domenica 28 febbraio 2016

Assalti Frontali - Spugne




Le spugne galleggiano un po’,
assorbono assorbono
ma tutto ciò che assorbe
affonda e io affonderò

Prendo un po’ di calma,
voglio stare a galla
come quella volta
alla porta di Ramallah
ho chiuso gli occhi,

ho aperto il mio cuore
perché ogni giorno
qualche cosa nasce
e qualche cosa muore,
e porto con me
il dolore che viene da lontano,
lontano è un richiamo

Le spugne galleggiano un po’
assorbono assorbono
ma tutto ciò che assorbe
affonda ed io affonderò

prendo un po’ di calma,
voglio stare a galla
come quella volta
alla porta di Ramallah
ho chiuso gli occhi,

ho aperto il mio cuore
perché ogni giorno
qualche cosa nasce
e qualche cosa muore,
e porto con me
il dolore che viene da lontano,

lontano è un richiamo.
io tornavo a casa già distrutto,
ripensavo a tutto
canticchiavo il brutto il bello
e il bello e il brutto

elaboravo in lutto
di quello che ora è andato
e quello che ho perduto,
perché non siamo niente

 io sono un sopravvissuto
ma il cuore va il cervello va
vanno i nervi e i muscoli
siamo cosi forti,
fragili e minuscoli

e non importa se avrò vinto o perso
io sono diverso, accendo il fuoco
ho visto loco anche se scherzo
e qualcosa dentro è morto,
e prende lo sconforto,

il sogno è già finito ed era cosi corto,
dove volevo andare? cose volevo fare?
dovevo perderlo il mio sguardo
e poi dimenticare,

ma resto ancora qui,
tra l'esplosione e il fumo
se non la faccio io 'sta strada
non la fa nessuno,

un pezzettino vero
delle mie poesie in questa città
ci manca molta fantasia
per sopportare la realtà


Le spugne galleggiano un po’
assorbono assorbono
ma tutto ciò che assorbe
affonda ed io affonderò

prendo un po’ di calma,
voglio stare a galla
come quella volta
alla porta di Ramallah
ho chiuso gli occhi,

ho aperto il mio cuore
perché ogni giorno
qualche cosa nasce
e qualche cosa muore,
e porto con me
il dolore che viene da lontano,
lontano è un richiamo.

Ora Assalti che dice che dice?
e Militant-A che dice?
io senza lotta non so essere felice
e a Roma che si dice? (che si dice)
la vita che dice?
Ho un segno in faccia
che non è una ruga è una cicatrice,

e credo ancora credo
sempre credo a tutto,
come un neonato,
qualcosa è morto ma qualcosa è anche nato,

e torno a casa nel macello
canticchiando il bello il brutto
il brutto e il bello dentro al mio cervello,
accarezzando un coltello
che ho sempre in mezzo ai denti,
non lo cambiamo il mondo
lo lasciamo tutto come ai mezzi eventi,
tra palazzine affari
e luci delle insegne, chi vedo?

Vedo i miei, le persone degne
e lascio i dubbi filosofici
ho la mia disciplina
faccio i miei gesti meccanici
parlo con la rima con una voce
dentro dagli abissi del vento,
qualcuno da laggiù mi ha lasciato un testamento

E resto ancora qui,
tra l'esplosione e il fumo
se non la faccio io
‘sta strada non la fa nessuno,
un pezzettino vero
della mia poesia in questa città
ci manca molta fantasia
per sopportare la realtà

Le spugne galleggiano un po’
assorbono assorbono
ma tutto ciò che assorbe
affonda ed io affonderò

prendo un po’ di calma,
voglio stare a galla
come quella volta
alla porta di Ramallah
ho chiuso gli occhi,

ho aperto il mio cuore
perché ogni giorno
qualche cosa nasce
e qualche cosa muore,
e porto con me
il dolore che viene da lontano,
lontano è un richiamo.


venerdì 26 febbraio 2016

Incontri con lo Spirito



“Lo Spirito come il vento, soffia dove vuole.”
(Giovanni 3,8)

Dentro a ogni uomo fisico esiste un uomo interno, un secondo uomo. Gli uomini sono composti da due entità, di cui una è quella costituita dal corpo fisico e dal corpo eterico: essa è fatta in modo da poter entrare in rapporto con il mondo fisico. Invece, l’uomo interiore è la parte che è composta dal corpo astrale e dall’io, perciò è una parte più giovane di quella fisica. Queste due parti corrispondono all’uomo esteriore e all’uomo interiore ma, in futuro, avremo altre tre parti che dovremo sviluppare con il proseguire dell’evoluzione.

In futuro avremo il sé spirituale che si formerà nell’evoluzione planetaria di Giove, avremo lo spirito vitale nell’epoca di Venere, e avremo il vero e proprio uomo-spirito che sarà formato nell’epoca di Vulcano. In futuro, le gerarchie spirituali ci doneranno altri tre gradi evolutivi futuri. Ma, già da adesso, abbiamo una predisposizione ad essere molto di più che uomini composti da quattro parti perché portiamo già, in noi, il germe del sé spirituale, dello spirito vitale e dell’uomo-spirito.

Il nostro io deve incontrare il futuro sé spirituale affine alla gerarchia degli Angeli che è la più vicina agli uomini. In futuro potremo incontrare anche l'essere che fa parte della gerarchia degli Arcangeli che ci darà la possibilità di sviluppare lo spirito vitale. Poi incontreremo un essere che proviene dalla gerarchia degli Archai che ci darà la possibilità di sviluppare l’uomo-spirito.

Se pensiamo l’essere della gerarchia degli Angeli come lo si pensava nell’antichità, dobbiamo pensare ad un essere simile al Genio-guida. Plutarco diceva che oltre all’anima che veniva calata nell’uomo, c’era una parte che restava sospesa al di sopra del suo capo. Questa entità che è più pura dell’uomo ha l’apparenza di una stella che veniva chiamata il suo Genio, la sua Guida, il suo Daimon. Questa entità elevata ha il compito di guidare l’uomo, e il saggio la segue molto volentieri.

Plutarco diceva che la parte spirituale dell’uomo doveva essere vista insieme alla sua parte fisica sebbene sia qualcosa di speciale e sia superiore all’uomo, e Paracelso diceva la stessa cosa. Il Genio personale non è altro che il sé spirituale cioè l’essere in divenire che viene mediato dall'entità che fa parte della gerarchia degli Angeli. Le persone del mondo le vediamo nel muoversi verso di noi, invece gli esseri spirituali vanno visti in alcuni fenomeni che non valutiamo nel loro significato occulto.

Ma come avvengono questi incontri con lo Spirito? Il primo incontro è quello che avviene con la gerarchia degli Angeli che accade durante il normale sonno cioè alla metà del sonno. A metà di un sonno abbastanza lungo, si vive un’unione intima con il nostro futuro sé spirituale. Nel sonno accade l’incontro con le qualità spirituali del nostro futuro sé spirituale, infatti si vive l’incontro con il nostro Genio.

Ogni notte avviene l'incontro, perciò il senso di soddisfazione che prova l’anima nell’incontrare il mondo spirituale dipende dal perdurare dell’effetto che ricaviamo nell’incontro con il nostro Daimon. Attualmente l’incontro avviene in modo incosciente per la maggioranza delle persone. Ma, in futuro, l’incontro sarà vissuto in modo sempre più cosciente. E questo avverrà quando saremo capaci di accogliere questi concetti, cioè quando la nostra anima sarò divenuta più sensibile e più recettiva.

Solo il mutare del nostro atteggiamento consentirà alla nostra anima di affinarsi e di riuscire a penetrare in modo più profondo nella nostra vita intima. L’incontro con il Genio-guida potrà giungere alla nostra coscienza, ma la visione che abbiamo di questi fatti è ancora limitata e troppo materialistica perciò questi concetti non sono ancora adatti alla nostra capacità di comprensione. La nostra anima non è ancora consapevole di quello che gli accade durante la notte.

Quando avremo approfondito questi concetti acquisiremo una maggiore comprensione e l’incontro avverrà -notte dopo notte- in modo sempre più naturale e più consapevole per tutti gli uomini. L’incontro con il Genio-guida avviene alla metà del sonno, ma il momento in cui l’io può farlo dipende dalla nostra libertà. Il secondo tipo di incontro, invece non possiamo spostarlo perché quello che è collegato maggiormente al corpo astrale e al corpo eterico.

Tutto quello che è legato all’io e al corpo fisico può essere spostato molto di più. Il secondo tipo di incontro è più legato all’ordine del macrocosmo perché è legato al corso dell’anno così come il primo incontro è collegato al corso del giorno. Sappiamo che la nostra vita cambia nel corso dell’anno, infatti l’estate quando il sole ci riscalda veniamo sottratti alla vita fisica, mentre l’inverno dipendiamo molto più dalla vita fisica e da noi stessi.

Nella stagione invernale, il nostro spirito si stacca molto più sia dalla terra che dalla nostra vita fisica perciò siamo più collegati al mondo spirituale. Infatti la festa di Natale è fissata in un momento in cui la terra e gli uomini sono rivolti verso lo spirito, e lo spirito ci è più vicino. Nel periodo che intercorre tra il Natale e il Capodanno avviene l’incontro del corpo astrale con lo spirito vitale.

La vicinanza con il Cristo si basa sull’incontro con lo spirito vitale, infatti il Cristo si manifesta tramite lo spirito vitale e si mostra tramite l’incontro con un essere appartenente alla gerarchia degli Arcangeli. Per mezzo di questo incontro siamo più vicini al Cristo, perciò l’incontro di cui si dice può essere visto come l’incontro con il Cristo che avviene nella parte più profonda e intima dell’anima umana.

Se l’uomo spiritualizza il suo sentimento può sentire l’effetto dell’incontro tra il sé spirituale e il Cristo. La stessa cosa accade, nella veglia, quando sentiamo l’effetto benefico dell’incontro con il nostro Genio. È così che accade nel tempo che intercorre tra il Natale e la Pasqua che è un periodo più favorevole per essere consapevoli della vicinanza tra l’uomo e il Cristo Gesù. Il periodo di Natale è legato agli avvenimenti terreni mentre il periodo della Pasqua è legato agli avvenimenti del cielo.

La Pasqua viene fissata nella prima domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, invece il Natale è collegato ai fenomeni della terra. Il Natale è collegato alla terra e la Pasqua è collegato al cielo, perciò il Venerdì Santo è collegato al mistero del Golgota con il quale il Cristo si è compenetrato nella terra. Per questo, nel tempo che segue la Pasqua sentiamo che il Cristo cammina con l’uomo perché Egli penetra in noi e ci accompagna nel nostro cammino.

Nel corso dell’anno, in estate - soprattutto nella notte di san Giovanni - l’uomo si collega con il macrocosmo in modo diverso, infatti il nostro ritmo cambia e si accorda con la vita della terra che muta durante il corso dell’anno. Il terzo incontro è quello che avviene con l'essere che appartiene alla gerarchia degli Archai. Questo incontro ci avvicina all’uomo spirito che diverremo nell’epoca di Vulcano.

E se il secondo incontro avviene con il Cristo, per il terzo incontro si deve pensare al nostro Principio-Padre, ovvero a quello che la religione considera come la base del mondo creato. Il terzo incontro ci collega intimamente al macrocosmo, infatti ci collega all’universo divino-spirituale. Quindi vediamo che il corso del giorno prevede l’incontro con il nostro Genio-guida, il corso dell'anno prevede l’incontro con il Cristo e il corso della nostra vita viene indicato nella vita dei Patriarchi di 70 anni che era collegato con il Principio-Padre.

Nell’età tra i 28 ed i 42 anni ci prepariamo in modo non cosciente ad avere l’incontro con il nostro Principio-Padre. L’educazione che abbiamo ricevuto produce una forte ripercussione su questo incontro. L’educazione che abbiamo ricevuto deve rendere possibile che, quando l’incontro ci sarà, noi lo possiamo affrontare avendo il sentimento della magnificenza del mondo. Dovremo avere il senso della grandezza e bellezza del mondo, e la percezione che la sublime perfezione dei suoi fenomeni viene dal Padre.

Attualmente l’uomo viene molto ridotto nella sua capacità di fare l’incontro con il Principio-Padre se la sua formazione non ha saputo far sviluppare questa sensibilità dell’anima. Se l’anima non sviluppa questo sentimento di venerazione e di riverenza per il Principio-Padre saremo impreparati a fare questo incontro. L'incontro avverrà nell'atto del nostro trapasso e noi dovremo affrontarlo colmi di bellezza e di venerazione per il Padre, perché quello sarà l'ultimo atto d'amore che gli offriremo stando sulla terra.

Buona erranza
Sharatan

sabato 20 febbraio 2016

Il progresso dell’anima



“Chiunque compia uno sforzo sincero
sul sentiero spirituale, raggiungerà
sicuramente la meta.”
(Paramahansa Yogananda)

“Abbandoniamo i confini dell'ego e addentriamoci nei vasti campi del progresso dell'anima. Come avanza il tempo, così le vostre anime devono avanzare verso una maggiore espansione della vostra vita nello Spirito. L'iniziativa di svolgere il vostro dovere più importante nella vita rimane spesso sepolta sotto le macerie accumulate delle abitudini umane. Dovete liberarvi dalla loro influenza che vi rende incapaci, e incominciare a spargere i semi del successo che desiderate.

La vita è degna d'essere vissuta quando compite il lavoro più essenziale: quello di scoprire il senso e i valori reali della vostra esistenza. L'uomo deve lasciarsi istruire da questo film della vita. Esso non viene proiettato senza ragione. Ogni giorno noi vediamo scene diverse, e ogni giorno che passa ha una lezione da insegnarci. Il vostro compito è quello di imparare la lezione concentrandovi sullo scopo supremo dell'esistenza umana: conoscere Chi sta dietro la vostra vita.

Senza l'autoanalisi, l'uomo conduce una vita da robot. Milioni di persone non si analizzano mai. Mentalmente, esse sono prodotti meccanici della fabbrica del loro ambiente, che si preoccupano di colazione, pranzo e cena, che lavorano e dormono e vanno di qua e di là per divertirsi. Queste persone non sanno che cosa cercano e perché, né perché non riescono mai a realizzare felicità completa e soddisfazione duratura.

Sfuggendo all'autoanalisi, le persone continuano ad essere robot condizionati dal loro ambiente. La vera autoanalisi è la massima arte del progresso. Ognuno dovrebbe imparare ad analizzarsi spassionatamente. Annotate i vostri pensieri e le vostre aspirazioni giorno per giorno. Scoprite ciò che realmente siete non quello che immaginate di essere! La maggior parte delle persone non cambia, perché non vede i propri difetti.

Ognuno di noi è un prodotto della propria ereditarietà e del proprio ambiente. Se siete nati in America, riflettete e spiccate caratteristiche americane. Se siete nati in Cina o in Inghilterra, è probabile che riflettiate gli interessi che contraddistinguono i membri di quelle nazioni. Il vostro ambiente è il risultato della vostra vera eredità: le caratteristiche e i desideri acquisite in vite passate. Questa eredità delle incarnazioni passate vi ha portati a nascere nella particolare famiglia e nello specifico ambiente in cui vi trovate adesso.

Leggendo storie riguardanti famiglie di persone importanti, osserviamo spesso che i figli di grandi uomini non sono necessariamente del medesimo calibro mentale dei loro padri. Questo insuccesso dell'ereditarietà biologica nell'uomo solleva un grande dubbio nella nostra mente: perché non troviamo nella vita umana i medesimi risultati che osserviamo nel regno delle piante e degli animali, dove buoni antenati di solito producono una buona discendenza?

Per trovare la risposta, dobbiamo esaminare la vita interiore dell'uomo. In una famiglia di letterati non è cosa insolita trovare un ragazzo che non ami affatto la letteratura. E' stato allevato insieme a compagni amanti della letteratura, eppure non ha alcuna affinità con essa. Come mai? L'ambiente o l'ereditarietà nel senso comune della parola non lo spiegano. Al di là di questi fattori, però, c'è la reincarnazione.

Noi siamo nati in una data famiglia a causa di certe caratteristiche comuni. Ma ogni persona in una famiglia è un'anima individuale che porta con sé le proprie caratteristiche individuali dalle sue vite passate. Perciò ci sono sempre, nelle famiglie, alcune affinità biologiche ereditarie; ciò malgrado, ogni persona ha un carattere diverso. Un uomo nasce in una determinata famiglia, in un certo ambiente sociale e nazionale, per cause specifiche: le proprie azioni passate.

L'uomo, dunque, è l'architetto del proprio destino. Si potrebbe quasi predire ciò che egli sarà nella prossima vita, analizzando i suoi interessi e le sue abitudini predominanti in questa. Per questa ragione l'autoanalisi è un fattore importante per il progresso dell'anima. Supponiamo che, per molti anni, le tragedie siano state la vostra lettura preferita e che, naturalmente, pensiate di doverle godere per il resto della vostra esistenza.

Se, però, analizzandovi, vi accorgete che la lettura costante di questo tipo di letteratura vi deprime, desidererete formarvi una nuova abitudine, quella di leggere attentamente ispiranti libri spirituali. Così facendo, cambierete il corso della vostra vita. Con una forte determinazione, noi possiamo trasformarci molto rapidamente; ma senza quella, non è possibile cambiare il solco che abitudini di anni hanno formato senza fare uno sforzo, o in un minuto.

Al fine di sradicare una vecchia abitudine, dovete applicare tutta la forza della vostra determinazione per contrastarla, finché la cattiva abitudine sia logorata. La maggior parte delle persone non ha la pazienza necessaria. Tutti, però, dovrebbero sentirsi incoraggiati da questa verità: qualunque cosa abbiate creato o fatto, voi stessi la potete disfare. Quando analizzate ciò che siete, abbiate un fermo desiderio di eliminare le vostre debolezze e di fare di voi quello che dovreste essere.

Non permettete a voi stessi di lasciarvi sopraffare dallo scoraggiamento a causa della rivelazione delle vostre mancanze, che l'autoanalisi sincera di solito porta con sé. E' stata avanzata la teoria che il pensiero sia un prodotto delle ghiandole endocrine. Questa idea è infondata. La carne non produce il pensiero. La mente è l'architetto del microcosmo e del macrocosmo.

Come l'acqua, raffreddandosi e condensandosi, diviene ghiaccio così il pensiero, condensandosi, assume forma fisica. Ogni cosa nell'universo è pensiero in forma materiale. Gli organi endocrini non sono che una strutturazione fisica del microcosmico modello pensiero. Gli aspetti fisico e mentale dell'uomo sono strettamente collegati fra loro. Si osserva comunemente che una persona malata di fegato diviene irritabile.

Se avete tali disturbi, non vi va di sorridere e di augurare: “Pace!” a tutti! Vi sentite mal disposti verso gli altri? I vostri pensieri e le vostre emozioni sono influenzati dal vostro stato fisico. Il corpo e la mente sono interdipendenti. Ad esempio, supponete che io sogni di essere in cucina, sveglio, e di avere molta fame. Mangio qualcosa e bevo un bicchiere di latte. La mia fame e la mia sete scompaiono, e io mi sento soddisfatto. Qual'è la causa della mia soddisfazione? Il cibo? Ricordate, sto solo sognando.

Non è forse semplicemente un cambiamento di pensiero che mi fa sentire soddisfatto? Poiché sto sognando, è la mia mente che crede di avere consumato il cibo. Sia la fame che il cibo e il latte erano soltanto idee nel mio sogno. Tutto era fatto della medesima sostanza pensiero. Svegliandomi, mi rendo conto che le mie esperienze non erano altro che una serie di idee. Un semplice cambiamento di pensiero ha fatto sparire la sgradevole sensazione della fame e l'ha sostituita con la sensazione piacevole di chi ha preso cibo e bevuto latte. Vedete, così, che il solo pensiero può fare qualsiasi cosa.

Una volta viaggiavo in treno in un giorno estremamente caldo. L'aria sembrava uscire da una fornace. Intorno a me soffrivano tutti, ma io sorridevo interiormente, perché la mia mente si era dissociata dal pensiero del caldo. Avevo detto fra me e me: "”Signore, la stessa elettricità che produce il caldo in una fornace produce il ghiaccio nel frigorifero. Perché, dunque, non dovrei essere capace di indurre la Tua elettricità a produrre il freddo in questo momento?”

In quello stesso istante mi sentii come avvolto in un lenzuolo di ghiaccio. Dobbiamo tuttavia ricordare che trascurare del tutto il corpo non è saggio. Si devono consumare cibi sani piuttosto che cibi inadatti. E se siete costretti a vivere con persone che vi rendono nervosi, dovete ogni tanto cambiare ambiente. Però la cosa migliore è poter trasformare il vostro ambiente mentale, così da non essere più disturbati dalle azioni altrui.

Cambiate voi stessi, e allora potrete vivere dovunque in pace e felicità. Il mondo, in maggior parte, è simile a un manicomio. Alcune persone sono malate di gelosia, altre di rabbia, di odio, passione. Esse sono vittime delle proprie abitudini ed emozioni. Ma voi potete fare della vostra casa un luogo di pace. Analizzatevi. Tutte le emozioni si riflettono nel corpo e nella mente. Invidia e paura fanno impallidire il volto, l'amore lo rende luminoso. Imparate ad essere calmi e sarete sempre felici.

Ricordate perciò che, qualunque tipo di ego abbiate, qualunque personalità cerchiate di esprimere, dovete fare uno sforzo per analizzare la vostra vera natura e svilupparne le qualità migliori. Si può avere un ego morale o un ego patriottico, un ego artistico o un ego affaristico e così via. Se il vostro ideale è la moralità, vivete in modo retto ed esprimete il vostro benvolere verso tutti. Questa è vera moralità.

E' l'orgoglio che rende coloro che si considerano migliori degli altri così pronti a giudicare i deboli. La vera moralità include la compassione per gli altri e per i loro errori dovuti ad ignoranza. Coloro che sono il prodotto del proprio ego materiale soffrono molto e senza necessità.

Tali persone dovrebbero imparare l'autocontrollo; altrimenti non saranno che pezzi di materia in movimento: devono fumare tante volte al giorno, devono mangiare certi cibi, se saltano un pasto si fanno venire il mal di testa, possono dormire solo in un particolare tipo di letto. Va bene far uso delle comodità, ma divenirne schiavi, mai. Se siete un incrocio fra un ego intellettuale e un ego materialista, è già meglio.

Ma se non vi formate, e riuscite a mantenere, un carattere equilibrato intellettuale, materiale e spirituale non sarete felici. Il vostro intuito spirituale vi dice come dovete controllare la vostra vita, in modo da non esserne dominati. Non è saggio lasciare che sia l'ego materialista a governare il vostro giudizio; a decidere devono essere la vostra coscienza e la vostra intuizione.” (Paramahansa Yogananda)

martedì 16 febbraio 2016

Geografia dei mondi invisibili



“Gli uomini sono tratti in inganno
riguardo la conoscenza delle cose visibili
allo stesso modo che Omero il quale fu
il più sapiente tra tutti gli Elleni.”
(Eraclito di Efeso)

“Secondo gli insegnamenti esoterici vi sono due grandi gruppi di esseri viventi, quelli che “scendono” verso la materia, il mondo fisico lungo l'arco involutivo e quelli che “salgono” di piano in piano lungo l'arco evolutivo. In questo articolo accennerò soltanto di questo secondo gruppo. Ne fanno parte due grandi schiere di esseri: quelli appartenenti all'evoluzione umana e quelli che sono chiamati con termine orientale deva, che corrispondono in parte alle Gerarchie angeliche del Cristianesimo.

La schiera evolutiva umana è composta di sessanta mila milioni (cioè 60 miliardi) di Monadi e corrispondentemente a sessanta miliardi di Anime. Le “coorti angeliche” sono costituite da 140 miliardi di Esseri, a vari gradi di sviluppo e dimoranti a diversi livelli. Secondo la terminologia cristiana vi sono nove gruppi chiamati: Angeli, Arcangeli, Troni, Dominazioni, Virtù, Principati, Podestà, Cherubini, Serafini.

Dante ne parla nel suo Paradiso; si potrebbe dire che questo descriva la geografia e la demografia medievale di quei mondi; ma per fare uno studio delle corrispondenze fra esse e le dottrine esoteriche occorrerebbe una doppia competenza, esoterica e dantesca, e si potrebbero allora trovare delle analogie interessantissime.

Cominciando dal “basso”, accennerò che noi, come personalità umane, viviamo in tre piani o livelli di vita: il mondo fisico, quello emotivo e quello mentale. Ognuno di essi, come pure tutti gli altri, sono suddivisi in sette settori o sottopiani. Nel mondo fisico quelli più densi sono composti di materia solida, liquida e aeroforme o gassosa. Ma vi sono gli altri quattro sottopiani composti di sostanza sottile, invisibile all'occhio fisico, chiamati i quattro eteri.

Noi abbiamo in essi il corpo eterico. In quei sottopiani dimorano innumerevoli esseri (“elementali”, ecc.) appartenenti all'arco involutivo, di cui non mi occuperò ora. Sopra il mondo fisico, vi è il mondo emozionale, chiamato astrale ma alquanto impropriamente, poiché non ha nulla a che fare con gli astri e le stelle. Di questo siamo coscienti in quanto abbiamo un “corpo” o veicolo composto di sostanza di quel mondo, e nel quale hanno sede le nostre emozioni e i nostri sentimenti.

Ma quel corpo è immerso, per cosi dire, in un mare, in un mondo nel quale vivono ed operano miriadi di esseri che non percepiamo direttamente, ma i quali esercitano influssi su di noi. Esso è anche percorso da forti correnti o ondate di emozioni collettive che esse pure ci investono e possono penetrare in noi. E bene rendersi conto di ciò per stare in guardia e proteggerci dagli influssi nocivi...

Segue il mondo mentale, distinto nettamente in due sezioni. La prima composta dei quattro livelli o sottopiani più bassi, nei quali possediamo un “corpo mentale” e in cui vivono altri esseri di natura corrispondente. Esso è popolato anche da innumerevoli“forme-pensiero” o idee, rivestite di sostanza mentale ed è percorso da forti correnti di energie mentali. Quelle forme-pensiero possono essere considerate come vere entità, viventi ed intelligenti.

Quelle di natura collettiva corrispondono alle “ideologie” che prevalgono nelle masse umane. Anche da queste forme pensiero bisogna proteggerci per non venir da esse dominati ed ossessionati. Per farlo occorre un'attenta vigilanza e l'uso della discriminazione spirituale. La seconda sezione del mondo mentale è composta dei tre sottopiani più alti ed è la sede delle Anime. Ci sono gruppi di Anime in ciascuno di questi tre sottopiani. Secondo le dottrine orientali, hanno l'aspetto di fiori di loto, e, secondo il loro grado di evoluzione, questi fiori di loto sono chiusi o aperti. […]

All'inizio del grande ciclo evolutivo del quarto regno della natura, il regno umano, le Anime sono già nel piano mentale superiore e ci restano sempre; esse proiettano un loro “raggio” a ogni incarnazione, ma sono “chiuse”, in uno stato potenziale. Poi, attraverso le lunghe esperienze di centinaia di vite, a poco a poco, dalla radice, dallo stelo, (parlando simbolicamente), dalla vita terrena, sale la linfa e, mediante l'azione combinata dell'acqua e del sole dall'alto, i bocci a poco a poco si aprono.

Questo è il simbolo dello sviluppo dell'Anima grazie all'attivazione della potenzialità divine insite in esse. Nel piano mentale superiore ci sono come ho detto, sessanta miliardi di Anime, in vario grado di apertura di manifestazione, delle quali soltanto circa un ventesimo hanno ora delle personalità incarnate. Sopra il piano mentale superiore, c'è quello che è chiamato il piano buddhico.

Mentre la nota predominante del piano mentale, anche superiore, è l’intelligenza, la luce spirituale; nel piano buddhico la nota, la qualità specifica è l’amore-saggezza. È il mondo dei rapporti, delle comunioni, il mondo in cui esiste la coscienza di gruppo e di gruppi di gruppi, nel quale si realizza l'unità, una unità fatta dall'intreccio di innumerevoli rapporti. È il mondo dell'unione. Fra gli abitanti di questo mondo, hanno per noi un interesse particolare quelli che costituiscono la Gerarchia spirituale degli Iniziati e dei Maestri.

La maggior parte di essi vi dimora; infatti la nota fondamentale della Gerarchia spirituale è l'Amore-Saggezza. E di lì Essa dirige l'evoluzione; non soltanto l'evoluzione umana, ma l'evoluzione di tutti i regni della natura e di altre evoluzioni a noi ignote. Però più precisamente si può dire che gli Iniziati delle prime iniziazioni dimorano nel piano mentale superiore, pur avendo accesso al piano buddhico. La maggioranza dei Maestri di Saggezza e di Compassione (Quarta e Quinta Iniziazione) dimora nel mondo buddhico, mentre i membri più avanzati della Gerarchia spirituale (i Chohans) dimorano permanentemente o prevalentemente nel mondo successivo o piano Atmico.

Nel mondo Atmico le note fondamentali sono la volontà e la potenza, l'energia dinamica dello Spirito, che anima il Piano divino e che ne promuove l'attuazione nei livelli inferiori. In esso dimora un gruppo speciale di alti Iniziati, chiamati Nirmanakaya, i quali hanno una funzione particolare di collegamento fra la Gerarchia spirituale e Shamballa, la “Casa del Padre”. Ne sono i tramiti sia in senso ascendente che in senso discendente.

Essi sono chiamati anche: “divini Contemplativi”, poiché hanno, fra altre, la funzione di visualizzare in profonda contemplazione la gloriosa Meta finale: l'attuazione del grande Proposito divino. Questa loro contemplazione ha lo scopo di mantenere sempre ben presente nella coscienza di tutta la Gerarchia spirituale quella Meta gloriosa, per due ragioni.

Anzitutto perché nell'attuazione del Piano in tutte le sue manifestazioni, in tutte le sue particolarità durante il lungo pellegrinaggio evolutivo, resti sempre netta la Meta, e quindi la direzione, in modo che non ci siano sviamenti; poi per rafforzare la persistenza, la costanza, quella che è stata chiamata la “divina pazienza” di Coloro che durante lunghi cicli attendono che i regni inferiori, compreso l'umano (che per Loro è uno dei regni inferiori!) faticosamente, attraverso errori, attraverso innumerevoli vicende, si avvicinino via via a quella Meta gloriosa.

Ricordiamo questa funzione dei Nirmanakaya perché, per la legge meravigliosa delle corrispondenze, ogni realtà superiore ha delle manifestazioni inferiori. Cosi quello che i Nirmanakaya sono per la Gerarchia spirituale si può dire che le nostre anime siano per le nostre personalità. Nella misura in cui diventiamo coscienti dell'Anima acquistiamo quella volontà di persistere ad ogni costo e la pazienza spirituale verso la personalità stessa. Vi è un certo periodo, dopo il primo risveglio spirituale, nel quale la parte risvegliata di noi non ha pazienza con il resto della personalità!

Sopra il mondo atmico, c'è il mondo Monadico, la dimora dei 60.000 milioni di Monadi. È difficile farsene un'idea ! Ma ricordiamo che, come tutti gli altri mondi, ha sette sottopiani, ciascuno diverso e con qualità differenti e che le Monadi non sono “scintille divine” tutte uguali; sono distinte anzitutto in sette grandi gruppi, corrispondenti ai sette Raggi, e inoltre in altri gruppi e sottogruppi secondo le loro funzioni.

Quindi questo mondo Monadico, che a noi può sembrare qualche cosa di astratto, è invece,pieno di vita e di Esseri che vi svolgono attività per noi inconcepibili, ma altrettanto reali e definite quanto quelle che si svolgono negli altri mondi. Cerchiamo di renderci conto di questa pienezza di vita differenziata e organizzata meravigliosamente a tutti i livelli. Infine vi è quello che in termini orientali è chiamato piano Adi, il “mare di fuoco”.

Anche questo mondo ha sette sottopiani, sette livelli, ed è abitato da Esseri altissimi, alcuni dei quali sono chiamati con espressione simbolica : “Le Luci che attuano il Volere di Dio”. Ivi dimorano permanentemente il Buddha e altre Entità eccelse dello stesso livello, e a capo di tutti è Colui che è detto il Re del Mondo, Sanat Kumara, la manifestazione del Logos Planetario. È bene rendersi conto che il Logos Planetario, che potrebbe esser considerato quale il Dio del nostro pianeta nella Sua Essenza, come Anima, è al di sopra di tutti questi piani di manifestazione.

Esotericamente i sette grandi mondi planetari non sono che sette sottopiani del Mondo fisico Cosmico; ma ci sono altri grandi Piani o Mondi cosmici, e il Logos planetario, il grande Essere che informa il nostro pianeta, con la Sua Anima risiede nel Mondo Mentale Cosmico, e solo la sua manifestazione personale, se si può così chiamarla, che è Sanat Kumara, il Grande Iniziatore, dimora nel piano Adi. Quello che in termini cristiani si chiama “il Padre” indica appunto Sanat Kumara.

É chiamato nella Bibbia “L'Antico dei Giorni” o Melchissedec, che significa “il Signore di Giustizia” poiché la Giustizia, cioè la Legge in senso cosmico, regge tutto il piano evolutivo, tutta la manifestazione. È chiamato anche esotericamente “il Giovane dalle sedici estati”; sembra una contraddizione ma non lo è: mentre nella Sua essenza è antico, preesiste alla manifestazione, nel ciclo evolutivo è ancora giovane, poiché l'evoluzione è ancora a uno stadio non molto avanzato.” (Roberto Assagioli)


domenica 14 febbraio 2016

Paracelso



“Nessun medico può decidere che un male è incurabile.
Nel dirlo si rinnega Dio, si rinnega la Natura
e si disprezza il Grande Mistero della Creazione.
Non esiste malattia, per tremenda che sia,
per cui Dio non abbia previsto una cura adeguata.”
(Teofrasto Paracelso)

Paracelso nasce nell’epoca compresa tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento. In quel periodo era avvenuta la grande novità della nascita della borghesia con cui si inizia a valorizzare il singolo e le sue capacità personali. La società medievale era stata dominata dal clero e dalla nobiltà, perciò la volontà dei singoli era subordinata a quella della stirpe e della gerarchia di cui facevano parte. I legami di sangue e l’appartenenza alla gerarchia ecclesiastica erano più forti del singolo.

Con il sorgere della borghesia vediamo che le cose cambiano, perché viene attribuito un valore maggiore alle capacità umane. Si inizia a valorizzare la personalità che riesce ad innalzare il suo status sociale per merito delle sue capacità. In questa epoca vediamo molti cambiamenti, infatti l’invenzione della stampa comporta una maggiore diffusione dei libri e una maggiore apertura mentale.

Anche la scoperta dell’America e la navigazione verso i paesi lontani stimolano il desiderio di viaggiare e di conoscere cose nuove e vedere cose insolite. Uno spirito inquieto e indagatore pervade l’uomo di questa epoca che vive un forte distacco dal passato, perché vede emergere un nuovo modello di uomo e una nuova visione del mondo. perciò vediamo che, in poco tempo, nascono delle personalità rivoluzionarie in vari settori.

Nel 1483 nasce il teologo e riformatore Martino Lutero, nel 1452 nasce il pittore, scultore e ingegnere Leonardo da Vinci e nel 1453 nasce Teofrasto Paracelso. Nel 1509 nasce il teologo e riformatore Giovanni Calvino, nel 1510 il medico e filosofo Girolamo Cardano e nel 1517 nasce l’astronomo Nicolò Copernico e il filosofo Pico della Mirandola, tanto per citare alcune delle personalità più conosciute.

Tutti costoro vennero a portare una novità: una nuova visione religiosa, una nuova tecnica pittorica oppure, come fece Paracelso, una nuova visione della medicina. Tutti contribuirono a creare una nuova immagine del cosmo e un nuovo modello di uomo. Uno spirito curioso e innovatore percorse quei tempi che videro l'irrequieta ricerca, l'esperienza diretta e la logica induttiva che Paracelso usò nella medicina.

Philipp Theophrast von Hohenheim nacque il 10 novembre 1493, a Einsiedeln. Il nome Teofrasto fu scelto dal padre in onore del filosofo di Ereso che ammirava. La scelta fu un buon augurio perché il filosofo e medico greco fu allievo di Platone e di Aristotele, ed era considerato il padre delle materie mediche fin dall'antichità. Filippo fu il nome che gli venne imposto molto più tardi e che non volle mai usare.

Paracelso fu il nome che usò sempre, il nome che usavano gli allievi e gli avversari, e fu anche il nome con cui firmava tutte le sue opere. Paracelso era il nome che gli aveva attribuito il padre quando era ancora un ragazzo per onorare quel figlio che era riuscito ad eguagliare Aulo Cornelio Celso, il più grande medico e botanico dell’epoca romana. Il padre Wilhelm von Hohenheim era medico, alchimista, filosofo e teologo e veniva da una famiglia della piccola nobiltà sveva.

La madre veniva dalla famiglia Gratzen ed era una serva ecclesiastica del convento di Einsiedeln, perciò Paracelso venne insultato con l'epiteto di “servo ecclesiastico” dai suoi avversari. Alla nascita era minuto, malaticcio e rachitico, e si dice che la madre fosse instabile di mente e che morì precocemente lasciandolo orfano. Sappiamo che venne educato dal padre con cui ebbe sempre un rapporto di grande tenerezza.

Il dottor Hohenheim dava molta importanza all’azione benefica della natura perciò fece del figlio, il suo compagno preferito per le esplorazioni nelle zone circostanti, alla ricerca di erbe per curare i malati. Lo faceva rinforzare essendo nato con una salute cagionevole, perciò nelle passeggiate che fece con suo padre imparò a conoscere le erbe curative.

Imparò anche a distillare le pozioni curative, i veleni e gli antidoti ai veleni. A quei tempi la farmacopea non era apprezzata come, da millenni, lo era in Oriente e in Cina, e come lo era stata nell’antico Egitto, in Grecia e nella Giudea. Nel Medioevo solo i monaci coltivano nei giardini dei monasteri le piante che avevano delle proprietà medicinali, ma non si conoscevano tutte le loro virtù medicinali.

Einsiedeln sorgeva nella posizione ideale per conoscere la virtù delle piante, perché giace nella fertile vallata in cui scorre il fiume Sihl con le zone paludose in cui crescono molte specie acquatiche. Nei prati cresce la genziana, la salvia, la margherita, la borraggine, il cumino, l’angelica, e altre piante. Nei boschi crescono le asperule, la belladonna, la datura, la violetta e altre graminacee. Sui monti cresce la campanula, la digitale, la cicoria, l’achillea, la veronica, la menta, il timo, la verbena, la salsapariglia, i licheni, la sanguinella e altre specie.

Paracelso racconta che il padre fu il suo primo maestro di latino, botanica, alchimia, chirurgia e teologia perciò, in seguito, non fece altro che approfondire quello che lui gli aveva insegnato. La sua intelligenza vivace e irrequieta fece in modo che fosse inserito, fin da molto giovane, nella famosa scuola del monastero benedettino di Lavanthal dove studiò con mastro Eberhard Bamgartner che era considerato uno dei più famosi alchimisti del suo tempo.

Perciò il ragazzo si dedicò con passione agli esperimenti di laboratorio e arrivò ad un livello di competenza incredibile. Il clima della Carinzia lo aveva aiutato a rinforzare il suo fisico minuto e la giovinezza compensò le altre carenze, perciò arrivò a ritrovare una salute quasi perfetta. In seguito passò a Basilea dove fece enormi progressi nello studio delle scienze occulte, perché a quei tempi era impossibile diventare medico se non si conosceva anche l’astrologia.

La scienza sperimentale non era ancora nata, e tutte le conoscenze mediche che si studiavano nelle università o nei monasteri erano basate su conoscenze dogmatiche. Gli insegnamenti più rispettati erano quelli tradizionali e consolidati nel tempo. Invece il misticismo e le idee magiche si basavano sul fatto che fosse possibile avere un contatto diretto e personale tra la mente umana e quella divina.

Solo l’unione con lo Spirito Divino poteva farci comprendere il funzionamento dello Spirito Universale nella Natura: questo è quello che credeva Paracelso. Quando arrivò a Basilea nel 1510 aveva già acquisito una buona pratica nelle operazioni chirurgiche perché aveva aiutato suo padre a curare le ferite. All’università trovò solo dei pedanti e dei palloni gonfiati di cui disse: “La polvere e la cenere rispettate di questi spiriti sterili si erano trasformate in materia importante.”

Paracelso comprese che i saggi che venivano onorati erano i custodi pietrificati di una scienza sterile da cui non poteva imparare nulla. Aveva letto alcune opere dell’abate Tritemio che aveva trovato nella biblioteca di suo padre, perciò ne era affascinato quindi decise di trasferirsi a Wurzburg dove viveva l’abate Tritemio. Il vero nome dell’umanista e teologo era Johannes von Eindenberg ma era chiamato Tritemius perché era nato a Trittenheimer.

L’abate era diventato famoso da molto giovane, infatti a 17 anni era fuggito di casa per entrare nel monastero benedettino di Sponheim di cui divenne abate a 21 anni. Tritemio era attratto dall’alchimia e dalla ricerca della pietra filosofale, perciò influenzò Agrippa e Paracelso a cui insegnò a non svelare i segreti dell’arte ai profani.

L’abate riceveva tante richieste da molti studenti che volevano diventare suoi discepoli, ma prendeva solo chi riteneva degno di essere suo discepolo, perché nei suoi laboratori si poteva fare ogni tipo di esperimento alchemico e magico. Paracelso fece un lungo viaggio per andare a Wurzburg, ma era diventato più robusto perciò arrivò in una città in cui tutti pensavano che Tritemio fosse un pericoloso stregone. L'abate aveva compreso alcuni misteri della Natura e del mondo spirituale essendo autore di un testo di angelologia in cui affermava che i 7 angeli principali avevano regnato, regnavano e avrebbero regnato sulle 7 epoche della terra.

Tritemio era diventato un esperto di alcune pratiche di magnetismo e di telepatia, e fu il primo che rivelò la possibilità della trasmissione del pensiero. A lui si deve il primo esempio di criptografia cioè una scrittura segreta che richiede la scoperta della chiave giusta per essere compresa. Tritemio era un profondo conoscitore della Cabala ed era famoso perché offriva delle profonde interpretazioni delle Sacre Scritture. Ai suoi studenti richiedeva la conoscenza accurata dei testi sacri, perciò questa competenza era comune tra i suoi discepoli.

Questo fatto influì su Paracelso che, per tutta la vita, si dedicò a quello studio acquisendo la conoscenza perfetta del senso profondo e del significato esoterico della Bibbia. Paracelso fu allievo di Tritemio e da lui imparò a riconoscere le forze misteriose del mondo visibile e del mondo invisibile. Siamo certi che Paracelso aborrì l’uso di alcune pratiche magiche che giudicò indegne e contrarie alla volontà divina. Così come aborrì anche la negromanzia che veniva praticata da uomini privi di scrupoli perché diceva che quelle pratiche malefiche attiravano le influenze maligne.

Rinunciò anche al vantaggio di sfruttare le pratiche magiche che aveva imparato, perché credeva che le pratiche magiche possono essere usate solo in modo disinteressato e senza ricavare altri vantaggi che il bene degli altri. Fu con questi basi morali che Paracelso si lanciò nelle indagini e negli esperimenti di magia divina. Riusciva a distinguere perfettamente l’elemento spirituale da quello che non lo era, però voleva trovare l’unione con la Divinità perché solo l'unione divina ci salva da ogni errore.

Il suo ideale era quello di curare gli uomini come aveva fatto il Cristo, perciò cercava la stessa comunione che il Cristo aveva avuto con il Potere Sublime. Nel frattempo andava cercando i mezzi che il Creatore aveva messo a nostra disposizione, perciò li trovò nella Natura. Paracelso vede la Natura come una forza materna che ci accudisce e che ci cura. Immaginiamo l’entusiasmo con cui dedicò agli studi di alchimia, poiché dirà: “l’alchimia non ha solo lo scopo esclusivo di ottenere la pietra filosofale, perché la finalità della scienza ermetica consiste nella cura delle malattie.”

Malgrado tutto non si sottrasse all’ossessione dei suoi tempi perciò si occupò anche delle pratiche che volevano ricavare l’oro dai metalli impuri. Secondo qualcuno, intraprese l’opera solo per curiosità e la concluse quando la sua curiosità fu soddisfatta. Ogni campo andava verificato e tutte le cose andavano sperimentate con esperienze dirette che ne confermavano o meno la fondatezza. I biografi dicono che il Paracelso alchimista era insuperabile, perché aveva penetrato tutto quello che uno spirito umano può penetrare.

Aveva il potere di leggere in ciò che studiava fino a scrutare nello spirito delle cose con la stessa facilità dell’uomo che legge un libro. Paracelso non ha nulla di teorico, ma tutto in lui è finalizzato ad un uso pratico perché le sue ricerche sono rivolte alla salute fisica e spirituale dell’uomo. Paracelso si rifà al grande Ippocrate che affermava l’esistenza di 4 succhi che metteva in relazione con i 4 elementi.

Lo studioso di quei tempi vedeva nel corpo umano e nella sua composizione, l’influenza di sostanze spirituali a cui veniva dato il nome di bile nera, di bile bianca, di sangue e di succhi. Ma quei nomi non alludevano alle sostanze fisiche e percepibili, ma alludevano alle forze che costruiscono il corpo fisico. Paracelso credeva che il corpo fisico avesse una controparte eterica, perciò il suo sguardo di medico cercava di scorgere l’aspetto eterico della malattia fisica. Lui credeva che, al disordine del corpo fisico corrispondesse un disturbo del corpo eterico.

Il malato si curava meglio se veniva letto anche il corpo eterico perché l'eterico è il costruttore del fisico. Paracelso usa una medicina olistica e molto intuitiva, perciò si trova a lottare contro i seguaci di Galeno che erano i rappresentanti del modo opposto di essere medico. Galeno insegnava una medicina che sapeva vedere solo le cause esteriori, perché non cercavano l’elemento spirituale che causava il male fisico. Egli si ritrovò a lottare contro tutta la medicina ufficiale del suo tempo per tutti questi motivi.

Perciò non tralasciò di ricordare che quelli che viaggiano in carrozza non possono conoscere il mondo, perché il mondo si conosce ascoltando l’uomo semplice. Paracelso amava viaggiare e viaggiò mescolandosi alla gente semplice, infatti usò la saggezza dei semplici e la trasformò nelle sue geniali intuizioni. Va detto che non si allontanò mai dalle sue aspirazioni spirituali, perché per lui non esisteva medicina, scienze naturali o astronomia senza la conoscenza del Divino. Perciò vide l’uomo fisico come un composto delle stesse forze e sostanze della Natura.

Affermò che se studiamo la Natura dobbiamo vederci gli stessi elementi che vediamo nell’uomo, perché l’uomo fisico è l’uomo elementare che rappresenta un estratto o un succo dei singoli metalli, delle piante, degli animale e della Natura. L’uomo elementare non può essere capito se non capiamo la terra, perché l’uomo trae la sua forza dalla terra. Distingue il corpo sottile che trae la sua forza dagli istinti e dalle passioni, e che viene sospinto dalle leggi di armonia e di discordia. E distingue anche il terzo elemento che chiama spirito perché dice che proviene dal mondo spirituale, e che si mostra come un scintilla divina che è presente nell’uomo.

Poi disse che l’uomo è un estratto dei tre elementi, perché lo spirito umano è l’estratto dell’elemento divino-spirituale del cosmo. Il corpo astrale è l’estratto dell’elemento stellare, invece il corpo fisico è l'estratto dell’elemento elementare-terreno. La malattia si può comprendere solo se indaghiamo sulle sue origini e sulle forze invisibili che agiscono nelle forze morali che sono la causa dell’insorgere della malattia. Paracelso vede una profonda relazione tra l’uomo, il mondo fisico e il mondo astrale in cui è collocato l'uomo: da questo deriva il rapporto tra l’uomo ed i fenomeni del cielo e della terra.

L’aspetto corporeo viene collegato al sale, invece il mercurio viene collegato all’anima e, infine, lo zolfo viene messo in rapporto con lo spirito. E la magia è sapienza perché è l’impiego cosciente delle forze spirituali per ottenere un effetto visibile. La magia è l'uso benefico del volontà: è il mezzo più potente che lo spirito umano può avere per agire a fine di bene: la magia non è la stregoneria, afferma Paracelso.

Molti suoi esperimenti che furono tacciati di stregoneria provarono le proprietà curative dei metalli e anticiparono la metalloterapia, Classificò il bismuto e provò le proprietà curative dei metalli che studiò durante le trasmutazioni a cui li sottopose. Dal ferro, dall’antimonio, dal mercurio e dall’acido solforico e dagli altri metalli trasse delle regole che usò per elaborare la “Teoria dei tre principi” che vide esprimersi in tutte le attività dei corpi. Paracelso usò i termini di Macrocosmo e di microcosmo per esprimere il grande mondo dell’universo e il piccolo mondo dell’uomo, e affermò che uno era il riflesso dell’altro.

Con le sue indagini scoprì le virtù dell’oppio, del solfato di mercurio e di tante sostanze, però non sappiamo nulla di questo, perciò non sappiamo che le proprietà lenitive dello zinco furono scoperte da Paracelso. In un’opera di Adam di Bodenstein edita nel 1536 a Basilea, si afferma che Paracelso fu calunniato indegnamente proprio da quelli che non si fecero scrupolo di rubare le sue idee e le sue scoperte. Venne accusato di essere un mago e ancora oggi la sua figura è circondata da equivoci e calunnie che andrebbero dissipate.

Paracelso fu un mistico che vide Dio nella Natura, perciò la sua intelligenza anticipò molte idee che rivedremo in Giordano Bruno che fu poeta, filosofo, artista e investigatore della Natura. Paracelso. credeva che tutto l’universo mostrava la forza infinita contenuta nell’unità e nell’interdipendenza di ogni cosa con l’altra. Da buon cristiano, Paracelso scrisse nel “Trattato delle Infermità Invisibili" che Dio vuole i nostri cuori e non vuole le nostre vuote cerimonie, perciò se vogliamo trovare Dio lo dobbiamo cercarlo dentro di noi, perché altrove non lo troveremo.

Il Regno di Dio possiede una relazione profonda con la nostra vita, perciò un’anima penetrante può trovare nel suo cuore tutti i misteri di Dio. Gli uomini che cercano Dio lo possono trovare nel tabernacolo del loro cuore, e vi possono trovare anche le chiavi che aprono il suo Regno. Da queste parole si capisce che Paracelso non fu un ciarlatano, ma fu un grande mistico e un cabalista perfetto che visse nello spirito di un vero cristiano. Le leggende calunniose sulla sua morte sono tutte false, infatti sappiamo che morì a Salzbourg il 24 settembre 1541 e che venne sepolto con gli onori che meritava.

Buona erranza
Sharatan