martedì 25 novembre 2014

Il viaggio dei tre dervisci



Tre dervisci che erano in viaggio s'incontrarono, e iniziarono a parlare. Il primo derviscio si presentò dicendo che lo chiamavano Viaggiatore, perché ovunque andava prendeva sempre la strada più lunga e contorta. Il secondo disse che lo chiamavano Strambo, perché nulla gli sembrava strano perciò tutto ciò che faceva sembrava strano agli altri. L’ultimo era chiamato Rubatempo perché in tutto quello che faceva cercava di risparmiare tempo, anche se i mezzi che usava spesso lo ostacolavano.

I tre decisero di proseguire insieme il viaggio ma, dopo pochi giorni, uno di loro si separò. Viaggiatore aveva visto un cartello che nominava un luogo di cui gli avevano parlato, e volle assolutamente prendere quella direzione. Arrivò in una città deserta abitata solo da leoni. La città mostrava ancora i fasti del suo passato splendore, ma avevano dimenticato di dirgli che era caduta in rovina da molti secoli. E siccome i leoni erano affamati, circondarono il derviscio e lo sbranarono.

Dopo un paio di giorni, Rubatempo si mise in testa di cercare una scorciatoia, e si ritrovò in una foresta piena di sabbie mobili dove vagò per mesi. Perciò Strambo si ritrovò a viaggiare nuovamente da solo e ben presto incontrò un uomo che gli disse: “Derviscio, non proseguire per questa strada. Più avanti c’è un caravanserraglio, ma di notte si riempie di animali selvaggi che escono dalla giungla.“

Strambo, che era attratto da tutti i fatti inconsueti, s'incuriosì e chiese: “E di giorno cosa fanno?” L'uomo gli rispose: “Suppongo che di giorno dormono e che di notte escono a caccia.” Il derviscio decise: “Bene, vorrà dire che anch'io dormirò di giorno e veglierò di notte.” Quando fu giorno, arrivò al caravanserraglio e notò che intorno c’erano molte impronte di animali. Si trovò un posto sicuro in cui dormire e, in effetti, dormì profondamente tutto il giorno.

Quando fu il crepuscolo si svegliò, e trovò un nascondiglio sicuro in cui non poteva essere visto. Non passò molto tempo che iniziarono ad arrivare gli animali selvaggi preceduti dal loro re, il leone, che arrivò per primo alla riunione. Arrivando, tutte le bestie salutavano il leone con molta deferenza. Poi iniziarono la strana riunione in cui si parlava di segreti conosciuti solo nel mondo animale.

Le parole delle bestie sono sconosciute alle orecchie umane ma il derviscio era tranquillo nel suo nascondiglio e capiva la strana lingua delle bestie. Seppe che, nelle vicinanze, c’era una caverna piena di gioielli con il tesoro di Karatash, la favolosa Pietra Nera. E seppe pure che, in quello stesso caravanserraglio, viveva un topo che custodiva uno scrigno pieno di monete d’oro.

L'animale rivelò che il topo, ogni mattina, estraeva lo scrigno dal suo nascondiglio segreto e controllava le monete di cui non poteva disfarsi, e che non poteva spendere. Un altro animale rivelò che la figlia di un famoso re sarebbe caduta in preda di una misteriosa malattia che l'avrebbe portata alla pazzia e, infine, alla morte. Ma c'era un modo con cui poteva essere guarita.

La rivelazione del rimedio fu la cosa che risuonò strana anche alle orecchie di uno come Strambo che di stranezze ne aveva sentite molte. La bestia rivelò che, nelle vicinanze, viveva un cane pastore che faceva la guardia a un enorme gregge di pecore. Ebbene, la principessa poteva essere guarita bruciando un po' del pelo che cresceva dietro le sue orecchie, e facendolo aspirare alla ragazza.

La malattia era dovuta al sortilegio fatto contro suo padre, il re, e lui aveva avuto il rimedio dalla bestia da compagnia del negromante che aveva fatto l’incantesimo. Visto che non si sapeva dove viveva la principessa e che nessuno capiva gli animali, sapere il segreto non era utile a nessuno. Gli animali parlarono tra loro fino alle prime luci dell’alba, poi la riunione finì e si dispersero.

Il derviscio restò nel suo nascondiglio e aspettò finché vide arrivare il topo custode dello scrigno. Vide che il topo spingeva una moneta d’oro e la faceva rotolare per divertirsi, poi lo vide tirare fuori lo scrigno e contare le monete d’oro. Il derviscio uscì dal nascondiglio, afferrò lo scrigno e si diede alla fuga.

Corse lontano e andò fino alla caverna di Karatash dove trovò il tesoro. Poi andò a cercare anche il cane da gregge e gli strappò qualche pelo da dietro le orecchie. Infine si rimise in viaggio lasciandosi guidare da alcuni strani segni che nessun altro avrebbe notato. Ma Strambo era abituato alle cose insolite e seguì quei segni misteriosi finché arrivò a superare i confini dell’impero.

Entrò in un regno sconosciuto e arrivò in una città dove tutti avevano un’espressione addolorata. Chiese a un uomo che passava cosa fosse avvenuto, e quello gli rispose che la figlia del re era stata colpita da un male misterioso. Il male sembrava inguaribile malgrado tutti gli sforzi dei medici di corte e dei più grandi sapienti del regno. Allora il derviscio andò a palazzo e chiese di parlare al re.

Quando fu condotto alla sua presenza disse di poter guarire la principessa. Il re disse: “Se sarai in grado di guarirla ti darò la metà delle mie ricchezze. Se fallirai ti farò impalare sul più alto dei miei minareti. A te la scelta!” Il derviscio accettò le condizioni del re e quando fu portata la principessa, bruciò i peli di cane e le fece annusare il fumo. La principessa aspirò e riacquistò subito le forze con grande gioia di suo padre.

Perciò il derviscio diventò un principe reale, ma continuò a insegnare i suoi metodi alla gente che veniva per imparare da lui. Un giorno, come era di sua abitudine, mentre passeggiava sotto mentite spoglie per non farsi riconoscere, incontrò il derviscio Rubatempo. Questi non lo aveva riconosciuto subito perché era troppo occupato a parlare con un tizio, e non voleva perdere tempo a salutare un vecchio amico.

Ma lui si fece riconoscere, lo portò a palazzo e gli raccontò la sua storia. Il derviscio Rubatempo era impaziente e ascoltò velocemente però non perse tempo a soffermarsi sui minimi particolari. Lui aveva preso già la sua decisione: “Andrò anche io nel caravanserraglio e ascolterò i segreti degli animali. Così potrò fare anche io il mio cammino, così come hai fatto tu.”

Ma Strambo gli obiettò: “Non te lo consiglio. Prima devi moderare l'impazienza, poi devi lavorare meglio sul tempo e devi imparare a capire i segni strani.” Ma l’altro tagliò corto: “Ma è una cosa assurda. Io voglio partire subito.” Senza indugio Rubatempo si fece prestare cento monete d’oro per affrontare le spese del viaggio, poi si congedò velocemente e si mise in cammino.

Quando arrivò al caravanserraglio che era già notte fonda ma non volle nascondersi e decise di entrare nel salone della riunione per fare presto. Quando gli animali lo videro entrare, lo circondarono e lo sbranarono. E così fini miseramente il suo viaggio, mentre Strambo visse felice per sempre.

Buona erranza
Sharatan

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Sharatan