mercoledì 10 giugno 2009

L’elogio del buon senso



“Elogio del buon senso” dello scrittore e giornalista uruguaiano Eduardo Galeano, pubblicato nel Settembre 2004:

Il nostro mondo malato di instabilità e di isolamento risente di un'altra ben crudele afflizione: la mancanza di ampi spazi aperti al dialogo e alla ripartizione del lavoro. Dove sono gli spazi aggregativi in cui sarebbero ancora possibili l'incontro e lo scambio? Non potremmo iniziare a cercarli nel senso comune? Quel buon senso ormai tanto prezioso e tanto raro.

Prendiamo ad esempio le spese militari. Ogni giorno, il mondo devolve 2, 2 miliardi di dollari in produzione di morte. Più precisamente, il mondo destina questa cifra astronomica alla promozione di gigantesche partite di caccia in cui il cacciatore e la preda sono della stessa specie, e da cui risulta vincitore colui che avrà ucciso il maggior numero di propri simili. Basterebbero nove giorni di spese militari a procurare cibo, educazione e cure a tutti i bambini della Terra che ne sono sprovvisti.

A priori, questa dissolutezza finanziaria rappresenta una evidente violazione del senso comune. E a posteriori, che cosa ne risulta?
La versione ufficiale giustifica questo sperpero per via della guerra contro il terrorismo. Ma il buon senso ci dice che il terrorismo gliene è profondamente grato. Non bisogna essere dei geni per constatare che le guerre di Afghanistan e Iraq hanno prodotto sul terrorismo un considerevole effetto dopante. Le guerre dipendono dal terrorismo di stato, e il terrorismo di stato si alimenta del terrorismo non organizzato, e viceversa...

Di recente sono state pubblicate le stime: l'economia americana è in ripresa e torna a crescere a un ritmo soddisfacente. Secondo gli esperti, senza le spese connesse alla guerra in Mesopotamia, questa crescita sarebbe decisamente meno energica. In qualche modo, la guerra contro l'Iraq rappresenta un'eccellente novità per l'economia. E per i morti? Il senso comune si fa sentire attraverso delle statistiche finanziarie, o per bocca di questo padre straziato, Julio Anguita (1), quando afferma: «Sia maledetta questa guerra e tutte le guerre»?

I cinque maggiori fabbricanti e commercianti d'armi (Stati uniti, Russia, Cina, Regno unito, Francia) sono gli stati che godono del diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Che i garanti della pace mondiale siano allo stesso tempo i più importanti fornitori d'armi del pianeta non è un insulto al buon senso?

Al momento opportuno, sono questi cinque paesi a comandare. E sono sempre loro a dirigere il Fondo monetario internazionale (Fmi). La maggior parte di loro compare fra gli otto stati che prendono le decisioni determinanti in seno alla Banca mondiale, così come all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) in cui il diritto di voto è previsto ma mai utilizzato.
La lotta per la democrazia nel mondo non dovrebbe iniziare dalla democratizzazione dei sedicenti organismi internazionali?

Che ne dice il senso comune? Non è previsto che esprima un parere. Il buon senso non ha diritto di voto, né quasi più diritto di parola. La gran parte dei crimini più atroci e dei pregiudizi peggiori commessi su questo pianeta sono perpetrati per il tramite di questi organismi (Fmi, Banca mondiale, Wto) che si definiscono internazionali.

Le loro vittime sono i «dispersi»: non coloro che si sono smarriti nella notte e nella nebbia dell'orrore delle dittature militari, ma i «dispersi della democrazia». In questi ultimi anni, in Uruguay, il mio paese, come in tutto il resto dell'America latina e delle altre regioni del mondo, abbiamo visto scomparire gli impieghi, i salari, le pensioni, le fabbriche, le terre, i fiumi, e sono scomparsi anche i nostri stessi figli, costretti ad emigrare alla ricerca di ciò che hanno perduto, rifacendo all'inverso il cammino dei loro avi.

Il buon senso ci obbliga forse a sopportare questi evitabili sofferenze? Ad accettarle, incrociando le braccia, come se fosse l'opera fatale del tempo o della morte? Accettazione, rassegnazione ? Siamo costretti ad ammettere che, a poco a poco, il mondo sta diventando sempre meno giusto.

Per fare un esempio, la differenza fra il salario della donna e quello dell'uomo non è più tanto abissale come una volta. Ma alla velocità con cui vanno le cose, cioè non molto celermente, la parità salariale fra uomini e donne avrà luogo fra 475 anni!

Che cosa suggerisce il buon senso? Di aspettare? Non esiste alcuna donna, a mia conoscenza, in grado di vivere così a lungo. La cultura autentica, quella che promana dal buon senso e che conduce al buon senso, ci insegna a lottare per recuperare quello che ci è stato usurpato.

Il vescovo catalano Pedro Casaldaliga (2) ha una lunga esperienza degli anni trascorsi nella foresta brasiliana. E sostiene che, se è vero che insegnare a pescare è meglio che offrire un pesce, d'altro canto, è inutile insegnare la pesca se i corsi d'acqua sono stati inquinati o venduti.

Per far danzare gli orsi nei circhi, il domatore li addestra: a ritmo di musica, colpisce loro la groppa con l'aiuto di un bastone munito di punte. Se danzano correttamente, il domatore smette di batterli e dà loro del cibo. Altrimenti, la tortura continua e, scesa la notte, gli orsi fanno ritorno nelle loro gabbie a stomaco vuoto. Per paura, paura dei colpi, paura della fame, gli orsi danzano. Dal punto di vista del domatore, questo è semplicemente puro buon senso. Ma dal punto di vista dell'animale sfinito?

Settembre 2001, New York. Quando l'aereo sventrò la seconda torre, e questa iniziò a vacillare e poi a crollare, le persone si sono precipitate scendendo le scale a tutta velocità. Gli altoparlanti allora hanno intimato l'ordine a tutti gli impiegati di ritornare al proprio posto di lavoro. Chi di loro ha agito con buon senso? Si salvarono soltanto quanti disobbedirono. Per salvarci, dobbiamo raggrupparci. Come le dita di una stessa mano.

Come le anatre di uno stesso stormo. Tecnologia del volo collettivo: la prima anatra si lancia ed apre la strada alla seconda, che indica il percorso alla terza, e la spinta della terza fa spiccare il volo alla quarta, che trascina la quinta, e lo slancio della quinta provoca il volo della sesta, che fa coraggio alla settima...

Quando l'anatra esploratrice si stanca, raggiunge la coda dello sciame e lascia il posto ad un'altra, che risale alla punta di questa V capovolta che le anatre disegnano in volo. Tutte a turno prenderanno la testa e la coda del gruppo. Secondo il mio amico Juan Diaz Bordenave (3), che non è un «palmipedologo» ma che se ne intende, nessuna anatra si considera una superanatra se vola davanti, né una sottospecie di anatra se si trova in coda. Le anatre, almeno loro, non hanno smarrito il proprio buon senso.

Note:

(1) Julio Anguita, uomo politico spagnolo, storico dirigente d'Izquierda Unida (la Sinistra unita) il cui figlio, Julio Anguita Parrado, giornalista, corrispondente del quotidiano madrileno El Mundo e che accompagnava («embedded») la 3a Armata americana al momento dell'invasione in Iraq, è stato ucciso da un missile iracheno a sud di Bagdad il 7 aprile 2003.

(2) Pedro Casaldaliga, nato nel 1928, teologo della liberazione, vescovo titolare da 35 anni nella curia di Sao Felix de Araguaia, una delle più povere del Brasile, sperduta nello stato del Mato Grosso. Nel 1992, il suo nome è stato proposto per il Nobel.

(3) Juan Enrique Diaz Bordenave, saggista paraguaiano, specialista della comunicazione, autore tra l'altro di Communicacion y Sociedad, Busqueda, Buenos Aires, 1985.

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