Gli antichi scritti spirituali della Cabala contengono un interessante insegnamento, il quale afferma che il nostro scopo di esseri umani consiste nello spostarci da livelli di vita inferiori a livelli sempre più elevati, e per ottenere questa elevazione è sempre indispensabile affrontare l’esperienza della caduta.
Ogni singola caduta che sperimentiamo è in realtà un’occasione per acquisire energia; quindi l’energia che viene conquistata ci serve per realizzare il nostro salto al livello superiore. Una nostra caduta è sempre presente nel disegno divino, ma la decisione di potere acquisire l’energia per fare il salto evolutivo ad un livello più elevato, dipende unicamente da noi.
Forse avevamo preso la direzione sbagliata, forse avevamo creduto di essere qualcuno e invece siamo ben altri, ma la nostra migliore intuizione resta sempre quella di potere dubitare di avere preso una direzione sbagliata. Per tutta la vita ci hanno insegnato che potevamo essere felici se cercavamo quello di cui abbiamo bisogno guardando fuori da noi stessi, ci hanno condizionati a ricercare il potere, l’amore, la prosperità, la salute, la felicità e la realizzazione spirituale.
Da sempre ci insegnano che queste cose vanno rincorse, guardando fuori, ma forse le stesse cose si potrebbero scoprire riportando lo sguardo all’interno. Solo facendo questo scambio di prospettiva possiamo vedere l’energia divina che scorre in noi, il respiro di Brahman che è celato nel nostro atman, perché ogni creatura riceve qualcosa da Brahman.
“Non nasce e non muore il Savio, non egli da qualche cosa ebbe origine come una qualche cosa; innato perpetuo eterno, questo Antico non viene ucciso quando il corpo è ucciso. Se l'uccisore pensa di uccidere, se l'ucciso ritiene di essere ucciso, ambedue costoro sono privi di discernimento: non Costui uccide, nè viene ucciso. Più piccolo del piccolissimo, più grande del grande, l'atman di ogni essere risiede nella parte più celata.” (Upanishad antiche e medie).
Ma, nella parte più celata di noi, questa energia giace dormiente e questa forza che dorme, è la nostra energia spirituale che va ridestata.
Il punto di partenza è quello di capire che la vita e l’universo sono attraversati da una forza intelligente ed invisibile, sottintesa in tutte le cose e in tutti gli esseri. Accettato questo, dovremo pensare che anche la nostra vita fa parte di questo disegno intelligente, perché anche noi siamo una parte di questa intelligenza divina. Ma dovremo anche accettare che il nostro essere continui ad essere immutabile, anche se le circostanze della nostra vita sono in continuo mutamento e trasformazione.
Un giorno il nostro corpo fisico sarà sepolto, ma il nostro essere immortale, il nostro atman, continuerà ad esistere: per questo la nostra ricerca sacra è una cosa reale che possiamo conoscere, amare e coltivare. Quando lo faremo, non saremo capaci di ritornare a vivere come facevamo prima, non accetteremo più di vivere in contrasto con la nostra essenza più profonda. Ma la nostra essenza profonda non è certo nascosta nel mondo esterno. Quando finiremo di cercare la realizzazione nel mondo esteriore, allora la troveremo nel nostro Sé Divino, e sarà la consapevolezza di avere questa essenza divina interiore, che risveglierà la nostra divinità.
Ma come viveremo la nostra vita dopo che avremo affrontato la sfida di guardarci dentro e vivere secondo la guida del nostro Sé Divino? Sicuramente continueremo a “tagliare la legna e trasportare l’acqua” come afferma il detto zen, cioè non svilupperemo nessun talento e nessun interesse particolare, ma godremo soltanto di una nuova consapevolezza, che ci farà vedere le cose che prima ci rimanevano nascoste, e poterci vedere per come siamo, ci darà un grande senso di pace e ci porterà ad un alto livello di realizzazione personale.
Se è vero che la consapevolezza non può venire dal mondo esteriore, è però vero che avere consapevolezza ci offrirà molte nuove opportunità per godere della nostra vita pratica. Facendolo avremo una serie di ampliamenti di coscienza, in cui potremo percepire la grande ricchezza di significati che ci giunge dalle coincidenze, che sono tutt’altro che fortuite. Gli eventi non accadono per caso, ed ogni cosa che avviene, arriva per insegnarci una lezione, e forse dovremmo considerarci non vittime, ma compagni del Fato.
Diventeremo consapevoli della potenza e della forza dell’energia universale e ci sentiremo immensamente amati da questa forza. Saremo fiduciosi della bontà dei disegni che questa forza ha preparato per noi, delle lezioni che ci offre la sapienza divina, vedendo la necessità e la bellezza dell’universo in cui siamo chiamati a vivere. Dobbiamo esercitarci a contemplare con piacere la bellezza, così da aprire il canale che ci farà arrivare la forza ed il sostegno per la nostra vita terrena: sentiamoci collegati al Tutto, crederemo veramente che la stessa essenza scorra in tutti noi.
I limiti esitono se un ordine sociale esterno definisce e comprime la nostra vita, ma ce ne liberiamo veramente solo quando affermiano le nostre scelte e il nostro voler essere noi stessi. Questo ci fa andare oltre tutti i limiti che gli altri ci vogliono imporre. Scopriremo allora che i poteri dei grandi maestri spirituali possono essere alla portata di tutti, ma solo a condizione di volere percorrere la via sacra della nostra realizzazione personale.
Allora smettiamo di lottare e lasciamo che le cose avvengano, così che l’arrendevolezza renda più agevole il percorso della nostra via. Sapremo apprezzare i momenti di silenzio, e ci concederemo questi momenti come spazi per avere la soluzione dei nostri problemi, anche quelli materiali. Quando ci avviciniamo al perfetto equilibrio e al centro di noi stessi per scoltare il nostro corpo, le scelte di mangiare troppo o di essere troppo apatici non saranno più primarie per la nostra vita. Quando siamo nella pace di noi stessi, allora meditiamo ed ascoltiamo ciò che sappiamo essere per noi la migliore soluzione. Allora impariamo ad amarci teneramente, così da poter amare ugualmente anche gli altri.
Stranamente avremo un maggiore distacco dai nostri desideri materiali, ma avremo anche il maggiore ritorno di benessere e di prosperità e abbondanza nella nostra vita. Vorremo di meno, ma avremo di più, saremo arrendevoli e non avremo difficoltà ad accettare di essere imperfetti o di avere fatto degli errori, ma sapremo anche apprezzare di avere fatto una vera evoluzione. Forse anche in quegli errori e in quelle ingiustizie, che abbiamo fatto a noi stessi o agli altri, si nascondeva l’insegnamento necessario per farci giungere dove siamo.
Noi siamo quello che siamo, dobbiamo certamente migliorare, ma le persone che ci stanno intorno devono accettarci per il nostro essere:questo perché abbiamo il diritto di essere autenticamente noi stessi e perché nessuno ha il diritto di sottoporci a degli esami. A questo provvede la vita stessa, infliggendoci dolore e frustrazioni. Smettiamo di dare consigli, di infliggere dolore e di volere modificare il mondo, impariamo che gli altri devono percorrere la loro strada, impariamo che le cose che ci disturbano sono il riflesso delle nostre imperfezioni, rilanciate dagli altri.
Impariamo che è possibile fare degli errori di interpretazione e di percorso nella nostra vita, e che anche essi fanno parte del piano divino. Usiamo l’assenza di giudizio e la capacità di perdonare e iniziamo a farlo con noi stessi, svincolandoci dal dominio della continua autorecriminazione e decidendo finalmente di essere liberi.
Buona erranza
Sharatan
Ogni singola caduta che sperimentiamo è in realtà un’occasione per acquisire energia; quindi l’energia che viene conquistata ci serve per realizzare il nostro salto al livello superiore. Una nostra caduta è sempre presente nel disegno divino, ma la decisione di potere acquisire l’energia per fare il salto evolutivo ad un livello più elevato, dipende unicamente da noi.
Forse avevamo preso la direzione sbagliata, forse avevamo creduto di essere qualcuno e invece siamo ben altri, ma la nostra migliore intuizione resta sempre quella di potere dubitare di avere preso una direzione sbagliata. Per tutta la vita ci hanno insegnato che potevamo essere felici se cercavamo quello di cui abbiamo bisogno guardando fuori da noi stessi, ci hanno condizionati a ricercare il potere, l’amore, la prosperità, la salute, la felicità e la realizzazione spirituale.
Da sempre ci insegnano che queste cose vanno rincorse, guardando fuori, ma forse le stesse cose si potrebbero scoprire riportando lo sguardo all’interno. Solo facendo questo scambio di prospettiva possiamo vedere l’energia divina che scorre in noi, il respiro di Brahman che è celato nel nostro atman, perché ogni creatura riceve qualcosa da Brahman.
“Non nasce e non muore il Savio, non egli da qualche cosa ebbe origine come una qualche cosa; innato perpetuo eterno, questo Antico non viene ucciso quando il corpo è ucciso. Se l'uccisore pensa di uccidere, se l'ucciso ritiene di essere ucciso, ambedue costoro sono privi di discernimento: non Costui uccide, nè viene ucciso. Più piccolo del piccolissimo, più grande del grande, l'atman di ogni essere risiede nella parte più celata.” (Upanishad antiche e medie).
Ma, nella parte più celata di noi, questa energia giace dormiente e questa forza che dorme, è la nostra energia spirituale che va ridestata.
Il punto di partenza è quello di capire che la vita e l’universo sono attraversati da una forza intelligente ed invisibile, sottintesa in tutte le cose e in tutti gli esseri. Accettato questo, dovremo pensare che anche la nostra vita fa parte di questo disegno intelligente, perché anche noi siamo una parte di questa intelligenza divina. Ma dovremo anche accettare che il nostro essere continui ad essere immutabile, anche se le circostanze della nostra vita sono in continuo mutamento e trasformazione.
Un giorno il nostro corpo fisico sarà sepolto, ma il nostro essere immortale, il nostro atman, continuerà ad esistere: per questo la nostra ricerca sacra è una cosa reale che possiamo conoscere, amare e coltivare. Quando lo faremo, non saremo capaci di ritornare a vivere come facevamo prima, non accetteremo più di vivere in contrasto con la nostra essenza più profonda. Ma la nostra essenza profonda non è certo nascosta nel mondo esterno. Quando finiremo di cercare la realizzazione nel mondo esteriore, allora la troveremo nel nostro Sé Divino, e sarà la consapevolezza di avere questa essenza divina interiore, che risveglierà la nostra divinità.
Ma come viveremo la nostra vita dopo che avremo affrontato la sfida di guardarci dentro e vivere secondo la guida del nostro Sé Divino? Sicuramente continueremo a “tagliare la legna e trasportare l’acqua” come afferma il detto zen, cioè non svilupperemo nessun talento e nessun interesse particolare, ma godremo soltanto di una nuova consapevolezza, che ci farà vedere le cose che prima ci rimanevano nascoste, e poterci vedere per come siamo, ci darà un grande senso di pace e ci porterà ad un alto livello di realizzazione personale.
Se è vero che la consapevolezza non può venire dal mondo esteriore, è però vero che avere consapevolezza ci offrirà molte nuove opportunità per godere della nostra vita pratica. Facendolo avremo una serie di ampliamenti di coscienza, in cui potremo percepire la grande ricchezza di significati che ci giunge dalle coincidenze, che sono tutt’altro che fortuite. Gli eventi non accadono per caso, ed ogni cosa che avviene, arriva per insegnarci una lezione, e forse dovremmo considerarci non vittime, ma compagni del Fato.
Diventeremo consapevoli della potenza e della forza dell’energia universale e ci sentiremo immensamente amati da questa forza. Saremo fiduciosi della bontà dei disegni che questa forza ha preparato per noi, delle lezioni che ci offre la sapienza divina, vedendo la necessità e la bellezza dell’universo in cui siamo chiamati a vivere. Dobbiamo esercitarci a contemplare con piacere la bellezza, così da aprire il canale che ci farà arrivare la forza ed il sostegno per la nostra vita terrena: sentiamoci collegati al Tutto, crederemo veramente che la stessa essenza scorra in tutti noi.
I limiti esitono se un ordine sociale esterno definisce e comprime la nostra vita, ma ce ne liberiamo veramente solo quando affermiano le nostre scelte e il nostro voler essere noi stessi. Questo ci fa andare oltre tutti i limiti che gli altri ci vogliono imporre. Scopriremo allora che i poteri dei grandi maestri spirituali possono essere alla portata di tutti, ma solo a condizione di volere percorrere la via sacra della nostra realizzazione personale.
Allora smettiamo di lottare e lasciamo che le cose avvengano, così che l’arrendevolezza renda più agevole il percorso della nostra via. Sapremo apprezzare i momenti di silenzio, e ci concederemo questi momenti come spazi per avere la soluzione dei nostri problemi, anche quelli materiali. Quando ci avviciniamo al perfetto equilibrio e al centro di noi stessi per scoltare il nostro corpo, le scelte di mangiare troppo o di essere troppo apatici non saranno più primarie per la nostra vita. Quando siamo nella pace di noi stessi, allora meditiamo ed ascoltiamo ciò che sappiamo essere per noi la migliore soluzione. Allora impariamo ad amarci teneramente, così da poter amare ugualmente anche gli altri.
Stranamente avremo un maggiore distacco dai nostri desideri materiali, ma avremo anche il maggiore ritorno di benessere e di prosperità e abbondanza nella nostra vita. Vorremo di meno, ma avremo di più, saremo arrendevoli e non avremo difficoltà ad accettare di essere imperfetti o di avere fatto degli errori, ma sapremo anche apprezzare di avere fatto una vera evoluzione. Forse anche in quegli errori e in quelle ingiustizie, che abbiamo fatto a noi stessi o agli altri, si nascondeva l’insegnamento necessario per farci giungere dove siamo.
Noi siamo quello che siamo, dobbiamo certamente migliorare, ma le persone che ci stanno intorno devono accettarci per il nostro essere:questo perché abbiamo il diritto di essere autenticamente noi stessi e perché nessuno ha il diritto di sottoporci a degli esami. A questo provvede la vita stessa, infliggendoci dolore e frustrazioni. Smettiamo di dare consigli, di infliggere dolore e di volere modificare il mondo, impariamo che gli altri devono percorrere la loro strada, impariamo che le cose che ci disturbano sono il riflesso delle nostre imperfezioni, rilanciate dagli altri.
Impariamo che è possibile fare degli errori di interpretazione e di percorso nella nostra vita, e che anche essi fanno parte del piano divino. Usiamo l’assenza di giudizio e la capacità di perdonare e iniziamo a farlo con noi stessi, svincolandoci dal dominio della continua autorecriminazione e decidendo finalmente di essere liberi.
Buona erranza
Sharatan
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