sabato 22 agosto 2009

Il paradosso della servitù volontaria


Étienne de La Boétie nasce nel 1530. Rimasto orfano, viene allevato dallo zio e avviato agli studi di giurisprudenza. Vive in Francia nel periodo delle guerre di religione tra cattolici e ugonotti, che si concluderà con la decisa repressione di questi ultimi. La Boétie denuncia gli errori della repressione violenta e si dichiara favorevole ad un cattolicesimo riformato, nel quale cattolici e protestanti potessero convivere. Si trova ad interpretare molto fruttuosamente il ruolo di mediatore in alcuni conflitti religiosi, ma proprio quando la sua carriera politica è in forte ascesa, si ammala gravemente e muore all’età di soli 33 anni nel 1563. Sul letto di morte, affida all’amico Michel De Montaigne tutti i suoi scritti, tra cui “Il Discorso sulla servitù volontaria,” il breve componimento che aveva scritto a soli 16 anni, nel 1546.

Nel “Discorso sulla servitù volontaria”, La Boétie afferma che la tirannia non è mai imposta, ma è consensualmente accettata dal popolo, che accetta di sottomettersi volontariamente al tiranno, perché accanto al naturale e innato desiderio di libertà vi è, nell’animo umano, anche un oscuro desiderio di servire: “… è davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Vedere un numero infinito di persone non obbedire, ma servire; non essere governati, ma tiranneggiati; senza che gli appartengano né beni né parenti, né mogli né figli, né la loro stessa vita!”

Secondo La Boétie, il carattere volontario della servitù è dimostrato dal fatto che è sufficiente volere essere liberi per diventarlo: “Sono dunque i popoli stessi che si lasciano o piuttosto si fanno tiranneggiare, poiché smettendo di servire ne sarebbero liberi. È il popolo che si assoggetta, che si taglia la gola e potendo scegliere fra l’essere servo e l’essere libero, lascia la libertà e prende il giogo; che acconsente al suo male, o piuttosto lo persegue […]

Colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell’uomo meno importante dell’immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. […] Come fa ad avere tanto potere su di voi, se non tramite voi stessi? Come oserebbe aggredirvi, se non avesse la vostra complicità? Cosa potrebbe farvi se non foste i ricettatori del ladrone che vi saccheggia, complici dell’assassino che vi uccide e traditori di voi stessi?”

Ma il tiranno non è solo il re della monarchia assoluta, ma è qualsiasi corpo politico che elimini il carattere pubblico del potere per utilizzarlo in modo da imporre agli altri la propria volontà ed i propri interessi. E tale dominio è tirannico, indipendentemente dal modo con cui il potere è stato ottenuto: “Vi sono tre tipi di tiranni: gli uni ottengono il regno attraverso l’elezione del popolo, gli altri con la forza delle armi, e gli altri ancora per successione ereditaria. Chi lo ha acquisito per diritto di guerra si comporta in modo tale da far capire che si trova, diciamo così, in terra di conquista.

Coloro che nascono sovrani non sono di solito molto migliori, anzi essendo nati e nutriti in seno alla tirannia, succhiano con il latte la natura del tiranno, e considerano i popoli che sono loro sottomessi, come servi ereditari; e, secondo la loro indole di avari o prodighi, come sono, considerano il regno come loro proprietà. Chi ha ricevuto il potere dello Stato dal popolo […] è strano di quanto superino gli altri tiranni in ogni genere di vizio e perfino di crudeltà, non trovando altri mezzi per garantire la nuova tirannia che estendere la servitù ed allontanare talmente i loro sudditi dalla libertà, che, per quanto vivo, gliene si possa far perdere il ricordo. A dire il vero, quindi, esiste tra loro qualche differenza, ma non ne vedo affatto una possibilità di scelta; e per quanto i metodi per arrivare al potere siano diversi, il modo di regnare è quasi sempre simile.”

La Boétie avvisa sui mezzi che i tiranni usano per suscitare la volontà di servire tra cui, primariamente, l’abitudine: “È vero che, all’inizio, si serve costretti e vinti dalla forza, ma quelli che vengono dopo servono senza rimpianti e fanno volentieri quello che i loro predecessori avevano fatto per forza. È così che gli uomini che nascono sotto il giogo, e poi allevati ed educati nella servitù, senza guardare più avanti, si accontentano di vivere come sono nati, e non pensano affatto ad avere altro bene né altro diritto, se non quello che hanno ricevuto, e prendono per naturale lo stato della loro nascita.

Non si può dire che la natura non abbia un ruolo importante nel condizionare la nostra indole in un senso o nell’altro; ma bisogna altresì confessare che ha su di noi meno potere della consuetudine. […] La natura dell’uomo è proprio di essere libero e di volerlo essere, ma la sua indole è tale che naturalmente conserva l’inclinazione che gli dà l’educazione.”

Quando l’abitudine diventa insufficiente, si persegue l’abbrutimento del popolo poiché la servitù implica l’infiacchimento dell’individuo, perciò i tiranni, che ne sono consapevoli, agiscono per aumentarne l’abbrutimento. A tale scopo, ostacolano la diffusione della cultura, perché i libri e l’istruzione contribuiscono a diffondere la consapevolezza di sé e l’odio per la servitù. I tiranni amano gli spettacoli grossolani, infatti:

“… i teatri, i giochi, le farse, gli spettacoli, i gladiatori, le bestie esotiche, le medaglie, i quadri ed altre simili distrazioni poco serie, erano per i popoli antichi l’esca della servitù, il prezzo della loro libertà, gli strumenti della tirannia. Questi erano i metodi, le pratiche, gli adescamenti che utilizzavano gli antichi tiranni per addormentare i loro sudditi sotto il giogo. Così i popoli, istupiditi, trovando belli quei passatempi, divertiti da un piacere vano, che passava loro davanti agli occhi si abituavano a servire più scioccamente dei bambini.”

Inoltre il potere tirannico impedisce ogni forma di aggregazione e comunicazione sociale tra coloro che hanno conservato la passione per la libertà, piuttosto consente le associazioni che non contestano la tirannia, ma che la sostengono perché è essenziale, secondo La Boétie, creare ogni meccanismo che coaguli il massimo consenso intorno al culto della persona del tiranno, usando tecniche di accrescimento ed enfasi della sua persona.

Quindi La Boétie indica la pratica di “insinuare nei popoli il dubbio che fossero in qualche cosa più che uomini” e poi la “favola” dell’origine divina del re, da cui derivare le sue naturali capacità taumaturgiche: “ Così si garantivano che il popolo si fidasse di più di loro, come se dovesse sentirne il nome e non invece gli effetti. Oggi non fanno molto meglio quelli che compiono ogni genere di malefatta, anche importante, facendola precedere da qualche grazioso discorso sul bene pubblico e sull’utilità comune.”

Infine, La Boétie indica il vero fondamento della tirannia nella sua stratificazione gerarchica: “sono sempre quattro o cinque che sostengono il tiranno, quattro o cinque che mantengono l’intero paese in schiavitù. È sempre successo che cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno, che si siano avvicinati da sé, oppure chiamati da lui. […] Questi sei ne hanno seicento che profittano sotto di loro, e fanno con questi seicento quello che fanno col tiranno. Questi seicento ne tengono seimila sotto di loro, che hanno elevato nella gerarchia, ai quali fanno dare o il governo delle province, o la gestione del denaro pubblico.”

La Boétie crede che vi sia una vera contrapposizione tra la servitù e la libertà: “Credo che sia fuori dubbio che, se vivessimo secondo i diritti che la natura ci ha dato e secondo gli insegnamenti che ci rivolge, saremmo naturalmente obbedienti ai genitori, seguaci della ragione e servi di nessuno. […] di sicuro, se mai c’è qualcosa di chiaro ed evidente nella natura, che è impossibile non vedere, è che la natura, ministro di Dio, la governatrice degli uomini, ci ha fatti tutti della stessa forma, e come sembra, allo stesso stampo, perché possiamo riconoscerci reciprocamente come compagni o meglio come fratelli.

E se, dividendo i doni che ci faceva, ha avvantaggiato nel corpo o nella mente gli uni più degli altri, non ha inteso per questo metterci al mondo come in recinto da combattimento, e non ha mandato quaggiù né i più forti né i più furbi come briganti armati in una foresta, per tiranneggiare i più deboli. Ma, piuttosto, bisogna credere che la natura dando di più agli uni e di meno agli altri, abbia voluto lasciar spazio all’affetto, perché avesse dove esprimersi, avendo gli uni potere di dare aiuto, gli altri bisogno di riceverne.

[…] Non bisogna dubitare che siamo naturalmente liberi, perché siamo tutti compagni, e a nessuno può venire in mente che la natura abbia messo qualcuno in servitù, dopo averci messo tutti insieme. […] Se ne deve concludere che la libertà è un dato naturale, e per ciò stesso, a mio avviso, che non solo siamo nati in possesso della nostra libertà, ma anche con la volontà di difenderla.”

Scritto più di 240 anni prima della rivoluzione francese, lo scritto di La Boétie indica una futura e ideale società fondata sulla libertà e sull’uguaglianza, contrapposta alle dominazioni tiranniche, e realizzata attraverso una relazione sociale basata sull’amicizia. I disonesti non sono mai amici ma complici, non si amano ma si temono, mentre invece l’amicizia “ha il suo vero terreno di coltura nell’eguaglianza, che non vuole mai contravvenire alla regola, anzi è sempre uguale”. Ormai vecchio di 460 anni, il “Discorso sulla servitù volontaria” non dimostra i suoi anni e appare ancora attualissimo per l'invito alla disobbedienza civile ai regimi ingiusti, e per il monito agli apprendisti libertari: “Siate decisi a non servire più, ed eccovi liberi.”

Buona erranza
Sharatan


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