei conflitti.
A volte la situazione non riguarda il fatto di eliminare un rapporto difficile che comporta dei problemi, ma riguarda la capacità di coltivare l'affetto e accrescere la nostra autostima malgrado tutto questo, quindi riguarda la capacità di crescere malgrado le difficoltà. E ogni volta che la nostra risposta riguardo una persona o la situazione è troppo emotiva questo è il segno che dobbiamo approfondire meglio ciò che la persona o la situazione stimolano. Spesso il problema non sono gli altri, ma siamo noi stessi e gli atteggiamenti che assumiamo: è questo che crea i problemi.
Gli altri ci consentono di affrontare le situazioni e di ricevere le lezioni di cui abbiamo bisogno per la crescita della nostra anima e per la nostra evoluzione spirituale. In realtà, più l’anima diventa integra e maggiore sarà la sua capacità di stabilire dei rapporti armoniosi, per questo fatto il concetto di “anima gemella” non può pensarsi nel modo riduttivo e grossolano con cui siamo abituati a pensarlo. Invece dovremmo pensare che, quando saremo diventati molto più evoluti di quanto siamo, tutti diverremo anime gemelle per le altre anime.
Buona erranza
Sharatan
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