martedì 26 febbraio 2013

Il guaritore zoppo



A Hangchow viveva un guaritore zoppo, e molti malati andavano da lui per chiedergli i suoi miracolosi rimedi. In verità non era un uomo attraente e amabile, infatti aveva una folta barba nera che gli nascondeva i lineamenti, aveva occhi neri e penetranti sotto delle sopracciglia folte con i quali fissava gli interlocutori fino a metterli in imbarazzo e, come se non bastasse, zoppicava da una gamba. Nel ricordo degli abitanti di Hangchow, il guaritore era sempre vissuto vicino al ponte di pietra, tutti lo ricordavano con la sua stampella di ferro, infatti lo vedevano tornare zoppicando verso la sua capanna portando a tracolla una zucca con le fiale dei suoi rimedi.

Ogni giorno il guaritore zoppo apparecchiava un banchetto togliendo le fiale dalla sua zucca, le appoggiava sopra al coperchio di una vecchia cassa di legno, poi sedeva accanto al ponte di pietra tenendosi al riparo dal sole o dalla pioggia sotto un parasole di bambù e cotone, quindi iniziava i consulti medici. Alla fine del giorno rimetteva le fiale nella zucca, richiudeva la cassa di legno, e tornava alla sua capanna dove riposava su una stuoia di paglia.

Per molti anni aveva fatto sempre questa vita, perciò la gente si era abituata alla sua presenza e lo amava per le sue doti di guaritore. Una mattina il guaritore ricevette la visita di un uomo azzoppato da anni durante il lavoro in una cava di pietra. L’uomo aveva provato tutte le cure degli altri medici della città, ma nessuno era riuscito a guarire la gamba infortunata che era peggiorata sempre più. Ormai disperava di guarire, perciò nella disperazione si era convinto a cercare il guaritore di cui tutti dicevano bene. Il guaritore esaminò con attenzione la gamba, poi frugò nella zucca e trasse un miscuglio di erbe che chiamava “pelle di cane.”

Preparò un impacco con quelle erbe, applicò l’impacco alla gamba malata, la fasciò accuratamente e poi disse al malato: “Lascia l’impacco per tre giorni, ma se hai qualche problema ritorna da me.” L’uomo tenne per tre giorni l’impacco, e quando tolse le bende vide che la gamba era guarita. Chiaramente la miracolosa guarigione accrebbe ancora più la fama del guaritore, perciò si formarono lunghe file di persone che venivano per consultarlo e per chiedere consigli e cure. Seduto sotto il suo parasole, il guaritore offriva i consulti e guariva le persone, perciò divenne talmente famoso che venne chiamato Sai Hua To, perché la gente lo paragonava al celebre guaritore taoista Hua To.

Insieme alla fama crebbe anche l’invidia e la gelosia dei medici, guaritori ed erboristi della città che videro diminuire i loro guadagni con l’aumentare della fama di Sai Hua To. Un giorno gli invidiosi rivali si riunirono in riunione segreta e idearono un piano per rovinarlo, infatti inviarono due di loro dall’amministratore della prefettura. Quando furono ricevuti dal prefetto Chih Fu gli chiesero di arrestare il guaritore zoppo con l’accusa di truffa, e per sostenere meglio la richiesta lo comprarono, corrompendolo con l'offerta di una borsa piena di monete d’argento.

Il prefetto accettò la generosa somma, e ordinò alle guardie di arrestare il guaritore con l’accusa di truffa. Un manipolo di guardie prefettizie andò alla capanna del guaritore e lo arrestò, perciò Sai Hua To fu incatenato e portato al palazzo della prefettura per essere interrogato. Il mattino dopo il prefetto ordinò di portarlo da lui per l'interrogatorio, infatti Chih Fu lo trattò con malagrazia e ordinò: “Inginocchiati davanti al rappresentante dell’autorità imperiale! Mostrami il rispetto che merito!”

Sai Hua To rispose in modo umile:”Perdonatemi eccellenza, ma non posso inginocchiarmi. Non lo faccio perché manco di rispetto alla vostra persona, mio illustre signore. La mia gamba è stata gravemente lesionata alla nascita, perciò non posso piegarla per mettermi in ginocchio.” Il prefetto indispettito per la risposta batté un pugno sul tavolo: “Dimmi chi sei e da dove vieni!” Sai Hua To disse con voce sommessa: “Non ho mai avuto un nome, tutti mi chiamano Sai Hua To. Non so da dove vengo, non ricordo, ricordo solo che vivo da anni presso il ponte di pietra a Hangchow.”

Alle parole rispettose dell'uomo, il prefetto rispose beffardo: “Lo vedo che sei menomato. Ma se è vero che sei bravo a guarire come mi dicono, come mai non guarisci anche la tua gamba?” Mentre il prefetto diceva quelle parole sentì come un prurito corrergli sulla schiena, simile a qualcosa che striscia lungo la colonna. Si strofinò distrattamente la schiena e non sentì nulla, perciò aspettò la risposta. Sai Hua To era in piedi con gli occhi bassi a fissare la terra, ma alle parole offensive sorrise dicendo: “Vostro onore, sicuramente siete un uomo intelligente e acuto per essere nel rango di funzionario di una carica tanto onorevole, ma dimostrate di essere molto ingenuo chiedendo una cosa come questa.

Chiedete al guaritore perché non sa curare se stesso? Se vostra eccellenza si guarda intorno potrà vedere un’enormità di casi in cui avviene così. Il mondo è pieno di persone che aiutano gli altri, ma che non sanno aiutare loro stessi. Ovunque vediamo lavoratori che costruiscono palazzi stupendi, ma sono condannati a vivere in miseri tuguri. Ci sono ovunque mercanti che vendono seta ma che sono costretti a vestirsi di cotone, vediamo contadini che lavorano la terra traendone ricchezze che godono i padroni, perciò essi a malapena riescono a nutrirsi. Anche la vostra illustrissima eccellenza, arresta dei ladri che conoscono la differenza esistente tra bene e male, ma che pur conoscendo sono ugualmente cialtroni e compiono dei crimini. Vostra eccellenza mi può spiegare come mai tutto questo avviene?”

Sentendo quelle parole il prefetto diventò rosso di rabbia e urlò furibondo: “Prendete questo zotico impudente e portatelo nella cella dei condannati a morte. Lo condanno al taglio della testa!” Il prefetto Chih Fu ritornò a casa rabbioso perché le parole del guaritore avevano colpito nel segno. Mentre il cameriere gli toglieva la ricca giacca finemente decorata sentì un forte dolore alla schiena, perciò ordinò al servo di guardare la schiena dove sentiva il prurito. Il servo disse che sulla pelle vedeva una irritazione e che sembrava indurita e arrossata.

Verso l’ora di cena non solo il prurito era aumentato, ma era comparso anche un bozzo sospetto, perciò il prefetto chiamò il servo per guardare la piaga, ed il servo riferì che era comparso un ascesso molto infiammato. Il prefetto trascorse la notte tra dolori incredibili, non chiuse occhio per il dolore dell’ascesso che era cresciuto e si era riempito di pus maleodorante tanto che la moglie si rifiutò di dormire con lui temendo che avesse contratto una malattia contagiosa. Siccome il dolore non gli concedeva tregua, il servo consigliò: “Signore, perché non chiamate il guaritore zoppo? Prima di essere decapitato potrà guarirvi.”

Essendo troppo dolorante, Chih Fu accettò di chiamare il guaritore, infatti il prigioniero fu portato dal prefetto che disse: “Guaritore, non ho mai sofferto così. Trovami velocemente un rimedio efficace!” Sai Hua To esaminò il bubbone e applicò il rimedio “pelle di cane” con l’indicazione di tenerlo per tre giorni, poi fu riportato in cella in attesa dell’esecuzione. Tre giorni dopo il prefetto fece chiamare Sai Hua To e urlò inferocito: “Cosa hai messo sulla piaga? Cerchi forse di uccidermi? Il tuo rimedio mi ha fatto più male che bene! La cosa migliore sarebbe che ti facessi uccidere sull’istante!”

Sai Hua To disse:”Prima di uccidermi fatemi almeno vedere. Essendo accusato di avere causato la vostra agonia e morte vorrei vedere la piaga.” Avuto il permesso di viderla, il guaritore zoppo rimosse la fascia, osservò attentamente la piaga sulla schiena del prefetto poi disse:”In apparenza la testa dell’infezione è piccola, ma l’edema nascosto è molto più esteso. Voi state marcendo da dentro, perché la cattiveria del vostro cuore è tanto grande che è necessaria una via di sfogo, infatti tutto il male interiore si sfoga sulla pelle. Ormai il male è diventato troppo esteso, e io non posso fare più nulla. La causa della sofferenza viene dalla malvagità e dalla crudeltà del cuore, perciò le sofferenze non sono causate dal mio rimedio.”

A sentire la diagnosi nefasta, il prefetto fu preso da una rabbiosa collera, afferrò la brocca di acqua che aveva accanto al letto e la scagliò addosso al guaritore, poi ordinò: ”Prendete questo cialtrone! Prendetelo e portatelo dal boia! Che sia messo subito a morte!”Mentre gridava quelle parole, il prefetto fu preso da una forte convulsione, il suo corpo sembrò irrigidirsi, poi ricadde morto sul letto. Le guardie accorse alle sue urla lo videro cadere morto sul letto, perciò presero il guaritore, gli rimisero le catene e lo trascinarono per eseguire l’ultimo ordine del prefetto.


Sai Hua To era accusato di stregoneria, la condanna era immediata e la morte prevista per quella colpa era l’esecuzione tramite decapitazione. Perciò il condannato dovette sfilare in catene per le strade di Hangchow, perciò Sai Hua To passò tra due ali di folla che proclamava a gran voce la sua innocenza e ne chiedeva a gran voce la liberazione. Quando il guaritore fu giunto vicino al ponte di pietra, alzò le braccia incatenate al cielo per mostrarle alla folla, poi disse: ”Amici, ascoltate! Io sono innocente di tutte le accuse. Il prefetto mi ha accusato ingiustamente, e mi vuole inviare al cielo coperto da un’accusa infamante.

Io non ammetto quella colpa, e non sono neppure disposto ad andare in cielo. Non sono disposto affatto a morire così malvolentieri!” Dopo aver pronunciato quelle parole, e prima ancora che le guardie avessero il tempo di fermarlo, Sai Hua To scavalcò il ponte di pietra e si gettò nelle acque vorticose del fiume. Tutti corsero ad affacciarsi dal ponte per vedere l’uomo cadere nelle acque vorticose, ma restarono a bocca aperta vedendo che il guaritore non aveva neppure sfiorato l’acqua che si era alzato in volo verso il cielo.

Tutti videro che Sai Hua To volava scomparendo oltre le nuvole assieme alla sua zucca di medicine e alla gruccia di ferro, perciò tutti capirono che il guaritore zoppo che era vissuto per anni tra loro, altri non era che Ti Kuan Li, uno degli otto Immortali. Ti Kuan Li è l’immortale dal carattere eccentrico e iracondo che viene associato all’arte medica e agli esorcismi, è l’immortale più eccentrico degli otto, infatti dicono che vive poveramente in incognito battendosi per i diritti dei poveri e dei bisognosi.

Buona erranza
Sharatan


sabato 23 febbraio 2013

La scelta



“La felicità non è fare tutto ciò che si vuole.
La felicità è volere tutto quello che si fa.”
(Friedrich W. Nietzsche)

La scelta è una possibilità evolutiva, infatti la scelta è il motore della nostra crescita. Ogni scelta che facciamo mostra una preferenza per una precisa intenzione, perché siamo noi a decidere se parlare o tacere, se vendicarci o provare compassione, se essere amorevoli e pazienti oppure spietati e vendicativi. Ogni scelta che facciamo è spinta dalle nostre intenzioni.

Le motivazioni e le intenzioni che muovono delle scelte diverse sono sostenute da diverse qualità di coscienza, perciò una coscienza diversa viene celata dall'azione e dal pensiero. Se la personalità vive nel conflitto interiore possiede degli aspetti in contraddizione, perciò delle parti opposte fanno una lotta per assumere il controllo della persona.

Possiamo sentire la coabitazione complessa tra la fazione amorevole e la parte dura e vendicativa quando la lotta avviene tra parti più consapevoli e altre più egocentriche. Raramente siamo veramente consapevoli delle vere intenzioni rivelate dalle nostre scelte. Non siamo molto consapevoli delle sfumature e delle emozioni nascoste nella nostra persona. Nella personalità di tutti avviene questa lotta per fare emergere una parte a scapito dell’altra.

La parte meno evoluta vuole il controllo della parte debole. La parte amorevole vuole il perdono mentre la parte vendicativa vuole una giustizia veloce e implacabile. Le scelte non diventano libere finché non conosciamo tutte le varie contraddizioni che vivono in noi. Se non siamo consapevoli possiamo desiderare una cosa per scoprire di avere perseguito il risultato opposto al desiderio.

Se restiamo inconsapevoli crediamo di andare in un posto, ma poi scopriamo di essere andati nella direzione opposta. Non è facile per una personalità confusa e scissa essere consapevole della direzione migliore da intraprendere. Non è facile comprendere quale comportamento assumere nei riguardi delle cose se alcune parti della coscienza ricercano un certo tipo di interesse, mentre altre cercano delle cose diverse.

A questo problema dobbiamo aggiungere anche la tendenza a cercare un modo di essere che è simile a quello che abbiamo per abitudine. Le parti più strutturate sono le più forti, perciò la personalità deve scegliere tra fazioni che sono in contrasto sugli obiettivi più vantaggiosi. Questo è il problema di base dell’evoluzione personale.

La scelta implica una diversa prospettiva karmica, infatti ogni azione determina una qualità diversa e un karma diverso da sperimentare. Se in noi prevale la rabbia sperimentiamo il karma della rabbia e del dolore, se abbiamo compassione e amore prevale il karma dell’amore e della compassione.

A seconda della scelta che facciamo si apre un percorso diverso, perciò abbiamo una via diversa da percorrere, a prescindere dal fatto che la nostra coscienza abbia fatto la scelta consapevole o quella insensata. Le nostre strade si costruiscono indipendentemente dal livello di consapevolezza che abbiamo riguardo alle conseguenze dei nostri comportamenti.

L’evoluzione che vediamo nella densità materiale procede tramite le esperienze create dalle esperienza compiute come soggetti consapevoli o come oggetti inconsapevoli. Questo è il modo di crescere del genere umano, ed è un progredire che proseguirà nel tempo. L’evoluzione che usa la scelta cosciente e il comportamento responsabile usa al meglio la sua percezione, la sua sensibilità e la sua intelligenza: questa evoluzione usa una via che viene accelerata.

Quando offriamo soddisfazione ad una sola tendenza vediamo scontentate le esigenze dell’altra, una parte di noi è felice mentre un’altra parte di noi soffre, perciò siamo lacerati e divisi nel conflitto. Per questo dobbiamo saper scegliere con la coscienza desta ciò che vogliamo veramente e quello che ci renderà felici.

Se sappiamo quale parte vogliamo accontentare possiamo focalizzare nella direzione desiderata le energie, e sappiamo distoglierle da altre direzioni. Cosa vogliamo? Voglio veramente l’oggetto e la situazione che chiediamo? Il fatto di ottenere ci renderà felici? Per immaginare il fine migliore dobbiamo immaginare il futuro, dobbiamo pensare vedendo attualizzata la realtà che vogliamo, e dobbiamo cercare di sentire ciò che sentiremo quando saremo a quel punto.

Questo può aiutarci a essere consapevoli di ciò che stiamo veramente scegliendo. Quando riusciamo a proiettare il pensiero al futuro iniziamo a vedere in modo anticipato. Se abbiamo chiare le conseguenze delle azioni viviamo consapevolmente la realtà presente, perciò impariamo a fare scelte molto più responsabili. Solo le scelte responsabili sono in grado di costruire una realtà che renderà felice la nostra anima.

Una scelta responsabile offre soddisfazione ai nostri bisogni profondi e aiuta ad abbandonare le esigenze contrarie alla nostra natura. Le scelte consapevoli sono chiare, perciò fanno evolvere in modo facile e rapido. Le scelte che seguono i veri impulsi dell’Anima usano le frequenze energetiche elevate dell’energia dell'amore, del perdono e della compassione.

Le scelte migliori sono quelle che vengono dettate dalla voce del Sé superiore, ma sappiamo ascoltarle solo se tacitiamo l'ego, perciò solo se siamo disponibili a sentire. Quelle sono le scelte più in armonia con la voce dell'Anima. Le scelte sostenute dal Maestro dell’Anima sono vie sicure. Sono vie che rappresentano anche l'esigenza minore nascosta nel nostro cuore. Quelle vie mostrano le cose migliori da scegliere nelle circostanze ottimali per esprimere la vera natura della nostra Anima.

Buona erranza
Sharatan


giovedì 21 febbraio 2013

La separazione



"Per coloro che sono risvegliati
esiste un unico mondo comune."
(Eraclito di Efeso)

"L'ego si sviluppa a partire dall'illusione che certi eventi mi riguardano mentre altri no. L'ego ci fa dimenticare che siamo il mondo. La vittima dell'ego tenta disperatamente di far girare il mondo intorno a sé. Ma in realtà tutto il suo essere dipende dal riflesso che gli altri gli rimandano, dai piaceri di cui ha bisogno, dalle conferme - mai sufficienti - che reclama senza fine dall'ambiente circostante.

La vittima dell'ego è completamente decentrata e non si contiene in se stessa. Chi si libera dall'ego smette di voler far girare l'universo attorno ai suoi desideri e alle sue avversioni. Non vuole più mettere il mondo a servizio della sua immagine e si prende gioco dei riflessi che i prigionieri dell'ego gli rimandano. Si contiene in se stesso. E'veramente al centro del mondo. E'il mondo.

L'esigenza del distacco sembra paradossale quando dobbiamo anche collegarci a noi stessi e capire che siamo una sola cosa con gli altri, con le situazioni e con il mondo. Ma per l'appunto, è dall'ego che occorre distaccarsi e da questo solamente, poiché riassume in sé tutto ciò che ci divide, ci disunisce, ci chiude e ci isola.

Un giorno saremo distaccati, liberati, definitivamente separati dal nostro ego: ultima astuzia dell'ego.

Siamo quasi tutti incompleti: ci manca un corpo. o un cervello, o dei soldi, o un titolo, o un partner sessuale... Eppure basterebbe che ci mettessimo al centro della nostra vita per scoprire che siamo sempre stati interi.

Sii il più vicino possibile a ciò che senti. Rivolgiti verso la vita dell'anima. L'unica totalità, l'unico mondo realmente esistente è quello che abbracci. Infinita ricchezza della vita dell'anima: non esiste che lei, è tutto. L'ego ci fa credere che esistano cose differenti dalla vita dell'anima nell'istante.

La violenza non è altro che la separazione, lo strappo del grande tessuto, la separazione del bene e del male, dell'essere e del dover essere, dell'io e dell'altro, del sé e del mondo, del percepiente e del percepito, del sé dal sé. Tutto è fatto della tenera materia dell'anima.

Il dualismo primo separa il soggetto dalla sua esperienza. L'ego designa tutto ciò che ci allontana dalla nostra innocenza e dalla nostra spontaneità. L'ego rappresenta tutto ciò che ci separa. Ogni separazione è una separazione da se stessi."

(Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Sassella ed., 2006)

martedì 19 febbraio 2013

Prendersi cura di sé



"Il primo compito, per chiunque voglia seriamente esplorare il Dio di Domani e vivere la Nuova Spiritualità a livello personale, è guardare dentro se stesso. Cominciate a praticare ogni giorno la meditazione, la preghiera, l'ascolto silenzioso, qualunque cosa con cui vi sentiate a vostro agio. Potete iniziare ora, in questo stesso istante. Quindici minuti al mattino e altrettanti alla sera possono cambiarvi la vita. Alcuni di voi hanno trascorso una vita intera senza aver passato un solo quarto d'ora in quieta comunicazione con la propria anima.

Secondo, esercitate il corpo. La mente non accetta facilmente nuovi dati, se il corpo è pesante e rallentato. Se non seguite già un programma di allenamento fisico, iniziate entro le prossime ventiquattro ore. Venti minuti al giorno di esercizio possono cambiarvi la vita. Alcuni di voi hanno trascorso una vita intera senza aver passato venti minuti esercitando di proposito il corpo.

Terzo, mangiate bene. Quello che ingerite spesso appesantisce la mente e uccide il corpo. L'effetto è lento e insidioso. in genere ve ne accorgete quando i problemi sono già a uno stadio avanzato, e rovesciare la situazione a quel punto diventa estremamente difficile. Due terzi delle persone sono sovrappeso nella società occidentale. Mangiate zuccheri, amidi, grassi animali e tante altre cose che anche il sistema digestivo più sofisticato non riesce a metabolizzare facilmente.

E così mettete fine alla vostra vita fisica in questo corpo anni e anni prima del tempo. Non smettete malgrado tutti gli avvertimenti, e sembrate ossessivi nella vostra decisione di mangiare, bere e fumare per dimenticare. Sì, il fumo fa parte del vostro problema alimentare, perché la nicotina è qualcosa che ingerite, e che il corpo assorbe attraverso i polmoni. Si tratta di un'abitudine letale, ma a voi questo non sembra importare affatto.

Non vi importa neppure di quelli che vi amano, perché siete disposti a privare coniugi, figli e famiglia, della vostra presenza morendo molti anni prima del tempo, pur di non rinunciare alla vostra dose quotidiana di nicotina. Nella Nuova Spiritualità ciò sarà considerato una mancanza di disciplina spirituale del tipo peggiore, perché mostra un triste disprezzo per il valore primario: preservare la vita. Per iniziare a vivere la Nuova Spiritualità, dobbiamo intraprendere alcuni passi pratici, come per esempio prenderci cura di noi stessi.

Esatto. E' da lì che bisogna cominciare, perché prendersi cura di sé significa onorare il valore primario. Quando il valore primario diventa la vita, e non più la gratificazione istantanea, saprete di essere diventati realmente spirituali. Il semplice concetto di sostenere la vita deve diventare una priorità per la vostra specie, se volete sopravvivere.

Attualmente, moltissimi esseri umani non vogliono prendersi cura di sé. Preferiscono che sia qualcun altro a occuparsi di loro. Per questo sono sorte religioni che vi dicono cosa credere, governi che vi dicono cosa fare, scuole che vi dicono cosa pensare, economie che vi dicono cosa avere, e società che vi dicono chi dovete essere. Se c'è una cosa che vi sta uccidendo, se esiste un tallone d'Achille nella razza umana, è questo: la dipendenza.

Per questo io ho definito l'ascesa del Dio di Domani e la creazione di una Nuova Spiritualità come un Movimento per i Diritti Civili dell'Anima. Perché vi porterà a liberarvi delle vostre dipendenze. Solo perché siete dipendenti potete essere oppressi da un Dio irragionevole e violento. Solo perché siete dipendenti potete essere oppressi da un governo irragionevole e violento. Solo perché siete dipendenti potete essere oppressi da società, economie e scuole irragionevoli e violente.

Sì, questo vale anche per le scuole di oggi, dove in molti casi non bisogna acquisire solo l'istruzione, ma anche la capacità di difendersi. La seconda grande debolezza della vostra specie è la mancanza di interdipendenza. E questo non è una contraddizione, lo diventa solo se pensi che la dipendenza e l'interdipendenza siano la stessa cosa. In realtà non lo sono affatto. Essere "interdipendenti" significa essere in rapporto reciproco. Essere "dipendenti" significa appoggiarsi a qualcosa fino a non poterne più fare a meno, da un punto di vista fisico o psichico.

Moltissimi esseri umani lo fanno in modo anormale con la religione, con il governo, il datore di lavoro, l'intera struttura sociale. Togliete loro tutto ciò, e si troveranno totalmente privi di mezzi per affrontare difficoltà, superare ostacoli, risolvere dilemmi o persino prendere decisioni. Immaginano di avere bisogni che non possono soddisfare da soli.

Questo è quello che il Dio di Ieri li spinge a immaginare, per convincerli ad appoggiarsi a Lui. Il Dio di Domani non incoraggerà nulla del genere. Al contrario, dirà: "Voi non avete bisogno di me, della religione, del governo, del datore di lavoro. Non avete bisogno delle strutture sociali che avete inventato. Sono loro a essere vostri strumenti, e non il contrario. Usatele quando vi servono, non lasciatevi usare da esse per servirle."

Siate interdipendenti, nel senso che nessuno può esistere da solo. Ma non siate dipendenti, nel senso che non avete bisogno di un altro specifico. Per esplorare la Nuova Spiritualità ti ho consigliato tre cose, ma ce n'è ancora una quarta. Cercare, in modo regolare, ispirazione spirituale e sostentamento per l'anima. Trovate un modo per ri-conoscere (cioè conoscere di nuovo)la sacralità di tutto ciò che è Vita, e di onorare tutto ciò che è divino, o ispirato dal divino. Fatelo nel modo che vi è più congeniale.

Andate in chiesa, nel tempio, nella moschea o nella sinagoga regolarmente, se è lì che trovate la vostra ispirazione sacra. Tuttavia non mancate di fare domande, di esplorare problemi e opzioni. Non abbiate paura di contraddire la dottrina, se nel vostro cuore vi sembra di riconoscere una contraddizione. Non inghiottite ogni cosa senza esaminarla, non accettate nulla sulla parola di altri, e non "seguite la folla" solo perché è la cosa più facile.

Ricordate questo, riguardo ai luoghi di adorazione formali: Dio non ha bisogno di essere adorato, e il Dio di Domani lo dirà chiaramente. Allora, perché non chiamare tali luoghi "Case di Reverenza"? Gli esseri umani trarrebbero beneficio dal fatto di chiarire a se stessi che esprimere reverenza per la vita e adorare un Dio che mette fine alla vita - e chiede a chi lo segue di uccidere in Suo Nome - sono due cose molto diverse. Rappresentano la differenza tra il Dio di Domani e il Dio di Ieri.

Allora trova un luogo e un modo nuovo per sperimentare la reverenza per tutto ciò che è vita, reverenza che è parte integrante della tua natura. Prenditi un po' di tempo tutti i giorni per comunicare con la natura, o per stare da solo con te stesso in un posto tranquillo, magari ascoltando musica, leggendo poesie o classici della letteratura, o trovando un altro modo per entrare in contatto con la meraviglia della vita che è Dio che viene espresso.

E ora non fermarti! Prova di tutto, osserva quali sono tali espressioni, e poi cerca di notare se qualcuna di esse risuona con la tua verità interiore o ti porta più vicino ad essa. E poi osserva l'effetto che tali cose hanno sul tuo corpo, sulla tua mente e sulla tua anima."

(Neale Donald Walsch, Il Dio di domani, Sperling & Kupfer, 2005)



domenica 17 febbraio 2013

Guarigione spirituale



"Pochissimi comprendono cosa sia la guarigione spirituale. La guarigione spirituale non ha nulla a che fare con il "sistemare" qualcosa o qualcuno. La guarigione spirituale semplicemente corregge la percezione erronea che ci sia qualcosa di sbagliato. Afferma ciò che è giusto e vero in tutte le circostanze e in tutte le condizioni. La guarigione spirituale ribadisce l'innocenza essenziale di tutti gli esseri.

Ribadisce che tutti gli esseri viventi sono degni di amore e di accettazione, che tutti sono uguali di fronte a Dio e che nessuno è più o meno degno di un altro. Il guaritore spirituale inizia portando queste verità all'interno della sua coscienza e riconoscendole con certezza. Afferma che la persona che ha chiesto di essere guarita è integra e completa agli occhi di Dio e che non può essere altrimenti. Questa è la componente mentale o relativa al terzo occhio del processo di guarigione.

Come secondo passo il guaritore spirituale apre il suo cuore per ricevere l'amore incondizionato e l'accettazione di Dio. Sente l'intensità di questo amore nel suo cuore e permette che il calore e la vibrazione si estendano dal suo cuore al cuore della persona che ha chiesto la guarigione. Ora entrambi risiedono insieme nella vibrazione dell'accettazione incondizionata e dell'amore divino. Questa è la componente emozionale o relativa al chakra del cuore del processo di guarigione.

Ora i due sono uniti insieme nell'amore e nella verità. A questo punto, il guaritore può essere guidato a pronunciare parole di verità. Se è così, esse vengono pronunciate spontaneamente quando il chakra della gola si mette a vibrare. Il guaritore potrebbe anche sentire un'ondata di energia nelle mani e offrire una guarigione con l'imposizione delle mani, se la persona è ricettiva.

Quando l'energia di amore incondizionato ha preso pienamente corpo, si apre il chakra della corona, avvolgendo entrambi nella presenza angelica. Ora si trovano entrambi con Dio, la fonte di tutto l'essere. Quando ci si riposa nella certezza dell'amore di Dio, né falsità né illusioni possono sopravvivere. Tutte le convinzioni e le ferite che derivano dalla mancanza di amore vengono consumate nel fuoco purificatore dello Spirito Santo.

Ora solo l'amore è reale e non esiste altro. Ora il lavoro del guaritore spirituale è compiuto. L'illusione è stata dissipata e rimane solo la verità. Il regno dei cieli è stato ristabilito sulla terra." (Paul Ferrini)

venerdì 15 febbraio 2013

Della medesima sostanza



"Che il corpo faccia quel che vuole,
io sono la mente."
(Rita Levi Montalcini)

Brahman Nirguna, la Realtà Assoluta, perché priva di attributi e di delimitazioni si manifestò come Purusha, cioè come una potente forza attiva che si differenzia da Prakriti. Per dare una forma concreta alla sua poliedrica natura, il Signore Supremo pensò di manifestarsi per esprimersi in modo differenziato, perciò si concentrò su come poter esprimere quella idea e realizzò il Creato. Prakriti esprime la disponibilità a ospitare quella potenzialità a fare, infatti essa contiene innumerevoli forme che possono esprimere le manifestazioni che possiamo voler attualizzare.

Con l’atto della manifestazione di polarità opposte, e con la moltiplicazione di forme si creò il serbatoio di energie che sorregge la base del creato. Tutta la generazione di forme successivamente espresse venne dalla azione propulsiva impressa nella prima differenziazione e moltiplicazione, perciò nulla potrebbe essere se Purusha avesse limitato la sua volontà di manifestarsi concretamente. La vera natura di Prakriti va pensata come il polo negativo posseduto dall'Essere, perciò va pensata come il campo energetico e dinamico che si rese disponibile a livello potenziale, perciò va pensata come il campo ricettivo all'azione creativa voluta da Purusha.

Prakriti e Purusha sono pensati correttamente se vengono ritenuti come la prima diade indifferenziata che contiene, in duplice polarità, tutta la base espressiva della triplice natura dei 3 guna, cioè delle 3 qualità o 3 forze primarie. Per effetto della combinazione di attività pensante e di volontà attuativa si creò l’ordine voluto da Purusha che decise come si deve realizzare la manifestazione. Ecco perché lo Spirito Originario è il substrato immutabile che è celato dietro tutto quello che la materia ancora non è, perciò quello Spirito ordinatore è la causa e l’origine di ogni futuro essere.

Lo Spirito è lo Spettatore che osserva ciò che verrà in essere, perciò la realtà materiale viene spesso paragonata allo spettacolo che viene allestito per il piacere dell'Osservatore. L’ospite illustre non partecipa allo spettacolo che viene messo in scena, ma dal suo palco d’onore osserva tutta la rappresentazione, perché la sua azione non è partecipativa ma è un'azione di osservazione consapevole. L’esistenza della natura non avrebbe senso se essa non fosse contemplata, e infatti lo Spirito trae piacere nel vedere la bellezza della manifestazione.

Egli prova il piacere di vedere una realizzazione che corrisponde alle migliori aspettative, così come avviene per tutti quelli che lavorano duramente per offrire un lavoro eseguito a regola d'arte. Se, nell'ordine di natura, qualcuno si illude di poter esistere per proprio conto, questa convinzione va dichiarata come illusoria, perché tutto venne regolato quando lo Spirito decise come avrebbero formato il creato. Perciò esiste un elemento immutabile che sorregge la trama dell’universo, infatti l'elemento che resta invariato nella creazione è la Mente, perché buddhi è la consapevolezza che fondò l’Essere ed è la stessa Fonte dell'evoluzione.

C'è una natura che è costante e imperitura, perché è insita nelle fibre della materia, in quanto deve dirigere l'evoluzione, perciò concorre a create forme espressive diverse e realizza infinite potenzialità latenti. Lo Spirito che è Assoluto volle manifestarsi in forme infinite di potenzialità facendo l’universo con precise caratteristiche, e volle garantire l’ordine che aveva stabilito infondendo delle qualità precise nella stessa natura della materia.

L’evoluzione venne definita nei tratti essenziali, perciò possiede già tutti gli elementi necessari per regolarla e per garantire che le tappe evolutive fossero realizzate, infatti anche la sequenza evolutiva fu stabilita. Tutta l’evoluzione fu definita con l’atto stesso della creazione, perciò anche le potenzialità sono insite nella struttura delle cose sebbene l'evoluzione finale non sia percepibile. Per questo vediamo delle realtà già attualizzate, ma sappiamo che esistono anche le realtà esistenti a livello potenziale che vedranno una realizzazione futura.

Se vediamo l’individualità vediamo una struttura conformata in modo definito, perché se l’individualità si definisce si attualizza rendendo evidenti le qualità che aveva a livello potenziale. Secondo le Upanishad, tutto ciò che si manifesta concretamente proviene da proprietà che erano esistenti potenzialmente e sono diventate evidenti, e ciò che non si è manifestato è quello che ancora non si è reso evidente. Tutto quello che è invisibile alla percezione dei sensi è l'espressione dello stato latente, perciò è la parte di realtà che esiste ancora a livello potenziale.

Malgrado la realtà dell'universo sia "mahat" cioè grande, essa può essere racchiusa nel piccolo essere che usa la componente intellettiva. L'uomo che discrimina riconosce una trama come substrato della realtà. Chi usa la consapevolezza, buddhi, si avvicina alla mente del suo Creatore, perché usa la funzione che fu usata per creare e percepire il mondo. Le Upanishad dicono che anche una realtà immensa può essere contenuta in uno spazio minimo sebbene sembri impossibile a livello logico, ma la cosa si attualizza se il processo avviene a livello mentale.

La mente permette di padroneggiare la realtà dell’individuo che si forma e che si perfeziona, infatti gli permette di comprendere il mondo e di prevedere lo schema di ciò che verrà. Tutta la cosmologia induista insegua il concetto dicendo che la natura del frutto è la medesima dell’albero che l’ha generato, perciò nessuna natura viene mai disgiunta dal suo creatore. Nessuna separazione è mai reale, ma è sempre e solo apparente, come Purusha è necessario a Prakriti per esistere, perché Prakriti senza Purusha è priva della sua base essenziale.

Se un elemento della Natura crede di poter agire per suo proprio conto, questo avviene perché esso è privo di consapevolezza, e non ricorda più di essere stato creato dallo Spirito, ma con la buddhi può ritrovare la sua realtà. Ogni effetto ha un senso se pensiamo alla causa che l’ha generato, perciò se l'Essere non lo riconosce o pensa cose diverseo ignora questa verità proverà un grande dolore futuro.

La sofferenza durerà finché l'Essere non sarà consapevole e non avrà coscienza di sé, perché ogni creatura che si libera dal dolore produce gioia e sollievo anche allo Spirito. La sofferenza resta finché non si è acquisita la retta conoscenza, ma si dissolve sperimentando un diverso livelli di coscienza, perciò si sperimenta un'ascesa dello Spirito. L'auto realizzazione e la liberazione del singolo produce un giovamento da cui trae beneficio ogni creatura, anche se la libertà avviene a livello individuale e personale.

La Coscienza Divina filtra nella coscienza umana passando attraverso la manifestazione dell'Anima, perciò l'Osservatore interno è la Coscienza Divina a cui l'Anima fornisce i sensi e la consapevolezza. L'Anima fornisce allo Spirito la capacità di godere e di soffrire manifestandosi come individualità. Per essere consapevoli della vera natura dell'Anima è necessario sapere che non siamo noi, che non è il nostro Sé che soffre o gode, perché il nostro Essere Interiore è superiore alla materia.

La gioia e il dolore che sperimentiamo nella vita sono prodotti dalle emozioni e dalle reazioni emotive che ci spingono e ci tengono legati al gioco ingannevole del vivere. Esistono le forze di tre qualità che regolano il flusso dell’esistenza, perciò la trasformazione è causata dall'azione delle forze che tessono la trama del mondo, perciò è la miscela in perenne formazione che produce le mutevoli forme degli eventi.

Ciò che resta immutabile è lo Spirito e la Mente che spinge verso l’evoluzione definita e insita nella creazione. L'Anima che vive nell'uomo non viene toccata dalle sfumature che vediamo esprimere agli esseri, perché il fatto che l'uomo possa manifestarsi come buono o cattivo non influisce sulla natura dello Spirito interno. Lo Spirito si manifesta nell’Anima che fu creata e viene espressa nella coscienza umana, perciò lo sguardo che lo Spirito usa per contemplare il lavoro di costruzione dell'essere è quello del Testimone distaccato.

Lo Spirito viene filtrando dalla nostra coscienza, perciò può assumere il ruolo di Maestro per guidarci, ma questo avviene solo se l’uomo lo chiede. Nell'Anima vive un Sostenitore cioè il Sé Supremo, perciò Egli vive e si esprime nell'Anima che si è individualizzata e che si è perfezionata con sforzo e duro lavoro, ma l'Anima può diventare Uno con lo Spirito immortale. Usando l'ego, l'Anima vive e sperimenta la vita, e riporta dal viaggio il bagaglio di gioie e dolori, ma può usare l'intuizione per ascoltare il Guru interiore che può aiutare, ma anche l'ego deve accettare il fatto, perché deve restare ricettivo a quel maestro.

Buona erranza
Sharatan

giovedì 7 febbraio 2013

Meccanismi


“Il mio compito non è ricrearmi,
ma sfruttare al meglio ciò che Dio ha creato.”
(Robert Browning)

Secondo Gurdjieff, l’uomo meccanico sa vedere solo due mondi, invece l’uomo che lavora coscientemente su sé stesso può possedere tre mondi. Gli occhi ordinari vedono nel mondo materiale delle entità separate e distinte, perciò essi vedono un mondo che vive nettamente separato dal soggetto, perciò l'uomo materiale vive come un meccanismo a molla che salta da un mondo all’altro per capire le diverse prospettive.

Siccome questa persona non sa vedere nessuna coerenza nella struttura delle cose, per capire la prospettiva materiale e quella spirituale deve usare due diversi tipi di logica se vuole controllare il suo mondo. Un individuo che possiede una ragione che non sa vedere nessuna base coerente nel mondo diventa un essere molto scettico, perciò l'atteggiamento diventa più rigido nei riguardi del mondo spirituale.

Siccome costui comprende solo quello che si misura o ciò che comporta un calcolo preciso non riesce a capire come funziona una realtà lontana da queste coordinate, perciò crede che una realtà spirituale sia collocata su un livello diverso e sia funzionale solo ad un mondo diverso dal nostro, infatti non capisce come possa servire per esistere meglio qui e ora. Non sa capire che la realtà spirituale si prova nella misura in cui siamo capaci di sperimentarla, perciò non comprende che non deve cercarla in altri luoghi oppure in altre epoche.

L’uomo meccanico non capisce che deve insediarsi in una realtà per rendersi conto della sua esistenza, però facendo conto solo sul calcolo e sull'uso delle operazioni logiche non sviluppa la logica utile per capite certi aspetti della realtà. Esistono cose che non possono essere comprese se mettiamo tutta la questione in questi termini, perché le sensazioni sono volatili e impalpabili e le consapevolezze sono delle realtà incorporee.

Forse ci illudiamo di poter stringere il mondo nel pugno se risolviamo tutto il vivere come se fosse la risoluzione di un fatto pratico, ma una situazione di vita soddisfacente la trovano solo un numero molto ridotto di persone. Un approccio migliore al mondo si conquista solo se lavoriamo su noi stessi, perché il lavoro interiore fa sperimentare gioie interiori che non hanno prezzo materiale. Esse ci offrono una esperienza di ricca vita interiore, perciò il benessere conquistato vale l'impegno di una vita intera.

Il mondo che è visibile a tutti è il mondo materiale, anche se il concetto di materia resta un concetto relativo. Da questo fatto si potrebbe arguire che la comprensione del mondo materiale sia facile, ma essa non sarebbe ottenuta se non pensassimo in termini funzionali. All'esterno si vede il fluire di cose che avvengono per nessi causali, perciò le cose del mondo esteriore vanno analizzate con questa prospettiva.

Un nesso funzionale riguarda il modo con cui una cosa si rapporta ad un’altra cosa, perciò questa prospettiva è la più interessante. La funzionalità insegna che dobbiamo osservare le cose, e capire come le cose si manifestano senza avere la presunzione di analizzarle. Spesso non sappiamo capire i fenomeni anche se passiamo la vita a studiarli, perciò quel tentativo diventa solo una perdita di tempo.

Sia pur sforzandosi ci sono situazioni in cui non si può arrivare a farsi un’opinione definitiva e certa su qualcosa, perciò l’unica cosa logica è capire come funziona la questione per inquadrarla, e sapersi orientarsi nella situazione. Lo stesso fatto vale anche per le persone, e non solo per le cose, perciò anche in entrambi i casi l’importante è capire a quali funzioni l’individuo può assolvere, e quali parti dell’uomo sono in grado di svolgere quelle funzioni.

Se pensiamo in termini di funzionalità comprendiamo perché si dice che l’uomo possiede tre cervelli, infatti con il concetto si vuole dire che l’uomo deve garantire un funzionamento autonomo e indipendente di pensiero, di sensazione e di movimento corporeo. Questa capacità ci distingue dagli vertebrati che hanno due cervelli, e che possono provare solo le sensazioni e muoversi. A ragione ci distinguiamo ancor più dagli invertebrati che hanno solo un cervello, e che non hanno sensazioni e non possono pensare.

Gurdjieff insegna che l’uomo possiede tre cervelli in prospettiva funzionale, perciò dice che abbiamo un corpo a cui è connesso un cervello che è contenuto nella scatola cranica, perciò possiamo provare le sensazioni se le sinapsi del sistema nervoso sono funzionanti. Ciascuno dei cervelli ci permette di essere in relazione in modo diverso con il mondo, sebbene il mondo sia sempre lo stesso, perciò se le strutture sono integrate in modo armonioso siamo la vera potenza del mondo.

I cervelli sono solo degli strumenti, e non risolvano affatto il mistero di ciò che l’uomo è, infatti i cervelli che misero nel nostro corpo fisico devono saper usare la struttura fisiologica umana, perciò devono essere integrati nella percezione e nella psicologica umana. Ognuna delle strutture deve sapersi relazionare in modo diverso col mondo, anche se non tutte le strutture del corpo godono dello stesso livello di consapevolezza.

Il modo con cui sviluppiamo la nostra sensibilità personale è una peculiarità nostra che è collegato al nostro corpo, perciò il livello di sensibilità che possediamo è influenzato dalla nostra capacità personale di recepire. Se il mondo è analizzato in modo funzionale ci permette di comprendere il modo in cui l’uomo si deve collocare nel fluire delle cose, perciò ci fa comprendere il mondo anche quando esso diventa un processo che fluisce velocemente.

Nel mondo ogni cosa possiede una funzione, e anche il nostro corpo possiede delle parti che svolgono delle specifiche funzioni, perciò il mondo va visto come un corpo vivente dotato dei suoi strumenti funzionali. Tutto ciò che possiede una struttura con specifiche prerogative diventa una cosa funzionale ad altre cose. Le cose vanno conosciute riguardo ai fenomeni che esse producono, perciò vedendo quello che esse producono, perciò anche una cosa complessa come la vita sulla terra va analizzata con questo punto di vista.

La vita trasforma tutte le forme di energia, perciò produce questo fenomeno anche sugli uomini, e produce il medesimo fenomeno anche nei sistemi planetari e nelle stelle. Anche se non conosciamo la natura delle cose possiamo affermare che tutto quello che esiste possiede uno scopo. Ogni cosa diventa lo strumento di un’altra forma di manifestazione, perciò tutto serve a fare l’interesse di qualcosa di maggiore se il funzionamento resta funzionale al sistema generale, e se valutiamo giusto questo punto di vista.

Questo tipo di pensiero da il potere di spiegare il funzionamento del mondo, perché ci mette in grado di prevedere come si orienteranno in futuro le cose, perciò possiamo decidere di combinare diversamente le cose per generare solo ciò che vogliamo. Le situazioni devono servire per comprendere se esse sono funzionali o meno alla nostra evoluzione. Perciò dobbiamo capire se alcune condizioni sono degli strumenti utili per noi, ma non possiamo avere una risposta sicura se pensiamo che tutta la funzione del mondo sia rivolta solo ai fini dell’uomo.

Dobbiamo pensare e saper valutare ogni cosa vedendo la prospettiva del fine cosmico maggiore, perciò pensare che l’uomo è uno strumento che persegue quei medesimi fini, perché ogni cosa vivente è come una parte dell'apparato. Anche l’universo è come l’apparato dal meccanismo che persegue il fine generale, perciò il suo funzionamento si comprende vedendo quello che fanno i suoi meccanismi.

Ogni meccanismo è condizionato da altri meccanismi, anche se ognuno di loro ha la sua funzione e il suo meccanismo che fa parte del sistema che è parte integrante dell’apparato maggiore. Se analizziamo le strutture subatomiche, oppure i livelli planetari non cambia il fatto che le cose si conoscono meglio se analizziamo quello che fanno, perciò sia le cose esteriori che quelle interiori vanno analizzate valutando gli effetti che esse producono.

Conoscere il nome dei fenomeni è irrilevante a livello pratico, infatti anche se avessimo la conoscenza più elevata non sarebbe sufficiente a spiegare nulla, se non abbiamo la comprensione di quello che le cose ci vogliono comunicare. Le parole e i libri appartengono al livello più elevato di vita intellettuale, ma non aiutano a comprendere se non osserviamo l’effetto prodotto, perciò l’esperienza diretta resta la soluzione valida per capire.

Il solo modo che abbiamo per ascedere agli altri mondi viene dalla trasformazione che dobbiamo attivare in noi, perciò Gurdjieff insegna che l’uomo che vuole lavorare su se stesso deve essere in grado di attivare il contatto con altri mondi, perché deve essere capace di vivere almeno in due mondi. E la parola trasformazione non riguarda il fatto di diventare più intelligenti, più alti o biondi se siamo mori ma riguarda il saper attivare un cambiamento rispetto a ciò che l’uomo è.

Se non facciamo un lavoro radicale è inutile perdere del tempo e ciarlare su ciò che l’apparato umano può fare o meno. Per farci capire meglio il concetto di Gurdjieff, il suo seguace Ouspensky usava la metafora della stanza, in cui dobbiamo immaginare una stanza in cui abbiamo una macchina da scrivere, un telescopio e un microscopio. Ma se non c’è nessuno che sa far funzionare quella strumentazione è perfettamente inutile averla, perché ogni strumento deve avere un operatore che lo sappia usare, e deve avere qualcuno che possa trarre vantaggio dal lavoro che lo strumento compie.

L’utilizzatore deve avere una volontà precisa che conosce il lavoro che vuole fare, ma anche la volontà più indomabile non può raggiungere nulla se non possiede una luce che gli fa vedere il tipo di lavoro che sta facendo. L’immagine di Ouspensky suggerisce che ogni funzione deve avere un significato che sia valido e non solo per il mondo materiale, perché dobbiamo servire anche finalità più elevate, sebbene la scienza e la tecnica ci abituano a indagare solo sulle cose che possiamo calcolare e misurare in modo materiale.

Se l’uomo resta al livello di volontà, di coscienza e di funzionalità minima il mondo corre il rischio di diventare un meccanismo cieco. Se il mondo è manipolato da un uomo che non vuole lavorare su se stesso sarà desolato, perché diverrà strumento di una volontà umana ottusa. Anche il mondo interiore dell'uomo corre il rischio di essere una terra illusoria, perciò anche la vita esteriore può restare nella inerzia in attesa della morte fisica che verrà a disintegrare il corpo, e a cancellare l’essenza umana.

Buona erranza
Sharatan

lunedì 4 febbraio 2013

Intossicati di percezioni



“Kabir chiede: Discepolo, dimmi cos’è Dio?
E’ il respiro contenuto nel respiro.”
(Kabir)

L’Anima è un riflesso dello Spirito, ma quando l'Anima viene racchiusa nel corpo, le pesanti guaine della materia la soffocano finché la sua sensibilità resta attutita ed essa dimentica la sua vera natura. I Maestri insegnano che l'uomo non può ricordare chi è se non impara a meditare, perché la meditazione è l'unico modo per vedere l'essenza originaria, cioè lo stato mentale originale che i lama chiamano rigpa. Un pensare equilibrato può eliminare ogni oscuramento di coscienza, ma quel livello è raggiunto difficilmente e con molto sforzo, invece la meditazione permette di sperimentare direttamente la beatitudine della mente che riposa nell'Anima.

I Veicoli della Grande Perfezione insegnano che raggiungere quel livello è più semplice di ciò che sembra sebbene la nostra mente sia intossicata dalla percezione che prevale con l’abitudine. I lama Dzogchen insegnano che la ‘semplicità’ è la chiave della comprensione, infatti tutti abbiamo una percezione di base che è priva di elaborazioni mentali. Essi dicono che tutti possiamo liberarci dai concetti errati sulla natura della mente se la sperimentiamo. Tutto è semplice, se comprendiamo senza i concetti astratti, perché se verifichiamo non c’è nulla da imparare, ma c'è solo da credere a ciò che si vede.

Il riferimento diretto è alla non-azione, perché se una vera natura è innata non si deve imparare nulla, infatti il fatto diventa ovvio quando lo verifichiamo di persona. Se una vera natura è una struttura sempre presente, quello che si vede è ciò che sempre fu nell'Essere, perciò il fatto va solo riconosciuto. Il vedere non implica alcun fare, perché pensare distoglie l'attenzione dal riconoscere ciò che si vede, perciò non pensiamo ma impariamo in modo diretto.

Non dobbiamo trovare ‘cose’ su cui concentrarci, infatti non c'è nulla su cui meditare, perché una mente già perfetta per sua natura è una struttura naturalmente conoscitiva. Nessuna essenza va purificata se essa è già totalmente pura e perfetta, e se chiudiamo orecchie e occhi alle ovvietà è perché i nostri corpi sottili sono troppo atrofizzati, perciò non sappiamo più come ritrovare una Mente Cosmica.

La Mente Cosmica è la fonte di tutte le forme di vita dell’universo, infatti anche la Bibbia dice che Dio è Logos, Parola, cioè che Dio è Suono Originario e Originaria Vibrazione che crea la scala armonica del Creato. Paramhansa Yogananda dice che Patanjali, il grande yogi, insegna che lo Spirito cioè Dio Padre o Ishwara si manifesta come Vibrazione Cosmica, cioè come materia. Lo stesso concetto è anche nel Vangelo di Giovanni dove si dice che lo Spirito si fece carne, infatti si dice che la vibrazione dello Spirito divenne più lenta finché si manifestò come materia.

L’Intelligenza Cosmica modificò l'ampiezza e il livello di vibrazione per diventare Energia Cosmica, perciò essa diventò atomo. Poi gli atomi divennero strutture di scala maggiore e minore creando le sostanze gassose che sono alla base delle nebulose cosmiche. Infatti le nebulose sono masse diffuse di materie gassose che divennero acqua, perciò l’acqua diventò una materia più solida. Dalla Vibrazione Divina proviene ogni forma di vita, infatti da una prima vibrazione inizia quel processo di materializzazione che causa la moltitudine delle forme, perciò l’uomo che vuole tornare all'origine deve ascendere all'Uno.

Se l’uomo vuole ritornare nell'armonia originaria deve fare il percorso a ritroso, infatti deve tornare alla percezione del feto che era nel grembo della grande Madre Cosmica. Se comprendiamo che, tornando nell'armonia del cosmo, possiamo ritrovare la pace e la quiete della beatitudine originaria, allora abbiamo la via della salvezza. Il percorso di ascesa della coscienza inizia quando usiamo il respiro, il flusso del cuore e la circolazione delle energie allineandole alla vibrazione ritmica del cosmo. Questo avviene perché la forza cosmica è la stessa forza che è stata racchiusa nel respiro umano, infatti è la medesima forza che scorre nella materia del cosmo.

Per questo i maestri dicono che l’uomo si ritrova quando chiude gli occhi all'esterno per entrare nella quiete del suo mondo interiore, ma questo avviene se placa la confusione che turba l'armonia interiore. La meditazione profonda viene paragonata alla beatitudine divina che proviene da tutte le scintille di energia, dagli atomi e dalle strutture cosmiche maggiori mosse dalla forza della Divinità. Questa musica divina che risuona nel cosmo, risuona anche nel corpo che ha risvegliato la coscienza della sua Anima. Solo l’Anima ridestata può vedere che è stata racchiusa nella prigione di carne, perciò solo quell'Anima desta può trovare una strategia di fuga dai limiti del corpo.

Chi sa ascoltare il respiro che fluisce nel corpo riconosce che il suo respiro è la stesso flusso del cosmo, perché quel respiro è lo stesso che fu infuso dalla Vibrazione Cosmica che ci ha creato all'origine. Il respiro di vita che scorre nelle nostre vene assieme al nostro sangue è la Voce del Padre. Gli antichi maestri nel loro linguaggio poetico-simbolico lo chiamano Logos per indicare la trama comune che condividiamo con l'universo. Anche gli indù dicono che la prima parola fu Aum, in cui A indica Akar cioè la vibrazione creativa, la U indica Ukar cioè la vibrazione conservativa, mentre M che sta per Makar, cioè la vibrazione distruttiva.

L’universo viene descritto come un oceano che crea onde più grandi e più piccole che emergono e poi si immergono nella massa delle acque. Così, dal suono Aum dello Spirito si creano, permangono e si distruggono tutte le cose, perché la nebulosa originaria fu acqua e calore, e originò le forme dei mondi e dei cosmi che iniziano ad essere, ma poi essa riassorbe tutte le forme che ha creato, perciò tutto si dissolve e ritorna nell'oceano da cui viene.

La vera forma del cosmo è la creazione e la dissoluzione continua, e questa dissoluzione a volte è temporanea e parziale, mentre altre volte è più completa e dura per un tempo maggiore. Ma una dissoluzione totale e assoluta del cosmo è una cosa impossibile, perciò avviene solo una distruzione parziale di mondi e universi, perché così deve essere finché tutte le anime dei viventi non sono in grado di tornare nel principio originale. Per appagare questo desiderio di ritorno, le anime scendono sulla terra come esseri umani e si rivestono del corpo di desiderio.

E questo fatto lo vediamo nel sorgere e dissolversi di desideri che esiste nelle creature, infatti per loro ogni desiderio è penoso come quando un universo viene creato e distrutto. Una vera conoscenza non è come la soddisfazione del desiderio, infatti una conoscenza vera non è uno stato transitorio ma è una condizione permanente e durevole, perciò è come la realizzazione del desiderio più elevato e bello, ma gli uomini la ignorano, perché pensano in modo sbagliato quando sono calati nella materia.

Gli uomini non sanno vedere che le realizzazioni della materia sono relative e mutevoli, mentre la condizione dell'Anima che trova lo Spirito è come una beatitudine assoluta e durevole. I maestri insegnano che non si può mangiare sperando di appagare la fame altrui, perciò l’Anima non si sente appagata se riesce a placare solo la fame del suo corpo. L’Anima viene appagata dalla calma, dalla pace e dalla beatitudine che sente quando medita nella casa dello Spirito, seppure questa dimora sia primitiva rispetto allo splendore della casa originaria.

Vivendo nella carne sentiamo i desideri della materia che causano una brama inesauribile che vuole appagamento immediato, ma la coscienza viene illusa e viene imprigionata agli oggetti del suo desiderio senza essere mai appagata in modo totale. Per questo motivo l'uomo vuole sempre delle nuove forme e fonti di desiderio e di appagamento. L'appagamento dovrebbe dare una gioia maggiore, infatti dovremmo avere un godimento totale dalle cose buone che amiamo, e dovremmo avere pieno diletto da ciò che vediamo come bello, e non dovremmo avere il dolore e il timore di perdere ciò che amiamo.

Quando l’umanità avrà una maggiore evoluzione di coscienza saprà godere del mondo e saprà assaporarlo meglio, infatti l'amore umano sarà migliore, più esteso e più intenso, perciò non sarà così penoso ed esclusivo. L’uomo saprà amare e saprà apprezzare il suo mondo e le cose belle con una coscienza che saprà unire il piacere del corpo materiale con la beatitudine dell'Anima che riposa nello Spirito. In quel tempo l'uomo potrà amare la terra, tutti gli esseri viventi e tutti gli universi, perché l’uomo avrà imparato ad amare con ogni atomo della sua sostanza.

La vibrazione sacra che inizia con il suono cosmico Aum si manifesta sotto forma di energia cosmica, perché tutti i suoni della sostanza del corpo e del mondo provengono dalla medesima prima sillaba. L’Aum contiene tutti i suoni delle 9 ottave che l’orecchio umano sa percepire, perciò contiene anche tutti i suoni cosmici. Il suono primordiale si manifesta sotto forma di energia cosmica, perciò esso può risuonare nel nostro corpo astrale, infatti il suono si riflette nel corpo astrale sotto forma di riflesso luminoso, perché quel corpo è una forma di energia cosmica che è stata condensata.

Il nostro corpo fisico possiede due occhi in ossequio al principio della dualità, ma il corpo astrale ha un occhio unico, cioè l’occhio spirituale che gli indù chiamano “terzo occhio,” ma è chiamato anche l’occhio intuitivo, l’occhio singolo, la stella dell’est, la stella di saggezza, la colomba che discende dal cielo oppure l’occhio di Shiva ossia l’occhio dei saggi. L’occhio spirituale è come un telescopio che possiede tre lenti diverse, infatti ha un cerchio esterno dorato, un cerchio interno di colore blu, e un centro con una stella d’argento a 5 punte cioè il suo terzo raggio.

L’energia cosmica si manifesta microcosmicamente nel corpo umano come energia che viene riflessa dal nostro corpo astrale, perciò l’occhio astrale dell’uomo è l'energia cosmica che si è riuscita a individualizzare all’interno del corpo. Mentre siamo immersi in meditazione, la nostra forza vitale viene ritratta dal corpo e può attraversare la porta dell’energia cosmica interiore, perciò si passa il cerchio dorato, e poi si va a immergerci nella luce blu che rappresenta la Coscienza dell'Anima Divina che vive in noi.

Ma la coscienza deve penetrare anche nella stella argentata che rappresenta lo Spirito della regione dell’Infinito. Queste tre luci, la dorata, la blu e l’argentata, contengono tutti i tipi di raggi ultravioletti, elettronici e cosmici, perciò contengono tutti i raggi di energia attraverso cui si deve passare per raggiungere il Cielo. Tutti gli uomini sono il figliol prodigo, perché tutti lasciarono la casa del Padre per perdersi nella terra sconosciuta e limitata del corpo, perciò il suono primordiale mostra a tutti la via per ritornare alla casa del Padre.

Buona erranza
Sharatan