giovedì 9 giugno 2016

Guardare e ascoltare



“Chi di noi dà ascolto all’inno del ruscello
quando parla la tempesta?”
(Kahlil Gibran)

“Ora, guardare è una delle cose più difficili della vita come ascoltare: guardare e ascoltare sono la stessa cosa. Se i vostri occhi sono accecati dai problemi, non potete vedere la bellezza del tramonto. Molti di noi hanno perso il contatto con la natura. La civilizzazione spinge sempre di più verso grandi città; diventiamo sempre di più gente di città, viviamo in appartamenti affollati con pochissimo spazio anche per guardare il cielo la sera o la mattina, e quindi perdiamo il contatto con la maggior parte della bellezza. Non so se avete notato come pochi di noi guardino un tramonto o un'alba o la luce della luna o il riflesso della luce sull'acqua.

Avendo perso il contatto con la natura tendiamo naturalmente a sviluppare le capacità intellettuali. Leggiamo una grande quantità di libri, andiamo a visitare molti musei e ad ascoltate concerti, guardiamo la televisione e ci prendiamo una gran quantità di altri svaghi. Citiamo senza fine idee di altre persone e pensiamo e parliamo di arte. Come mai dipendiamo tanto dall'arte? È una forma di fuga, di stimolo? Se siete direttamente in contatto con la natura; se guardate il movimento delle ali di un uccello, se vedete la bellezza del cielo in ogni momento, le ombre sulla collina o la bellezza sul viso di un altro, pensate che vorreste andare a un museo a vedere dei quadri?

Forse è perché non sapete come guardare tutte le cose che vi circondano che ricorrete alle droghe che vi stimolino a vedere meglio. C'è una storia di un maestro di religione che parlava ogni mattina ai suoi allievi. Un giorno salì sulla cattedra e stava appunto per cominciare quando arrivò un uccellino che si fermò sul davanzale della finestra e cominciò a cantare e cantò con tutto il cuore. Poi si interruppe e volò via e il maestro disse: “Per oggi il sermone è finito.”

Mi sembra che una delle nostre più grandi difficoltà sia guardare veramente con chiarezza, non solo le cose esteriori, ma anche la vita interiore. Quando diciamo di vedere un albero o un fiore o una persona, li vediamo in realtà? O ci limitiamo a vedere l'immagine che la parola ha creato? Cioè quando guardate un albero o una nuvola della sera piena di luce e di bellezza, li vedete realmente, non solo coi vostri occhi e a livello intellettuale, ma in modo totale, completo?

Avete mai provato a guardare una cosa oggettiva come un albero senza che comparissero forme di associazione, senza che intervenisse la conoscenza che su di esso avete acquisito, senza pregiudizio, senza giudicare, senza parole che formerebbero un paravento tra voi e l'albero e che vi impedirebbero di vederlo come realmente è? Provatelo e vedete cosa realmente accade quando osservate l'albero con tutto il vostro essere, con tutta la vostra energia. In una tale intensità troverete che non esiste affatto osservatore; c'è solo attenzione. Solo quando c'è disattenzione allora troviamo l'osservatore e la cosa osservata.

Quando guardate una cosa con totale attenzione, non c'è spazio per concetti, formule o ricordi. È importante capirlo perché cercheremo di analizzare qualcosa che richiede uno studio molto attento. Solo una mente che guardi un albero o le stelle o l'acqua luccicante di un fiume con un totale auto-abbandono sa cosa sia la bellezza. E quando noi realmente vediamo ci troviamo in uno stato d'amore. Generalmente conosciamo la bellezza per mezzo del paragone o grazie a quello che l'uomo ha messo insieme, il che significa che attribuiamo la bellezza a qualche oggetto.

Vedo quella che considero essere una bellissima costruzione e apprezzo quella bellezza grazie alla conoscenza che ho dell'architettura e al paragone che faccio con altre costruzioni che ho visto. Ma ora mi chiedo: “Esiste una bellezza senza oggetto?". Quando c'è l'osservatore che è il censore, colui che fa l'esperienza, che pensa, non c'è bellezza poiché la bellezza è qualcosa di esterno, qualcosa che l'osservatore guarda e giudica, ma quando non c’è osservatore e questo richiede moltissima meditazione, ricerca allora c'è bellezza senza oggetto.

La bellezza risiede nel totale abbandono dell'osservatore e della cosa osservata e ci può essere auto-abbandono solo quando c'è totale austerità non l'austerità dei preti con la sua durezza, le sue pene, regole ed obbedienza non l'austerità dell'abbigliamento, delle idee, dell'alimentazione e del comportamento, ma l'austerità dell'essere semplici che è umiltà assoluta. Allora non c'è disperato tentativo di ottenere, non c'è una scala a pioli che vi aiuti a salire; c'è solamente il primo gradino ed esso è quello eterno.

Camminate da soli o con qualcuno e siete in silenzio. La natura vi circonda e non ci sono cani che abbaiano, rumore di macchine che passano o anche il frullio delle ali di un uccello. Siete in un completo silenzio e anche la natura intorno a voi è in un completo silenzio. In quel silenzio sia nell'osservatore che nella cosa osservata quando l'osservatore non traduce in pensiero quello che vede in quei silenzio non c'è differente qualità di bellezza.

Non c'è natura né osservatore. C'è uno stato mentale completamente, interamente solo; è solo non isolato solo nella quiete, e quella quiete è bellezza. Quando amate, c'è un osservatore? C'è solamente quando l'amore è desiderio e piacere. Quando l'amore non è accompagnato da desiderio e da piacere, allora è intenso. È, come la bellezza, qualcosa di completamente nuovo ogni giorno. Come ho detto, non ha ieri e non ha domani. Solo quando vediamo senza preconcetti, senza immagini, allora siamo in grado di entrare in contatto diretto con qualsiasi cosa nella vita.

Tutti i nostri rapporti sono in realtà immaginari cioè,basati su una immagine creata dal pensiero. Se io mi sono creato una immagine su di voi e voi una su di me, naturalmente non ci vediamo l'un l'altro come in realtà siamo. Quello che vediamo sono le immagini che ci siamo creati l'uno dell'altro che ci impediscono di entrare in contatto, e questo è il motivo per cui i nostri rapporti vanno male. Quando dico di conoscervi, intendo che vi ho conosciuto ieri. In realtà non vi conosco ora. Tutto quello che conosco è l'immagine che ho di voi.

Quella immagine è stata messa insieme da ciò che avete detto per elogiarmi o per insultarmi, da ciò che mi avete fatto è stata plasmata in base a tutti i ricordi che ho di voi e l'immagine che voi avete di me è stata plasmata allo stesso modo, e sono quelle immagini che sono in rapporto e che ci impediscono di comunicare l'uno con l'altro. Due persone che hanno vissuto insieme per un lungo periodo hanno una immagine l'uno dell'altro che impedisce loro di essere realmente in rapporto. Se comprendiamo il rapporto possiamo cooperare, ma la cooperazione non può assolutamente avere luogo con le immagini, i simboli, i concetti ideologici.

Solamente quando comprendiamo il rapporto possiamo cooperare, ma la cooperazione non può assolutamente avere luogo con le immagini, i simboli, i concetti ideologici. Solamente quando comprendiamo il vero rapporto che intercorre tra l'uno e l'altro è possibile l'amore, e l'amore è negato quando ci basiamo sulle immagini. È quindi importante comprendere, non al livello intellettuale, ma nella realtà, nella vostra vita quotidiana, come avete costruito le immagini di vostra moglie, di vostro marito, del vostro vicino, del vostro bambino, del vostro paese, dei vostri capi, dei vostri uomini politici, dei vostri dèi non avete altro che immagini.

Queste immagini creano lo spazio tra voi e quello che osservate e in quello spazio c'è conflitto, dunque quello che tenteremo di scoprire ora insieme e se e possibile liberarsi di questo spazio che creiamo non solo al di fuori di noi stessi, ma dentro di noi, lo spazio che divide la gente in tutti i suoi rapporti. Ora, proprio l'attenzione che attribuite a un problema è l'energia che può risolvere quel problema. Quando attribuite la vostra totale attenzione intendo con qualsiasi cosa dentro di voi non c'è affatto osservatore. C'è solo lo stato di attenzione che è energia totale, e quella energia totale è la più alta forma di intelligenza.

Naturalmente quello stato mentale deve essere totalmente in silenzio e quel silenzio, quella quiete, si può avere solo quando ci sia totale attenzione, non una quiete disciplinata. Quel totale silenzio, in cui non c e né l'osservatore né la cosa osservata è la forma più alta per una mente religiosa. Ma quello che succede in quello stato non può essere descritto a parole poiché quello che viene detto a parole non è il fatto reale. Per scoprirlo da voi dovete andarne a fondo. Ogni problema è in rapporto con tutti gli altri problemi cosicché se ne risolvete uno in modo completo non ha importanza quale sia vedrete che vi è possibile affrontare gli altri con facilità e risolverli. Naturalmente parliamo di problemi psicologici.

Abbiamo già visto che un problema esiste solamente nel tempo, cioè quando affrontiamo un problema in modo incompleto. Così non soltanto dobbiamo essere consapevoli della natura e della struttura del problema e rendercene conto completamente, ma affrontarlo anche non appena sorge e risolverlo subito di modo che non metta radici nella mente. Se si permette che un problema si trascini per un mese o un giorno, o anche per pochi minuti, esso distorce la mente. È dunque possibile affrontare un problema immediatamente senza distorsioni ed esserne subito, completamente, liberi senza permettere che resti un ricordo, che sarebbe una scalfittura della mente?

Questi ricordi sono le immagini che ci portiamo dietro e sono queste immagini che affrontano quella cosa straordinaria detta vita ed ecco la contraddizione e da ciò il conflitto. La vita è molto reale, la vita non è una astrazione e quando la affrontate con le immagini sorgono i problemi. È possibile affrontare un problema senza questo intervallo di tempo, senza questo abisso che ci divide dalla cosa di cui abbiamo paura? È possibile solamente quando l'osservatore non ha continuità, l'osservatore che è colui che costruisce l'immagine, l'osservatore che è una collezione di ricordi e di idee, che è un ammasso di astrazioni.

Quando guardate le stelle, ci siete voi che guardate le stelle nel cielo; il cielo è inondato da stelle brillanti, c'è un'aria fresca, e ci siete voi, l'osservatore, colui che fa le esperienze, che pensa, voi con il vostro cuore che soffre, voi, il centro, che crea lo spazio. Non potrete mai comprendere lo spazio che c'è tra voi e le stelle, tra voi e vostra moglie o vostro marito o un amico, poiché non avete mai provato a guardare senza l'immagine, ed è questo il motivo per cui non sapete cos'è la bellezza o l'amore.

Ne parlate, ne scrivete, ma non lo avete mai conosciuto, tranne forse in rari intervalli di totale auto-abbandono. Fino a che ci sarà un centro che crea uno spazio intorno a sé non ci sarà ne' amore né bellezza. Quando non c'è un centro né circonferenza allora c'è amore. E quando amate voi siete la bellezza. Quando guardate un viso che vi sta di fronte, guardate da un centro e un centro crea lo spazio tra persona e persona ed è questo il motivo per cui le nostre vite sono così vuote e incallite. Non potete coltivare l'amore e la bellezza e neanche potete inventare la verità, ma se sarete sempre consapevole di quello che fate.

Potrete coltivare la consapevolezza e comincerete a vedere la natura del piacere, del desiderio e del dolore e la totale solitudine e noia dell'uomo, allora comincerete a impadronirvi di quella cosa chiamata “lo spazio”. Quando c’è spazio tra voi e la cosa che osservate saprete che non c'è amore, e senza amore, per quanto vi sforziate di riformare il mondo o di creare un nuovo ordine sociale o per quanto possiate parlare di miglioramenti, creerete solamente angoscia. E quindi tocca a voi. Non c'è guida, non c'è maestro, non c'è nessuno che vi dica cosa fare. Siete solo in questo mondo pazzo e brutale.” (Jiddu Krishnamurti)

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