“Come per salire su un monte ci sono varie vie,
così ci sono varie ‘vie interne’ adatte ai vari temperamenti,
ai vari tipi psicologici, per salire sulle vette del supercosciente
e per venire in contatto con il Sé spirituale.”
(Roberto Assagioli - Lo sviluppo transpersonale)
La coscienza crea la materia, perciò la realtà si comprende solo se conosciamo la natura della nostra personalità e la qualità della nostra coscienza. E tutto si comprende ancor meglio se crediamo che la coscienza non venga racchiusa solo nel cranio e che non possa uscire dai limiti del nostro involucro fatto di carne.
Se crediamo che la coscienza umana sia racchiusa nei limiti del corpo disprezziamo la visione spirituale e crediamo che non sia possibile una visione spirituale della realtà materiale. Ma la visione spirituale non è affatto illusoria come non lo sono neppure i luoghi che non conosciamo perché non li abbiamo mai visitati.
Ognuno è un’essenza energetica che assume una personalità che agisce all’interno di ciò che viene chiamata la materia e la realtà fisica. La parte che chiamiamo noi stessi è solo una porzione limitata dell'interezza che siamo. Noi siamo una porzione limitata di tutta l’energia che ci rappresenta e che ha deciso di assumere una forma fisica che la definisce, e che la limita in una struttura fatta di materia.
Non dobbiamo credere al fatto che la realtà sia soltanto quello che è mostrato dai sensi fisici, perché i sensi mentono quando mostrano che la sola realtà che esiste è quella che essi sanno rappresentare, misurare e concepire. L’umanità ha avuto il dono di proiettare all’esterno la realtà che ha creato internamente, perciò veniamo educati con una grande rigidità spirituale.
La nostra visione viene limitata in porzioni ristrette che sono definite dai limiti percettivi che sono accettati dalla nostra specie. In noi dorme, invece, una parte inconscia che è sconosciuta perché ci siamo fossilizzati solo sulla realtà che conosciamo. Da questa visione limitata proviene il sé che viene orientato a vedere solo la realtà fisica e mentale che condividiamo e accettiamo collettivamente.
La nostra personalità racchiude una porzione di identità sconosciuta ossia l'Io interno che collabora con l’Io esterno, e che manipola il senso del mondo che conosciamo. Ma questa parte sconosciuta e inconscia è molto intelligente e molto più vasta di quella che si manifesta nell'esistenza fisica. Se non la vediamo è perché ci siamo fossilizzati a vedere solo la parte esterna della realtà fisica.
Per questo non comprendiamo che l’Io interno dirige tutte le nostre attività esterne, non vediamo che l'interno condiziona le informazioni che raggiungono i sensi fisici. Le dimensioni soggettive che potenzialmente potremmo vedere sarebbe molto più numerosa e più ampia di quella che nasce dalla realtà materiale oggettiva.
L'identità profonda è il nucleo e il seme psichico da cui sono nate tutte le personalità che abbiamo manifestato nel corso delle nostre vite passate. Il subconscio che è descritto dalla psicologia come oscuro è il punto d'incontro tra l’immutabile Io interno ed i mutevoli e diversificati Io esterni.
In realtà queste due dimensioni non esistono in modo separato, ma vengono impersonate come delle parti esterne e limitate di tutto ciò che siamo internamente e totalmente. Se vogliamo capire tutta la ricchezza della vita umana dobbiamo eliminare il concetto che la personalità sia limitata agli attributi di coscienza percepiti nel “qui e ora.”
Dobbiamo sapere che siamo troppo ancorati e concentrati sulla parte in cui viviamo credendo che non esista nulla che vada oltre i limiti percettivi che siamo abituati a usare. Abbiamo difficoltà a uscire dall'esistenza fisica e dalla residenza in forma materiale che è basata su strutture psichiche molto limitate e rigide.
La nostra coscienza possiede molte altre dimensioni di personalità che costruiscono un’identità molto più ampia di quella che pensiamo essere la nostra. Il sé che conosciamo è solo un frammento dell’identità che siamo veramente, e tutti questi frammenti sono collegati tra loro come le singole sfere di una collana di perle.
Ma quelle perle non vanno pensate solo come grani progressivi ma, contemporaneamente, come strati di cipolla inseriti uno nell’altro. Da questa complessa struttura emerge tutta la vitalità che è insita nella forma e nella materia, perché la forza vitale agisce dentro ogni atomo di materia che esiste in natura.
Dentro ogni forma di vita, sia essa minerale, vegetale, animale o umana c'è uno tipo di energia che crea uno certo tipo di coscienza. Non c’è nessuna forma di vita che non impersoni una forma di coscienza. La vita è fatta di cellule coscienti che conservano, in loro stesse, la memoria di come devono realizzare la loro identità. Queste cellule vive e coscienti cooperano con gioia alla creazione della loro struttura corporea.
Non esiste una materia che sia priva di coscienza, perché ogni materia ha la sua forma di coscienza dotata di sensibilità e creatività. Non possiamo comprendere bene il fenomeno della vita se non comprendiamo questa verità. Il sé interno non conosce mai dei limiti espressivi, ma è sempre il sé esterno che usa il camuffamento ed i limiti che la forma che assume gli impone.
Chiaramente la forma fisica è una realtà vera, ma è una realtà limitata. Avviene che la realtà venga organizzata e limitata dalla forma e dal modo specifico che la specie ha costruito. Per percepire la realtà in modo completo si richiede si organizzare una percezione che è più ampia e molto diversa da ciò che vediamo con i sensi fisici.
Percepire la realtà diventa molto difficile se restiamo chiusi nei limiti che noi stessi abbiamo costruito, perché non abbiamo alcuna cognizione di dimensioni diverse da quelle a cui siamo abituati. La personalità si può esprimere come un campo di percezione che può mutare nell'ampiezza e nella profondità, ma questo avviene solo a seconda dell’entità che percepisce.
La coscienza si può ampliare se la carica energetica dell’entità che percepisce si modifica. Se l’attenzione si focalizza in un certo modo diventiamo coscienti solo della porzione che entra in gioco, e che costruisce l'esperienza della percezione. Ognuno è consapevole solo di quello che la sua forma gli consente e di quello che presume di poter fare, perciò si conosce solo una piccola parte di noi stessi e del mondo.
L’entità manifesta solo la personalità che è la porzione indipendente e limitata della sua parte intera che resta indipendente dalla forma e che è eternamente presente e valida. Per questo motivo, la conoscenza conserva sempre l’impronta caratteristica della personalità che la possiede e che la trasmette. I sensi fisici sono dei canali che usano una visione deformata, perché essi vedono solo quello che corrisponde alla loro immagine.
Esiste solo la realtà percettiva che è consonante alla nostra coscienza, perché essa usa solo le strutture che appartengono alla realtà che conosce. La realtà è tutto quello che è creato da noi stessi e dai nostri simili, perciò il mondo diventa la materializzazione delle nostre concezioni. La nostra storia viene creata dalle nostre preferenze interne perciò anche il corpo assume l’aspetto e le caratteristiche che sono più gradite alla nostra coscienza.
La realtà viene fatta con le immagini termiche ed elettromagnetiche che assumono il simbolismo e il senso che è colmo di forza e intensità emotiva insita nelle nostre concezioni. Le sensazioni e le emozioni diventano materializzazioni che sono sensibili e consapevoli del clima emotivo da cui vengono create. Questo concetto ci fa comprendere come sia possibile una creazione di “forme-pensiero” individuali che sono condivise anche a livello collettivo.
La nostra identità non dipende solo dalla forma che assumiamo, però questa forma ci condiziona e regola anche il modo in cui strutturiamo tutto il nostro mondo. Il mondo in cui viviamo assume il significato che vogliono affermare le personalità che ci vivono, perché ogni forma di coscienza ha la necessità di creare una struttura che la connota e che la distingue dalle altre.
L’unica separazione che esiste tra gli esseri coscienti è quella che è inerente alla diversa capacità di percepire, e al modo diverso di manipolare la nostra energia. Tutta la differenza è posta all’interno di ciò che è chiamato "punto e momento" in cui avviene il pensiero, infatti la coscienza si caratterizza a seconda del punto di vista che assume nell’attimo.
L’identità deve acquisire e saper mantenere la stabilità e la solidità pur nella instabilità e nelle fluttuazioni degli stimoli dei sensi e delle emozioni. Per fare tutto questo è necessario fare molti sforzi, molto studio e molte esperienze che vengono sperimentate nel corso di varie vite che andrebbero vissute solo per deliziarci e per sperimentare interiormente tutte queste realtà.
La nostra completezza e interezza si evolve così, perché la vita è l'esperienza limitata della porzione maggiore che si deve arricchire di tante espressioni particolari. In ogni vita si sperimentano tante caratteristiche diverse ma tutte sono quelle più proprie e più assonanti al nostro modo di essere, di evolvere e di diventare sempre più consapevoli.
Mentre cambiamo la forma, l'aspetto e l'immagine dobbiamo restare saldi, spontanei e creativi sia pure vivendo il mutamento continuo in cui siamo inseriti. La mutevolezza della nostra coscienza e del mondo in cui viviamo può diventare destabilizzante se non conquistiamo quella stabilità interna che viene garantita da una equilibrata evoluzione.
Non troviamo mai un universo comodo e confortevole in cui potersi rifugiare, perché le forme di coscienza che incontriamo sono infinite così come lo sono le loro modalità percettive. Sono infinite anche le forme di mascheramento che quelle realtà usano, perché la coscienza può usare molti tipi di strutture, e può assumere sia forme fisiche che forme non fisiche.
Alcune strutture si evolvono su linee evolutive alternative e con strutture psicologiche assai diverse da quelle a cui siamo abituati. L’importante è essere sempre consapevoli e capire che, al di là di come la coscienza mostra la sua attività, nessun ambiente è strutturato in modo permanente. Ma, se lo pensassimo, sarebbe il segno che abbiamo ancora una scarsa consapevolezza.
Buona erranza
Sharatan