martedì 11 marzo 2008

La morte di Nustrat


Sono passati più di 10 anni dalla morte di Nustrat Fateh Ali Khan e credo che dal 1997 il mondo abbia perso una delle voci più belle che siano mai esistite.
La prima volta che l’ho ascoltato sono rimasta incantata, era il 1993 quando conobbi i suoi dischi che la Real World, la casa discografica di Peter Gabriel , aveva edito nella collana World music. Nusrat ebbe un successo travolgente, presso il gusto occidentale quando collaborò con un gruppo musicale, o meglio con una sorta di collettivo musicale, i Massive Attack, considerato fondatore del trip hop, una sorta di meticciato musicale che spazia dal moderno soul all’electro-rock con spruzzate di funk ed ambient, conditi da incursioni elettroniche.
Il remix Mustt Mustt dei Massive con la voce celestiale di Nusrat restano, indimenticabili.
Nusrat discendeva da una famiglia pakistana che da 600 anni eseguiva la musica qawwali, la musica devozionale sufi considerata una delle forme più alte di comunione mistica con Dio.
Suo padre Ustad Fateh Ali con Ustad Mubarik Ali Khan ha costituito uno dei gruppi qawwal più famosi.
La musica qawwali viene eseguita per avvicinarsi a Dio ed il cantore esegue il canto da seduto, per avere la comodità di facilitare la sua contemplazione spirituale e la trance, inducendo così l’estasi. Raggiungere la trance è l’aspetto fondamentale di questo canto.
Certamente difficile da assaporare, almeno inizialmente, il repertorio qawwali tradizionale, suggerisco invece come primo approccio, il repertorio più moderno quello contaminato e sperimentale del maestro.
Le musiche maggiormente adatte al nostro gusto occidentale sono: per iniziare "Mustt Mustt", poi "Night Song" collaborazione di Nusrat e M. Brook, a seguire con “Devotional songs” e poi per finire veramente direi di ascoltare le musiche tradizionali, che lui ha sempre continuato a produrre anche all’epoca dei grandi successi occidentali.
Le sue contaminazioni musicali tra oriente ed occidente sono dei gioielli musicali di bellezza incomparabile.
L’esempio di Nustrat è la più grande dimostrazione di tolleranza e di amore per tutte le religioni di cui la mentalità mistica islamica è somma espressione, basti pensare alla collaborazione tra Nusrat e il coro gregoriano dell’Abbbazia di Noci e alle sue numerose partecipazioni ad eventi delle confessioni più diverse.
Amatissimo da grandi artisti internazionali, era un uomo dalla voce celestiale capace di incantare le platee che lo ascoltavano, voce con una tonalità dall’intensità devastante, veramente capace di mandare in trance coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo.
Una voce dalla straordinaria intensità sia per potenza che per capacità espressiva, capace di avere fatto amare a tutto il mondo una musica così complessa e profonda come quella sufi. Veramente quella era una voce del cielo e lui veramente era un grande ed autentico sufi.
Nella tradizione sufi, attraverso l’ascolto della musica, l’ascoltatore può assorbire il significato di cui ha bisogno. C’è solo un cammino verso la luce attraverso il cuore, ed il cuore di chi ascoltava la sua voce sentiva il grande amore di Dio che scendeva con calore e lampi di luce. Onoriamo così un grande errante.

Sharatan ain al Rami

4 commenti:

Riyueren ha detto...

Non vorrei riempire il tuo blog di commenti, e ti chiedo scusa in anticipo se non riuscirò a resistere.
Intanto andrò subito a cercare qualcosa di questa voce d'anima.
Sai, io ho studiato musica, molto tempo fa, e la voce era il mio strumento.Ho sempre pensato che la voce sia l'anima della persona, quando parla e ancora di più quando canta.La voce dice molto, anzi, tutto, di noi, lo rivela agli altri e persino a noi stessi, perché ti rivela anche quello che di te non vorresti ascoltare.A proposito di sufi...immagino avrai letto quello stupendo libro che è "Il Misticismo del Suono" di Hazrat Inayat Khan...
La voce ti dice a che punto sei del cammino.Per esperienza diretta, posso dire che se lavori sulla voce lavori su te stesso ...e viceversa.
Un abbraccio.

Sharatan ain al Rami ha detto...

La voce di Nustrat è eccezionale, e il canto sufi è un sublime mezzo di elevazione alla divinità. La sua voce tu puoi ascoltarla anche nelle canzoni tradizionali, se sei esperta di musica. Poi mi dirai se non è meraviglioso... sulle voci meravigliose forse conosci quella di Demetrio Stratos compianta voce degli Area, che era un fenomeno inarrivabile. Si, la voce è espressione divina ... Si, Si, Si, il livello dell'origine della sua vibrazione dicono del cammino evolutivo raggiunto dalla persona. La musica è per me sublime in tutte le forma, da Mozart all'hip hop fino a cose impossibili per altri. Ascolto volentieri persino il canto dei boscimani e i raga indiani, il gamelan indonesiano, tutto di tutto... perchè sono tante diverse sensibilità da conoscere. E allora che farci se la melodia è dietro ogni forma? E' la mia sensibilità che ha bisogno di conoscere tutto.
Non riempi affatto il blog perchè i tuoi commenti mi sono graditi.
Un abbraccio anche a te

Sharatan

Riyueren ha detto...

Ho ascoltato la sua voce(non lo conoscevo) in un brano tradizionale trovato su you tube e l'ho subito messo nei preferiti del mio canale,sì, ricorda Stratos (con il canto difonico, tra l'altro, mi ero cimentata anch'io, in un seminario di musicoterapia)
Amo anch'io tutta la musica anche se a volte penso che nel silenzio siano racchiusi tutti i suoni del mondo.Certo è che tra i miei problemi (quello della distrofia corneale è l'ultimo, in ordine di tempo) c'è pure un'ipoacusia sui toni acuti, non sento più gli uccellini, solo nei sogni.Ma posso ancora cantare e apprezzare i suoni.Mio figlio è pianista di classica, ho perso l'ultima ottava del coda e addio armonici del violino...ma mi mi resta ancora molto e comunque sia posso dire che nell'anima i suoni risuonano ancora, tutti, anche quelli che non sento più.
Se va avanti così...ti scriverò una mail, davvero, per non commentare dappertutto.
Pure a me piace il pensiero orientale, chissà se sei mai venuta a Genova al CELSO, posto che ti piacerebbe sicuramente. :))

Sharatan ain al Rami ha detto...

Sia Stratos che Nusrat sono stati eccezionali per la loro estensione vocale veramente unica. Purtroppo morti presto come tutti coloro che sono amati dagli dei.

Posso comprendere cosa voglia dire per un musicista perdere l'udito, Beethoven divenne quasi pazzo per questo. Per fortuna tu hai ancora la possibilità di apprezzare una parte di quelle melodie.

No, non sono mai stata a Genova, e mi guarderò scrupolosamente il sito del CELSO, perchè l'oriente mi affascina da sempre.

Ti mando un caro saluto e un abbraccio