sabato 31 maggio 2014

Un magico nettare: consigli al discepolo



“Se dovessi istruire un altro sulla via eccellente, chi mai mi starebbe ad ascoltare, dal momento che non possiedo alcuna capacità discriminante, né sono in grado di guidare neppure me stesso! Ciò nonostante, tu mi vedi attraverso una visione pura, e mi hai fatto una domanda. Quindi, piuttosto che deluderti, dirò poche cose, così come mi vengono in mente.

Qualsiasi successo, grande o piccolo, tanto nelle cose spirituali quanto in quelle temporali, deriva dalla tua riserva di meriti. Dunque, non trascurare mai di fare un’azione positiva, per quanto piccola sia. Falla e basta. Analogamente, non trascurare i piccoli errori come cose di scarsa importanza: semplicemente, non farli! Sforzati di accumulare meriti: fai offerte, sii caritatevole. Animato da buon cuore, lotta per fare qualsiasi cosa possa essere di beneficio agli altri.

Segui le orme del saggio e analizza con attenzione tutto quello che fai. Non essere schiavo di mode che non hai analizzato. Sii di poche parole ma riflessivo, ed esamina ogni situazione attentamente, perché vanno nutrite le radici delle capacità discriminative: il desiderio di compiere tutto quello che va compiuto e di abbandonare quello che va abbandonato. Non essere critico nei confronti dei saggi, né sarcastico: sbarazzati completamente da ogni senso di gelosa rivalità nei loro confronti.

Non disprezzare l’arrogante, allontanandoti da lui con altera arroganza; abbandona l’orgoglio, abbandona la tua sufficienza. Tutte queste cose sono essenziali. Devi renderti conto che sei in vita grazie alla gentilezza dei tuoi genitori, quindi non dare loro delle preoccupazioni ma realizza i loro auspici.

Sii gentile e pieno di considerazione per tutte le persone che si affidano a te: instilla in loro un senso di bontà, ed istruiscile affinché pratichino la virtù ed evitino il male. Sii paziente con i loro piccoli difetti ed evita di innervosirti: ricorda che anche la minima cosa può rovinare una situazione positiva.

Non allearti con persone dalla mente ristretta, e non affidarti a persone nuove che non hai potuto mettere alla prova. Stringi amicizia con le persone oneste, intelligenti e prudenti, e abbi il senso della buona educazione e della gentilezza. Non legarti con gente malvagia a cui non importa nulla del karma, con persone che mentono, ingannano e rubano. Prendi da loro le distanze, ma fallo in modo abile. Non fidarti di chi ti loda davanti, ma alle tue spalle fa il contrario.

Quante a te, sii costante in mezzo ai flussi e riflussi di felicità e sofferenza. Sii con gli altri amichevole ed equo.

Se non tenute a bada, le chiacchiere smodate ti consegneranno nelle loro mani, e i silenzi eccessivi potranno lasciarti nel dubbio circa quello che vuoi dire; dunque, stai nel mezzo: non pavoneggiarti con eccessiva sufficienza, ma non diventare neppure uno stuoino. Non prestare orecchio ai pettegolezzi senza averne verificato la fondatezza. La gente che sa tenere la bocca chiusa è assai rara, dunque non strombazzare i tuoi desideri e le tue intenzioni, ma tienili per te. […]

Sii accogliente con le persone, sorridi e parla garbatamente: stai al tuo posto. Sii rispettoso nei confronti dei superiori, e quando le cose per loro vanno storto, non farne uno zimbello. Contemporaneamente, comunque, non strisciare davanti alle persone rozze, neppure se sono altezzose e piene di sé.

Sii abile, non fare promesse che non potrai mantenere. Per la stessa ragione, onora le promesse che hai fatto e non trascurarle mai, credendole di poco conto. Non farti deprimere dalla sventura o quando non ti riesce di ottenere ciò che vuoi: sii, invece prudente, e cerca di vedere dove stanno il vero profitto e la vera perdita.

Tutti questi comportamenti che riguardano le cose mondane, se adottati con appropriate capacità discriminative, produrranno prosperità e buona fortuna in questa vita e, è detto, un veloce trasferimento nei regni divini. Ma, se desideri liberarti completamente dal samsara, ecco qualche consiglio che dovrebbe aiutarti lungo il sentiero della liberazione.

Se non sei mai contento sei povero, indipendentemente da quanti soldi possiedi. Decidi dunque che hai quanto basta, e sbarazzati dall’invidia e dall’attaccamento. Rari sono davvero coloro che sanno che la ricchezza è transitoria e instabile, e che possono praticare la perfetta generosità. Persino tra coloro che la praticano, spesso la generosità è intaccata dalle tre impurità, e quindi va sprecata, come il buon cibo quando è mescolato al veleno. […]

Nutri il senso della tua integrità personale e della buona creanza nei confronti altrui. Con queste sublimi bellezze sarai sempre felice! L’ignoranza, i cinque veleni, il dubbio e la percezione dualistica sono le radici del samsara, nonché delle sofferenze dei tre regni. Esiste un unico antidoto che elimina o libera tutto in un colpo solo; è la saggezza spontanea, la saggezza della consapevolezza primordiale.

Sii dunque fiducioso nella fase di sviluppo: apparenze, suoni e pensieri non sono altro che il dispiegarsi primordiale della deità, del mantra e della saggezza primordiale. Poi dimora nel sentiero “susseguente” delle tre percezioni specifiche, la fase di perfezione, lo stato di beatitudine e la vacuità.

Dimora nella pratica assoluta dell’Essenza del Cuore, ove samara e Nirvana sono manifestazioni della consapevolezza. Senza distrarti, senza meditare, in uno stato di naturale rilassamento, dimora costantemente nella nudità onnipervadente della realtà assoluta.” (Dudjom Rinpoche, Consigli del cuore, Amrita ed., 2004)

giovedì 29 maggio 2014

Evoluzioni



“La via è nel cuore.”
(Buddha)

Wayne W. Dyer scrive che manifestare la spiritualità è come entrare in un territorio sconosciuto in cui non si sa cosa si può trovare. Il destino, a lui aveva riservato l’incoraggiamento del maestro indiano, Shri Guruji, che gli insegnò a manifestare la spiritualità. In noi c’è una capacità divina di manifestare la spiritualità, ma questa consapevolezza non può essere forzata, e neppure possiamo invocare le forze divine per farlo al nostro posto.

L’essenziale è capire che siamo sia un corpo fisico del mondo materiale che un essere non-fisico che deve salire al livello superiore che è in noi. Ma questo livello si raggiunge solo con l’età adulta. La vita dell’adulto si evolve passando attraverso 4 momenti che rappresentano 4 tipi di pensiero. Ma questa evoluzione non è legata necessariamente all’età anagrafica o all’esperienza. Alcuni sono veloci nella loro evoluzione, perciò fin da giovani hanno già sviluppato il sé inferiore e il sé superiore.

Altri non sanno progredire e restano fissi alle prime fasi evolutive. Jung dice che maturare il sé superiore è una fase essenziale per l’adulto. La maturità è come un salire, gradino su gradino, fino al livello in cui riusciamo a creare la nostra vita e il nostro destino. Le varie fasi evolutive seguono gli archetipi di Jung. Tutto il processo di crescita tende alla consapevolezza del sé superiore e all’accesso nella dimensione dell’essere che trascende i limiti del mondo fisico.

La prima fase è quella dell’atleta che non ha nulla a che vedere con i comportamenti sportivi degli atleti. Indica un momento della fase adulta in cui l’identificazione primaria è con il corpo fisico e con il suo funzionamento nell’attività quotidiana. È il momento in cui la felicità e il nostro valore sono stabiliti sulla base del nostro aspetto fisico e delle nostre forze fisiche.

Le capacità che si stimano variano a seconda del gusto personale, e lo standard di bellezza è fondato sulla forma, sulle dimensioni e sulla struttura del corpo accettate. La società consumistica in cui viviamo crea delle valutazioni che dipendono dal denaro, dai beni materiali, dalla classe sociale e da altri valori socio-culturali. Queste caratteristiche sono tipiche della prima fase adulta, perché la vita è impossibile senza avere il consenso collettivo e corale che ci fa sentire sicuri di noi stessi.

La fase dell’atleta è quella in cui ci identifichiamo totalmente con le nostre prestazioni, con l’efficienza fisica, con la nostra bellezza e con le nostre conquiste. Molti superano la fase dell’atleta e passano a considerazioni più significative, mentre altri restano in questa fase per tutta la vita. Il superamento della fase è determinato dal grado di attaccamento al corpo come fonte primaria di identificazione. La cura del corpo è una cosa giusta, ma l’ansia da prestazione e il salutismo estremo vanno evitati.

Superando la fase dell’atleta generalmente entriamo nella fase del guerriero. È la fase in cui l’io domina la vita e in cui dobbiamo avere il mondo ai nostri piedi per dimostrare che siamo invincibili e superiori. L’io che sentiamo è quello che si sente importante, unico e separato dagli altri. Il nostro io è collegato alla esclusiva identificazione con il sé fisico del mondo materiale. L’obiettivo del guerriero è sottomettere e sconfiggere tutti gli avversari, nell’eterna lotta per essere i primi.

Il dominio dell’io fa provare una continua ansia, perché i nostri atti sono sottoposti sempre al paragone con quelli degli altri. Dobbiamo accumulare trofei, coppe, riconoscimenti e altri onori per avere la prova tangibile del nostro valore. Il guerriero vive nel timore del futuro perché teme che qualcuno o qualcosa gli possa intralciare il passo.

Gli slogan tipici del guerriero sono quelli che affermano che il tempo è denaro e che il denaro è tutto, che la vita è una lotta continua e spietata, che se non si arraffa ciò che vogliamo, qualcuno può rubarlo, e cose così. Nella fase del guerriero si ricerca ossessivamente uno status sociale e una posizione sicura. L’ossessione ricorrente è convincere gli altri, perciò tutta la vita è incentrata sugli altri.

Si cerca di vincere la guerra e di arraffare il bottino. Per capire questa fase si devono identificare gli impulsi che predominano in noi, perciò se ci vediamo impegnati a conquistare, sconfiggere, arraffare, dominare, confrontare e sconfiggere siamo nella fase da guerriero. Solo noi possiamo decidere quanto vogliamo che le sue caratteristiche si affermino nella nostra vita e quanto debbano influire sui nostri comportamenti. Ma, se restiamo a questo livello, non possiamo manifestare nessuna spiritualità.

La fase della persona pubblica vede la sottomissione dell’io e la modifica della consapevolezza. In questa fase sappiamo cos’è importante per gli altri. Invece di concentrarci su ciò che ci spetta ci domandiamo, con sincero interesse, su cosa è importante per gli altri. Ma, lo facciamo solo, se crediamo che il nostro scopo è dare invece che avere. La persona pubblica è sia un atleta che un guerriero, ma il suo impulso interno è dedicarsi al servizio degli altri.

La vera libertà è sapersi dominare e smettere di pensare solo al proprio interesse. Se siamo ansiosi, confusi o senza scopo dobbiamo riflettere su quanto il nostro umore venga condizionato da come ci sentiamo trattati e considerati dagli altri. Se riusciamo a uscire dall’ossessione del pensiero di noi stessi e della nostra esclusiva importanza personale, siamo esseri liberi.

Uscire dall’ossessione del guerriero e diventare un personaggio pubblico è un’esperienza liberatoria. Si esce dalla preoccupazione di dover essere e si entra al servizio degli altri. Si diventa grati di tutto ciò che la vita ci offre perciò tutto ci arricchisce, perché siamo arrivati molto vicini al sé superiore. La vera forza della vita non è l'avere ma è l'essere.

Se non vogliamo più vincere o conquistare abbiamo trovato la pace interiore. Solo quando sappiamo servire gli altri senza curarci di ciò che diamo, troviamo la felicità. Teresa di Calcutta fu il miglior esempio di questo, nel secolo scorso. Madre Teresa disse che nessuno è mai solo, che aiutare gli altri significa fargli sentire che nessuno resta mai solo e abbandonato. In ognuno è presente lo spirito divino che si manifesta a prescindere dalle circostanze della vita e dalla forma misera.

Madre Teresa diceva: “Vedo Gesù Cristo ogni giorno, in tutti i suoi dolorosi travestimenti.” Ma c’è una fase superiore anche a questa, ed è la fase finale quando riconosciamo la nostra vera essenza divina. Se abbiamo trovato il sé superiore abbiamo scoperto il potere e la capacità di creare la nostra vita e il nostro destino.

Sappiamo restare tranquilli anche nelle più incredibili situazioni di vita. Sappiamo che la terra non è la nostra vera casa. Sappiamo che non siamo l'atleta, il guerriero o la persona pubblica, ma che siamo energia infinita, immortale, universale ed eterna che è stata racchiusa in un corpo materiale. Sappiamo che nulla mai muore, che tutto è energia e che l'energia è in continua trasformazione.

Sentendo il pulsare di quell’energia che scorre nel nostro corpo, perciò amiamo restare in meditazione nel nostro mondo interno. Abbiamo lasciato andare l’ansia e la paura perché sentiamo distacco dal mondo materiale. Siamo osservatori del mondo, perché siamo arrivati a livelli di consapevolezza maggiore. La forma di energia che siamo non è soltanto in noi, ma fluisce in tutte le forme e in tutti gli esseri che furono, che sono e che saranno: ma solo ora lo sappiamo davvero.

Per evolvere oltre il mondo terreno dobbiamo imparare a sentire la forza vitale che fluisce nel corpo. Dobbiamo sentire l’energia della vita che ci dà forza, perché l'energia è responsabile di come siamo e di ogni nostra cellula. Questa forza è quella dello spirito che non può essere costretto nella materia. Lo spirito non ha forma, non ha confini, perciò non ha preclusioni.

Siamo consapevoli che questa è la fonte vera della vita, anche se siamo stati abituati a credere che sia andato diversamente. Quando siamo arrivati a questo livello saremo viventi nel mondo, ma non saremo più schiavi del mondo. L’energia non muore e non nasce, anche se molti credono che la spiritualità sia una meta finale.

A molti viene insegnato che la nostra parte superiore l'avremo dopo la morte come premio nella lotta di conquista della santità. Altri dicono che lo spirito non si può conoscere finché non si abbandona la misera forma carnale. Ma lo spirito è sempre presente. Lo spirito è ora, perché siamo già spirito da adesso! L’energia è sempre in noi, ma dobbiamo imparare a sintonizzarci. Ma dobbiamo abbandonare ogni concezione tipica della dimensione terrestre per avere una dimensione illimitata.

Quando siamo in questa realtà perdiamo ogni attaccamento emotivo a quello che credevamo la nostra vera realtà. Ora vediamo l’osservatore che è sempre stato in noi, e sappiamo che quello è la vera fonte del nostro mondo fisico. Quando abbiamo questa consapevolezza suprema, dice Wayne W. Dyer, siamo veramente entrati nella dimensione superiore perciò sappiamo attrarre tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Buona erranza
Sharatan

venerdì 16 maggio 2014

La compassione è intelligente



"Comprensione e compassione sono fonti di energia molto potenti: sono l'opposto della stupidità e della passività. Se consideri la compassione un sentimento passivo, debole o codardo vuol dire che non sai che cosa sia la vera comprensione, la vera compassione. Se pensi che le persone compassionevoli non oppongano resistenza all'ingiustizia, non la sfidino, ti sbagli: sono guerrieri, invece, eroi ed eroine che hanno riportato molte vittorie.

Devi essere molto forte quando agisci con compassione, con non-violenza, quando agisci in base al non-dualismo: in quel momento tu smetti di agire mosso dalla rabbia, non punisci più, non dai più la colpa all'altro.

La compassione cresce di continuo dentro di te e può portarti alla vittoria nella tua lotta all’ingiustizia. Il Mahatma Gandhi era solo un uomo, non aveva né bombe, né fucili, né un partito politico: la sua azione era fondata semplicemente sulla comprensione profonda della non-dualità, sulla forza della compassione, non sulla rabbia.

Gli esseri umani non sono il nemico: l'altra persona non è il nemico. Il nemico è la violenza, l'ignoranza, l'ingiustizia, in noi e nell'altro. Quando siamo armati di comprensione e di compassione, noi non combattiamo contro gli altri ma contro la loro tendenza a invadere, a dominare, a sfruttare. Non vogliamo ucciderli; però non permetteremmo loro di dominare o sfruttare noi o altre persone.

Tu ti devi proteggere. Non sei stupido, sei molto intelligente e comprendi a fondo le cose: essere comprensivi significa essere intelligenti. L'azione non-violenta che nasce dall'amore non può che essere un'azione intelligente. Essere comprensivi non significa soffrire inutilmente o perdere il buonsenso innato. Immagina di essere alla testa di un gruppo di persone che fa meditazione camminata, muovendosi con lentezza e con armonia.

La meditazione camminata genera molta energia, circondando ognuno di calma, solidità e pace; all'improvviso però si mette a piovere. Continueresti a camminare lentamente, bagnandoti fino alle ossa e facendo bagnare gli altri? Non sarebbe intelligente! Sei un buon conduttore di meditazione camminata e la trasformerai in una meditazione della corsa: manterrai viva la stessa gioia che genera la camminata, potrai magari ridere o sorridere, e così facendo dimostrerai che la pratica non è stupida. Puoi restare in presenza mentale anche quando corri per evitare di infradiciarti!

Dobbiamo praticare in modo intelligente. La meditazione non è un atto stupido; meditare non vuol dire seguire alla cieca la persona che ti sta davanti, qualunque cosa faccia. Per meditare devi essere abile e fare un buon uso della tua intelligenza. Essere gentili non significa essere passivi. Essere comprensivi non significa permettere agli altri di calpestarci, lasciarci distruggere. Tu hai il dovere di proteggere te stesso e gli altri." (Tich Nhat Hanh, Spegni il fuoco della rabbia, Mondadori)

mercoledì 14 maggio 2014

Guru



“Un santo è un peccatore che non si è dato mai per vinto”
(Paramhansa Yogananda)

La necessità di trovare un maestro spirituale è molto dibattuta. Tutti i maggiori Maestri dicono di aver avuto, a loro volta, un maestro spirituale che li ha aiutati nel loro cammino. Raccontando l'esperienza affermano che avere un Maestro è come trovare una madre o un padre che ci fa rinascere al mondo spirituale: il Maestro è la madre che fa nascere l'anima. Ma c'è il problema che pochi sanno cos'è e come riconoscerlo, e che troppi si definiscono tali millantando di saper fare i miracoli.

A causa delle sciocchezze che sentiamo, ci facciamo l'immagine falsa del Maestro perfetto e onnipotente che vive al riparo dai mali della vita e che sa camminare sulle acque. Pochi sanno che nessuno farebbe cose così sciocche solo per fare effetto. Un Maestro sa che i miracoli non trasformano gli uomini e non li convincono a eliminare le loro peggiori abitudini. Un Maestro è fatto di carne e sangue come gli altri, e deve confrontarsi con i problemi concreti delle persone normali.

La differenza tra un Maestro e gli altri uomini è che il suo grado di coscienza è maggiore di quello degli uomini comuni. Un Maestro è un essere avanzato perché ha acquisito un punto di vista superiore, e che persegue un ideale che è in armonia con lo Spirito. Un Maestro persegue l'obiettivo con determinazione, perché ha duramente lavorato per dominarsi riuscendo a vincere se stesso.

Per ottenere questo risultato è necessario lavorare molto, perciò nessuno può diventare Maestro con una sola incarnazione. Se si incontra un Maestro bisogna considerare che tutto quello che dimostra, che conosce e che sa fare l'ha imparato nel corso del tempo e vivendo molte vite. Molti esseri lavorano per secoli o anche per millenni per conquistare delle qualità specifiche, perché nulla di quello che si conquista può essere smarrito.

Ogni volta che torniamo sulla terra, riportiamo in noi tutte le acquisizioni delle vite passate. Tutti i semi buoni e cattivi ci seguono da un'incarnazione all'altra, perciò aumentiamo le nostre qualità spirituali finché diventiamo dei conduttori di luce e di virtù.

Gli spiriti di luce, con un lungo lavoro trasformano la materia grezza in metallo nobile cioè in oro puro. Ma, finché non hanno raggiunto questo elevato grado di evoluzione spirituale è necessario avere un Maestro che gli indica la via spirituale. Secondo Omraam Mikhael Aivanhov, ogni essere ha un Maestro in forma visibile oppure ha un Maestro del mondo invisibile. Perciò anche se qualcuno ci dice di non avere un Maestro, questo non è vero. A volte, la persona lo crede davvero, ma anche nel mondo spirituale non è come sembra, perciò spesso ci segue un Maestro invisibile.

Ma noi dobbiamo imparare a riconoscere un Maestro, soprattutto se incontriamo qualcuno che si definisce in questo modo, e pretende che gli crediamo. Primariamente dobbiamo sapere che un Maestro è un essere che conosce le verità essenziali, che è un essere che si è dominato e che si controlla fino ad avere una conoscenza superiore e un dominio delle sue facoltà interiori che mette al servizio del disinteresse. Il disinteresse è la qualità che accomuna tutti i maestri.

Esistono Maestri di tipo diverso perché sono ricettacoli di diverse qualità divine. Ci sono tanti Maestri diversi, infatti esistono i Maestri di saggezza, d'amore, di bellezza, di forza, di purezza e così via. Le qualità dei Maestri sono varie, ma la caratteristica che li accomuna tutti è il loro disinteresse.

I furbi, i ciarlatani e gli imbroglioni che vogliono ricchezze e potere in campo spirituale sono falsi maestri difficili da riconoscere. Ma, se indaghiamo sui loro moventi e il loro disinteressato abbiamo un buon metodo per smascherare la loro falsità e le loro ambizioni. I Maestri non hanno un segno esterno che li renda visibili, infatti tutti possono dire di essere grandi maestri.

Molti furbi non sono facili da smascherare perché si sono creata una base di nozioni e tecniche che usano per studiare e assoggettare gli ignari che accalappiano. Essi cercano di approfittare dell'ingenuità e della fragilità delle loro vittime. Altri vogliono raggiungere il potere spirituale per avere prestigio e per esaltare la loro persona.

Se qualcuno sta attraversando un periodo difficile può dare fiducia a chi gli offre il Paradiso e che, a stento, può vendere l'aria fritta. Un vero Maestro non si vanta di essere tale e non ama dichiararlo, lui offre il tempo necessario per ascoltarlo e per capirlo, perché non ha fretta di essere riconosciuto. Per diventare Maestro è necessario fare un lungo percorso ed essere accettato dagli esseri spirituali dopo un esame molto difficile da superare.

Molti, invece, pensando alla vita dei Maestri credono che siano tutti nati già belli pronti e perfetti, credono che non hanno faticato per ottenere tutto quello. Ma anch'essi hanno lavorato e ancora lavorarono su loro. E mentre lo fanno, altri esseri perfetti li osservano e giudicano se erano pronti e si sono impegnati come dovevano. Maggiore è l'obiettivo che essi vogliono ottenere e maggiore diventa il lavoro che gli viene richiesto.

Avere il diploma da Maestro è ottenere un segno indelebile che viene impresso su di lui, e che tutti gli spiriti riconoscono. Tutte le vittorie che abbiamo riportato su noi stessi vengono impresse nei nostri corpi sottili, perciò non è necessario che la nostra qualità spirituale sia dichiarata. Per avere il diritto di chiamarsi Maestri è necessario aver assolto ai compiti spirituali necessari, e aver ricevuto l'approvazione delle entità spirituali.

Se molti trovano difficile fare un corso di studi per il titolo di dottore, non si immaginano neppure cosa sono gli esami spirituali che durano per secoli o millenni. Non si deve pensare che i Maestri non abbiano difetti o debolezze, ma la sua superiorità è dovuta al fatto che ne sono consapevoli perciò lottano continuamente per eliminarli.

Chi riceve un'eredità sa che può avere pregi e difetti, però noi diventiamo più grandi se trasformiamo la parte impura in perfezione. Neppure i più grandi Maestri possono sfuggire alla regola, e anche il più grande iniziato che nasce da genitori eccezionali deve liberare il suo spirito, deve dinamizzare e raffinare la sua carne fino a trasformarla in materia che si è spiritualizzata.

Può sembrare strano che i grandi devono imparare, ma se riflettiamo, anche Gesù aspettò 30 anni prima di accogliere lo Spirito Divino nel battesimo del Giordano. Anche Gesù si purificò lavorando dai 12 fino ai 30 anni, e solo dopo i suoi 30 anni poté sostenere lo Spirito Santo che scendeva nel suo corpo.

Tutti devono lavorare per permettere all'anima e allo spirito di manifestarsi nella loro materia. La nostra missione sulla terra è quella di fare questo lungo lavoro spirituale da cui nessuno è esentato. Neppure i più grandi possono esserlo, e spesso il grande Maestro incontra più ostacoli e problemi degli uomini comuni.

Poiché i più grandi hanno una maggiore capacità di fare cose difficili, gli vengono affidati i compiti più duri e impegnativi. Ma, proprio in virtù di sforzi terribili, i grandi diventano maggiori. Lo scopo di un Maestro è giungere sulla terra e lavorare in condizioni difficili, perché deve riuscire a elevarsi al di sopra dei suoi difetti.

Soltanto se un essere ha vinto tutte le debolezze acquista il diritto di poter guidare gli altri. Ma finché non l’ha fatto, non può rivendicare il diritto di diventare guida agli altri. Solo la vittoria sulle maggiori debolezze ci dona il vero potere che si manifesta negli occhi, nei gesti, nella voce e nella persona del Maestro.

Le sue qualità si vedono anche se tenta di nasconderle. Un Maestro che ha lavorato per purificarsi e manifestare le virtù del Cielo, emana elementi da cui tutti ottengono beneficio. Trovare un vero Maestro serve soprattutto a questo. Ascoltando e guardando un essere che si è così evoluto si ricevono le "particelle della sua vita" che ci aiutano a evolvere più velocemente.

Un Maestro non può offrirci il denaro, l'amore o il potere, perché il suo obiettivo è quello di offrire gli elementi superiori che ci fanno entrare in vibrazione con il Cielo, e in armonia con lo spirito. Gli elementi che lui ci offre vanno raccolti, conservati, accresciuti e usati per diventare migliori. Se le qualità che vediamo nel Maestro riescono a diventare nostre, anche la nostra vita migliora perché un vero Maestro offre sempre gioie e benedizioni.

Buona erranza
Sharatan

domenica 11 maggio 2014

Cercare un maestro



"Vorreste imparare il violino; allora comprate lo strumento, il quaderno di esercizi e cominciate a suonare. Per i primi giorni suonate un'ora o due, ma in breve tempo perdete la vostra determinazione e vi fermate. Una settimana dopo riprendete il violino, e nuovamente vi fermate...

Così il tempo passa con un'alternanza di attività e pigrizia, secondo i vostri capricci. Invece se aveste un professore, vorreste meritarvi la sua approvazione, la sua stima e lavorereste assiduamente per essere pronti il giorno della lezione. Il professore correggerebbe i vostri errori, vi incoraggerebbe ed è così che sotto la sua guida diverrete dei virtuosi. Non si è mai sentito dire che un grande musicista sia arrivato al culmine della sua arte senza un insegnante.

La stessa cosa avviene nel campo spirituale. Se non avete un Maestro è molto difficile perseverare. Pensate che per voi sarebbe bene meditare, vi impegnate, ma ben presto vi lasciate andare alle vostre vecchie abitudini...

Qualche mese dopo vi ricordate delle vostre buone intenzioni, fate nuovamente qualche esercizio... finché cadete definitivamente nell'inerzia. Invece con un Maestro vi sentireste continuamente stimolati; con le sue parole e il suo esempio egli non smette mai di incoraggiarvi. Tocca i vostri sentimenti, e poiché lo amate e lo ammirate, sarete spinti a lavorare per migliorarvi.

certamente, ciò non vi impedirà di ricadere nei vostri errori, ma ogni volta che prenderete delle buone risoluzioni, esse produrranno una forza tale che un giorno prevarranno. La cosa più grave non è tanto quella di ricadere nei propri errori, ma di abbandonare la speranza di vincerli e di non fare più alcuno sforzo per correggersi.

Bisogna conoscere la potenza di una decisione. Dal giorno in cui un uomo decide sinceramente di cambiare, in quanto il suo Maestro gli ha mostrato i pericoli della strada che sta percorrendo, la decisione viene inscritta e pone in lui un nuovo punto di partenza. Anche se non si vede ancora nessun cambiamento, esso è stato inscritto e, un giorno, darà dei risultati. Ecco l'utilità di un Maestro.

Ciò che soprattutto vorrei farvi comprendere è che, data la natura del mondo spirituale, è meglio non penetrarvi piuttosto che farlo senza una guida, come è accaduto ad alcuni per loro sfortuna. [...] Ecco perché ci sono tanti squilibrati tra i cosiddetti spiritualisti. Si sono lanciati senza una guida e si sono persi.

Non si produrrebbero cose spiacevoli se gli spiritualisti avessero compreso fin dall'inizio una cosa essenziale, cioè che bisogna predisporsi a lavorare su se stessi attraverso la pratica di alcune qualità e virtù come l'amore, la dolcezza, la purezza, la sottomissione al mondo divino, poiché in questo campo la volontà non è sufficiente.

L'errore di molti spiritualisti e di non sapere dare una base solida alla propria attività. Si lanciano senza alcuna preparazione, pensando che sia sufficiente sperare, desiderare che il mondo invisibile si riveli loro, che gli angeli vengano a servirli e che tutti i poteri cadono nelle loro mani.

La questione è, quindi, quella di trovare un Maestro che vi dia i metodi di lavoro migliori per avanzare nella vita spirituale. L'essenziale non è essere intelligenti, ricchi o potenti; l'essenziale è essere ben guidati, poiché a quel punto sarete sicuri di riuscire.” (Omraam Mikhael Aivanhov, Che cos'è un maestro spirituale, Prosveta, 2000)

giovedì 8 maggio 2014

Camminare insieme



“Viaggiare bene è meglio che arrivare.”
(Buddha)

“Lungo la via incontriamo molte persone. All’inizio, spesso ci sono i genitori che ci danno una mano, ed è bello camminare e chiacchierare insieme con gli amici e con i nostri cari, condividere ciò che ci ispira e appoggiarci gli uni agli altri per trovare sostegno e guida. Possiamo curarci a vicenda, diventare magari una guida e talvolta chiedere aiuto per trovare la via.

Se siete così fortunati da incontrare buoni amici e maestri, dovete apprezzarli molto, perché prima o poi vi aiuteranno a trovare la giusta direzione. Indirettamente, o forse direttamente vi faranno scegliere una via migliore. Anche se vi comportate male, potranno aiutarvi a risolvere i problemi, a scacciare le delusioni e a sviluppare la fiducia interiore. A questo punto la felicità verrà dall’interno, dalla vostra interiorità. Questo è ciò che un maestro o un amico autentico possono fare per voi.

Capisco che sia più facile ascoltare le lodi dei maestri e degli amici, anche quando si è su una strada sbagliata; io però mi sono spesso detto che coloro che mi avvertono dei miei passi falsi sono le persone che mi vogliono bene, e quindi li apprezzo enormemente. Invece, quelli più diplomatici, quelli che approvano senza eccezione ciò che dite, non sono sempre di aiuto. È umano voler ascoltare soltanto le persone che dicono bene di noi, ma questo non ci aiuta a crescere.

Una buona compagnia accresce la compassione, la gentilezza amorevole, la saggezza e la pace mentale, facendo diminuire i desideri, la gelosia, l’odio e la presunzione. Un amico può essere un maestro. Anche se si tratta di una persona ordinaria, può essere considerato una guida, qualcuno che vi sostiene per aiutarvi a compiere cambiamenti positivi. Quando trovate una guida del genere, dovete apprezzarla molto e trattarla meglio di quanto trattate voi stessi, perché un amico positivo è paragonabile a un grande maestro o a un Buddha. Apprezzatelo dal profondo del cuore.

Quando cercate un amico dovete prestare molta attenzione, perché alcune persone hanno un’influenza negativa, mentre altre hanno un’influenza positiva. E tali influenze vi seguono sempre. Secondo me, questa è la funzione fondamentale di ogni relazione. Pensate a quanto si acuisce il vostro intuito quando incontrate qualcuno, non importa se è un perfetto estraneo o una persona che conoscete da anni. Potete sentire letteralmente la sua energia. È felice o triste? È calmo o agitato? Desiderate comunicargli il vostro calore o ricevere gioiosamente il suo, oppure scoprite la necessità di tenerlo a una certa distanza mentale?

Non trascurate tali intuizioni: spesso il corpo può essere più consapevole di una mente stressata. È questo il “maestro” di vita che frequentemente vi apre uno spazio di libertà e crea momenti di comprensione; allora le nuvole della vostra mente si aprono per far trapelare calore, tenerezza e sapienza. Attraverso le sue parole o un suo abbraccio, può darvi un momento di conforto. Forse una di queste persone molto speciali riuscirà a strapparvi via strati di ego, gentilmente e delicatamente, con una risata o facendovi vedere al di là delle etichette, accettandovi semplicemente per quello che siete, senza condizioni.

Forse troverete un amico o un mentore che vi ispiri particolarmente aiutandovi a sviluppare le vostre motivazioni e a trovare un lavoro cui siete destinati. L’ispirazione è un grande dono e, una volta ricevuto, non possiamo fare altro che passarlo anche agli altri. Le persone positive tendono a essere molto vicine alla “natura” del mondo; e hanno un grande rispetto verso i genitori, gli animali, gli alberi e le piante, e naturalmente verso gli amici. Se qualcuno non rispetta la natura di tutti questi esseri, spesso non rispetta nemmeno se stesso. Può sembrare che agisca per amore, ma si tratta di un’apparenza che presto svanisce.

Ma se trovate qualcuno che è dotato di una capacità di comprensione, allora rispettatelo e così sarete anche voi più vicini alla vera natura. Queste sono le persone in cui potete trovare rifugio, per calmare la vostra mente agitata. Esse impersonano lo spirito ispiratore dell’incoraggiamento. Cercate attentamente il vostro guru e, quando lo avrete trovato, siategli grati con tutto il cuore.” (Gyalwang Drukpa, Vedere il cielo in un fiore selvatico, Oscar Mondatori, 2012)

lunedì 5 maggio 2014

Mente aperta, cuore aperto



"Una comunità si può dire genuina solo se nutre menti aperte e cuori aperti. Non puoi nutrire una mente aperta se insegni dogmi. Fornire risposte alle persone è manipolazione e controllo. Aiutale piuttosto ad articolare le loro domande e ad avviare la ricerca personale delle risposte.

Non puoi favorire l'apertura del cuore se escludi qualcuno dalla comunità o riservi trattamenti di favore ad altri. Le persone aprono il cuore quando si sentono accolte e trattate in maniera equanime. Nulla fa chiudere un cuore così in fretta come la competizione per amore e attenzione. Per tale motivo il punto focale di una comunità deve essere la creazione di chiari confini e l'avvio di un sano processo di gruppo.

A ogni persona deve essere offerta l'opportunità di essere ascoltata e incoraggiata a comunicare senza sacrificare gli altri. Quando si crea uno spazio sicuro in cui si possono esprimere le emozioni senza essere attaccati dagli altri, fraintendimenti, giudizi e proiezioni si possono dissolvere. Le persone possono tornare al proprio cuore e la fiducia può essere ristabilita.

Nel confessare paure e giudizi agli altri, contribuisci alla creazione di una cultura di gruppo che esprime compassione e perdono. Né tu, né gli altri dovete sentirvi in colpa quando sorgono paure e giudizi.

Quando l'ego viene trattato con compassione, non è più l'ego ad agire, ma qualcos'altro più gentile e affettuoso, che sa cosa sono la premura, l'accettazione e il perdono. Non importa come lo chiamate. Nessuno è più spirituale di un altro. Ogni persona ha giudizi e desideri di liberarsene. Quando una persona riconosce un proprio errore, gli altri pensano "adesso tocca a me, non sono diverso da mio fratello."

Nessuno finge di essere spirituale, né desidera essere perfetto o si vergogna delle proprie imperfezioni. C'è solo l'accettazione dell'ego nei suoi movimenti di ascesa e discesa. Ci sono pazienza e compassione. In tal modo lo spazio diventa sempre più sicuro.

Una comunità di tal fatta offre benedizioni incondizionate e perdono. E' uno spazio sicuro dove l'ego si manifesta senza essere condannato, uno spazio sacro dove ogni contrazione, ogni movimento di paura, viene riconosciuto con dolcezza e rilasciato. E' un rifugio in cui cuore e mente si chiudono solo per aprirsi di più alla presenza dell'amore." (Paul Ferrini, Io sono la porta, Macro ed., 2009)

sabato 3 maggio 2014

Forma mentale



“Il sapere è la porta verso la libertà
e la vigile attenzione è la madre del sapere.”
(Nisargadatta Maharaj)

Rudolf Steiner teneva conferenze per gli operai impegnati a costruire il Goetheanum e parlava di argomenti che gli operai chiedevano fossero trattati. Inizialmente le lezioni erano tenute dai collaboratori, ma poi gli operai chiesero a Steiner di dare lezione, lui stesso. Nacquero così conferenze su vari temi, come quelle famose sulla vita delle api. Le conferenze si tenevano dopo l’orario di lavoro e trattavano di norme igieniche e dietetiche, di arte, di spiritualità, di terapia medica, di agricoltura e di molto altro. E furono trattati temi molto complessi come ad esempio, la via per accedere alla conoscenza dei mondi superiori.

L’equivoco più diffuso, avvisa Steiner, è quello di credere di poter accedere ai mondi spirituali in poco tempo. Ma non è mai così, perché avere uno sguardo spirituale non è come imparare a usare il microscopio. E anche per quello che riguarda la visione col microscopio, la cosa non si limita certo a saper mettere a fuoco in modo corretto quello che mettiamo sotto la lente d'ingrandimento. Non è mai sufficiente vedere per capire il senso di quello che si vede. In tutte le cose, per vedere dobbiamo sapere come poterlo fare sebbene la maggioranza pretende di avere uno sguardo spirituale in pochi giorni. Non è mai così, perché dobbiamo rendere attivo un elemento interno che sa comprendere e che non è quasi mai reso attivo.

Si deve sapere che si considera il ricercatore dei mondi spirituali come un pazzo anche quando sembra una persona ragionevole. Ma noi sappiamo come coinvolgerci intensamente in ciò che vediamo pur restando saldi. Ma, avverte Steiner, va precisato bene come può avvenire questo vedere. Comunemente il vedere spirituale è detto lo sguardo non ordinario perché è oltre la norma consueta, ma il vedere non va confuso con il patologico del folle mentale. Se parliamo con persone che hanno turbe mentali esse ci raccontano solo la follia che sentono e vivono. I malati mentali non vedono il mondo esterno in modo corretto, perché il corpo fisico del folle non riesce a essere usato dall’anima e dallo spirito.

La malattia mentale è sempre malattia del fisico. Uno spirito è sempre sano ma è il corpo fisico che non sa collegarsi con la sua anima e con il suo spirito. È insensato pensare che il malato mentale sia il malato dello spirito, perché lo spirito non può usare un corpo fisico carente. È giusto che questo si sappia per capire il perché del fatto che gli uomini siano incapaci di pensare. E anche se vanno a scuola e hanno un’istruzione adeguata restano incapaci di pensiero. E la causa è nascosta nel fatto che il modo di pensare dell'uomo odierno si basa sulla struttura mentale rigida della lingua latina.

L’affermazione può sembrare incredibile, ma la situazione è dovuta proprio al fatto che, fin dal medioevo ossia fino dal 14°-15° secolo, si iniziò a parlare ovunque solo in lingua latina. Perciò “tutti noi pensiamo nel modo in cui si impara a pensare con il latino." Tutto dipende dalla forma della mente che la lingua latina ci ha strutturato e imposto. E, finché non impariamo a pensare in modo autonomo non potremo entrare nei mondi spirituali. Questo è il motivo per cui il mondo odierno si ribella a qualunque conoscenza spirituale. Questa conformazione mentale produce persone che non sanno pensare liberamente, e quel pensare gregario è nato a causa della lingua latina.

Qualcuno dirà: che forse il cervello pensa? Con le frasi latine che entrano nel cervello che pensa sempre in modo automatico e meccanico, si alimenta una struttura. L’uomo moderno è l'automa della lingua latina che vaga senza riuscire a pensare da solo. Ciò che avvenne in passato è importante, perché il cervello fa parte del corpo fisico come anche il corpo eterico è parimente presente nel cervello. Il cervello pensa in modo autonomo solo se usa anche il corpo eterico per pensare. Il pensare non avviene solo con il fisico, perciò se pensiamo così non pensiamo spiritualmente. O forse è meglio dire che si può pensare solo con il cervello fisico se pensiamo alla maniera latina.

Se usiamo solo la parte fisica del cervello pensiamo come l'automa che è cieco alla visione spirituale. Si deve iniziare a pensare col corpo eterico. Ebbene sì, dobbiamo pensare con quel corpo eterico che il malato mentale non sa usare se crediamo che il pensare “deve portare ad un’attività interiore.” Prima di tutto si deve imparare a pensare autonomamente, perché la condizione necessaria per entrare nel mondo spirituale è il pensare in modo autonomo e libero. Dal ragionamento si capisce la singolarità della forma mentale strutturata dall'uso esclusivo del latino. Questa lingua è fatta per pensare al lato concreto delle cose, ma noi siamo al momento evolutivo in cui è necessario pensare anche con il corpo eterico, anche se non lo vogliamo fare.

Nel corpo fisico le idee si dissolvono e con l'eterico non si vuol pensare. Ma cosa vogliamo fare? La cosa urgente è pensare in modo autonomo, e questo pensiero è ancora più facile per chi ama il socialismo. Pian piano si deve ritornare al corpo eterico per concepire i pensieri chiari del libro cosmico. Questo è l’unico modo, perciò è importante capirlo. Per la prima volta dobbiamo essere consapevoli che il pensiero è influenzato dal materialismo latino padre del pensiero schiavo e gregario. Il latinista pensa con il cervello fisico, ma il linguaggio eterico non può conoscere quel linguaggio. I pensieri del corpo eterico usano una lingua che non può essere come la mente latina, dice Steiner.

Il mondo va pensato come un corpo fluido, ma noi non lo sappiamo fare. Dobbiamo pensare che lo spirito risale ai tempi antichi della terra quando non c'erano le materie fisiche. A quel tempo tutto era fluido e anche gli animali e gli uomini erano esseri fluidi. E' difficile per la mente moderna pensare a epoche così strane se non sappiamo come pensarle. Nel mondo spirituale non ci sono forme solide, perciò la mente dell'uomo latino non sa concepire il lato spirituale. Infatti, poco a poco, si è inculcata in noi una forma mentale che ci impedisce di vedere nei mondi spirituali. La prima cosa da fare è togliere la limitante forma mentale che impedisce di vedere lo spirito che viveva ancora negli antichi greci.

L’elemento spirituale era ancora vivente nella mente greca che è precedente alla mente latina. Allora si poteva ancora vedere con uno sguardo spirituale ma, con l’avvento del latino, lo spirito è progressivamente eliminato. E la Chiesa ha favorito maggiormente questo fatto perciò, a partire dalla civiltà latina, non abbiamo più la possibilità di vedere lo spirito. Questo è ciò che avvenne con l'allontanamento dallo spirito, e da quel momento avemmo solo concetti per pensare i corpi solidi. E lo vediamo bene nei Romani che introdussero nel mondo concetti asciutti, prosaici e privi di spirito. Il risultato fu che tutto il pensiero fu sottomesso alla materia e al lato concreto: e da questa forma mentale nacque il materialismo.

La lingua latina fu strutturata per la logica e il pensare concreto e solido. Se vogliamo entrare nei mondi spirituali dobbiamo pensare con concetti fluidi, perché l’uomo ha anche corpo eterico e corpo astrale oltre al corpo fisico. Molti teosofi restano materialisti anche pensando allo spirito. Per costoro tutto è un meccanico sovrapporsi di corpi, infatti pensano al corpo eterico come più sottile del fisico, e al corpo astrale come più rarefatto del fisico. Costoro pensano allo spirito con l’aiuto di concetti solidi e concreti. Tutto il mondo è un problema di corpi di varia densità, ma quei corpi non mutano mai fino a diventare spirito.

Per pensare spirituale si usano concetti che mutano e che sono così lievi da poter salire molto in alto. Infatti, l'eterico è compenetrato nel fisico ma la sua forma “straborda” fuori dal fisico estendendosi nel mondo. E anche l'immagine dimostra che, per pensare, abbiamo bisogno sempre dell'immagine mentale della realtà concreta. La realtà spirituale è molto fluida, perciò chi ha concetti e mente rigida non può afferrare la fluidità. Gli uomini devono abituarsi al movimento della mente, alla flessibilità mentale, e al pensare autonomo. E questo si può sempre fare, perché lo sviluppo della mente non si ferma neppure con l’età adulta.

Con l’invecchiare alcune qualità possono regredire, perciò l’evoluzione futura vedrà che l’uomo avrà sconfitto l’avanzare dell’età. Ma già adesso, in alcune persone, le forze spirituali regrediscono da giovani in modo spaventoso. Noi sappiamo che lo spirito non regredisce mai, ma che è il corpo che si degrada e peggiora. Quando si invecchia si può usare ancora meglio la testa se impariamo a pensare con la testa eterica che è molto più raffinata e acuta di quella fisica. Alcuni, in età tarda, hanno saputo usare la testa ancor meglio di quanto sapessero fare da giovani. Ma questo tipo pensiero non s'impara ragionando alla maniera latina, perciò due fattori primari restano essenziali.

Per entrare nei mondi spirituali si deve pensare in modo corretto e autonomo. Dobbiamo eliminare la struttura mentale dell'educazione ricevuta se vogliamo pensare in modo autonomo. Il secondo fatto essenziale è il saper vivere non solo nel presente, ma nel saper ripercorrere tutta la vita che si è vissuta fin dall'infanzia. Ricordando la nostra vita non dobbiamo ripensare solo col corpo fisico ma con tutto l'eterico. Dobbiamo sapere che ogni corpo fisico si rinnova ogni 7 anni, ma che il suo corpo eterico resta immutabile. Perciò siamo obbligati a pensare con l'eterico se vogliamo iniziare l’attività interiore che conduce nei mondi spirituali.

Ma noi come pensiamo? Ricordiamo i fatti concreti del tempo passato e le cose che furono. Ebbene, dobbiamo fare di meglio, perché dobbiamo eliminare i fatti concreti finché il pensare a ritroso avvenga senza l'aiuto del corpo fisico pur sentendolo con la stessa intensità della realtà. Ma, nel momento della massima osservazione, avviene che la persona si riaddormenta nuovamente, perché lo sforzo è stato troppo grande. Si deve avere molta volontà per restare svegli e non perdere le forze che impediscono di dormire nuovamente. Si deve avere pazienza e saper aspettare per molto tempo. Anche se fosse necessario molto tempo dobbiamo essere pazienti se vogliamo fare i primi passi nei mondi spirituali.

Buona erranza
Sharatan