giovedì 7 aprile 2016

Il sistema del male



“Sei tu stesso il tuo avversario,
la causa ripetuta dei tuoi fallimenti.
C’è un mondo oscuro, che non conosci.
Affrontalo con armi di luce.”
(Dugpa Rimpoce)

“Osserva, in te e attorno a te, a che punto i pensieri, le parole e gli atti sono pregni di avidità, di aggressività, di orgoglio, di invidia e di illusione. Il male, ovvero l’aggressione, si dispiega solo perché siamo deboli, demoralizzati, divisi contro noi stessi.

Il male separa l’anima dalla sua sorgente, la isola, la divide contro se stessa e la oppone alle altre anime. Il male è questa separazione. In preda ai rapporti di forza, di dominazione, di sottomissione, di predazione, d’aggressione, le anime terrorizzate dimenticano la loro identità e riescono ancora meno a riconoscersi reciprocamente.

In alcuni gruppi di esseri umani, quasi tutte le relazioni sono strumentali: essere manipolati, manipolare, far “agire” l’altro, ottenere qualcosa da lui. Non si comunica, non ci si esprime. Tutto ciò che si dice ha un fine. L’affare del secolo consiste nel prendere potere o nel dominare, da un lato, mentre si è dominati dall’altro.

In questi ambienti patologici i rapporti tra le persone somigliano a interazioni tra ingranaggi, cinghie di trasmissione, alberi a camme, in una grande macchina di cui ognuno tenta di prendere il controllo. La metafora popolare parla di un “nido di serpi”. Partecipare a queste società di morti-viventi soffoca l’anima. Il male è ciò che fa di noi dei insetti…

Il diavolo è un satiro con le corna che infila i dannati in fondo all’inferno, vale a dire l’immagine sorprendente e facile da ricordare dell’insieme dei rapporti di odio, delle relazioni di potere e dei sentimenti di tristezza. Il narcisismo e la cattiveria, l’accusa e il senso di colpa, il potere e la paura, il “bisogno di amore” e l’insensibilità, la collera e l’odio…

Il nostro ego ha come alleati naturali gli ego degli altri. Gli ego degli altri vengono a dare manforte al nostro ego. Tutti gli ego non formano che un unico ampio sistema di sofferenza parassita che è solo incline a estendersi e che spinge le anime a distruggersi reciprocamente mentre beve il loro sangue.

Il male è un meccanismo impersonale, irresponsabile, automatico, implacabile, che mira a espandersi e a rafforzare il suo impero con ogni mezzo. Ogni volta che soffriamo è la sofferenza di tutti gli esseri. Infatti, la sofferenza, impersonale si propaga da un’anima all’altra. Si trasmette come un’epidemia che rifuggiamo. Come un incendio sul quale soffiamo. Ora, rifuggendo la sofferenza, non ce ne sbarazziamo, contaminiamo gli altri. Ma se smettiamo di rifuggirla, allora soffriamo perché smette di trasmettersi, fermandosi presso di noi. E lì soffriamo ancora per tutti gli esseri.

Una volta che certi automatismi emotivi e intellettuali si sono impossessati di noi, dobbiamo nutrirli costantemente. L’automatismo si fa passare per la parte più intima dell’io mentre è un parassita che succhia la nostra vita. Avidità, aggressività, dipendenze, comportamenti ripetitivi, riflessi; non solo questi automatismi ci fanno lavorare tutta la vita, ma esigono anche che gli altri lavorino per loro!

Rifiutiamo di essere asserviti a qualsiasi automatismo, che sia il nostro o quello degli altri. Gli automatismi degli altri possono farci lavorare al loro servizio solo perché si rivolgono ai nostri automatismi: così funziona il sistema del male, la catena degli ego che si rinforzano reciprocamente.

Ne usciamo solo attraverso la disciplina del distacco e della presenza. Sì, l’antidoto assoluto all’automatismo è la presenza poiché, dal momento che siamo presenti, veramente presenti, non possiamo più essere guidati da questi automi che di solito ci governano. Un automa non può essere presente.

Un essere presente non è più un automa. Vincere il male in se stessi e vincere il male nel mondo sono esattamente la stessa cosa. Smettere di combattere contro il mondo e smettere di combattere contro se stessi sono esattamente la stessa cosa: la vittoria sul male. Il male non molla facilmente la propria preda: si batte fino alla morte.” (Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Luca Sossella Editore, 2006.)

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