lunedì 30 maggio 2011

Sentire



Un’onda s’infrange. E’ percorsa da piccole onde, a loro volta attraversate da onde microscopiche. Esplode in una miriade di gocce ondulate che riflettono per una frazione di secondo, ciascuno sotto un’angolazione diversa, il crollo dell’onda.

L’onda stessa non è che una piccola onda dell’immensa onda della tempesta che ne contiene miliardi. Onde di onde nelle onde. Onde di forme viventi, onde di popoli e di genti, onde di emozioni e di pensieri.

Brulichio del mondo, magia dei fenomeni in ogni istante. Anche i pensieri sono magici. Anche le emozioni si alzano, s’infrangono, si disperdono riflettendosi, poi rinascono instancabilmente, identiche e differenti. Contempla le emozioni, tristi e gioiose, così come contempli il mare, come senti il vento.

I pensieri diventano veleni solo se obbediamo loro invece di gustarli. Vivere le proprie emozioni significherebbe gustare molto lucidamente e nel minimo dettaglio tutti gli eventi nella nostra esperienza, come onde transitorie nella corrente dell’esistenza, senza credere nemmeno per un secondo alla realtà degli oggetti che si presume suscitino queste emozioni, né a quella del soggetto che si presume la provi.

Di fronte a questa miriade di eventi mentali, possiamo fossilizzare le cose, le persone, i significati, i valori, un “io” e irrigidisci la sofferenza. Ma, se seguiamo l’impulso appropriato, possiamo anche lucidamente lasciarci andare al flusso, alla varietà di energie, al carattere climatico e mutevole delle esperienze.

Senti la struttura, la qualità, l’intensità delle tue emozioni, invece di credere a ciò che ti rappresentano. L’emozione è perfettamente reale. Ciò che è illusorio è il nesso tra l’emozione e i suoi oggetti. Sei effettivamente avido, ma non hai bisogno veramente del bersaglio specifico del tuo desiderio.

Sei sicuramente irritato, ma l’oggetto della tua irritazione non è la sua causa. Quando senti l’emozione, sei presente. Quando credi a ciò che essa rappresenta cadi nella trappola dell’illusione, sogni, sei assente.

Così come puoi sentire la sofferenza come un’energia invece di rifuggirla, puoi percepire tutto ciò che entra nel tuo mondo come una qualità di energia piuttosto che come un oggetto di cui appropriarsi, da respingere o da ignorare.

Non vi è né bene né male, né bello né brutto. Ogni essere, ogni evento interno o esterno è una lunghezza d’onda, una frequenza, un colore dello spettro. Ho confuso troppo spesso la rimozione con il dominio di sé. Quando sale la sofferenza, sentila salire. Quando viene la pena, lasciala venire.

Senti le tue emozioni qui, adesso, nel presente, non reprimerle, non tentare di scappare da loro, ma allo stesso tempo non passare automaticamente all’azione, il che sarebbe ancora un tentativo di fuga.

Senti l’emozione completamente. Resta in lei. Non fuggire nei pensieri. Non ti domandare perché fa male, da dove venga, cosa sia esattamente a far male, come vi si potrebbe mettere fine, ecc.

Non fuggire nell’azione. La maggior parte delle azioni stupide viene compiuta per sfuggire a un’emozione spiacevole: aggredire per evitare di sentire collera: prendere per sottrarsi all’avidità o al senso di mancanza, oppure stordirsi per dimenticare la sofferenza, ecc.



(Pierre Lévy - Il capitolo del cuore)


2 commenti:

ilbattelloebbro ha detto...

mmmmmm "Prima di pubblicare un tuo commento assicurati che:
• sia in tema e sia costruttivo" ... non credo di voler soddisfare questo requisito, la verità è che girovagavo senza meta e... lascio una traccia del mio passaggio. tutto qui...
un po' come incrociare in una stradina di montagna uno sconosciuto, gli sguardi s'incrociano, un benevolo cenno di saluto poi l'indifferenza colma lo spazio e tutto torna come prima.... l'alienazione riprende il suo respiro...

Sharatan ain al Rami ha detto...

Caro Battello ebbro errante, sono felice che tu ti sia fermato a salutare. Forse lo sguardo ci ha fatto riconoscere nell'indole errante che condividiamo.

Ti offro un affettuoso abbraccio per la tua "inebbriante" ricerca
;-)
Sharatan