lunedì 23 dicembre 2013

Buon Natale!




Vi auguro Buon Natale e tanta felicità!
Sharatan

domenica 22 dicembre 2013

Scenario interno



"Visti come campi di energia, gli esseri umani
appaiono sotto forma di fibre luminose, filamenti sottilissimi
simili a ragnatele bianche, che li avvolgono dalla testa ai piedi.
Agli occhi di coloro che vedono, un uomo appare
come un uovo di fibre fluttuanti, e le braccia e le gambe
sono raggi di luce che si dipartono in tutte le direzioni."

(Carlos Castaneda - Una realtà separata)


La mente focalizza la sua attenzione su alcuni aspetti e trascura altre realtà, ma questo fatto non è sempre negativo. Infatti la vita possiede anche funzioni che vanno svolte in modo involontario, perciò molte azioni involontarie facilitano la sopravvivenza fisica. La coscienza non va sommersa da troppi elementi, perciò il sé interiore manda alla mente solo quello che la mente può filtrare e ciò che riesce ad interpretare.

Molte informazioni vengono bloccate o negate dalle nostre convinzioni coscienti, infatti la mente cosciente matura se comprende il senso e le conseguenze delle sue azioni. Per questo motivo, il sé esprime soltanto quello che la mente comprende, e mostra solo quello che la mente cosciente vuole vedere. Il sé non lascia ma la mente inerte, perciò la stimola continuamente per farla evolvere.

La fonte più vitale per stimolare la mente è l'espressione della sua creatività, perché la creatività è l'espressione dell'anima. La mente cosciente e il sé interiore collaborano continuamente. La trasformazione dello spirito in carne avviene per merito del fluire consapevole dello spirito mentre rinnova il corpo con la sua forza vitale che si riversa nella carne.

Il sé interiore controlla lo sviluppo della mente, perciò gli presenta le immagini interne più adatte alle sue convinzioni. Per questo motivo creiamo la realtà interna che è più in linea con le nostre convinzioni, e questa creazione si estende anche alla realtà del corpo. Le nostre convinzioni controllano tutti gli aspetti della nostra vita, perché imprimono una tendenza che influisce sui vari aspetti della nostra vita.

Il corpo è sempre modificato dalle nostre convinzioni, infatti abbiamo convinzioni precise sul concetto di salute, malattia, età, successo e così via. Tutto quello che crediamo vero, sia accettandolo in modo consapevole o inconsapevole, finisce per incidere sull'immaginazione, sulle nostre emozioni e su tutto il panorama interno che crea la nostra realtà elettromagnetica interna specifica.

I corpi risuonano per un suono interiore che è un risuonare diverso dal rumore esterno. Anche il pensiero possiede la sonorità interna che influisce sugli atomi del corpo, perché ogni corpo parla e risuona a causa del suono che viene dalle ossa, dalla carne e dal sangue che scorre nelle nostre vene.

I suoni personali si fondono con il risuonare dei pensieri, perché il suono ha una forza incredibile. Il suo potere è rafforzato dalla forza dell'intenzione con cui pronunciamo le parole. Il potere del suono è prodotto dalle parole e dalla forza di convinzione che abbiamo. Il corpo viene raggiunto dall'effetto di quella energia, perciò il messaggio e il suono rinforzano l'idea e la mente si adegua alle nostre convinzioni.

Se la comunicazione è di segno negativo non dobbiamo rinforzarla, ma dobbiamo modificarla. Piuttosto che dare per scontato il lato negativo delle cose e rafforzarlo, si deve affermare un rimedio positivo. Dobbiamo attuare delle azioni correttive, positive e concrete, perciò dobbiamo rafforzare tutte le occasioni e le istruzioni positive che possono dare un rimedio al disagio.

Il cambiamento interno avviene se cambiamo le direttive interne, perciò la suggestione positiva deve coinvolgere il corpo ma anche le convinzioni mentali che abbiamo accolto come verità. Se le nostre direttive oppure le nostre idee sono discrepanti sentiamo conflitti interni, perciò subiamo un inquinamento interno prodotto dallo squilibrio.

Il sé garantisce tutti gli equilibri interni, ma per rimediare deve impiegare molta energia, perciò riduce la forza vitale di cui possiamo disporre. Se siamo stressati o depressi non dobbiamo pensare che quello nasce dal nulla, ma avvenne perché abbiamo disperso le nostre energie oppure le abbiamo usate per trattenere una negatività che ci ha derubato di energie preziose.

In casi eccezionali sentiamo l'enorme energia che può sorgere dall'interno, ma questo accade solo nelle emergenze. Quell'energia è sempre a nostra disposizione, ma il fatto che le idee consuete non contemplino questa possibilità diventa sufficiente per precluderle. Per star bene bisogna amare il benessere, perciò se crediamo di essere infelici dobbiamo cambiare questa convinzione negativa.

Esistono malattie vere e medicine necessarie per quei mali, perciò i farmaci sono necessari per guarire. Il modo migliore per restar sani è voler essere il portatore di benessere e salute che non si nega una medicina se gli è necessaria. La verità è che i nostri mali iniziano sempre nella mente, perciò iniziano se accettiamo la convinzione che la vita sia dolore, sacrificio e privazione.

Le convinzioni possono aiutare il malessere o il benessere, perché il pensiero produce sempre un'applicazione molto concentrata di energia che influisce su mente e corpo. La nostra attenzione va concentrata sulle parti sane e sulle funzioni più efficaci che abbiamo, affinché la forza delle nostre convinzioni agisca sempre a nostro favore. Anche se abbiamo delle limitazioni fisiche le superiamo meglio se rivolgiamo la nostra attenzione sulla soluzione positiva.

Concentriamoci sulle parti migliori, sulle parti sane e benefiche, sulle funzioni efficaci che abbiamo, e le nostre convinzioni inizieranno ad agire in modo costruttivo. Il benessere e la felicità non sono uno stato definitivo, perché altrimenti sarebbero l'inerzia che è morte. La felicità e il benessere si conquistano aggiungendo ogni istante di benessere agli altri istanti belli, perciò una successione di piccoli frammenti di benessere diventano una gioia più grande.

Un suono interiore disarmonico è prodotto se avviene l'ingorgo dell'energie nei distretti del corpo, perciò le caratteristiche dei centri energetici che sono bloccati si rispecchiano nei problemi che abbiamo. Il corpo è fatto di carne e sangue, perciò è fatto di carne viva che ha una struttura elettromagnetica, luminosa e sonora, perciò lo spirito va pensato come il collettore di energia che plasma la forma del corpo.

Il suono del nostro essere accorda tutta la nostra frequenza interna per renderla armoniosa ad alcuni significati, perciò il nostro suono si rinforza se viene associato alle immagini mentali. Nessuno ignora il potere della musica, delle immagini e delle emozioni, perciò si capisce come tutte le rappresentazioni interne si rinforzano reciprocamente.

Anche le immagini mentali si uniscono per affinità, perché i simili si uniscono come tutte le strutture con significato affine. Questo meccanismo crea lo scenario interiore in cui raffiguriamo noi stessi, il senso di ciò che siamo e il mondo in cui viviamo. Tutta la percezione futura sarà costretta a fare i conti con quel paesaggio interiore in cui dovrà collocarsi, perciò dovrà armonizzarsi a quel sentire precedente.

Le percezioni, le emozioni ed i sentimenti si associano alle immagini mentali, perciò tutto si fonde nella struttura che viene rivelata dalle emozioni. Il suono è sempre il mediatore tra i diversi livelli interni, perciò il suono AUM pronunciato lentamente a voce alta oppure a bassa voce aiuta ad armonizzare i suoni bassi, medi ed elevati della struttura umana.

Questa vocalizzazione è benefica perché è basata sul potere del suono, infatti il suono ha uno stimolo benefico ed energetico, perché forza e benessere avanzano sempre assieme. Noi siamo reattivi ai suoni interni, perché la struttura dei nostri cromosomi ha proprietà che vengono risvegliate dalle vibrazioni sonore che s'intrecciano con la struttura elettromagnetica e luminosa insita nella materia.

Tutto questo scenario è un fatto preciso e concreto, perché tutta la struttura della materia è fatta così. Ogni atomo materiale è prodotto da questa serie di relazioni, perciò la vita è una continua creazione. Anche i nervi possiedono la struttura elettromagnetica, luminosa e sonora, perciò le informazioni interne viaggiano velocemente e la reazione automatica avviene ancor prima che la mente cosciente abbia percepito un pericolo.

La percezione interna è istantanea mentre la percezione esterna va decodificata e poi compresa. A livello cosciente possiamo reagire solo se siamo consapevoli di quello che avviene, perciò molti preferiscono influire sulla nostra mente manipolandoci in modo che restiamo inconsapevoli. La psiche è dominata se è manipolata la nostra dimensione interna, perciò diffidiamo di chi influenza le nostre convinzioni, emozioni e concezioni.

Buona erranza
Sharatan

martedì 17 dicembre 2013

Arabesco



Arabesco di una nube
che incappuccia di piume
un vecchio melo.

Arabesco sopra il merletto
delle vecchie cuffie paesane.

Arabesco sul muro grigio
ricamato dai rami del glicine.

Arabesco di profumo
d’una foresta d’abeti
che penetra il mio corpo
coi viticci del suo mistero.

Arabesco della paura
nata dalle parole che mordono
arabesco del sonno
che scivola
sfugge
promette
e sempre finisce
per chiuderci in sé!

Vigna vergine avviluppante
di cui al mattino
non puoi
sciogliere tutti i viticci.

Brivido di luna
sul mare
brivido di mare
in un’ansa
capriccio di alghe rosse
che firma
col suo arabesco
il valzer triste del tramonto.

Arabesco
sciacquio di seta
che zebri il ventre del mare
presso il nido dell’anitra.

Arabesco
del riso gentile
del bimbo in un prato.

Il volo di una gonna che gira
gonna della sera
o del mare
non lascia del suo passare
che un arabesco
di schiuma
o di profumo.

Arabesco
tutto che fugge e trascina
si spiega e riprende
e poi sfugge.

Famiglia d’anguilla
che brilla
nella trasparenza dell’onda.

(Minou Drouet)

domenica 15 dicembre 2013

Il figlio dello spadaccino



Matajuro era figlio di un famoso maestro dell’arte della spada. Ma suo padre sentenziò che era inadatto a diventare un grande maestro di quell'arte. Gli disse che non avrebbe mai avuto la maestria adeguata a un discendente degno della sua tradizione e lo disconobbe. Perciò Matajuro salì sul monte Futura per incontrare il maestro Bozon e per chiedergli di essere ammesso alla sua scuola.

Il maestro Bozon, dopo averlo osservato, confermò il giudizio del padre: “Vuoi imparare l'arte della spada e vorresti farlo sotto la mia guida?” Matajuro annuì, perciò Bozon concluse: “Credo che tu non hai i requisiti per riuscire!” Matajuro non si arrese: “Sono disposto a lavorare duramente. Se lavoro sodo, quanto tempo sarà necessario?”

Il maestro rispose: “Sarà necessario il resto della tua vita.” Matajuro obiettò: “Non posso aspettare tutto questo tempo. Se diventerai il mio maestro, ti prometto che mi sottoporrò a ogni fatica e disciplina vorrai impormi. Allora, se divento un allievo obbediente e diligente, quanto tempo sarà necessario?”

Bozon rispose: “Oh, credo che in dieci anni potresti farcela.” Matajuro disse: “Mio padre sta diventando vecchio e presto dovrò accudirlo, non posso restare così a lungo. Ma se lavoro intensamente e con maggiore tenacia, quanto tempo credi sarà necessario?” Bozon sentenziò: “Credo che dovrai impegnarti almeno per trenta anni.“

“Ma come! Come può essere? Io sto dicendo che l’arte della spada è tutto, che sono risoluto a fare dei sacrifici. Sai che presto dovrò accudire mio padre, e dall'impegno di dieci anni siamo passati a trenta? Forse non sai che posso fare i sacrifici necessari per imparare velocemente? “

Il maestro disse: “Beh, l'ho capito! Perciò, se ti fermi qui, dovrai studiare almeno per settanta anni. Un uomo che ha molta fretta d'imparare di solito impara poco, infatti raramente s'impara bene e alla svelta.” Matajuro si fermò a riflettere e capì il motivo per cui sia Bozon che suo padre lo giudicavano inadatto.

Voleva conquistare l'arte della spada senza concedersi il tempo necessario. Capì che la presunzione e l'impazienza erano i maggiori ostacoli sulla via della spada, perciò comprese che il padre aveva ragione. E decise: “Accetto! Maestro, accetto di lavorare come vuoi. Accetto ogni condizione!” E così Matajuro conquistò l'arte della spada.

Buona erranza
Sharatan

martedì 10 dicembre 2013

Convinzioni



“La felicità non dipende tanto da un ambiente favorevole
quanto dalle condizioni della nostra mente.“
(Orison Swett Marden)

Il nostro mondo nasce nella nostra mente, perciò diventa esperienza tutto quello che corrisponde allo stato della mente. Se vengono modificate le condizioni della mente, di conseguenza, vengono modificate anche le condizioni esterne. I nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre convinzioni formano una dimensione interiore che prepara la struttura di ciò che diventerà la nostra realtà fisica.

Non c’è nulla di esterno che non abbia inizio nella mente e nel mondo interno, perciò questo meccanismo costruisce il mondo materiale. L’esperienza ci insegna a usare tutte le forme di energie che incontriamo, perciò la nostra realtà elettromagnetica interiore sarà materializzata all’esterno.

I pensieri e i sentimenti hanno una realtà elettromagnetica che si aggrega per attrazione e affinità, perciò forma le aree di fenomeni e le circostanze che diverranno eventi materiali. I nostri pensieri e le nostre emozioni saranno tradotti in strutture energetiche che diverranno oggetti materiali nel mondo esterno.

La realtà interna è diversa perché la percezione interna è determina dalla qualità dei pensieri e dalle emozioni ossia dalle caratteristiche del soggetto. Se un oggetto esterno è inserito nella memoria diventa un oggetto con solidità e persistenza tangibili. Anche se l’oggetto non è più visibile può restare una realtà interna che influenza l'esterno.

Finché l'oggetto resta vivo nella memoria non è importante che sia visibile, perché l'interno percepisce molte forme di realtà. La realtà interna cresce con le convinzioni che abbiamo creato. Tutte queste concezioni vengono costruite e strutturate nel tempo, perciò le nostre esperienze sono condizionate anche dalle aspettative che abbiamo.

I toni della sensibilità e la qualità della mente sono fusi all'atteggiamento emotivo che sentiamo. L'idea che nutriamo su noi stessi e sul mondo determina la qualità della nostra esperienza futura. E questi elementi formano la tonalità della realtà che viviamo concretamente.

Le emozioni sono stati transitori ma è costante il modo con cui le esprimiamo, perciò le nostre reazioni mostrano la qualità della nostra struttura interna. Emettiamo il suono che ci caratterizza meglio, perché delle note diverse caratterizzano tutti gli esseri. Le note sono le diversa forme che lo spirito assume quando viene congiunto con la carne, perciò esse esprimono il tono del loro nucleo essenziale.

La carne che si forma intorno al nucleo risponde agli accordi interni, perciò il corpo è il suo prodotto. La vita è il frutto della collaborazione creativa tra l'accordo personale e la realtà esterna. Il tono esprime la tempra dell’energia che usiamo per vivere la vita. La ricchezza emotiva, la varietà e bellezza dell’esperienza fisica, per com'è sentita da ognuno, viene sempre riflessa dal diverso tono della sensibilità.

Tutto quello che siamo determina gli eventi che vivremo, perciò anche il nostro sviluppo successivo e la peculiarità della nostra percezione. La nota fondamentale illumina tutta la vita e determina il tono vitale e il nostro percorso, perciò la vita nasce dall’interno. Chiaramente l’azione sarà generale, perché l'espressione personale è correlata alla vita collettiva, ma l’individualità è libera di costruire l’identità che vuole avere.

Tutti gli esseri usano una coscienza per partecipare al mondo, perciò anche l’umanità forma l’individualità collettiva a cui il singolo partecipa mentre costruisce la sua identità unica, distinta e autonoma. Viviamo come esseri limitati solo se restiamo chiusi in una sola forma espressiva, e restiamo cristallizzati nelle nostre convinzioni, perché tutti i recinti precludono.

L’ego è una parte limitata di noi, infatti è la parte più esperta a trattare con la realtà esterna. L’ego è la struttura che permette alla mente cosciente di venire coinvolta nella realtà. L’ego è la parte più esterna della persona, mentre la mente cosciente è la parte più profonda.

L’ego viene formato unendo diverse qualità, infatti è frutto di aspetti diversi ed è una combinazione di caratteristiche in continua trasformazione. Questa struttura è composta di cose vere e di cose incomplete che sembrano agire in modo unitario e coerente.

La mente è una cosa diversa, perché è la funzione della consapevolezza interna che viene usata per uscire all'esterno. L’anima usa la mente per guardare fuori da sé, e per percepire il mondo. L’ego è l’occhio che la mente usa per mettere a fuoco la realtà esterna, perciò l'ego è il punto focale che va sempre accordato alla mutevolezza del mondo esterno.

Se la mente si blocca nella realtà dell’ego e gli permette di avere il controllo, si ferma la consapevolezza e l'evoluzione. Il nostro fine è quello di avere una mente lucida che sa gestire un'identità creativa che si esprime con una vita dinamica e gioiosa.

L’esperienza viene formata dalle convinzioni, dalle emozioni e dai pensieri che sentiamo, perciò tutto quello che abbiamo nella mente va osservato con attenzione. Se le convinzioni interne diventano una realtà che è vissuta come indiscutibile, esse fondano tutta la persona e diventano i pilastri della nostra struttura.

Le convinzioni devono sorgere dall'esperienza diretta, perciò le convinzioni non devono essere solo contenuti mentali. La mente cosciente può essere bloccata da false convinzioni, infatti molte persone rifiutano le idee che dicono di amare, perciò non fanno quello che vorrebbero fare e diventano schiavi delle loro idee.

La mente cosciente vuole essere libera, ma spesso è prigioniera di complesse dinamiche, perciò non riesce a vivere meglio. Molti pensano che l’inconscio sia un posto torbido, perché lo credono pieno di energie negative. Altri pensano che il sé interiore sia un territorio minaccioso che non va conosciuto, perciò escludono anche le parti che gli appartengono.

L’inconscio oscuro e la negazione dell’anima tolgono tante zone che offrono il benessere. Il sé interiore non ama le limitazioni e neppure le divisioni, però questo avviene se l'ego è squilibrato nei suoi rapporti con l’esterno. L'equilibrio interno è la prima condizione per una migliore qualità di vita, infatti bene e male dipendono dalla realtà interna che alimentiamo e l'influsso esiste a prescindere dalla nostra consapevolezza.

Il nucleo interno attrae le energie affini a quello che coltiviamo, perché siamo come magneti polarizzati sulle loro convinzioni. Le nostre parti interne agiscono sempre in modo libero e spontaneo, perciò entrano naturalmente in risonanza con tutto quello che credono e che sentono maggiormente.

Le parti inconsce agiscono in modo efficiente, infatti ognuno vive la realtà che gli è più assonante. Il mondo interno viene costruito sul modello delle convinzioni, dei pensieri e delle emozioni, perciò la nostra realtà viene condizionata da tutti questi fattori. Le convinzioni possono diventare ostacoli al nostro benessere, perciò dobbiamo conoscere la vera realtà interna.

Dobbiamo imparare a riflettere sulla qualità delle nostre convinzioni per capire se ci rappresentano oppure se non esprimono più quello che siamo diventati. Se impariamo a riconoscere i toni tipici della nostra individualità, questa crescente familiarità con noi stessi diventa la migliore meditazione che possiamo fare.

Buona erranza
Sharatan

giovedì 5 dicembre 2013

Oscuramenti



“Mara è la mente che si aggrappa a piacevole e spiacevole.
Osserva l’essenza di questa magia, libero da fissazione dualistica.
Realizza che la tua mente è purezza primordiale non costruita.
Non c’è Buddha altrove. Guarda il tuo volto.“
(Primo Tsoknyi Rinpoche)

Daniel Goleman racconta di aver conosciuto Chogyam Trungpa nel 1974, quando insegnava Psicologia a Harvard, e quel maestro disse che, in futuro, il buddismo sarebbe penetrato e sarebbe stato accolto molto bene in Occidente per merito della sua psicologia. Il buddismo nasce con lo scopo di eliminare il dolore perciò possiede una teoria della mente molto affidabile che risale a 2.500 anni fa.

Fin dal 5° sec. a.C., il Gautama Buddha avviò l’analisi della struttura della mente e del suo funzionamento, perciò mise al centro della sua pratica la conoscenza della vera natura della mente e questa dottrina fu seguita anche da tutti i suoi seguaci. I risultati di queste conoscenze sono inserite nel sistema che è detto in lingua pali, Abhidharma, ossia “La Dottrina Ultima”.

Secondo il buddismo, le emozioni turbano sempre l'attività della mente, perché ne accecano e deformano l'attività corretta. Nei casi ottimali, la mente è in grado di distinguere tra emozioni costruttive o distruttive. Ma spesso c'è l'incapacità di saper discriminare il valore delle emozioni, perciò l’emozione distruttiva diventa la causa della sofferenza e della distorsione della percezione.

Ogni qualvolta cadiamo in preda di emozioni distruttive subiamo una scissione percettiva e diventiamo incapaci di distinguere tra essenza e apparenza. Tutti gli attaccamenti diventano elementi distruttivi, perché impediscono di distinguere tra stati piacevoli e stati spiacevoli, perciò vengono squilibrate anche le percezioni affettive.

Il desiderio oscura la mente quando la mente attribuisce all'oggetto permanente il fascino assoluto, perciò l’infatuazione crea una visione miope che è accecata dalla volontà del possesso. Anche l’avversione rivela una disfunzione simile, perché rivela la visione parziale dei soli lati sgradevoli. Ogni cosa ha il lato gradevole e il lato sgradevole, perciò vanno entrambi esaminati, perché una percezione parziale è una percezione incompleta.

Tutti gli stati emotivi compromettono la capacità di giudizio quando oscurano la nostra corretta percezione. Le emozioni possono penetrare nei livelli della coscienza per ridurre la conoscenza. Le emozioni impediscono la percezione della vera qualità, perciò diventano un oscuramento che opprime la coscienza.

Le emozioni distruttive limitano la libertà, perché incatenano i sentimenti, i pensieri, ed i comportamenti alle imposizioni dei nostri condizionamenti. Solo le emozioni costruttive possono costruire un'equilibrata percezione. La prospettiva buddista insegna che possiamo agire in modo giusto oppure dannoso, perciò possiamo imparare a capire la differenza che esiste tra un comportamento costruttivo e un comportamento distruttivo.

La discriminazione avviene quando conosciamo la motivazione che ci spinge e sappiamo valutare le conseguenze dei nostri comportamenti. Per esempio, esaminando l’odio e l’amore vediamo che l’odio è il desiderio di fare un danno e di rovinare la felicità dell’altro. Invece l’amore è sempre desiderio di rendere felici gli altri, perciò l’amore è l’antidoto più efficace.

Poiché non possiamo provare sentimenti opposti nel contempo, se coltiviamo la compassione e l’altruismo diminuirà l’odio e il desiderio di fare danno e rendere infelice l'altro. Se pensiamo all’emozione distruttiva, dobbiamo pensarla come l’azione che offre la minore felicità, il minore benessere, la minore lucidità mentale e la minore libertà: pensarla diversamente è avere una distorsione mentale.

Anche se una persona mostra di odiarsi e la vediamo agire in modo distruttivo dobbiamo pensare che non c'è odio nel suo comportamento. La rabbia dell'essere infelice è una manifestazione di orgoglio, infatti è la manifestazione della frustrazione di non aver realizzato a pieno le sue aspettative.

Nessuno si odia, perché andrebbe contro la tendenza fondamentale umana di evitare il dolore. Possiamo dire di odiarci, ma la verità è che è solo l'orgoglio che soffre di non essere migliore di quello che è. Forse l'ego è deluso da quello che fa, oppure da quello che non può fare, oppure è impaziente di avere qualcosa che non ha.

Quello che sembra odio per noi stessi è sempre un fatto di orgoglio velato, infatti è l’egocentrismo che accresce se stesso. Ogni volta che vediamo qualcosa che sembra odio contro se stessi, vediamo la forma dell'enorme attaccamento dell’ego. Anche l'atto di lesione fisica massima come il suicidio rivela la fuga dal dolore, e mai l'odio verso la propria persona.

L’ego crede di essere l’entità immutabile che sente come individualità. In realtà, siamo il flusso di coscienza in perenne trasformazione, perciò la coscienza umana non è limitata nel pensiero dell'io. Se pensiamo di essere l'io fragile e limitato siamo costretti a proteggerlo, costretti ad accrescerlo solo con quello che lui vuole, perciò siamo costretti a eliminare quello che lui non desidera: l'ego è come un despota.

L’attaccamento e l’avversione sono i soli aspetti che vede l’ego, però le due emozioni fondamentali che sente producono una miriade di emozioni apparentate, infatti il buddismo annovera 84.000 diverse sfumature di sofferenza. Chiaramente nessuno sa descriverli tutti, in quanto il loro numero elevato è la metafora che allude alla complessità delle sfumature della mente.

La metafora mostra che i metodi per trasformare la mente vanno adattati alla grande varietà di atteggiamenti mentali. Si dice che esistono 84.000 diverse porte di accesso al sentiero buddista della trasformazione interiore. Le emozioni si manifestano negli esseri umani con mille sfumature, ma tutte le emozioni provengono dalle 5 emozioni principali: l’odio, l’attaccamento, l’ignoranza, l’orgoglio e la gelosia.

Le emozioni sono raffigurate come demoni che assumono forme diverse, perciò la sofferenze assume le sfumature più varie. L’odio mostra il desiderio di nuocere e la volontà di distruggerne la felicità degli altri, ma non si esprime obbligatoriamente sempre con esplosioni esplicite di rabbia, perché non è necessario che venga espresso per essere presente.

L’odio si manifesta esternamente quando vede l’occasione giusta che accentua l’animosità nascosta che si esprime esternamente come risentimento, rancore, disprezzo e così via. Anche l’attaccamento che pensiamo giusto nell'amore o nel desiderio sessuale, dimostra la volontà di possesso dell’ego, la sua prepotenza e la distorsione della sua mente che viene deviata dalla percezione della realtà.

L’ego crede che le cose restino sempre permanenti, egli crede che l’amicizia, che gli altri esseri, e che le cose del mondo siano dei possessi sicuri e durevoli. Il problema nasce per l’ignoranza dell'ego, infatti il problema nasce per chi è incapace di capire quello che lo rende felice e quello che dobbiamo evitare.

L’ignoranza non è mai pensata come un'emozione, però l'effetto è simile, poiché entrambi producono il dolore. L'ignoranza disturba la mente come disturba l'emozione che oscura la saggezza e la conoscenza ultima. C'è sempre l’orgoglio dell'ego dietro a quelli che si credono esseri superiori che disprezzano tutti, perché sono superiori al mondo.

L'orgoglio amplifica le proprie qualità e rende incapaci di vedere le qualità degli altri. L'orgoglio mostra l’incapacità della mente, perché mostra la limitata visione dei propri difetti. Anche la gelosia mostra una limitazione della capacità di saper gioire della felicità altrui, perché il Buddha insegna che nessuno è geloso del dolore dell'altro.

La gelosia è incapace di vedere la felicità e le virtù degli altri, perciò anche la gelosia è un’emozione negativa. Se abbiamo un buon funzionamento del cervello e la giusta impostazione mentale dobbiamo sentire la felicità del benessere degli altri, perché non si può essere gelosi se gli altri sono felici per loro merito.

La metà del lavoro è fatto se vediamo degli esseri felici che ci danno gioia, perciò la gelosia è un’emozione negativa che mostra una disfunzione dell'ego che abbiamo costruito. Per riconoscere le emozioni dobbiamo saper scandagliare nel concetto dell'ego che abbiamo costruito. Se sentiamo di essere un punto di consapevolezza e si sentimenti che procede mutando, vediamo che ogni concetto dell'ego è pura illusione.

Possiamo dire che esiste un'entità che possa essere definita in modo costante e totale? Senza essere troppo filosofici, possiamo dire che l’ego è il nome illusorio che è dato al flusso di coscienza che procede in costante trasformazione e che viene percepito come coscienza. Secondo il buddismo, la coscienza possiede 3 diversi livelli, infatti possiede un livello ampio, un livello sottile e un livello molto più sottile.

Nel livello più ampio sperimentiamo tutte le emozioni, perché è il livello che corrisponde al cervello fisico e alla connessione corpo-mente. Il livello sottile è il livello dell’io e della facoltà introspettiva con cui la mente sa esaminare la sua struttura. E' qui che vediamo il flusso mentale che scorre nella mente, perciò è il livello che conserva le tendenze e i modelli che ci sono abituali.

Il livello più sottile rappresenta la natura fondamentale della coscienza, perciò è la facoltà cognitiva dell’essere. È la coscienza pura, perciò è il livello della consapevolezza che diventa pura e semplice quando può esistere senza aver bisogno di attaccarsi a nessun oggetto per potersi percepire. Questo forma di coscienza, solitamente, non viene percepito se la mente non è stata addestrata alla contemplazione.

Pensando ai livelli di coscienza non dobbiamo pensarli come tre flussi di coscienza che scorrono paralleli. Dobbiamo pensarli come l'oceano che possiede diverse forme di vita che vivono a profondità diverse. Le emozioni hanno una capacità di penetrazione che può arrivare al livello ampio e al livello sottile, ma esse non riescono a penetrare nel livello più raffinato e sottile.

Le emozioni vanno pensate come onde che increspano la superficie dell’oceano e che possono agitare con le loro perturbazioni i livelli di profondità media. Ma, la nostra natura fondamentale è nascosta molto più in fondo, essa esiste nella profondità dell’oceano. Il livello più sottile è detto “luminoso” ma la luce della mente non va pensata come un faro che brilla.

Il lato “luminoso” è la nostra natura fondamentale, infatti è la percezione dell'essere che non ha più bisogno di sperimentare le costruzioni mentali e le sfumature delle emozioni. Questa è la consapevolezza di fondo ossia “la natura ultima della mente.” Questa è la natura da sviluppare direttamente e continuamente, perché è la stessa coscienza che nasce dalla mente del Buddha.

Buona erranza
Sharatan

lunedì 2 dicembre 2013

Suono senza suono



Continua a scartare: né questo, né quello
e alla fine, quando non rimane nulla più da scartare -
allora accade l'esplosione!
Non aggrapparti a nulla, a nessun pensiero.

Va avanti e procedi sempre fino al vuoto assoluto.

Ho sentito la storia di un ragazzo di nome Toyo
e delle sue meditazioni. Aveva solo dodici anni
ma voleva che gli dessero qualcosa su cui riflettere,
su cui meditare. Una sera dunque si recò a visitare
Mokurai, il Maestro Zen.

Diede un leggero colpetto al gong per annunciare la sua presenza,
poi si sedette davanti al Maestro in rispettoso silenzio.
Alla fine il Maestro disse: Toyo, mostrami il suono di due mani.
Toyo battè le mani.

Molto bene - disse il Maestro - Adesso mostrami il suono del battito
di una sola mano. Toyo restò in silenzio.
Infine si inchinò e se ne andò per meditare sul quesito.

La notte seguente ritornò e colpì il gong col palmo di una mano.
Questa non è la risposta giusta, disse il Maestro.
La notte dopo Toyo tornò e suonò con una mano sola
la dolce musica delle geishe.

Questa non è la risposta giusta, disse il Maestro.
Notte dopo notte, Toyo tornò con altre risposte
e sempre il Maestro disse che non era quella la risposta giusta.

Per notti e notti Toyo cercò nuovi suoni
ma ogni qualvoglia soluzione veniva respinta.
La domanda in sé era assurda, per cui nessuna risposta
poteva essere quella giusta.

Quando l'undicesima notte Toyo si presentò,
prima ancora che dicesse una parola, il Maestro disse:
Nemmeno questa è la risposta giusta!
a quel punto Toyo smise di andare dal Maestro.

Per un anno rimuginò su ogni suono possibile
per poi scartarli tutti,
e quando non rimase assolutamente più nulla da scartare
esplose l'illuminazione!

Quando non fu più, tornò dal Maestro
e senza suonare il gong si mise a sedere e si inchinò.
Non disse assolutamente nulla e la stanza
era colma di silenzio. A quel punto il Maestro disse:
Dunque hai sentito il suono senza suono! (Osho)

giovedì 28 novembre 2013

Contatti



“Il mondo tutto quanto è una fornace ardente.
Con quale stato d’animo puoi evitare di essere bruciato?“
(Kao Feng)

Molti sentono la violenza e la rabbia nelle cose drammatiche che accadono, perciò è difficile essere ottimisti e conservare una mentalità costruttiva. La felicità, dice Thich Nhat Hanh, è impossibile se non siamo capaci di trasformare il dolore. La condizione essenziale per essere felici è liberarsi dalle afflizioni mentali. Per togliere rabbia, gelosia, dolore e violenza dal mondo dobbiamo imparare a curare il nostro dolore.

Il Buddha insegna che mente e corpo sono un’entità inseparabile, perciò essi procedono sempre insieme. La rabbia e la violenza non sono soltanto realtà mentali, perché il fisico e il mentale sono inseparabili. La tradizione orientale chiama namarupa la formazione mente-corpo, perché crede che la realtà si manifesta a volte come forma concreta e altre volte come forma mentale.

Anche gli scienziati hanno scoperto che la natura della particella elementare a volte si comporta come una particella e altre volte come un’onda. Le realtà è che le due cose sarebbero diverse, ma la particella crede che siano la stessa cosa, perciò gli scienziati si sono adeguati mescolando i termini particella e onda, particle e wave, per creare il termine “wavicle” ossia “particonda.”

Lo stesso meccanismo esiste nella mente e nel corpo, infatti gli stati mentali sono connessi al corpo e possono diventare cibi nocivi. Tutto diventa una strategia alimentare, perciò anche il modo con cui entriamo in contatto con la vita riflette la nostra cultura. Nutriamo i sentimenti che apprezziamo di più, perciò preferiamo il cibo che la nostra mente predilige.

Se l’energia viene accumulata in modo disarmonico è facile che esploda una tensione, perciò è facile che avvenga qualcosa che causa il dolore. Sembra che molti amino quel gioco infantile e crudele secondo il quale, il fatto di soffrire li spinge a voler infliggere agli altri la loro sofferenza.

Ma il caso vuole che nessuno gradisca l’aggressività, perciò gli altri ricambiano la sofferenza facendola raddoppiare e fanno soffrire, a loro volta, ancor più. In questo modo si crea l'ascesa crescente di sofferenza che vediamo nel mondo. Ma la spirale penosa va spezzata, perché abbiamo tutti bisogno di comprensione e di aiuto reciproci: nessuno ha bisogno di avere delle punizioni.

Quando siamo infelici o arrabbiati, dobbiamo ritornare alla nostra sofferenza e dobbiamo prenderci cura del nostro dolore. Se qualcuno ci ha fatto soffrire, possiamo offrire a noi stessi un rifugio in cui ci prendiamo cura della nostra persona e della nostra anima. La maggioranza non sa farlo, infatti quando sono arrabbiati stanno a crogiolarsi nel dolore e finiscono per soffrire di più.

Non dire nulla quando sei addolorato, raccomanda Thich Nhat Hanh, non fare e non dire nulla prima di aver spento il dolore che senti. Se agiamo quando siamo addolorati aumentiamo il dolore del mondo, mentre invece dovremmo trovare il modo per spegnere l’incendio del dolore usando le pratiche che il Buddha ci ha insegnato.

Il dolore, la rabbia e la violenza sono fenomeni mentali e psicologici che sono collegati anche a fattori fisici e chimici. La rabbia e il dolore sono fenomeni di natura organica come l’amore e la compassione, perciò possono essere trasformati come ogni sostanza biologica. La rabbia e il dolore si comportano come un bambino piccolo che soffre, infatti il dolore è come un bimbo infelice perciò diventa come una madre che lo consola.

Quando arriva il dolore pratica il respiro consapevole, affinché il respiro sia come una mano che dona il sollievo. Tu puoi essere una madre amorevole quando abbracci la tua rabbia e il tuo dolore. Abbracciamo il dolore con il respiro che fluisce, perciò un respiro è sufficiente per migliorare.

Dobbiamo imparare a prenderci cura di noi stessi, iniziando a trattarci con più amorevolezza. Come le piante sono sensibili alla luce e al calore del sole così ogni formazione mentale è sensibile alla consapevolezza. Secondo la tradizione buddista, tutto quello che viene abbracciato dall’energia positiva della consapevolezza subisce una trasformazione. La rabbia e il dolore sono come fiori che devono essere conosciuti per saperli coltivare.

Per generare l’energia della consapevolezza e abbracciare la rabbia è necessario respirare oppure fare la meditazione camminata. Se la rabbia è come un fiore, per far schiudere il fiore della rabbia occorre molto tempo, perciò la consapevolezza va mantenuta viva molto a lungo. Ogni sentimento negativo ha bisogno di molta “cottura” per essere digerito, infatti non è facile farsi piacere le nostre negatività.

Ma noi impariamo a prenderci cura di noi stessi e sappiamo che dobbiamo cuocere a lungo l’energia negativa per trasformarla nell’energia positiva della comprensione e della compassione. Ci si può riuscire, perché l’impresa non è impossibile e il segreto è quello di continuare a praticare.

La pratica si divide in due tempi, infatti prima dobbiamo riconoscere e abbracciare quello che sentiamo e poi dobbiamo osservare in profondità la vera natura del sentimento e vedere da che cosa fu generato. Diventiamo come una madre amorosa che cura il suo bambino, perciò se soffriamo lasciamo tutto e ritorniamo a noi stessi per prenderti cura della nostra rabbia e del nostro dolore.

La mano di nostra madre diventa la nostra mano, dice Thich Nhat Hanh, perciò nel nostro tocco sentiamo il suo tocco e il suo amore. Se guardiamo in profondità vediamo che siamo la causa del nostro dolore, perché la sofferenza viene dai semi del dolore che abbiamo dentro. Ognuno possiede dei semi positivi e negativi dentro, ma qualcuno fa crescere maggiormente un seme piuttosto che un altro.

I semi più grandi e maturi dovrebbero essere quelli dell’amore e della comprensione, ma qualcuno non è un buon giardiniere. Se crediamo a questa idea, non incolpiamo gli altri o il mondo del nostro dolore e smettiamo di tormentarli con il dolore. Se crediamo che ogni elemento esterno è sempre una causa secondaria abbiamo fatto un bel salto di comprensione.

La causa principale del dolore viene dalla nostra incapacità di saperlo trattare e sanare, perciò spargiamo il dolore intorno a noi e inquiniamo il mondo. Quando rinasciamo come esseri spirituali con maggiore consapevolezza impariamo a prenderci cura di noi stessi e ad accudire anche chi amiamo.

Se non sappiamo accudirci, se non sappiamo amarci ed essere felici sentendo la pace non sapremo nemmeno dare queste cose agli altri. Non sappiamo comprenderli, non sappiamo amarli e neppure accudirli, perciò li renderemo infelici. La capacità di amare gli altri è sempre collegata alla capacità di amare noi stessi, e questo è vero per tutte le tradizioni spirituali.

Molti hanno dentro dei bambini feriti che conservano rancore, rabbia e dolore, perciò sono incapaci di essere felici. E spesso i bambini sono terrorizzati e non sanno entrare in contatto con chi potrebbe aiutarli, mentre invece avrebbero bisogno di attenzioni, cure e amore. Quando si parla di “ascoltare con compassione” dobbiamo pensare all'ascolto fatto di attenzione, di empatia e di comprensione dell’altro.

Mentre restiamo concentrati e focalizzati nell’ascolto anche l’altro sente il nostro amore che conforta il suo dolore. Se la realtà diventa dolorosa torniamo verso noi stessi per trovare la forza della consapevolezza che toglie la negatività. La sensazione di essere in contatto con il mondo e la percezione dell'unione di corpo e mente, ci fanno ritrovare la gioia di essere vivi.

Se restiamo nel passato o fuggiamo nel futuro non sentiamo la forza della vita che circola in noi. La libertà da tutte le afflizioni è la condizione che permette di sentire la meraviglia della vita. La vita ha piccole e grandi gioie, la terra offre la natura, ascoltiamo la musica, godiamo i colori e gli odori, ma essi sono luminosi solo quando pratichiamo la presenza mentale.

Per riuscire è necessario praticare con tecniche che facilitano la comprensione e la consapevolezza. Tecniche semplice come il metodo del respiro consapevole, della camminata consapevole, dell’osservazione profonda delle nostre percezioni, e dell’osservazione profonda delle percezioni altrui per renderci conto che anche tutti gli altri soffrono e chiedono aiuto.

Questi metodi sono molto semplici, ma richiedono la volontà di trovare un’ora per imparare ad amarci. E non dobbiamo pensare che la compassione sia il fatto che dobbiamo passare tutto il tempo con persone difficili e rabbiose. La nostra porta deve restare aperta, ma dobbiamo anche trovare il tempo per ritemprarci con le cose che ci piacciono e che ci danno piacere.

Dobbiamo coltivare anche le cose che ci piacciono e ci nutrono interiormente, perciò dobbiamo fare quello che ci fa godere di noi stessi. Dobbiamo imparare a inspirare profondamente e con calma sentendo che l’aria entra in noi, e che circola insieme alla vita, perciò impariamo che l’espirazione rilascia all'esterno quello che non vogliamo. Impariamo a scaricare così le tensioni, perché il respiro sincronizza la mente al corpo rimettendoli in contatto.

Dobbiamo fare attenzione a come calpestiamo la terra e la camminata consapevole è una pratica che può insegnare molto. Da questa pratica si impara molto, è economica e semplice perciò si può fare ovunque e in ogni momento. Molti leggono molto e credono di capire tutto, ma dalle piccole cose possiamo impariamo grandi verità, perché nessuna pratica spirituale ci aiuterà se non vogliamo salvarci.

Nessun maestro o essere illuminato può farlo per noi, perciò facciamolo per noi stessi, e per amore di chi amiamo. Gli insegnamenti possono aiutare, a prescindere dalla tradizione che amiamo ma dobbiamo praticare. Impariamo a uscire dal mare di fuoco in cui eravamo caduti, dice Thich Nhat Hanh, e diventiamo una fonte di gioia e di benessere per tutte le persone che abbiamo intorno.

Buona erranza
Sharatan

domenica 24 novembre 2013

Prospettive diverse



“I concetti della fisica sono
libere creazioni della mente umana
e non sono, comunque possa sembrare,
unicamente determinati dal mondo esterno.“
(Albert Einstein)

Entriamo nella vita per un certo periodo e poi ne usciamo. Nello spazio tra la nascita e la morte sperimentiamo una coscienza che connota la qualità della nostra vita. La maggioranza delle persone crede che la sua coscienza finisca con la morte e che la conoscenza del sé non sopravvive alla morte, anche se non vorrebbero che fosse così. La fisica dice che il tempo e lo spazio sono relativi al punto di vista dell’osservatore, perciò l’osservatore condiziona la realtà che percepisce.

Come la terra possiede una struttura così pure la psiche umana deve avere la consistenza di una terra interiore. Come la terra ha la storia che ha prodotto la sua forma, così pure la psiche proviene da un passato in cui ha imparato a osservare la realtà per valutare gli effetti che produce all’esterno. Perciò, così come abbiamo bisogno di abitare nel mondo così pure la mente deve avere una dimensione, perciò ottiene la realtà che è riuscita a costruire.

La parte di terra interiore che preferiamo occupare diventa la nostra dimora abituale. perciò ci identifichiamo con quel luogo e quello diventa il nostro territorio nella dimensione mentale. Come la terra forma continenti, mari, isole o montagne anche la mente forma zone in ascesa e in discesa, infatti la mente si alza e scende se viene trascinata dalle emozioni.

La psiche ha molti ambienti diversi, perciò è come la terra che ha costruito i continenti, gli oceani e le montagne formandole nel corso di lunghi periodi. La forma della psiche è modificata dagli stati d’animo, dai pensieri e dalle esperienze vissute. Se viviamo in un paese vediamo gli abitanti degli altri posti come esseri strani ed estranei, perché gli indigeni temono gli stranieri e vedono i diversi come alieni.

Dei paesi diversi seguono usi diversi che vengono dalle loro usanze, perciò anche la psiche forma zone con regole diverse. Ogni livello della mente percepisce in modo diverso il tempo, perciò lo stesso periodo di tempo può diventare pesante e infinito per l’uomo infelice, oppure può essere leggero e veloce per l'uomo felice.

Il tempo può cambiare la sua corsa se è percepito da vari livelli mentali. E nella struttura biologica umana ci sono anche molte altre capacità che aiutano a conservare la specie, e altre qualità saranno sviluppate ancora in futuro. Ognuno possiede la sua “impronta d’identità,” perché ognuno da un valore particolare a certi aspetti della realtà. Perciò essi vengono sentiti in modo così intimo e profondo che sono inglobati nel mondo interiore.

La coscienza costruisce la sua dimensione interna con dei simboli che diventano i materiali usati dalla mente. Essi diventano i parametri più utili per comprenderci, perciò essi sono la chiave della nostra comprensione. Tutte le esperienze fisiche sono esperienze soggettive, perché vengono vissute in modo immateriale avendo un'origine che è prevalentemente mentale.

Le esperienze possono essere vissute in modo diverso, perché siamo i viandanti che percorrono la strada, ma siamo anche il mezzo di trasporto e diventiamo anche il paesaggio che stiamo percorrendo. Noi siamo i soli creatori del nostro mondo, perciò facciamo le montagne, le pianure, gli oceani oppure viviamo nei deserti e fuggiamo dai villaggi. Noi viaggiamo nel mondo usando il materiale che viene tratto dal sé oppure usiamo quello che la psiche ha plasmato facendo la strada.

La psiche è una terra sconosciuta, perché è creata mentre si vive, perciò la realtà che viviamo influenza la forma della psiche che viene plasmata. Questa è la condizione di vita degli esseri incarnati, perciò si dice che il posto più sicuro in cui poter vivere è il presente. Il senso del tempo è necessario per farci di capire quello che va abbandonato.

La mente non può capire il corso del tempo e la trasformazione se non vede ciò che nasce e quello che va lasciato morire. Il presente è il tempo reso perfetto perché la sua totalità è così breve che diventa completa se è esaminata in se stessa. Ma il presente si vive solo quando sappiamo fermarci e osservarlo. Nell’istante vediamo che il tempo è perfetto, perché è completamente immedesimato e immerso in sé da escludere tutto il resto: il momento presente è perfetto e completo.

“Nell’adorata intimità del momento, scrive Jane Roberts, mentre una porzione del nostro essere vuole innalzarsi al di sopra del procedere solitario dei momenti, altre parti della psiche si precipitano, deliziate, in quel fulcro temporale che vi appartiene.“ In questo modo la porzione d'individualità che non vive nel mondo, può scendere e affacciarsi ad esplorare gioiosamente la dimensione terrena, e lo spirito può assaporare la visione del mondo delle creature.

Il mondo nasce come un quadro che viene dipinto dalla mente, perciò può venire considerato come un quadro a cui tutti lavoriamo. Ogni uomo mette i colori e le forme che vivono nella sua mente, infatti essi sono usati per costruire la dimensione che viene proiettata all’esterno. Non c’è effetto esterno che non provenga dalla dimensione interiore, perciò non esiste alcun movimento che non sorga, prima, nella dimensione mentale.

La creatività della coscienza non è unicamente una prerogativa umana, ma è una qualità che condividiamo con ogni essere vivente. Il mondo è prodotto dal contributo di coscienza di tutte le forme di vita che lo abitano. Tutto il mondo è prodotto dalla sensibilità dei suoi abitanti, e tutta la coscienza che viene prodotta forma la realtà che viviamo.

Tutte le strutture psicologiche formano una identità, perciò il modello sottostante crea l'unicità che permane oltre la morte e la nascita. L’occhio nasce dai sensi fisici così anche l’ego nasce dalla struttura della psiche. Come l’occhio è fatto per vedere l’esterno, così pure l’ego esce dalla psiche interiore per osservare il mondo esterno.

Entrambi guardano fuori da loro, perciò la coscienza creativa del corpo crea l’occhio come la psiche creativa interiore crea l’ego. Come il corpo forma l’occhio per vedere il mondo così anche la psiche forma l’ego per vedere psicologicamente ciò che l’occhio vede fisicamente. Ma entrambi vengono creati per aiutarci a conoscere il mondo.

L'esperienza nasce dal centro della psiche e dopo viene la percezione. Infatti gli eventi sono la reazione del mondo alle nostre percezioni interiori. Perciò, se cambiamo la forma della mente trasformiamo anche il mondo: e non c’è altro modo per modificare lo stato della mente e delle cose del mondo.

I pensieri, le emozioni e le immagini mentali diventano gli eventi che preparano quello che si realizzerà nella materia. Cambiando la forma della mente possiamo modificare o stabilizzare i fatti della vita, perché non c’è nulla che non sia creato dalla mente. Anche le relazioni che viviamo sono attratte o respinte dalla qualità dei pensieri, dagli atteggiamenti e dalle emozioni che sentiamo: e questo vale per tutti i casi del vivere.

Con l’esistenza impariamo a manipolare l’energia che abbiamo a disposizione, perciò la condizione del mondo e la situazione del singolo uomo mostrano i progressi dell'apprendimento che si è fatto. La realtà mentale crea una realtà elettromagnetica che si propaga dall’interno verso l'esterno, e che condiziona tutto il nostro ambiente.

Le realtà energetiche tendono ad aggregarsi per creare aree di fenomeni che si trasfondono nella materia conformandola in oggetti e fatti. I pensieri e le emozioni che sono orientati in un certo modo, diventano le strutture degli oggetti, perciò la realtà si conforma in modo di poter essere percepita. Il modo di vedere crea uno spazio con delle forme specifiche, e anche le altre forme di energia diventano oggetti psicologici che producono i fatti che avvengono negli ambiti temporali.

Lo spazio e il tempo sono le strutture fondamentali della percezione umana, perciò anche la percezione interiore usa le medesime strutture. Le esperienze vengono plasmate dalle nostre convinzioni e aspettative, perciò la nostra peculiare sensibilità forma la tonalità emotiva che caratterizza la nostra vita.

Le emozioni e le sensazioni sono stati mentali transitori, ma essi ci aiutano a formare il sentire che viene delle qualità particolari che sono diventate il nostro accordo musicale personale. I sentimenti e le emozioni passano velocemente, ma la nostra tonalità fondamentale resta e diventa la musica costante che risuona sul fondo del nostro essere mentre le emozioni e le sensazioni producono i loro toni acuti o gravi.

Dall’interno di ogni vivente risuona una melodia che definisce la qualità della sua vita, perciò quella peculiarità si aggrega al nucleo più denso che viene consolidato nelle varie vite. Le peculiarità che pervadono le nostre fibre divengono intime come è intimo il midollo per l’osso, perciò esse diventano la struttura intorno a cui si addensa la forma che lo spirito assume quando viene congiunto alla carne.

Il tono della nostra sensibilità è l’impulso di vita, e mostra la vera fibra dell'essere infatti mostra la parte di energia che usiamo per partecipare alla vita. Una parte dell'energia fluisce con la vita, ma non è tutta la totalità della coscienza, perché la nostra totalità è oltre il livello di realtà che viviamo.

Imparando a sentire il nostro tono interiore possiamo conoscere il potere, la forza e la sua solidità. Questa esperienza fa sperimentare un livello di esistenza che oltrepassa la dimensione personale. La nostra ricchezza di emozioni, la varietà di sentimenti che sentiamo mostra l’eleganza che abbiamo nel vivere la vita. Viviamo tutti nella realtà, ma ognuno vive in un mondo diverso perché ognuno vede la vita in modo diverso.

Buona erranza
Sharatan

lunedì 18 novembre 2013

I quattro devoti



Un giorno, quattro devoti andarono in moschea per pregare. Si prostrarono e iniziarono a recitare le lodi all’Altissimo con intensa devozione. Ad un tratto passò il muezzin, perciò uno dei quattro interruppe la preghiera per chiedere: "Per caso hai già cantato l’appello alla preghiera? C’è ancora tempo oppure è già tardi?” Quando uno degli altri vide che il primo aveva parlato, si sentì obbligato a intervenire: “Ma cosa dici? Ti rendi conto che hai interrotto la recita del takbir e che hai resa vana la preghiera?”

A quel punto, interviene tutto inviperito anche il terzo devoto per dire a quello che aveva rimproverato il primo: “Ma tu perché non stai zitto? Perché non metti in pratica quello che dici?” Allora anche il quarto parlò, infatti volse gli occhi beati al cielo e pregò: “Sia lode all’Altissimo, lode al Misericordioso che non mi ha fatto perdere nelle tenebre! Per fortuna io non sono nel peccato come questi sventurati!” Chiaramente, si è capito che le preghiere dei devoti furono sciupate.

Questo racconto iniziatico è tratto dal Mathnawi di Rumi. La storiella insegna che ognuno è veloce a rimproverare gli altri e tende a non vedere le proprie pecche. Nella storia tutti sono impegnati a criticare gli altri ma, in realtà, ognuno cade in un errore ancora più grave di quello che rimprovera. I quattro sentono un maggiore desiderio di rimproverare l’errore piuttosto che prestare attenzione alle proprie azioni.

Nella vita, dice Rumi, è beata l’anima che sa vedere le proprie pecche e che si sforza di rimediarle. Beato è colui che ricorda che tutti gli uomini sono per metà viventi nel regno del male, e per metà nel regno della luce invisibile. In verità, non dovremmo mai avere la presunzione di gridare in faccia agli altri i loro errori, se non sappiamo rimediare ai nostri.

Se le cose della vita non vanno bene, dobbiamo cercare le cause, primariamente in noi stessi. Solo dopo aver fatto un'introspezione sincera e profonda, possiamo chiedere l’aiuto del Signore. Molti pensano di aver sempre ragione e credono che il torto sia sempre negli altri, ma nessuno è mai al sicuro dagli errori.

Prima di sbagliare anche Iblis, l’angelo caduto che divenne demonio, seppe vivere in pace con Dio. Iblis deriva da “abrasa” che significa “cadere nella disperazione,” perché è la disperazione che fa sbagliare. Molti non reggono la disperazione, perciò sbagliano. Se non abbiamo mai sbagliato, la nostra purezza diverrà un buon esempio. Ma, se il tuo prossimo ha bevuto quel veleno, tu rammenta solo lo zucchero che prima si trovava in lui.

Buona erranza
Sharatan