mercoledì 29 maggio 2013

La vocazione di Socrate



“Chi vuole muovere il mondo prima muova se stesso.”
(Socrate)

Socrate è famoso per avere accettato la morte ingiusta a cui fu condannato dagli ateniesi. Al momento della morte avvenuta nel 399 a. C., aveva 70 anni, perciò si calcola che fosse nato nei primi mesi del 469 a. C. Il padre Sofronisco era uno scultore e la madre Fenarete era una levatrice, e Socrate disse che esercitando la sua opera di maestro, si era ispirato all’arte maieutica della madre.

Socrate fece gli studi giovanili in Atene, e si allontanò da Atene solo tre volte e una volta fu per assolvere al suo dovere di soldato. Lo stesso Alcibiade, nel Convito del suo discepolo Platone, parla del suo valore di soldato e disse che Socrate quando era in guerra si dimostrava un uomo insensibile alle fatiche e al freddo, modesto, coraggioso e padrone di se anche nel momento in cui l’esercito era in rotta.

La sua vocazione per la filosofia venne affermata anche davanti ai giudici dicendo in tribunale: “Ateniesi, io vi amo, ma obbedirò al Dio piuttosto che a voi!” La sua ricerca filosofica era un continuo esame di se stesso e degli altri, e l’insegnamento di questa filosofia fu portato avanti per tutta la sua vita senza fare mai una scuola filosofica di tipo convenzionale.

Si rifiutò di scrivere degli scritti con le sue idee insegnandole solo in forma verbale, perché nessuna scrittura può riuscire a muovere una ricerca come riesce a farlo l’esperienza concreta di ciò che si afferma. Restò sempre un uomo disinteressato al denaro, infatti visse in estrema povertà insieme alla moglie Santippe e ai suoi figli.

Socrate aveva qualcosa di strano e di inquietante che tutti sentivano. L’aspetto fisico non colpiva per la bellezza essendo tarchiato, non molto alto, calvo e con la fisionomia di Sileno, perciò il suo fisico era ben lontano dall’ideale greco classico dell’anima saggia chiusa nel corpo bello e armonioso.

La cosa inquietante di Socrate dice Platone è che il contatto con lui era come avere un contatto con una torpedine di mare che paralizza chi la tocca, così Socrate faceva gettando il dubbio e l’inquietudine nell’animo di chi lo avvicinava. Che Socrate fosse uno strano ragazzo fu presto evidente anche in famiglia.

Il padre andò a consultare l’oracolo di Apollo per sapere cosa avesse il suo ragazzo, e la Pizia gli disse che non doveva preoccuparsi per lui. Un Dio benefico lo affiancava e guidava, perciò la sua volontà non andava mai forzata. Non dovevano mai imporre nulla e non dovevano ostacolarlo, piuttosto che il ragazzo avesse la massima libertà della sua vocazione, perché il Dio agiva in lui. Potevano pregare ma non disperare, perché aveva la guida di un potente daimon che lo proteggeva.

Il daimon del mondo greco classico era la divinità buona o cattiva che è affiancata agli uomini e che li accompagna dalla culla alla tomba. In Esiodo troviamo la gerarchia degli dei con l’elenco delle 4 specie di esseri ragionevoli, cioè: dei, demoni buoni o cattivi, eroi e semidei, e uomini. I semidei sono con gli eroi perché si crede che possa avvenire una mutazione delle anime, e che anche le anime dei demoni più malvagi possono essere ripulite dalla virtù e possono raggiungere lo stato divino.

Il Dio che era in Socrate viene citato da Platone nei dialoghi, da Senofonte, da Plutarco, da Apuleio e da Diogene Laerzio che avevano delle fonti che ora sono perdute. I contemporanei lo vedevano stare immobile per ore in silenzioso dialogo interno con il Dio, e si dice che fu visto all’alba che pregava rivolto verso il sole nascente.

Nella Apologia, Socrate dice che il suo Dio è un dono che gli dei vollero inviare alla città di Atene, anche se i suoi concittadini lo percepivano come un noioso tafano che punge uno splendido cavallo di razza. Il suo Dio veniva quando voleva e Socrate lo ascoltava silenzioso e immobile pur essendo lucido mentre lo ascoltava, ma poi rifletteva e filtrava tutto quello che aveva detto con l’intelligenza e la ragione.

Fu il Dio che lo sconsigliò di seguire l’arte della scultura come voleva il padre e lo sconsigliò di entrare in politica. Il Dio gli proibì di incontrare e di parlare con Alcibiade, ma poi gli ordinò di incontrarlo per sconsigliare la spedizione di Sicilia e per predire l’insuccesso di Trasillo contro Efeso e la Ionia.

Si racconta che un giorno Aristippo andò da lui portandosi una forte somma in monete d’oro e gliela offrì per aiutarlo. Socrate, malgrado fosse sempre in difficoltà economiche, rifiutò la somma dicendo: “Non posso accettarla, perché il Dio che parla in me non mi permette di accettare denaro.”

Quando gli amici chiedevano un parere, spesso il Dio avvertiva o sconsigliava e chi non credeva poi si pentiva di non avere obbedito ai consigli, come nel caso di Critone. Critone fu sconsigliato di allontanarsi mentre passeggiava con Socrate, ma lui disobbedì per andare a fare dei lavori in casa, perciò restò ferito nei lavori. E peggio ancora avvenne a Trimarco che fu sconsigliato di uscire dalla casa di Socrate, in cui era ospite, perché Trimarco voleva eliminare un rivale.

Socrate intuendo il progetto omicida, due volte lo trattenne tenendolo chiuso in casa sua. Ma l’amico uscì di nascosto, incontrò il rivale e lo pugnalò a morte, perciò andando al supplizio disse al fratello che lui moriva per non avere obbedito ai consigli dell’amico Socrate. Quando Carmide, figlio di Glaucone, andò a dire che andava ai giochi di Nemea, Socrate sentì che il Dio sconsigliava il viaggio perciò tentò di dissuaderlo, ma Carmide volle andare comunque e trovò la morte a Nemea.

Nel Timeo, Platone dice che il daimon è presente in tutti, perché è il principio più nobile della natura umana essendo la sua parte divina. Nella religione greca era ammesso l’intervento delle divinità per mezzo di intermediari del cielo che venivano mandati sulla terra. Lo stesso Socrate, nel Teeteto di Platone, rivela che la grazia del cielo gli ha concesso di avere una guida divina fin dalla più tenera infanzia.

Il suo Dio è come una voce che non lo forza mai a fare le cose, ma lo consiglia solo quando è necessario. Mentre andava in tribunale la voce del Dio tacque, perciò Socrate seppe che stava facendo ciò che gli Dei volevano, e comprese che il Dio era stato il custode del suo destino.

Plutarco pensava che lui sentisse, nella parte più intelligente della sua anima le parole di un Dio che era privo di voce in tutti gli altri uomini. Il daimon di Socrate era legato al dio Apollo, la divinità solare che nella Grecia primitiva, era opposta alle tenebrose divinità ctonie legate al culto di Dioniso, che sono correlate al livello astrale inferiore. Questa concezione credeva che i daimon potevano dominare le anime usando le tenebre dionisiache o potevano liberarle con la luce di Apollo.

Una regola vigente tra gli adepti del culto solare era quella di dare solo dei consigli in negativo, perché incitare a fare un’azione equivale ad assumersi il peso delle conseguenze karmiche di essa: l’intrusione nella volontà equivale a privare l’uomo del merito delle sue azioni.

L’insegnamento più determinante per la vita di Socrate fu quello che ebbe in gioventù da Diotima, la profetessa di Apollo che gli insegnò i segreti della Scala dell’Amore. Diotima disse che la finalità dell’Essere è l'Assoluta Bellezza, Verità e Bontà, perché la Divinità è sempre essenzialmente pervasa d’Amore.

Essa disse che l’individuo deve amare prima una sola persona a cui dedicherà tutta la sua vita: una caratteristica di questo amore è l’immagine dell'innamorato che crea pensieri, azioni e parole bellissime per dedicarle all'amata. La qualità dei sentimenti che l’amante dimostra rivela la sua capacità di amare, ma ogni amore inizia con l’attrazione per la bellezza esteriore. Ma poi l’amore diventa più elevato se l’amante ama l’altro anche se quest'ultimo non possiede alcuna forma di bellezza.

Proviamo una forma più evoluta d’amore quando sappiamo vedere nell'altro le qualità che lo rendono un essere degno d’amore, ma poi le stesse qualità le vediamo anche negli altri. Superiore ancora è l’amore che ama la Bellezza della natura, della scienza, dell’arte, della legge e che si eleva ancora per amare la vita e il mondo, perché è l’Amore della Bellezza Assoluta che è l'unica guida per il nostro apprendimento d’Amore.

Questo livello è indescrivibile, perché solo chi prova un’esperienza comprende quello che la parola, la mente e il cuore sentono come Bellezza che diventa Assoluta nell’istante in cui diventa piena e completa. A questo punto siamo nell’immortalità e sentiamo di essere Uno con l’eternità, perché la paura della morte scompare dalla vita di chi sa amare così.

Il concetto di amore è molto variabile, infatti Gesù insegnò che il primo comandamento di amare Dio è un imperativo interno. Esso diventa completo se viene unito con quello che lui insegna e che proviene dal primo: egli insegna a estendere il nostro amore ai nostri simili. E’ chiaro che non possiamo amare il prossimo con l’intensità di dedizione e di auto sacrificio posseduta dalla madre che ama il figlio o dell’amante per l’amato.

L’amore predicato da Gesù insegna la perfetta carità che non riesce a fare nessuna ingiustizia al suo prossimo e che vuole condividere con gli altri tutto il meglio delle cose buone che si possono trovare. Questa forma di amore è una forma rarissima d’amore che è molto difficile da trovare, anche ci sono ancora esseri che sono così. Questo amore vede l’amato come l’immagine della Divinità, perciò l’Amato diventa il sentiero che porta a Dio.

Un caso così fu Teresa di Calcutta che nel lebbroso che puliva e curava vedeva il corpo del Signore deposto dalla croce. Teresa disse che le azioni di carità sono fonte di gioia indicibile. Casi di un sentire simile sono contenuti nelle testimonianze dei mistici di tutto il mondo, e una visione beatifica dell’amore fu nell’amore di Dante per Beatrice. Nella Vita Nova, Dante scrisse l’epilogo d’amore per Beatrice dicendo che, se avesse vissuto ancora qualche anno, lo avrebbe dedicato “a dire di lei ciò che mai fu detto di alcuna altra donna.”

L’amore sa trascendere la morte se riesce a conservare i momenti di incanto vissuti, e se conserva quell'appagamento interno per l’eternità. La natura umana ha il difetto del ricordo che tende a scomparire, perciò scompaiono tutte le sensazioni che hanno accompagnato le esperienze e tutto finisce sia dentro che fuori.

Anche l’intensità dell’amore segue la stessa regola, perciò l’intensità della realizzazione che le persone ci suscitano può diminuire e finire, ma questo non significa che l’amore è scomparso dalla nostra vita. Diotima rivelò che anche l’amore subisce una trasformazione, perciò anche la bellezza, la forma e il colore del sentimento possono mutare.

Ma esiste un sentimento che non deve mai finire, perché anche se scompaiono le persone non deve mai scomparire la percezione del sentimento che le accompagnava. Ciò che non deve finire è il ricordo del sentimento che le persone hanno suscitato in noi.

Il sentimento d'amore per il vivere si deve conservare e si deve aumentare con l’età raffinandolo ancor più nella maturità. La freschezza delle risposte emozionali non deve mai scomparire, ma deve acquistare una natura più spiritualizzata e raffinata che viene dalla maggiore capacità di saper apprezzare tutte le sfumature della bellezza di vivere.

L’uomo non sa separarsi dalle apparenze esteriori, perciò non trova il coraggio di vedersi per come è veramente. Si trova comodo cercare l’appoggio degli dei esterni o di forze superiori piuttosto che ricercare una guida interiore. Quello che Socrate disse era troppo difficile per gli ateniesi dei suoi tempi, ma resta difficile anche nei tempi recenti in cui il culto per le istituzioni autorevoli è diventato troppo forte.

Socrate sognava l’ordine di un mondo nuovo in cui esistesse una morale fatta da uomini liberi che si sottomettono solo a quello che dice la loro coscienza. Lui non disse e non fece mai nulla di formale o di teorico, perché il cielo non è uno spazio teorico o vuoto. Il suo insegnamento volle spronare un rinnovamento interno che richiede che l’uomo abbia il coraggio di guardare profondamente dentro di sé.

La missione di Socrate fu quella di risvegliare le anime e di aiutarle a partorire lo spirito, perciò disse bene Socrate quando ammise di aver seguito la vocazione che aveva sua madre. Si dice che quando Platone fu in punto di morte, con le ultime parole ringraziò il destino di avergli concesso di vivere ai tempi di Socrate e di avere avuto la fortuna di averlo incontrato e di averlo avuto come suo maestro.

Buona erranza
Sharatan

sabato 25 maggio 2013

... in crescendo



“Mente e anima, in buon accordo,
tornino a fare una sola musica.”
(Alfred Tennyson)

Secondo Gurdjieff, tutto l’universo segue la scala dell’ottava, infatti tutte le fasi evolutive procedono con fasi ascendenti che vanno in crescendo finché non incontrano l’intoppo che impone di fare uno sforzo per scavalcare l’ostacolo: e anche l’evoluzione personale segue le medesime regole. L’evoluzione personale è una scala perché i molti io delle tendenze in contraddizione che popolano il mondo interno non hanno tutti il medesimo livello di sviluppo.

La frammentazione interiore rende più difficile il nostro lavoro di perfezionamento, ma una giusta valutazione della forza con cui affrontiamo l’impegno inizia con la nota Do che viene toccata e questa fase è detta “valorizzazione delle idee del lavoro”. Giacché la scala è in ascesa, la nota successiva è il Re che è definito come “l'applicazione delle idee del lavoro a se stesso.”La nota ascendente che segue è il Mi che viene detto “la comprensione delle difficoltà personali.” Poi avviene che dobbiamo raggiungere la nota seguente il Fa che è collocata fuori dalla nostra portata, infatti essa è oltre il “punto del semitono mancante.”

Psicologicamente questo vuol dire che siamo arrivati al punto in cui è necessario uno shock speciale per farci raggiungere il livello di comprensione che è rappresentato dalla nota Fa. Giunti a questo punto, dice Gurdjieff, si pone il problema di valutare con quanta forza suoniamo la nota iniziale cioè il Do. Si disse che il Do deve essere suonato con una forza sufficiente, perciò non deve essere troppo forte o troppo debole, e questo fatto va rapportato al livello psicologico.

La cosa che si vuole insegnare è che la “valorizzazione del lavoro” deve essere abbastanza poderosa per infondere una forza sufficiente per offrire l’impulso che ci fa progredire fino al Re e al Mi, finché si raggiunge il livello di Fa. E’ ovvio che se una persona stima con troppa debolezza l’idea di progredire, il suo miglioramento si arresta dopo qualche tentativo infruttuoso, mentre questo tipo di lavoro richiede tempo e continuo impegno per avanzare.

E’ anche vero che una persona che stima troppo se stesso non arriva a mettersi in torto, perciò non mette in dubbio il fatto di non essere padrone delle sue azioni. Se abbiamo paura di sapere che siamo mossi da impulsi molteplici non inizieremo neppure a indagare. In questi esempi vediamo che c’è chi non crede di poter lavorare e chi non crede nemmeno di volerlo fare, perciò in entrambi i casi vediamo che non avviene una giusta valutazione del lavoro.

Psicologicamente parlando, si comprende perché la terza nota della scala, cioè il Mi, è la tappa che viene definita “la comprensione delle difficoltà personali”. A questo punto va compreso anche il tipo di legame che esiste tra la nota Mi e la nota inferiore, Re, che viene detta “l’applicazione delle idee del lavoro a se stesso,” e il legame che ne risulta è il processo in cui si riesce a “connettere il lavoro con ciò che si osserva”.

Il punto focale è proprio questo, avverte Gurdjieff, perché è a questo punto che le cose possono disporsi nel modo giusto, ma possono disporsi anche in modo non corretto. Con questo discorso si vuole dire che l’individuo può fare al meglio nelle sue cose interiori, ma poi i fatti della vita seguono un loro corso con logiche diverse da quelle dei singoli uomini.

Questo lavoro insegna che siamo organizzati meccanicamente per mezzo delle nostre abitudini, perciò siamo abituati a prestare attenzione solo a quello che vogliamo. La nostra mente assomiglia a un bambino molto indisciplinato che vuol fare solo quello che gli fa piacere, perciò impara a dare importanza alle cose sbagliate. Per spiegare meglio, Gurdjieff usò l’aforisma della casa in cui tutto il mobilio è sparso a caso su tre diversi piani: in quella casa esisterebbe la possibilità di arredare in modo perfetto ma tutto il mobilio è messo alla rinfusa.

Questo fatto non si può obiettare, riflette Gurdjieff, perchè le cose non sono definite in modo ordinato perciò viviamo con falsi valori che abbiamo paura di cambiare, e tendiamo a lasciare che tutto vada come è sempre andato. Viviamo una vita confusa che viene aggiustata con una serie di menzogne che ci accompagnano. Quando dubitiamo di essere frantumati in molti individui vediamo che la qualità del nostro essere si caratterizza in questa molteplicità.

Alcune parti di noi sono meschine, invidiose, povere e stupide perciò non hanno alcun livello di comprensione, mentre altre parti sono nobili e intelligenti perciò comprendono e sanno usare le idee che gli provengono dal lavoro. Quando un individuo sente con le orecchie e vede gli occhi non fa fatica ad ammettere che siamo addormentati, perciò il lavoro mostra che stiamo vivendo come automi che si opprimono e si uccidono a vicenda.

Questa è la tappa iniziale del viaggio di rinascita dell’uomo che si è risvegliato alla verità della realtà, e l'evidenza non è filosofica, perché tutto il mondo trova più comodo gestire degli individui ottusi e inconsapevoli, e tutto viene regolato con questa finalità. Vediamo ovunque una manipolazione arbitraria del giusto modo di vedere le cose, perché si vuole fare una manipolazione della percezione della realtà.

Un ordine perfetto è quello che permetterebbe di avere un’osservazione corretta della realtà che equivale a dire che dovrebbe presentare sempre e solo la verità sulle cose. Un corpo possiede delle parti più elevate che dominano i centri inferiori, perciò il cervello è la parte che stiamo ancora perfezionando essendo la parte più recente.

Se tutto è basato sulla scala dell’ottava è evidente che le cose si possono rapportare in modo corretto o in modo non giusto, ma questo avviene quando le parti più meschine e prive di comprensione prendono il controllo e dirigono l’essere. In tutti gli aspetti della vita e in ogni stadio interiore delle persone è molto difficile vedere dei casi in cui si sente risuonare il Fa.

Gurdjieff dice che ha visto dei pianisti che suonano bene la scala Do-Re-Mi, ma raramente sanno procedere oltre sebbene, a volte, si possa intravedere un barlume del pianista eccezionale che potrebbero diventare. Questo fenomeno lo vediamo in tutti i mestieri che vediamo fare nel mondo, perciò vedere un uomo che cerca di suonare la nota Fa significa vedere che un uomo lavora duramente per raggiungere un livello superiore.

Ebbene, quell’uomo non si trova allo stesso livello degli altri, perché cerca di fare uno sforzo individuale che lo spinge fino al punto da cui può prendere lo slancio, e con un salto, può raggiungere la sponda del Fa. Non esiste nessun maestro che può sostituirsi allo sforzo individuale, dice Gurdjieff, perché la ricerca del semitono mancante è indefinita e indefinibile essendo un percorso personale.

Lo sforzo deve venire dal nucleo intimo dell’essere, perciò il salto verso l’alto corrisponde sempre anche alla discesa negli abissi dell’essere. Con questo si vuole dire che nessuna imitazione dell’essere può essere persistente, perciò valutiamo che molte caratteristiche provengono dalla falsa personalità costruita per adattarci al mondo. Se il lavoro sveglia l’essenza, essa fa risuonare i vari io che vivono nell’essere per spingerli a fare.

Ma, a prescindere da ciò che l’uomo potrà fare, esso diverrà uomo per il solo fatto di avere vissuto sempre esprimendo pienamente la sua disposizione fondamentale. E’ evidente che, se l’essenza avrà imparato qualcosa che gli è utile, nella ricorrenza della stessa situazione, essa ricorderà e la sua reazione sarà migliore.

Molti dei casi di genialità si basano sul fatto che una essenza ricorda meglio le cose che ha imparato nelle vite precedenti. Quando la nota Fa viene toccata in età precoce si passa molto velocemente nella progressione Do-Re-Mi, anche se resta il fatto che molte attitudini personali non si possono spiegare se crediamo in una sola vita.

Nel lavoro è necessario capire che la forza usata per suonare il Do iniziale va dosata bene, perché è sbagliato credere che un forte impulso iniziale faccia progredire con una maggiore velocità. La cosa che va compresa è che la potenza è una valenza di polarità attiva, mentre l’inerzia è una polarità negativa, perciò un Do attivo è diverso da un Do passivo. Il nostro atteggiamento può cambiare solo se valutiamo che una cosa creduta importante non lo sia più.

Uno stato psicologico diventa sbagliato quando diventa una chiave che non apre più la porta che apriva. La scala di valori è la chiave che apre la comprensione necessaria alla risalita. Questo ci fa riflettere sul significato della parabola del mercante che cercava una perla preziosa finché ne trovò una così perfetta che vendette tutti i suoi averi per comprarla. Da questa parabola, dice Gurdjieff, si desume il senso della valorizzazione del lavoro.

L’uomo che vuole avanzare deve credere in una Mente superiore molto più saggia e più preveggente dell’uomo. La tappa iniziale del lavoro è credere nella Mente Suprema, perché nessuno deve avere l’arroganza di credersi superiore agli altri, e lo studio del sistema cosmico ci sostiene e ci aiuta a credere questo. Se vediamo le logiche perfette e le sottili corrispondenze che esistono nel creato nessuno ha più la presunzione di sentirsi messo nel posto sbagliato, perché questo lo crede la falsa personalità che ama le cose illusorie ed esteriori.

Per iniziare il lavoro è necessario voler fermare la catena di reazioni che attivano dagli io più bassi e influenzabili che sostengono questa personalità falsa. Imparare il linguaggio del lavoro significa applicare le sue idee a se stesso, perciò diventa una cosa pratica che aiuta a seminare in modo corretto. Naturalmente la valorizzazione per il lavoro si accresce nel proseguire in Re e in Mi, cioè con l'accordo della scala crescente rispetto al Do iniziale.

Se l’uomo possiede un centro magnetico, la sua nota Do risuona precocemente e con forza maggiore, perciò quando le cose si raffreddano, l’impulso che lo sostiene continua ad agire. In questo caso l’osservazione di sé è la scala giusta per la valorizzazione di ciò che è necessario, e di ciò che va lasciato. Tutti abbiamo bisogno di lavorare per aumentare la nostra comprensione, perché siamo tutti interiormente aperti alla verità ma esteriormente siamo aperti solo alle menzogne.

Questo lavoro deve parlare interiormente, dice Gurdjieff, infatti il nostro salto evolutivo avviene quando si impara a parlare, a camminare e a comprendere meglio, a perdere molta presunzione, perciò quando comprendiamo che tutti fanno al meglio di quello che comprendono e che sanno fare. Se crediamo a questa verità non sentiamo più il desiderio di giudicare nessuno, perciò sentiamo risuonare la nota Fa.

Buona erranza
Sharatan

mercoledì 22 maggio 2013

Alberi



“Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?
Così ogni albero buono produce frutti buoni
e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;
un albero buono non può produrre frutti cattivi,
né un albero cattivo produrre frutti buoni.”
(Matteo 7, 17-19)

Paramhansa Yogananda insegna che l'Energia Cosmica e la Coscienza Cosmica circolano nel midollo allungato sotto forma di correnti positive e negative, perciò formano una serie di magneti che attraggono le forze. In ogni uomo esistono dei magneti che possono attrarre con una forza che è in relazione con la capacità attrattiva che l'individuo possiede. Tutte le parti del corpo che sono in coppia, cioè gli occhi, le orecchie, le mani, i piedi, ecc., sono in grado di trasmettere delle forme di energia positiva o negativa. Ogni coppia di organi forma come un magnete che attrae con una minore o maggiore potenza.

Il magnetismo degli organi si può usare per affascinare, incantare o per sedurre soprattutto usando il tono della voce oppure gli occhi in cui si dice agisca tutto il potente magnetismo dell'anima. La presenza di un forte magnetismo permette ad alcune persone di rallegrare, di offrire sollievo e di rasserenare con il loro flusso positivo, mentre altre persone ovunque vadano sanno dividere e creare la discordia, perchè in tutte le situazioni mettono in circolo il flusso del loro magnetismo negativo. L'imposizione delle mani sulla persona malata si basa sul magnetismo positivo e curativo del guaritore, infatti nelle mani circola un enorme flusso di potere magnetico.

Una volontà che non si fa scoraggiare e che sa persistere nell'avanzare inesorabile verso la meta stabilita è la manifestazione del potente magnetismo della volontà, perciò si dice che una forte volontà umana esprime la stessa forza della volontà divina. Il modo migliore per conoscere veramente le persone sarebbe quello di vivere per qualche giorno nella stessa casa. Quando si vive insieme si impara a percepire non soltanto il magnetismo che l’altro emana volontariamente, ma anche il magnetismo connaturato all'essere e che promana nella sua stessa presenza quotidiana.

Anche se le persone che vivono assieme sono in silenzio circola tra loro una forza energetica prodotta dal magnetismo peculiare delle persone che è condizionato dalla coscienza, dal tipo di natura, dal grado di vitalità e dalle caratteristiche fondamentali dell’essere. Ciascuno può sentire il forte magnetismo che emana dagli altri, anche se avviene come percezione silenziosa del pensiero, del sentimento, del tono vitale dell’altro. Questa percezione avviene entrando nel raggio d'azione delle persone, ma la finezza percettiva è condizionata dai limiti della nostra sensibilità.

Ogni uomo porta con sé tutta la gamma di vibrazioni che lo seguono come un ombra, e che sono il frutto delle influenze e delle tendenze che sono accumulate nel centri magnetici; e questo si mostra nella qualità della carica magnetica. Anche se non lo sappiamo, comunichiamo anche in questo modo silenzioso e profondo, perciò se comprendiamo come avviene la percezione del magnetismo vibratorio possiamo avere molte informazioni utili anche sul nostro modo personale di funzionare.

Tutte le persone più imparziali e più sensibili possono testimoniare di avere avuta l’occasione di percepire una persona solo guardandola negli occhi o stringendogli la mano. Molti possono testimoniare di avere avuto dei contatti in cui hanno sperimentato una percezione intuitiva della più intima e vera natura dell'altro. Istintivamente noi sentiamo quando le persone sono agitate, spaventate, irascibili oppure le sentiamo calme, gentili, felici ecc.

Per le persone normali la percezione avviene quando si entra in contatto diretto con l’altro oppure quando siamo in un raggio d'azione ridotto, ma i grandi maestri sono in grado di percepire anche a distanze enormi, infatti essi sono anche in grado di percepirsi reciprocamente. Ma, se escludiamo i livelli dei maestri, vediamo che tutti usano diversi tipi di percezione.

Al primo livello sentiamo la coscienza del corpo che percepisce se stesso in funzione del suo aspetto, della sua personalità, dei suoi possessi materiali, dei suoi titoli e di altre cose simili. Nello stato subcosciente l'anima si conosce per mezzo dei suoi sogni o come incoscienza del sonno profondo, mentre nello stato supercosciente l'anima conosce la sua realtà percependosi come entità che è priva di forma e di qualità.

Quando l'anima emerge e cresce salendo oltre queste forme di percezione essa supera i tre corpi ed entra nello stato della Coscienza Cristica che percepisce in tutte le cose l'Intelligenza Suprema che guida la Creazione. Il termine sanscrito "Kutastha Chaitanya" o Coscienza Cristica è collegato a uno dei più grandi profeti dell'induismo, cioè Jadava. Jadava visse nel 1500 a. C. e giunse a realizzare la percezione della "immutabile coscienza presente in ogni atomo della materia e in ogni granello della creazione finita”, dice Yogananda.

Il nome spirituale che assunse dopo la sua realizzazione fu Cristna, per indicare che il suo corpo fisico veicolò e manifestò la Coscienza Cristica, ossia l'Intelligenza Universale che è presente e circola in tutte le cose. Il nostro cieco attaccamento all'aspetto superficiale e materiale delle cose ci impedisce di capire che il Cristo e il Messia che si insegue da sempre non è altro che l'innalzamento a questo tipo di percezione.

Noi abbiamo imparato a dormire, dice Yogananda, ma non abbiamo imparato a vivere in estasi che è una condizione molto più piacevole del sonno che offre solo i sogni che lasciano solo le sedimentazioni illusorie dell'immaginazione. Una persona che dorme e che sogna non comprende neppure di essere nel sonno o nel sogno, almeno finché non viene ridestata. Essendo addormentati nella materia vediamo solo gli oggetti materiali e ignoriamo che l'uomo è composta da tre alberi.

Nell’uomo esiste l'albero del sistema nervoso fisico che affonda le sue radici nel cervello, il tronco lo troviamo nella spina dorsale che forma l'asse cerebro spinale. I nervi afferenti ed efferenti si diramano dall'asse cerebro spinale facendo le ramificazioni nervose, perciò i sensi e le sensazioni che spuntano alla fine delle ramificazioni nervose sono i frutti.

Questo albero è fatto di nervi che possono produrre frutti buoni o cattivi, perché la qualità dipende dall'individuo che possiede l'albero del sistema nervoso. Quando l’individuo nutre e coltiva dei pensieri velenosi, essi si annidano alle radici dell'albero della vita che vive nel suo cervello, perciò produce i frutti delle cattive sensazioni che maturano sui rami dei vari nervi.

Quando si nutrono i pensieri cattivi essi creano il desiderio delle cattive sensazioni, perciò i terminali dei nervi ottici e uditivi si caricano dei frutti delle cattive sensazioni. L’assuefazione alla negatività sviluppa il desiderio crescente di ascoltare parole di lode e di adulazione oppure di sentire parole maligne. Un cervello che viene allevato e nutrito solo con i pensieri buoni crea l’albero vitale che ha acquisito buone abitudini e che desidera solo buone sensazioni.

Ogni albero vitale affonda le sue radici nel terreno della Coscienza Cosmica, perchè il sistema nervoso fu originariamente creato per attrarre e gustare solo buone sensazioni. Ma, con il libero arbitrio, l'uomo è libero di poter attrarre il bene o il male, perciò l'albero della vita si può inquinare o ammalare. Una volta che il sistema nervoso si è abituato a funzionare in modo disarmonico, è molto difficile riportarlo allo suo stato di bontà originaria.

Un sistema nervoso gravemente disturbato non può produrre che frutti del desiderio cattivi e non sarà più in grado di produrre dei desideri per le buone sensazioni. Perciò si disse che l'uomo viene riconosciuto dai frutti che produce. Oltre all'albero vitale fisico, nell'uomo ci sono altri due alberi, cioè l'albero di vita astrale e l'albero della coscienza.

L'albero di vita astrale ha le sue radici nei raggi dei mille petali nel cervello, il suo tronco è la corrente cerebrale Sushumna e le correnti sottili che si diramano dal sistema nervoso formano i rami astrali. L'albero di vita astrale viene nutrito dall'energia cosmica e produce generalmente le impercettibili sensazioni interiori che solo l'essere molto elevato può raccogliere e gustare. I frutti di questo albero sono percepibili solo alla luce dell'estasi, dice Yogananda, e consistono nei poteri miracolosi di grandi maestri che potevano avere visioni, ascoltare suoni cosmici e altre percezioni astrali.

Queste capacità sono sviluppate da coloro che hanno acquisito il potere di separare il corpo astrale dal corpo fisico, e che sanno mutare la forma del loro corpo astrale. Oltre l'albero di vita astrale c'è l'albero della coscienza che ha le sue radici nell'intelligenza cioè nel cervello. Il suo tronco è la mente e i suoi rami sono costituiti dalla ragione, dalla volontà e dal sentimento personale: da questo albero vengono sia i frutti dei pensieri cattivi che quelli dei pensieri buoni.

Quando l'albero della coscienza viene innaffiato con l'acqua della intuizione che proviene dalla fonte della meditazione, l'albero cresce totalmente buono perciò produce solo i frutti dei desideri buoni. Nascosto sotto i questi alberi c'è un albero più grande che sostiene tutto ed è l'albero della Supercoscienza che affonda le sue radici nella Coscienza Cosmica. Il suo tronco è costituito dalla supercoscienza, i suoi rami sono le percezioni supercoscienti, subcoscienti e coscienti.

Quando la nostra percezione sarà evoluta e sarà in grado di percepirlo sentirà che l'albero della supercoscienza produce i frutti dell'intuizione supercosciente e dei sogni spirituali subcoscienti, e che esso fruttifica con le migliori sensazioni. Dio è la radice unica di tutti gli alberi, infatti il suo tronco è l'Energia Cosmica, e i raggi di energia cosmica che scorre nella creazione formano i rami: tutti gli universi e i mondi fisici e astrali sono il prodotto dell’albero della Coscienza Cosmica.

In origine, nell'albero della Coscienza Cosmica dovevano circolare solo cose belle e buone, ma una disarmonia mise in circolo la linfa velenosa dei cattivi desideri, perciò nell'albero dell'Energia Cosmica possono circolare anche le guerre, i conflitti, i terremoti e la dissoluzione dei mondi e dei sistemi planetari. Tutte le vibrazioni indicano un processo simile nelle persone, perciò dalla qualità delle loro vibrazioni comprendiamo quale albero hanno coltivato in loro.

Buona erranza
Sharatan

domenica 19 maggio 2013

La luce dell’anima



“Più piccolo del piccolo,
più grande del grande, il Sé è posto
nel segreto della creatura.
Il saggio, riconoscendo che il grande,
onnipresente Sé si trova incorporeo nei corpi,
ed è stabile nelle cose instabili,
non è più toccato da angosce.”
(Katha Upanishad II, 20 e 21)

Sri Aurobindo dice che l’anima che evolve cioè l’essere psichico è differente dal vero Sé, il Puro Spirito o Atman. Il vero Sé non sperimenta mai la vita e la morte, perché il Puro Spirito è indipendente dal corpo, perciò non essendo mai nato, è indifferente a quello che la sua natura può manifestare.

Lo Spirito accoglie e sostiene tutte le cose ma non dipende da esse, invece l’anima deve sperimentare l’esperienza della vita e della morte, sebbene per sua natura sia immortale. L'anima fa esperienze concrete quando vive molte vite diverse, infatti ritorna più volte sulla terra prima di divenire un essere umano.

Dopo aver vissuto molte vite, l'anima possiede il materiale sufficiente per formare l’essere psichico che fonda l’Essere cioè l'Uomo cosciente e libero. Ogni espressione personale proviene dalla parte più vitale e autentica e solo dopo diventa un fenomeno psichico, perciò l’espressione personale ha sempre una origine molto interiore e intima.

Tutto quello che è psichico è collegato al fisico, e l’impulso vitale deve fornire la potente sferzata energetica necessaria a ridestare la coscienza psichica. Finché siamo fermi alla superficie e al lato esteriore delle cose anche la coscienza resta inerte, perché non sente nulla che rinforzi il suo impulso a vivere.

Sri Aurobindo insegna che si può morire pur restando vivi, infatti la percezione dell'appagamento interno per la vita deve accompagnare il nostro vivere e rinforzarne il gusto. Aurobindo dice che tutti dobbiamo fare una scelta tra vivere pienamente la vita oppure passarle solo a fianco senza assaporarla. La scelta può essere conscia o inconscia, ma la svolta comporta sempre la partecipazione attiva oppure un vivere per “sentito dire."

L’Io nasce per aiutare l’evoluzione dell’anima, perché la coscienza vive a livello fisico, vitale e mentale; tutto serve a fare esperienza del mondo e tutto quello che impariamo amplia la nostra gamma espressiva. Come in tutte le fasi iniziali, una maturazione può iniziare in modo silenzioso come una gestazione occulta. Normalmente l'essere rivela solo alcune caratteristiche della sua divinità, perché l'espressione è legata a ciò che corpo, forza vitale e mente sanno esprimere.

Poi viene il tempo in cui il Sé Divino assume il controllo dell’essere: la nascita alla vita spirituale è la seconda nascita dopo quella fisica. E' definito che, solo quando l’anima ha consolidato le sue acquisizioni possa ampliare la sua coscienza, perciò dal mentale elevarsi al supermentale. Non c’è ragione per dubitare che esistano infiniti livelli a cui l’essere può sempre ascendere, perciò non c’è ragione per smettere di nascere, insegna Sri Aurobindo, e ciò che oggi stimiamo irraggiungibile diverrà, in futuro, una cosa normale.

L’anima e l’essere psichico non sono la medesima cosa pur avendo la stessa sostanza, infatti l’anima è la scintilla divina che resta in noi in ricordo della nostra origine, ma deve egualmente evolvere. Intorno al nostro nucleo divino deve essere condensata una solida polpa di acquisizioni che portiamo come frutto delle vite passate.

Perciò l'anima accumula e usa tutte le sue acquisizioni per formare l'essere psichico che sarà l'Io completo e risvegliato, infatti simbolicamente si dice che il Figlio dell’Uomo verrà formato nei corpi umani. Per l’induismo l’essere individuale è, in essenza, Uno nel Tutto essendo parte della Divinità, perciò l’uomo ha la capacità di progredire per diventare una Divinità.

La Divinità originaria divenne la dualità Purusha e Prakriti per essere percepito meglio. L’Essere Cosciente e la Natura sono le forme primarie usate dal Divino per farsi conoscere, perciò la sua natura restò parzialmente occultata. La Divinità era troppo grande per contrarsi totalmente nella Natura e limitandosi nell'essere individuale, perciò la limitazione è l'ignoranza, che è Avidya.

Purusha simboleggia la parte divina che vive nella creatura imperfetta. L’Essere Uno a ogni piano di creazione plasma una forma diversa che diventa una caratteristica di quella dimensione e di quel piano. Ma questo implica che esista sempre un Purusha imperfetto da rettificare. Infatti esiste un Purusha mentale nel piano mentale, un Purusha vitale nel piano vitale, e un Purusha fisico nel fisico.

E la Taittirya Upanishad parla di altri due piani ulteriori, cioè il Piano della Conoscenza o Verità e il Piano della Beatitudine assoluta, Ananda: in tutti i livelli vivono dei Purusha che cercano una migliore evoluzione. I piani più elevati hanno forze super-coscienti oggi incomprensibili per la nostra mente, ma anche un livello sublime va oltrepassato evolvendo e progredendo continuamente. La natura dell’anima, insegna Sri Aurobindo, implica una ricerca insaziabile della Verità, perciò l'anima è come il girasole che ricerca il Sole della Divinità.

Il livello evolutivo dell'essere condiziona ciò che l'essere ama, ricerca o rifugge, perché ognuno ha un concetto personale di quello che rinnega e perverte la Divinità. Alla nascita, l’anima appare come una scintilla, poi diventa una fiamma e dopo diventa il fuoco che scalda e la luce che illumina il centro della oscurità interiore.

Sri Aurobindo dice che, quasi sempre la fiamma è costretta a stare nascosta nel tempio interno perché, per esprimersi deve usare la forza della mente, l'energia vitale e la coscienza che l’essere psichico ha, perciò non sempre trova le condizioni opportune. Generalmente l’anima riesce a diffondere nella mente, nell'energia vitale e nella coscienza una colorazione diffusa, perciò riesce a far trapelare la sua luce.

La luce che essa riesce a diffondere agisce sulla materia purificandola, e ridefinendo con più raffinatezza la sua forma materiale. La luce dell'anima può disperdere le profonde tenebre interiori e può nobilitare anche le più vili e ignobili sostanze. Se l’essere psichico è riuscito a maturare riesce a esprimersi con sincerità, ma questo non è ancora segno che l’Essere interno si sia risvegliato.

L’Essere non è più grande del nostro pollice, secondo gli antichi rishi, perciò non è facile che vinca l’oscurità e l’ignoranza della materia. E' molto più facile che l'anima possa cadere vittima della meschinità della coscienza, della prepotenza dell’impulso di sopravvivere che prevarica tutto, oppure può soccombere davanti alle certezze presuntuose della mente.

Nella maggioranza delle volte, l’anima è costretta ad accettare la situazione per come è, perciò accetta una vita mentale, emotiva e di sensazioni con le sue relazioni, le sue attività e le sue forme esteriori. L’anima deve faticare per districarsi nel vivere, e deve lottare per fortificare il suo nucleo divino. L'anima deve continuamente lottare per ritrovare e riconquistare la Divinità, perciò deve imparare a riconoscere la verità e la bellezza che vede mescolate alle molte verità relative.

La realtà è sempre un misto di cose vere e di cose false, perché tutto è basato sull’amore del corpo animale per le sue abitudini, e sulla piena soddisfazione dell’ego. Questa è la vita che vive l’umanità media, insegna Sri Aurobindo, perciò viene raramente colpita dai bagliori della verità e può continuare a vivere nelle oscure realtà dei suoi demoni perpetuando le sue aberranti brutalità.

Pur essendo infallibile nell’essenza della volontà, l’anima è spesso obbligata ad accettare l’errore dell’azione, la mancata collocazione del suo sentimento e l’erronea scelta delle persone. Essa viene costretta a convivere con degli errori di scelta e con una meschina figura di essere che possiede un infimo ideale interiore.

Malgrado tutto l'orrore della sua situazione, l’anima conserva sempre una capacità di divinazione che la rende sempre la guida più giusta della ragione. Malgrado tutto, abbiamo sempre la possibilità di poterci orientare meglio. E quando si dice di sentire una voce che sorge dall’anima è necessario fare molta attenzione, perché potremmo sentire la voce della falsa sostituta mentale che viene per ingannare, come le Sirene volevano fare con Ulisse.

La voce di cui Sri Aurobindo dice è molto più profonda, perciò viene udita raramente seppure seguirla sarebbe la cosa più saggia da fare. Sri Aurobindo dice che è meglio vagare alla ricerca della voce dell’anima che correre spinti dalla ragione e dalla morale comune. Se la mente è rivolta al divino, l’anima viene allo scoperto e impone il sigillo della sua volontà sul mondo esterno, perché la scintilla mostra la sua divinità.

Generalmente tutti fanno o pensano di fare ma le cose vanno diversamente, perciò si accusa il fato bastardo e beffardo. La maggioranza delle volte accade una cosa migliore, e tutto serve per risvegliare il lato Divino. La dura opposizione ai progetti può aprire strade migliori, perché più utili e vere. L’Essere che è ridestato procede veloce, perché trova tutte le vie, ma la voglia di viaggiare è un atto volontario che nasce dalla mente pacificata che ama e ricerca la Divinità.

Buona erranza
Sharatan

martedì 14 maggio 2013

La connessione tra le anime



"Cadiamo nella sofferenza perché dimentichiamo di essere anime. Quando ci si vede veramente , quando ci si comprende, quando si è in contatto con se stessi e si sente il proprio cuore, allora si smette di proiettare sugli altri i bisogni del proprio ego. Si può incontrare il proprio prossimo come un’anima e non più secondo concetti, appartenenze, giudizi. L’anima non ha sesso, età, stato sociale, nazionalità, etc. L’anima esiste solo attraverso i propri atti e i propri affetti, l’amore che (si) dona, la sofferenza che (si) infligge. L’anima esiste solo nel rapporto con l’amore e con la sofferenza. Naviga tra i due stati: l’assenza a se stessa e la connessione.

Può essere molto doloroso mettersi in contatto con la propria anima, ma quando l’abbiamo fatto, tutto il paesaggio attorno a noi cambia: lo scenario dei concetti svanisce e ci mettiamo a sentire le anime. Quando non si è più in contatto con il proprio cuore, con la propria anima, non si fa altro che aggiungere confusione e alimentare il male. O si vive nella prigione delle immagini, oppure siamo un’anima che si mette in connessione con altre anime. Il bene risiede nella pace dell’anima con se stessa e con le stesse anime.

L’unica storia che conta è quella delle anime. La tragedia delle anime perdute, delle anime morte e dei vampiri. La leggenda della anime cieche e di quelle che hanno ritrovata la vista. Il racconto delle anime che si riconoscono e si aiutano vicendevolmente. La storia del loro sminuirsi, delle loro sofferenze, delle loro morti, delle loro resurrezioni, delle loro capacità, delle loro luci e delle loro connessioni.

L’unico vero dramma si gioca fra le anime: il dramma della sofferenza e dell’amore. L’ego sbaglia strada, ricerca il potere, il denaro, gli oggetti di desiderio, la “felicità”, l’immagine, la vittoria… invece di aprirsi all’amore e di incontrare quello degli altri. Ogni anima è una lettera particolare e insostituibile del grande ipertesto. Niente è più piacevole per un’anima che incontrare un’altra anima e riconoscere nella propria sorella il sapore della fonte da cui emanano tutte le anime.

Liberarsi, per un’anima, equivale a diventare coscientemente un’anima, a unirsi a se stessa, con ciò che è veramente, da sempre. Spesso ci si può liberare solo a contatto con un’altra anima, un’anima amante, un’anima che vede in voi un’altra anima, una coscienza, e non un oggetto di giudizio, una preda, uno strumento o una superficie di proiezione. C’è come una fiamma dell’amore e della libertà che si propaga da un’anima a un’altra. Che altro si potrebbe trasmettere?

Forse non ci sono “religioni” ma solo linee di trasmissione personale, da un’anima all’altra, della stessa esperienza fondamentale del divino (o dell’umano), della stessa fiamma. E’ rilevante solo la storia della trasmissione della luce tra anime, il passaggio dell’amore, come una fiaccola. L’età non conta niente. Il sesso non conta niente. La nazionalità non conta niente. Il partito politico non conta niente.

Ricchezza o povertà non contano niente. Né la posizione sociale, alta e bassa, né i titoli, né il prestigio, né l’autorità, né il potere hanno importanza. L’apparenza non conta niente. Rispettabile, il corpo sensibile è il veicolo preziosissimo dell’anima. Quando incontri un essere, sii attento alla sua luce, calda o fredda, splendente o velata. Contempla la sua capacità di soffrire e di amare. Prendi contatto con la sua anima. L’anima è tutto.

Quando la tua mente è attanagliata dalle preoccupazioni, concedile spazio. Immagina il tuo quartiere, tutte le persone che vivono lì, poi la tua città, poi l’intero paese, il continente. Immagina il mare da lontano, le sue coste così diverse tra loro, la sua immensa distesa, ogni onda, ogni banco di pesci, la profondità delle fosse marine. Guarda il cielo. Fai scorrere lentamente nella tua mente i cieli di tutti gli orizzonti e di tutte le prospettive. Immagina il centro bruciante della terra, i suoi chilometri cubi di rocce in fusione.

Esci dall’orbita terrestre, guarda da lontano il nostro pianeta, il sistema solare, poi la galassia. Immagina l’anima di ogni piccolo bambino da quando esiste l’essere umano e il risveglio di ognuno di loro all’immensità del mondo, nel proprio cosmo, nella propria lingua, nel proprio clima e nella propria religione. Pensa ora che ogni anima umana avvolga il proprio mondo e che dunque esistano tanti mondi quante sono le anime.

Pensa che le anime dei più saggi si rappresentino le anime degli altri e che il riflesso delle anime le une nelle altre moltiplichi i mondi all’infinito. Contempla la somma incalcolabile dei piaceri e dei dolori sperimentati da tutti gli esseri sensibili a partire dalla prima cellula. Considera l’ultimo giorno, l’ultimo secondo di coloro che furono tutti dei piccoli bambini. Medita sulle cause e sugli effetti, sull’interdipendenza, sulla compenetrazione, sull’implicazione reciproca e sulla grande unità. Riporta le tue preoccupazioni a più giuste proporzioni.

Lo Spirito costituisce l’ambiente e la sostanza di tutto. Potremmo dire allo stesso modo: l’Amore o la Luce o lo Spazio. Allo stesso modo in cui ogni suono può contribuire a costruire la nostra sensazione dello spazio fisico, ogni pensiero, ogni parola pronunciata, ogni atto compiuto può generare una sensazione di spazio. Quali spazi vengono delimitati o descritti da una parola, da un’azione?

Divieni attento allo spazio tra le cose, lo spazio da dove sorgono, lo spazio che accoglie, lo spazio in cui fanno ritorno. Niente esisterebbe senza lo spazio. Tutte le cose sono modulazioni, vibrazioni, colorazioni dello spazio. Siamo infinitamente ricchi di queste risorse illimitate che sono lo spazio, il silenzio e l’energia, tre nomi per la stessa realtà. Per il tatto è lo spazio. Per la vista è la luce. Per l’udito è il silenzio. Per la mente...

Il male è tutto ciò che fa nascere i veleni della mente. Ciò che solidifica i concetti, e rinforza dunque l’illusione, invece di renderli più fluidi. Ciò che viene a ostruire, a gelare, a legare lo spazio invece di chiarirlo e lasciarlo estendere liberamente. Osserva il tuo comportamento e quello degli esseri che ti circondano. Quando si riempie, quando si ostruisce lo spazio? Quando è aperto? Quando vengono stimolati, moltiplicati i veleni della mente? Quando congedati?

Osserva scrupolosamente: chi, cosa, come occupa lo spazio? Chi, cosa, come libera lo spazio? E tu stesso, che cosa fai? Quando si allontanano avidità e aggressione, il mondo si ingrandisce. Ascolta lo spazio tra le parole, il silenzio, che dà ai vocaboli il loro peso e che permette al senso di raggiungere l’anima. Non importa chi parla, tu o un altro. Non coprire troppo velocemente una parola con altre parole. Lascia spazio ad ogni frase. Ogni parola è modulazione, vibrazione, colorazione dello spazio di senso. Ondulazione del silenzio.

Abituati ad ascoltare senza dire niente. Non rispondere niente, nemmeno nella tua testa. Ascolta semplicemente. Ascolta veramente. Ferma il movimento incessante, automatico e vano dei pensieri. Lascia all’altro l’ultima parola. Non avere sempre una spiegazione. Lascia le domande aperte. Impara a non riempire immediatamente la mancanza, il silenzio, lo spazio. Quando evitiamo di avere l’ultima parola, facciamo sorgere lo spazio.” (Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Sassella ed., 2006)

sabato 11 maggio 2013

Oltre l’oceano delle illusioni



“Il Beato Signore disse:
O Arjuna dalle possenti braccia!
Ciò che lega l’anima imperitura al corpo
sono i tre guna, manifestati da Prakriti.”
(Bhagavad Gita, 14,5)

Secondo Parahamsa Yogananda la via della realizzazione si trova nella nostra spina dorsale, perché la spina dorsale è come una barra magnetica con le molecole allineate verso i poli nord-sud. La ragione per cui una barra diventa magnetica è perché tutte le sue molecole seguono la medesima polarità. Nella barra normale tutte le molecole seguono una direzione diversa, perciò vediamo l'annullamento della loro forza di coesione.

La magnetizzazione avviene quando le molecole si allineano insieme, perchè maggiore è il numero di elementi che si uniscono e maggiore è la forza magnetica della barra, perché cresce la sua coesione interna. In fisica si osserva il magnetismo che è generato dal flusso di corrente elettrica che attraversa un corpo vedendo che quanto maggiore diventa la forza del flusso maggiore diventa la carica magnetica accumulata dal corpo.

Lo stesso meccanismo agisce anche nel flusso che corre nella spina dorsale, però il campo magnetico prodotto può avere qualità animali o spirituali. Il magnetismo umano segue la stessa legge della fisica, ma il potere della mente aumenta se sviluppiamo la forza di volontà. La volontà possiede una forza che si può rafforzare sempre, infatti maggiore è la forza mandata al cervello più si rafforza la volontà.

Chi sviluppa un forte magnetismo positivo attrae ogni cosa buona per merito della sua intuizione e comprensione superiore. Ricordiamo che i vortici energetici fluenti nella spina dorsale si comportano come le molecole di una barra di acciaio, si raccomanda Yogananda. Se il flusso delle energie resta inibito si crea un blocco energetico che può impedire l'espressione delle nostre capacità.

I vortici della spina dorsale vengono ostruiti dagli ingorghi energetici, perciò i vortici diventano come i gorghi del fiume. Il centro che è ostruito attrae le energie portandole verso l'interno, perciò agisce come un buco nero che risucchia la materia del cosmo. Quando i vortici vengono sbloccati l’energia che si è liberata scorre impetuosa come l'acqua della diga che si apre, perciò la sua velocità diventa maggiore di quella che aveva in precedenza.

I centri energetici descritti da Yogananda sono i chakra collegati ai plessi neuronali che controllano gli organi del corpo: cuore, polmoni, intestino, fegato, e così via. I vritti rappresentano i vortici energetici che si formano intorno alla spina dorsale come una estensione del nostro subconscio, perciò il luogo a cui le energie sono collegate è sempre correlato dal tipo di centro o chakra con cui siamo in assonanza.

Quanto più l’essere diventa spirituale più alto è il chakra intorno al quale il suo vortice si forma, perciò se l’essere è materiale si collega ai centri più bassi. Se l’energia viene liberata dopo essere stata repressa a lungo essa si esprime in modo impetuoso, perciò il suo flusso sarà molto intenso e veloce.

Un potente flusso di energie diretto verso l’alto riesce a eliminare i blocchi che si formano nei centri spinali, poiché ogni centro è collegato ai centri del cuore. Il chakra del cuore funziona come il cardine energetico del corpo, perché l'energia del cuore può fluire sia in basso che in alto. Se scorre in alto porta l'illuminazione, ma se scorre verso il basso può darci in preda alle emozioni e renderci vittime della compassione.

Il sentimentalismo è l'eccesso di emotività che fa cadere la mente nella morsa delle illusioni. L’energia del cuore possiede una struttura amorevole, perciò va regolata anche la sua benefica tendenza naturale. La conquista dell'equilibrio emozionale ci rende non troppo indulgenti, ma vigiliamo per non eccedere e diventare un essere che è “privo di cuore.”

Una maggiore forza magnetica interiore ci permette di attrarre ciò che cerchiamo. Se l’energia cosmica è una vibrazione divina anche l’uomo può emettere energie per plasmare la sua vita in modo volontario. Più diventa potente la nostra volontà e più cresce l'impatto che imprimiamo alla nostra vita, perché la forza della volontà estende e rafforza il nostro campo magnetico.

Più l'uomo evolve spiritualmente più ricerca dei pensieri elevati e positivi, poiché l'essere evoluto sa che il lato negativo attrae il peggio di quello che temiamo per noi stessi e per gli altri. Dobbiamo conoscere i diversi livelli di coscienza esistenti per saper gestire tutti le diverse qualità energetiche e tutte le energie sottili. Yogananda raccomanda l'incremento e l'orientamento verso il polo positivo della realtà per mantenere la positività e l'armonia nell'intero essere.

Come la luce sembra priva di colori pur essendo prodotta dallo spettro dei 7 colori fondamentali, così anche l’energia non è di una sola specie, perciò ovunque c'è una mescolanza di forze. Così come i raggi colorati sono i gradi della scala della luce, così anche le energie seguono le medesime regole sebbene le vibrazioni energetiche non siano visibili con gli strumenti scientifici.

Nella creazione esistono tre livelli di percezione legati all'aspetto mentale, astrale e materiale, perché le tre bande di frequenza esprimono ogni livello di creazione. Per questo possiamo capire ed esprimere tutte la scala delle energie. La prima banda di frequenza serve per l'espressione delle vibrazioni spirituali più leggere, la seconda è molto energizzante perché attiva le funzioni dell’io e la terza forza esprime le vibrazioni dense e pesanti della materia.

Le tre forze sono i “guna” sanscriti, perché l'induismo crede che la creazione sia prodotta dalle tre Divinità che creano, conservano e trasformano tutte le energie. Tutto il creato è percepito per merito loro perché senza di esse nulla sarebbe, perciò i tre guna sono come li molecole della barra della creazione.

Tutte le molecole possiedono una polarità che segue un percorso specifico perciò, a prescindere dalla vicinanza dal polo che perseguono, esse perseguono la loro meta. Ogni livello viene condizionato dalla intensità, dalla qualità e dalla persistenza del flusso energetico emesso, ma anche dalla direzione a cui la molecola tende.

Nella creazione c'è un fluire continuo, perciò anche il flusso tra i due poli energetici diventa un guna, infatti il flusso è il secondo guna, il secondo attributo e la seconda qualità. Le direzioni delle energie sono anche il sud dell’universo materiale oppure il nord del mondo spirituale. Il luogo intermedio tra le due dimensioni crea l’astrale che è una forma energetica intermedia che permette la circolazione di tutte le energie rivolte in basso oppure in alto.

Nell’astrale si esprimono le vibrazioni che possono creare i paradisi e gli inferni che viviamo nell'intervallo che intercorre tra le diverse vite fisiche. I guna hanno caratteristiche che vanno conosciute, perché il tamo guna è la qualità pesante che ottunde la mente e spinge all’insensibilità e alla stupidità. Il rajo guna è la qualità attiva e che stimola l'indecisione, l'inquietudine e l'esitazione esaltando il conflitto interiore, e il sattwa guna è la qualità che ama la calma interiore, lo spirito espansivo e la ricerca della bellezza.

Yogananda dice che ognuno ha una mescolanza particolare di tre guna, perciò l'essere si differenzia per la quantità di energia personale e per il livello di coscienza che sa esprimere. Se il suo flusso è inviato verso l’alto l’essere si spiritualizza, perciò purificandosi oltrepassa i tre guna e raggiunge il piano privo di vibrazioni del Puro Spirito. Se il nostro flusso è diretto al basso, dice Yogananda, la nostra comprensione diventa sempre più ottusa finché resta poco a differenziare l'uomo dall'essere di specie inferiore.

La maggioranza delle persone è sballottato dal flusso di forze contrastanti, perciò vive nella irrequietezza e nell’indecisione vivendo insoddisfatta del suo travagliare. La maggioranza è attratta da un lato oppure da un altro, ma come l'asino di Buridano muore senza risolvere il conflitto.

Anche chi possiede una coscienza poco raffinata può sviluppare un forte magnetismo per proiettare la loro pesantezza interna sfogandola sugli altri, perciò costoro sono iperattivi che usano le loro energie per vincere i più deboli. Queste polarità negative si sono magnetizzate procedendo verso il basso, perciò queste persone amano abbattere e deprimere gli altri.

Come le malattie indeboliscono il corpo così le persone possono inquinare il mondo proiettando attorno il loro malessere spirituale. Le persone pacifiche, tranquille e sincere sono una panacea per l’anima perché i miti di cuore cercano il magnetismo più elevato. La loro presenza pacifica l'anima, perciò poter vivere anche un solo attimo con costoro equivale ad avere trovato la barca con cui possiamo navigare oltre l’oceano delle illusioni.

Buona erranza
Sharatan

mercoledì 8 maggio 2013

Come un fiore di loto



“Il Buddha ha cominciato nello stesso posto da cui cominci tu. La natura della sofferenza non cambia. Tu non hai ricevuto un handicap speciale, né hai ricevuto minori talenti. Tra te e il Buddha, o tra me e il Buddha, non esiste alcuna differenza. Tu sei puro essere, il Buddha è puro essere. Tu lotti con l’identificazione, con la forma. Così avvenne anche per il Buddha. E per me.

Tutti veniamo messi alla prova. Tutti costruiamo sulle sabbie mobili e veniamo risucchiati nel fango di una esistenza condizionata. Tutte le limitazioni vengono da noi. Non appena smettiamo di porre condizioni sul nostro modo di prendere la vita, l’esistenza relativa svanisce. Siamo il fiore di loto che galleggia sulla superficie dell’acqua fangosa.

Siamo la consapevolezza, la profonda scoperta che nasce dall’oscurità di condizionamenti. Siamo il fiore di loto bianco nutrito dall’acqua putrida. Se cerchi una bellezza priva di tristezza, non la troverai. Se cerchi una celebrazione che non conosca l’intensità del dolore, cercherai invano. Tutto ciò che è trascendente viene dal basso: la luce dal buio, il fiore dal fango.

Rinuncia al tuo pensiero lineare, alle tue rigide, razionali aspettative sul significato della spiritualità. La vita non è unidimensionale. Se l’assoluto è davvero assoluto, allora non esiste luogo in cui non si trovi. Non scegliere un lato della disputa. Impara a prendere entrambi i lati e a lavorare verso il punto di mezzo. Gli estremi si riflettono l’un l’altro, le parti in conflitto condividono la stessa lezione.

La via per la libertà è una sola. Il Buddha l’ha chiamata la Via di mezzo, la via tra i due estremi. Non puoi arrivarci schierandoti da una parte. Non puoi arrivarci scegliendo il buono contro il cattivo, o la luce contro il buio. La tua via passa per il luogo dove buono e cattivo si incrociano, dove la luce incontra gli ostacoli e getta lunghe ombre.

Non ci sono mappe che possano guidarti fino a quel luogo. Se lo chiedi a qualcuno, ti dirà: ”Vai a destra.” Se lo chiedi a un altro, ti dirà: ”Vai a sinistra.” Se chiedi al pessimista dove puoi trovare la verità, ti dirà: ”Ieri era qui, l’hai mancata per poco!” Se chiedi all’ottimista, la sua risposta sarà: ”Sarà qui domani.” Chi dà la risposta giusta? Ma esiste una risposta giusta? O l’aspettativa che esista è solo un’illusione?

Quando puoi osservare la disputa senza schierarti, quando puoi stare nel mezzo del campo di battaglia senza attaccare nessuno, allora sei arrivato nel luogo dove fiorisce il loto. Pochi ti noteranno, ma non importa. Sei arrivato a casa. Sei scivolato attraverso il velo. Non sei più un oggetto che ostacola la luce, ma sei diventato una finestra che permette alla luce di passare.” (Paul Ferrini)