Noi guardiamo sempre in modo parziale. Prima di tutto perché siamo disattenti e in secondo luogo perché guardiamo ai fatti secondo dei pregiudizi, secondo immagini verbali e psicologiche di ciò che guardiamo. Perciò non vediamo mai niente in modo totale.
È piuttosto difficile anche guardare obiettivamente la natura. Guardare un fiore senza un'immagine, senza alcuna conoscenza di botanica proprio per osservarlo diventa assolutamente difficile perché la nostra mente è vagante, priva di interesse.
Ed anche se è interessata guarda il fiore con un certo apprezzamento e con una descrizione verbale che sembra dare all'osservatore la sensazione di averlo veramente guardato. Guardare intenzionalmente non è guardare. Perciò il fiore non lo guardiamo mai veramente. Lo guardiamo attraverso una immagine.
Probabilmente e abbastanza facile guardare qualcosa che non ci tocchi profondamente, come quando andiamo al cinema a vedere fatti che per un attimo ci agitano ma che subito dimentichiamo. Ma succede molto di rado di osservare se stessi senza l'immagine di se stessi che è costituita dal passato, dalle conoscenze e dalle esperienze accumulate.
Abbiamo una immagine di noi stessi. Pensiamo di dover essere questo e non quello. Ci siamo fatti precedentemente un'immagine di noi stessi e attraverso di essa ci guardiamo. Pensiamo di essere superiori o ignobili e la visione di quel che realmente siamo ci scoraggia o ci spaventa. Così non possiamo guardate noi stessi; quando lo facciamo si tratta di un'osservazione parziale, e qualsiasi cosa che sia parziale o incompleta non genera comprensione.
È solo quando ci guardiamo totalmente che ci può essere la possibilità di liberarsi da quel che osserviamo. La nostra percezione non dipende solo dagli occhi, dai sensi, ma anche dalla mente, ed è ovvio che la mente è pesantemente condizionata. Perciò la percezione intellettuale è solamente parziale, tuttavia sembra soddisfare la maggior parte di noi, e pensiamo di comprendere.
La cosa più pericolosa e distruttiva che ci sia è una comprensione frammentaria. Questo è esattamente quel che sta succedendo in tutto il mondo. Il politico, il prete, l'uomo d'affari, il tecnico, anche l'artista, tutti hanno una visione parziale. E perciò sono persone veramente distruttive.
Dal momento che hanno ruoli molto importanti nel mondo la loro visione parziale diventa la norma accettata, e l'uomo vi resta intrappolato. Ciascuno di noi è allo stesso tempo il prete, il politico, l'uomo d'affari, l'artista, e molte altre entità frammentarie. E ciascuno di noi è anche il campo di battaglia di tutte queste opinioni e questi giudizi in conflitto...
Se lo vedrete totalmente, e non intellettualmente o verbalmente o emotivamente, allora vi comporterete e vivrete in modo completamente diverso. Quando vedete un pericoloso precipizio o vi trovate davanti un animale pericoloso non c'è comprensione parziale o azione parziale; c'è un'azione totale.
In ogni momento c'è l'intero della vita. Ogni momento è una sfida. Imbattersi in modo sbagliato in queste sfide è una crisi della vita. Non vogliamo vedere che queste sono crisi, così chiudiamo gli occhi e le fuggiamo. Perciò diventiamo ancora più ciechi, e le crisi aumentano...
Abbiamo quindi una sola domanda, cioè come si fa a vedere un problema in modo talmente completo da liberarsene. La percezione può scaturire solamente dal silenzio, mai da una mente ciarliera. Il suo essere ciarliera deriva forse dal desiderio di liberarsi del problema, di ridurlo, di fuggirlo, di sopprimerlo o di trovarne un sostituto; solo una mente in quiete può vedere.
Voi non vedete la verità che la mente vede solo se è in quiete. Il problema di come avere la quiete della mente non esiste. È la verità che la mente deve essere quieta; vedere questa verità libera la mente dall'essere ciarliera. È allora operante la percezione, cioè l'intelligenza, e non la presunzione di voler essere in silenzio per poter vedere.
La presunzione può anche operare, ma questa non è altro che una operazione parziale e frammentaria. Non c'è alcun rapporto tra il parziale e il totale; il parziale non può crescere e diventare il totale. Perciò vedere è della massima importanza.
Vedere è attenzione, ed è solamente la disattenzione che fa sorgere un problema…Ma essere consapevole della propria disattenzione è della massima importanza, non c'è bisogno di chiedere come essere attenti in ogni momento. Porre questa domanda: «Come posso essere attento in ogni momento?» è avidità. Ci si perde nello sforzo di essere attenti.
Lo sforzo di essere attenti è disattenzione. Non potete sforzarvi di essere bello, o di amare. Quando non c'è più odio c'è l'altro. E l'odio può cessare solamente quando gli date tutta la vostra attenzione, quando imparate e non accumulate nozioni su di esso. Cominciate il più semplicemente possibile.
(Jiddu Krishnamurti, L'uomo alla svolta, Astrolabio Ubaldini ed., 1971)
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