“Se stai meditando e arriva un diavolo,
fai andare quel diavolo a meditare.”
(Georges I. Gurdjieff)
Nel Libro di Giobbe è citata una conversazione fra Dio e Satana. Sta scritto: “Ora, i figli di Dio vennero un giorno a presentarsi davanti all’Eterno, e Satana venne pure in mezzo ad essi. L’Eterno disse a Satana: «Da dove vieni?» e Satana rispose all’Eterno: «Dal percorrere la terra e dal passeggiarvi.» L’Eterno disse a Satana: «Hai osservato il mio servitore Giobbe? Non c’è persona come lui sulla terra; è un uomo integro e retto, timorato di Dio e che sta lontano dal male.»
E Satana rispose all’Eterno: «È in modo disinteressato che Giobbe ha timore di Dio? Non hai protetto lui, la sua casa e tutto quello che gli appartiene? Tu hai benedetto l’opera delle sue mani e le sue greggi si estendono in tutto il paese. Ma stendi la mano, prendi tutto ciò che gli appartiene e sono sicuro che ti maledice in faccia.» L’Eterno disse a Satana: «Ecco, tutto ciò che gli appartiene te lo consegno. Soltanto, non mettere la mano su di lui.»
Questo dialogo prova che il diavolo è al servizio del Signore. La questione del bene e del male è estremamente complessa e ben poche persone conoscono i rapporti che esistono fra loro. Tutti quelli che scendono fra gli uomini per metterli alla prova, per tentarli, farli soffrire sono soltanto degli impiegati, dei funzionari messi là per dare delle lezioni agli uomini, per farli evolvere…
In realtà, il mondo invisibile sa perfettamente tutto quanto ci concerne: la nostra potenza, la nostra resistenza, la nostra saggezza, poiché esso conosce le qualità della materia con la quale siamo costruiti, esattamente come i fisici conoscono le proprietà dei metalli: il peso, la densità, la temperatura di fusione, etc… Alcuni metalli possono resistere ad una temperatura elevata, altri no.
La stessa cosa si verifica per gli uomini. Noi siamo tutti fatti di una materia speciale e il mondo invisibile sa benissimo se potremo resistere alle varie tentazioni della vita. Non ha bisogno di metterci alla prova per saperlo. Ma siamo noi ad avere bisogno di conoscere la nostra potenza, la nostra fedeltà, la nostra bontà oppure la nostra debolezza, la nostra cattiveria. Se veniamo messi alla prova, è per noi stessi.
Nell’evoluzione ininterrotta che deve guidarci fino alla vetta, dobbiamo attraversare delle prove allo scopo di poter sviluppare tutte le nostre qualità interiori. Siamo noi e non il mondo invisibile, che abbiamo bisogno di prendere coscienza di queste qualità. Come deve subire certi processi di crescita e passare per certe tappe della vita fisica, così pure, qualunque sia il grado di evoluzione, ogni essere che scende sulla terra deve attraversare varie prove per purificarsi spiritualmente.
La sola differenza fra gli uomini sta nel fatto che ognuno attraversa queste prove in base al proprio grado di evoluzione. Qualcuno sa approfittarne, altri no. Qualcuno ricava un beneficio da tutto, acquista ricchezze, mentre altri soccombono e non si trasformano. Gesù ha dovuto attraversare le stesse prove degli altri uomini; egli non aveva bisogno di imparare, ma aveva bisogno di subirle…
La natura delle tentazioni che Gesù ha dovuto subire e le risposte che ogni volta egli ha dato al diavolo sono molto significative. Perciò noi dobbiamo prestare una grande attenzione a questo testo, per saper adottare lo stesso atteggiamento…
“Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, Gesù ebbe fame. Il tentatore gli si accostò e gli disse: «Se tu sei figlio di Dio ordina che questi sassi diventino pane.» Gesù rispose: «L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.» Gesù era dunque andato nel deserto per digiunare quaranta giorni. Perché digiunava?
Gesù ha quindi digiunato quaranta giorni. Dal punto di vista cabalistico, il quarantesimo giorno rappresenta il termine di numerosi processi. Il numero 40 rappresenta una misura, un limite e talvolta anche la morte. Dopo 40 giorni, il bruco termina la sua vita di bruco che mangia le foglie, per vivere la vita di farfalla che si nutre del nettare dei fiori.
Il quarantesimo giorno muoiono tutte le entità cattive in noi; esse non possono sopportare le condizioni imposte dal digiuno. Una sola sussiste fino al limite ed è l’orgoglio, lo spirito dell’orgoglio che ha provocato la rivolta di una parte degli angeli contro Dio. Lo spirito dell’orgoglio è infaticabile.
Esso segue i discepoli, gli iniziati, i santi, i maestri fino all’ultimo grado dell’evoluzione. È possibile liberarsi abbastanza facilmente di tutti gli altri vizi, ma l’orgoglio è molto resistente. È come il lichene che si aggrappa anche alla cima delle alte montagne… Se torniamo dettagliatamente alle tre tentazioni vediamo che il diavolo ha chiesto a Gesù:
1) di cambiare i sassi in pane
2) di buttarsi dall’alto del tempio con la convinzione che il Signore gli manderebbe gli angeli per proteggerlo. Ma qui il tempio è simbolico. Il diavolo non ha trasportato Gesù fisicamente su un pinnacolo del tempio
3) di prosternarsi davanti a lui e adorarlo per ottenere in cambio tutti i regni del mondo e la loro gloria, che gli indicava dall’alto della montagna. Anche in questo caso la montagna è simbolica.
Queste tentazioni non sono state presentate soltanto a Gesù. Tutti i maestri e i discepoli le incontrano sulla loro via. Quanti vengono tentati di vendere le loro conoscenze o servirsi dei poteri che hanno acquisito, per assicurarsi il cibo! Altri si sentono così sicuri di se stessi che vogliono tentare Dio: immaginano che, qualunque cosa essi facciano, il mondo invisibile li proteggerà e non esitano a buttarsi da molto in alto con la convinzione che saranno protetti. Ma è un errore, perché il mondo invisibile non protegge gli insensati.
La terza tentazione corrisponde a un’altra tappa. Dopo un certo tempo, il discepolo, l’occultista acquisiscono parecchie cognizioni cioè simbolicamente raggiungono la vetta della montagna. Da lassù vedono il mondo che si sentono capaci di dominare, per impadronirsi della gloria e delle ricchezze. Queste tre prove che tutti affrontiamo sono legate rispettivamente allo stomaco, al cuore e alla testa cioè al piano fisico, al piano astrale e al piano mentale. (Omraam Mikhaël Aïvanhov)
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