“Stando semplicemente ad osservare
gli insetti, le formiche, le api,
tutti questi animali innocenti,
molto spesso provo una forma di rispetto
nei loro fonfronti. Per quale motivo?
Essi vivono in armonia seguendo la legge
dell'esistenza, la legge della natura.”
(Gyalwa Tenzin Gyatso, XIV, Dalai Lama)
Se vogliamo capire la differenza tra l’uomo e l’animale dobbiamo capire la differenza tra anima e spirito. L’anima è legata alla nostra percezione interna, alla nostra interiorità e alla nostra sensibilità interiore. Lo spirito fa riferimento al mondo esteriore, a quello che ci circonda e al modo con cui il mondo esterno ci viene incontro affinché lo possiamo comprendere e accogliere interiormente.
In ogni cosa che ci circonda vi è qualcosa che dobbiamo saper filtrare al nostro interno, così che la conoscenza del mondo penetri nella nostra interiorità: è così che lo spirito umano può comprendere lo spirito del mondo. Parliamo di spirito quando riconosciamo l’aspetto spirituale che appartiene a tutti i regni della natura. Parliamo di anima quando sentiamo lo spirito di tutto ciò che vediamo nel mondo esterno e lo rispecchiamo nella nostra interiorità.
L’uomo è l’essere più complesso della natura, poiché è composto da quattro parti: la parte fisica che percepisce il mondo, il corpo eterico o vitale, il corpo astrale e l’io. Il corpo eterico è il portatore di tutte le nostre funzioni vitali e si distacca dal corpo fisico solo nel momento della morte, perché il corpo vitale regola l’insieme delle forze fisiche e chimiche che rendono possibile la vita.
Con ciò vediamo che il corpo eterico va attribuito anche alle piante, perché la pianta è un’entità formata di corpo fisico e di corpo eterico. Se parliamo dell’animale vediamo che al corpo fisico ed eterico dobbiamo aggiungere anche il corpo astrale. Al corpo astrale dobbiamo il fatto che lo spirito possa diventare creativo e possa differenziarsi.
Nel minerale lo spirito si esaurisce nel dare una forma fisica, mentre nell’animale lo spirito diventa attivo per merito del corpo astrale e quindi l’animale possiede una sua percezione interiore. La vita interiore dell’animale è dovuta al fatto che possiede un corpo astrale che consente l’attività dello spirito. Nell’uomo avviene un fenomeno diverso, perché il corpo astrale umano include il corpo dell’io. Lo spirito si mostra nell’uomo come intelligenza, perché è l’intelligenza creatrice caratterizza l’essere umano.
Negli altri regni della natura vediamo che l’intelligenza viene irrigidita dalla forma e la regolare attività della sostanza rende possibile la comprensione della natura del mondo da parte dell’uomo. Il corpo fu detto “astrale” perché l’uomo anticamente vedeva negli astri del cielo la manifestazione delle leggi che reggono l’universo. In effetti nell’animale vediamo un’intelligenza che ogni animale condivide con gli altri animali della sua stessa specie.
Se ci chiediamo se l’animale sia intelligente dobbiamo pensare che le diverse specie animali hanno diverse capacità, dice Steiner, che possiamo considerare come provenienti da un’esperienza di anima di gruppo. Gli istinti possono diventare anche superiori all’intelligenza umana, perché nell’animale alcuni comportamenti sono già strutturati e pronti ad essere usati.
L’animale nasce già predisposto in un certo modo, perciò l’animale porta in sé un patrimonio genetico che gli dà la possibile di viere secondo le regole della sua specie. L’intera organizzazione delle piante e degli animali mostrano che nella loro linea ereditaria esiste un’organizzazione precisa e definita. nell’animale l’esperienza dello spirito si manifesta in modo che il corpo faccia da mediatrice con l’anima di gruppo.
L’anima animale è legata più strettamente con il corpo di quanto non lo sia l’anima dell’uomo. Nell’animale, l’attività dello spirito viene percepita tramite il corpo, infatti la vita dell’anima animale è legata alle espressioni dell’organizzazione fisica dell’animale. E, poiché la vita dell’anima delle varie specie presenta caratteristiche diverse l’animale porta in sé venendo al mondo tutte quello che gli è necessario e tutto ciò che la sua specie gli consente.
L’animale percepisce la sua specie dalla nascita fino alla morte ma, essendo così legati con la loro specie, non si possono liberare dai vincoli che la sua specie subisce. Invece, l’uomo può modificare il suo volere, il suo sentire e il suo pensare e, pur subendo le leggi dell’ereditarietà, può costruire qualcosa che non viene trasmesso con l’ereditarietà. L’uomo può imparare sempre nuove cose e mostra esperienze e manifestazioni dell’io che non ha portato con sé e che non potrà cedere ai suoi eredi.
L’uomo, dice Steiner, sviluppa qualcosa che non può essere assimilato nel genere e che non può trasmettere. Il fatto di appartenere al genere umano ci fa ereditare tutte le caratteristiche degli esseri umani, ma una parte restante va conquistata come individualità. Tutto quello che l’animale percepisce come individualità gli proviene dall’ereditarietà, che gli proviene dal passato e che resuscita nella specie. La singola individualità animale sperimenta lo spirito della sua specie e del suo genere.
L’uomo invece è in un diverso rapporto con lo spirito, perché sperimenta sia quello che gli proviene dal passato, ma sperimenta anche gli eventi della sua vita che gli mostrano un certo rapporto con lo spirito. L’uomo è in grado di avere un rapporto molto particolare con lo spirito, perché - anche nel suo corpo eterico - si tramanda qualcosa che gli viene dal passato ossia il seme della sua vita precedente. E che diventerà il seme per la prossima vita.
L’interiorità umana si distacca così dalla sua specie, perché sviluppa una parte immortale che si cristallizza nell’anima della vita corporea. Nell’uomo si sviluppa qualcosa che non dipende dalla sua ereditarietà e che procede verso il futuro. Possiamo vedere una prima differenza tra anima umana e quella animale, nel fatto che l’animale può godere a pieno della sua corporeità. E lo vediamo nell’animale che gode della digestione sdraiato e beato, perché sta assaporando un godimento che fa parte della sua organizzazione.
Nell’uomo vediamo tutt’altro. L’uomo può liberarsi dai vincoli del suo corpo e questo è sia un male che un bene, perché così diventa insicuro. Nell’uomo l’esperienza dell’anima si libera del godimento interiore, dice Steiner, ma questo ha un prezzo. L’uomo può separare la sua anima dal suo corpo, invece l’animale percepisce il suo corpo con molta intensità e l’anima animale si manifesta tramite le azioni del corpo eterico in cui è inserito il corpo astrale.
Se ci chiediamo se l’animale ha la capacità di soffrire, dobbiamo rispondere che l’animale sente il dolore fisico in modo più intenso rispetto all’uomo, perché non possiede rimedi per il dolore fisico. Similmente avviene nei bambini nei quali la capacità di soffrire è molto più intensa che nell’adulto. L’adulto soffre meno perché il dolore fisico può essere ridotto con il controllo della mente che riesce a estraniarsi dal corpo fisico. Il dolore sia nell’animale che nei bambini è molto più intenso che nell’uomo adulto.
Non possiamo dire neppure che la vita umana è più progredita di quella animale, perché nell’animale si cristallizza una forma di intelligenza che è uguale a quella umana. Nell’animale avviene solo che la specie limita le caratteristiche dell’individualità alle caratteristiche della sua specie, e fissando lo sguardo dell’animale vi vediamo lo spirito della sua specie. Nell’uomo non vediamo tale riflesso, perché lo sguardo umano riflette il suo io autocosciente.
L’io si pone tra il corpo dell’uomo e lo spirito perciò le espressioni dell’anima umana sono così differenziate e personali. Nell’uomo vediamo che i gesti, il movimento, il modo di pensare dimostrano come l’interiorità si è strutturata nel tempo. Lo spirito lavora all’interno dell’organizzazione corporea, mentre l’io autocosciente si contrappone al lavoro dello spirito perché vuole strutturarsi come desidera.
Buona erranza
Sharatan
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