“Noi abbiamo uniformato la diversità,
proprio per esserci voluti conformare all’uniformità”
(Blaise Pascal - Pensieri)
Nella tradizione orientale vi è una metafora che paragona l’uomo a una casa occupata da molti servitori che hanno abolito ogni ordine e che sono allo sbando, perciò disattendono a tutti i loro doveri. Nessuno fa quello che dovrebbe fare e tutti cercano di diventare i padroni di casa approfittando del disordine, ma questo riesce solo per breve tempo e poi tutto ritorna nell’anarchia. La cosa migliore sarebbe che i servitori si riunissero e nominassero un sovrintendente delegato che agisca per un tempo determinato e che riassegni ognuno al suo lavoro, perciò costringa i servi a fare il loro dovere.
Così la cuoca ritornerebbe in cucina, il giardiniere tornerebbe a curare il giardino e lo scudiero dovrebbe accudire i cavalli, e tutti dovrebbero accudire alla casa. Così la casa viene ripulita e riordinata perciò, quando giunge il padrone, tutto è pulito e addobbato a festa per onorare l’arrivo del vero signore. Il paragone della casa che prepara l’arrivo del padrone è una metafora che viene ripresa anche nei Vangeli e che riecheggia queste antichissime conoscenze.
L’uomo è come una casa in preda all’anarchia infatti, quando si trova alle prese con se stesso cioè quando si valuta, egli crede che tutto di sé gli sia chiaro e conosciuto, ma l’uomo è una macchina dalla struttura molto complessa, dice Gurdjieff, sia per la qualità della marcia, sia per le future potenzialità. Se fossimo sinceri e concreti dovremmo ammettere che l’uomo non conosce tutte le sue funzioni e non ne conosce neppure lo scopo, perciò dovremmo pensare che poter conoscere l’uomo sia come imparare a guidare l’automobile, l’aereo o il missile.
Tutti possono vedere questi macchinari e tutti li vedono muoversi, ma pochi sanno guidare un missile o un aereo, sebbene tutti possano essere trasportati dall’aereo o dal missile: questa cosa appare ovvia, ma diventa difficile da rapportare alla condizione umana.
Pensiamo che la natura ci abbia donato la conoscenza necessaria fornendola in modo istintivo, senza sapere che l’istinto non è sufficiente per osservarsi e per riflettere su noi stessi. Dovremmo sapere come poterci conoscere meglio per poterci ottimizzare al meglio innalzando le nostre capacità, perciò potremmo ottenere, a parità di condizioni iniziali, un risultato assai migliore.
Uno dei primi errori che facciamo riguarda il fatto di pensarci come degli “io” permanenti e immutabili, perciò la prima illusione umana è nel concetto dell’io: l’io è volubile e cambia velocemente, perché l’uomo chiama “io” ogni frutto dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, perciò si commette l’errore di pensarsi come una medesima e identica persona, mentre gli io sono molteplici.
Secondo Gurdjieff, l’uomo è una pluralità, perciò l’uomo diventa una legione di servitori anarchici che vivono nella casa interiore, e ogni io crede di essere la Totalità, ma ogni pensiero e ogni desiderio che si manifesta in modo prepotente vive sempre separato dalla vera Totalità.
La Totalità, nella condizione umana consueta, non esiste e non si esprime se non nel senso del possesso di un involucro fisico, qualora sia privo di menomazioni fisiche. L’uomo non ha un solo io, ma ospita una legione di io che è pari al numero dei suoi desideri, dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri, e ogni io riesce a prendere il controllo momentaneo della situazione.
Un io prende il sopravvento e diventa un tiranno per un giorno, finché viene detronizzato da un altro io, che ne prende il posto e diventa il successivo dittatore. Noi abbiamo infiniti io che ci popolano e che vivono separati dalla Totalità, per la semplice ragione che sono sempre impegnati a farsi guerra tra loro oppure sono immersi in isolamento totale e ignorano che possa esistere qualcosa oltre il loro mondo.
Ad ogni istante, l'io pensa e crea la sua realtà, perciò la realtà dell’io è indifferente al mondo reale, ma l’io crede che ciò che viene originato dall’emozione, dal sentimento e dal pensiero sia vero, perciò l'io crede di essere un Io permanente e integro.
E non c’è niente nell’uomo che possa aiutarlo ad interrompere il continuo flusso di creazione e morte, perciò l'io perpetua il ciclo nutrendolo di illusioni e di menzogne. L’uomo non si conosce e non vuole esaminare coscientemente la sua natura, infatti non vuole conoscere la verità sulla qualità dei suoi io, perché non ha il coraggio di confrontarsi con loro per conoscere la loro potenza effettiva.
Chiaramente alcuni io sono più forti di altri, perché sono stati formati dalla “forza degli avvenimenti o dagli stimoli meccanici esterni. L’imitazione, l’educazione, le letture, l’ipnotismo della religione, le caste e le tradizioni o la seduzione degli ultimi slogans” creano degli io molto resistenti e forti che sanno imporsi e che sottomettono altri io che sono più deboli.
Ma la forza che li ha generati è come quella di chi incide dei rulli fonografici, dice Gurdjieff, infatti le incisioni provengono da movimenti esterni all’uomo, e vengono imposti all’uomo, perciò lo sottomettono all’influenza del mondo, infatti gli impongono di reagire in modo automatico e meccanico: tutto avviene senza l'intervento della volontà umana.
Per questo possiamo affermare che l’uomo non è un’individualità, ma che è fatto da una moltitudine di io e che ognuno di loro si arroga il diritto di parlare in nome della Totalità, perciò dice di pensare, di agire, può fare promesse, e può essere in accordo o in disaccordo, poiché crede di essere una Totalità.
Questo spiega perché l’uomo fa sempre delle promesse e dichiara dei propositi che non attua mai, infatti decide sempre, ma poi mantiene molto raramente. Immaginiamo che un io faccia una promessa a sé stesso, ma è un io sconosciuto che è apparso improvvisamente e che sembra un pazzo, perché per vanità e per divertimento, firma assegni e contrae grossi debiti, ma poi scompare in modo improvviso, così com‘era giunto.
Chiaramente l’intenzione era solo quella di fare uno scherzo per divertirsi con la burla, ma il peso di mantenere la promessa e di saldare il debito deve essere mantenuto, perciò paga chi resta, e coloro che restano devono onorare gli impegni presi dall'io sconosciuto e poco riflessivo.
Questa è la tragedia della vita umana, quando un piccolo io accidentale si arroga un potere che non sa esercitare e poi lascia che la totalità paghi a vita, il prezzo delle scelte fatte da un io più folle e incosciente degli altri: per questo rammentiamo sempre la metafora della casa governata dai servi pigri riflettendo sulle qualità dell'uomo, raccomanda Gurdjieff.
Ricordiamo che l’uomo è costituito da due parti che sono l’essenza e la personalità. La personalità è “ciò che non è suo,” cioè tutto ciò che gli giunge dall’esterno e che egli apprende perciò riflette, poiché le tracce delle impressioni e delle sensazioni esterne restano incise nella nostra memoria.
Per questo si dice che tutto questo non è dell’uomo, in quanto tutto quello che apprendiamo dal mondo, e quello che ci viene insegnato vengono creati dall’imitazione, ma poi diventano il nucleo della nostra personalità. Il bambino non ha nessuna personalità, infatti il bambino è una pura essenza, in quanto tutti i suoi desideri, i suoi sentimenti e i suoi gesti, e tutto quello che lui ama oppure rifiuta vengono manifestati in modo pieno e con totale sincerità.
Il bambino è innocenza perché non conosce la menzogna e la dissimulazione, infatti il bimbo esprime se stesso così com’è, per questo è la manifestazione dell’essenza dell’uomo, infatti sono l’educazione e l’imitazione che vengono imposte tramite l’azione di forze esterne volontarie o involontarie che modificano la sua struttura.
Nella formazione interviene anche la resistenza che il bambino sa opporre al mondo esterno, con cui lui cerca di mantenere una discriminazione tra ciò che è suo e quello che non gli appartiene per “dissimulare ciò che è suo, ciò che è reale,” perché la personalità è una menzogna e può soffocare e uccidere l’essenza dell'uomo.
Mentre la personalità si accresce, l’essenza si manifesta sempre più raramente, perciò diventa sempre più debole, infatti l’essenza si arresta nella sua crescita a un’età molto tenera e, in qualche caso, non si può accrescere più e diventa come un feto malformato che viene abortito, perché un essere malformato non può sopravvivere.
Spesso accade che uomini maturi e sviluppati abbiano un’essenza che somiglia a quella del bambino di 5 anni, per cui tutto quello che vediamo in loro non è veramente loro ossia non gli è proprio, perché la loro personalità non corrisponde all’essenza che dovrebbero avere: l'essenza immatura si manifesta con istinti ed emozioni, perciò usa modalità espressive ed emozioni semplici che sono inadeguate alla personalità matura.
In altri casi accade che l’essenza e la personalità possano crescere insieme, vivono in armonia e si aiutano in modo reciproco, ma sono casi rari soprattutto in uomini molto colti e intelligenti. A livello di opportunità, l’essenza si coltiva meglio in uomini che vivono nelle condizioni naturali, perché crescono in condizioni più dure e imprevedibili, infatti crescono in situazioni in cui vi è sempre lotta e rischio.
Però, sempre a livello generale, in costoro si manifesta una personalità che non è molto sviluppata, perché possiedono molto che è veramente loro, ma sono carenti di ciò che non è loro, in altri termini diciamo che sono carenti di conoscenza e di cultura. La cultura crea la personalità ma, ne viene anche condizionata, perché la cultura ne è anche il prodotto, perché la cultura è il risultato di ciò che produce la persona.
Noi non ci riflettiamo mai, però nella nostra vita, tutto quello che chiamiamo civiltà, scienza, cultura, filosofia, politica e arte sono delle creazioni prodotte dalla personalità dell’uomo e questo ci fa intuire le potenzialità future. L’elemento che nell’uomo “non è suo,” è molto diverso da quello che gli è proprio, perché esso può sempre essere perduto, può venire alterato e può essere sottratto con mezzi naturali o artificiali.
Nelle scuole orientali, dice Gurdjieff, esistono dei metodi e dei mezzi con i quali si può agire sulla personalità e sull’essenza, infatti si può separare la personalità dall’essenza tramite l’ipnosi, con l’uso di narcotici particolari oppure facendo degli esercizi specifici per attuare l’operazione. L’esperienza viene fatta anche per addormentare una delle due parti, perciò si usano dei metodi per agire su una delle due parti mentre l’altra resta addormentata, in modo da poter studiare e sviluppare al meglio tutte le potenzialità.
Può avvenire che un uomo brillante e pieno di idee, pieno di simpatie e antipatie, di amore e d’odio, di desiderio e di volontà, e che sia fornito del suo punto di vista particolare sulle cose, si possa risvegliare di colpo e possa trovarsi vuoto di tutto, perciò si trovi privo di emozioni riguardo alle cose stesse.
Tutto quello che lo aveva turbato gli appare privo di significato, perciò tutto quello che cercava e sentiva precedentemente ora lo lasciano indifferente, perciò egli diventa consapevole dell’inutilità e della superficialità delle sue parole abituali. Le cose per cui era disposto a lottare e morire sono diventate sciocche, vuote e insensate, perciò sono diventate indegne di attenzione e di considerazione.
In questi casi accade, ma questi sono casi rarissimi, che avvenga la manifestazione di un’essenza già ben sviluppata e matura, anche se la personalità che la nasconde non lo è, ed è la circostanza in cui “l’essenza riunisce in sé tutto ciò che è solido e reale dell’uomo,” e questa rarità avviene perché l’essenza è restata primitiva, perché è rimasta selvaggia e infantile oppure, più semplicemente, perché l’essenza è molto stupida.
Lo sviluppo dell’essenza è il vero frutto del lavoro su sé, e nel lavoro a cui si accenna, vi è un momento molto importante in cui l’uomo riesce a discriminare tra la sua personalità e la sua essenza: il vero Io dell’individualità può crescere solo a partire dall’essenza, perché l’individualità è l’essenza che è diventata adulta e matura.
Ma, per fare accrescere l’essenza è necessario che la personalità cessi di fare pressione sull‘essenza, e la personalità fa continue pressioni ed ostacola la manifestazione dell’essenza, perché essa è la verità che vive nell’uomo. La personalità si nasconde dietro l’essenza e l’essenza si nasconde dietro alla personalità, perciò esse si nascondono a vicenda.
Nell’uomo di media intelligenza e di media cultura la personalità costituisce l’elemento attivo, mentre l’essenza è l’elemento passivo, perciò dobbiamo rovesciare la situazione altrimenti tutto resterà sempre uguale e l’evoluzione diverrà impossibile.
Perché un lavoro su di sé abbia successo è necessario che l’essenza e la personalità siano entrambi sviluppate, sebbene si creda che abbiano maggiori opportunità di svilupparsi gli uomini che vivono a contatto con la natura, ma questo è falso, perché la loro personalità è poco sviluppata. Per crescere interiormente l’uomo deve avere un certo sviluppo della sua personalità, perché l’insufficiente livello di evoluzione implica la mancanza di sapere, perciò la mancanza di materiale su cui lavorare.
Il materiale è costituito dalle afferenze che ci giungono dall’esterno, perciò il problema è nella carenza di esperienze che possano ampliare le sensazioni e le emozioni, poiché migliorano la qualità e l'efficacia delle nostre reazioni, ed è con questa manipolazione che si avvia il lavoro su sé. Senza una base di sapere consapevole non possiamo combattere le abitudini automatiche, perciò non abbiamo alcuna motivazione per reagire alla condizione usuale ed evolvere.
Nell’uomo colto che vive lontano dalle condizioni naturali perciò vive in modo artificiale avviene l’eccessivo sviluppo dell’individualità a spese dell’essenza, perciò questo diventa un male come il caso dell’uomo naturale. Quando un’essenza è poco sviluppata occorre un grosso lavoro preparatorio perché tutto sia riavviato
Ma avviene anche il caso in cui l’essenza sia stata corrotta, oppure abbia contratto un difetto irrimediabile, e sono casi che incontriamo molto spesso. In queste persone è avvenuto uno sviluppo anormale della personalità, perciò si è bloccato lo sviluppo dell’essenza a un livello talmente infimo che essa è diventata una cosa informe: questa condizione è diventata irrimediabile.
Accade sovente che l’essenza muoia mentre la personalità e il corpo restano vivi e se potessimo vedere totalmente avremmo la visione di intere metropoli in cui vivono delle persone che sono morte interiormente, però la visione di grandi città abitate dai morti viventi sarebbe insostenibile e la mente potrebbe vacillare dall'orrore, infatti molti sono morti schiacciati dal peso della verità.
Ma questa visione totale è assai rara e usualmente non avviene, perché per poter vedere è necessario essere sulla Via, in quanto normalmente tutto è sistemato in modo che gli uomini possano vedere solo ciò che gli piace o che vogliono vedere, perciò questa situazione diventa contemporaneamente sia un bene che un male: è un bene per l’uomo che vuole dormire ma diventa un male per coloro che vogliono ridestarsi.
Buona erranza
Sharatan