domenica 23 febbraio 2014

La barriera della percezione



“Il nucleo del nostro essere è l’azione di percepire,
e la magia del nostro essere è la consapevolezza.
Percezione e consapevolezza sono in una
sincronia inestricabile e perfetta.”
(don Juan Matus)

La percezione è inequivocabilmente legata alla posizione del punto di unione, perciò è legata a quello che abbiamo imparato a percepire. La solidità del mondo non è un’illusione: l’illusione è prodotta dalla fissazione dei punti di unione in una posizione e dal mantenere fisso e costante quel punto.

I veggenti che sanno muovere i loro punti di unione non hanno le allucinazioni, ma dimostrano che l’allineamento fatto in punti diversi fa percepire mondi diversi da quelli conosciuti. I mondi in cui entrarono i veggenti sono reali e tangibili come il mondo in cui viviamo.

Il movimento dei punti di unione in posizioni nuove e diverse da quelle consuete producono dei mondi che sono reali e concreti come quelli che conosciamo. Tutto quello che percepiamo è legato alla posizione in cui sono fissati i punti di unione, e la percezione è dovuta alla forza di quell’allineamento.

Lo spostamento del punto di unione al di là della linea centrale del bozzolo produce la fine del mondo conosciuto. Lo spostamento elimina la solidità e la stabilità del mondo conosciuto: tutto è dovuto alla forza dell’allineamento.

Le emanazioni si allineano per forza di abitudine, perciò il punto di unione viene fissato in un certo modo. Se il punto d’unione è spostato dalla posizione che è diventata consueta il mondo che abbiamo conosciamo, crolla: questo è il meccanismo della percezione.

Il punto di unione viene fissato in una posizione che resta stabile, perciò la consapevolezza viene condizionata dall’abitudine della percezione. I guerrieri ed i nagual sanno muovere i punti di unione in molti punti diversi e, man mano che li muovono, creano e integrano le loro percezioni in modo coerente.

Gli antichi veggenti sapevano come muovere i punti di unione e allineavano le emanazioni in modo fluido per entrare in tanti mondi, perciò sapevano come rompere le barriere della percezione. Essi infrangevano l’allineamento e mutavano la percezione ponendo il punto di unione in altre dimensioni, perciò fuggirono dal mondo.

Gli antichi sfidavano la morte con l’intento, infatti con la volontà riuscirono a mantenere fisso il punto di unione in uno dei 7 mondi che esistono: così essi infrangevano la barriera della percezione e fuggivano.

Erano grandi veggenti e uomini coraggiosi che fecero mosse azzardate e audaci per fuggire altrove, ma poi non seppero più ritornare. Il fattore pericoloso che non valutarono fu che anche gli altri mondi sono mondi molto possessivi come il nostro. Il rischio era che la nuova posizione dei punti di unione restasse fissa in quei mondi.

Infrangere le barriere della percezione divenne l’obiettivo supremo degli antichi guerrieri ma, quando riuscirono, il successo ottenuto cambiò il loro destino. E, se il guerriero che agiva non sapeva cancellare totalmente il mondo quotidiano per allinearsi con quelle dimensioni, egli moriva.

Si doveva saper cancellare il mondo pur rimanendo se stessi, e questo fu l’ultima forma di percezione a cui si furono legati i veggenti. Gli antichi dicevano che, se il guerriero dovesse avere un dialogo interiore, allora che fosse almeno il dialogo giusto. Per loro questo significava avere un dialogo interiore sul potere della stregoneria e conquistare l'aumento dell’importanza personale.

Invece, per i nuovi veggenti, la questione non era avere un dialogo, ma era fare una manipolazione disinteressata dell’intento per mezzo di ordini razionali. Va saputo che l’intento inizia sempre con un ordine e un comando che si impone a se stessi, e il comando si ripete finché diventa lo stesso comando dell’Aquila.

Ma il punto di unione si muove soltanto se un guerriero raggiunge il silenzio interiore. La possibilità di fare questa manovra fu l’obiettivo supremo dei nuovi veggenti, ma lo fecero in modo diverso dai loro predecessori. Gli antichi veggenti spostarono il punto di unione per avanzare oltre i confini dell’ignoto, mentre i nuovi veggenti vollero sfuggire al crudele destino di diventare il cibo dell’Aquila e conquistare la libertà totale.

Gli antichi spostarono il punto di unione fino ai confini del mondo che conoscevano, e lo fissarono nello stato di consapevolezza intensa. Da questa posizione videro che potevano andare verso posizioni più avanzate con una manovra audace ma priva di saggezza, però non seppero più come annullare la mossa, o forse non vollero più arretrare.

Messi davanti alla scelta di tornare nel mondo in cui vivevano oppure poter avanzare ancora più nelle terre sconosciute, scelsero di avanzare perché erano uomini avventurosi e audaci. Quando fecero quei viaggi nell’ignoto erano sempre soli, anche se le loro imprese avevano un obiettivo che tutti condividevano.

La compagnia di altri veggenti era un caso raro e avveniva solo per casi fortuiti, perché finiva per diventare una lotta per la supremazia. Costoro non erano simpatici, ma erano uomini che avevano un amore incredibile per la vita. Molti credono che fossero uomini troppo ambiziosi o squilibrati, oppure capricciosi e bizzosi come bambini viziati, ma erano solo uomini che non volevano morire.

Erano persone amanti della vita che non volevano morire, perché amavano le cose stupende che la vita offre. Altri pensano che fossero degli avidi, ma se lo fossero stati non avrebbero lasciato le comodità della quotidianità, perché l’ambizione e l’avidità servono solo per vivere nella vita quotidiana.

Essi vollero vivere una condizione che implicava una tremenda solitudine, perciò scelsero l’amore per la vita e vollero il mistero e l’intrigo che è presente oltre la condizione umana. Essi furono uomini audaci e coraggiosi che rischiarono oltre il possibile. Sia i nuovi che gli antichi fecero gli stessi sforzi per trovare il potere, ma usarono metodi diversi perciò ottennero risultati diversi.

Gli antichi volevano avere la perfetta replica del corpo, ma volevano che il corpo ottenuto avesse maggiore forza e migliore resistenza del corpo fisico. I nuovi veggenti erano interessati a cose diverse, infatti vollero sviluppare un corpo di sogno che è come una bolla di luce. Il corpo di sogno degli antichi era un corpo intensamente umanizzato, perciò li spinse a cercare risposte altrettanto umane e personali.

Il corpo di sogno dei nuovi veggenti era una bolla di luce impersonale che spinge all’indagine e alla comprensione, e questo diventa la base fondamentale per capire le azioni dei nuovi veggenti. I nuovi veggenti videro che i predecessori avevano scelto solo di cambiare il luogo della loro morte, perciò compresero l’inutilità di tutti gli sforzi che costoro avevano fatto.

I nuovi veggenti videro l’inutilità di lottare per controllare i loro simili, videro l’inutilità di allineare mondi alternativi solo per morirvi, ma soprattutto videro l’inutilità di cercare l'aumento dell'importanza personale. Una delle loro intuizioni più fortunate fu quella di non aver permesso che i punti di unione fossero sempre mantenuti fissi in una posizione a esclusione del punto che fa raggiungere la consapevolezza intensa.

Nella posizione di consapevolezza intensa compresero che il dilemma dell’inutilità non è risolto scegliendo di morire in mondi alternativi, ma la scelta felice è scegliere la consapevolezza e la libertà totale. Ma senza saperlo, pur scegliendo una libertà totale non lo furono completamente, perché finirono per continuare la tradizione dei predecessori e divennero la quintessenza degli sfidanti della morte.

I nuovi veggenti scoprirono che, facendo muovere costantemente il punto di unione fino ai limiti dell’ignoto, e riportandolo velocemente nella sua posizione abituale, esso si muove come un fulmine e, attraversando tutto il bozzolo, allinea di colpo tutte le emanazioni interne.

I nuovi veggenti si consumarono per conquistare la forza dell’allineamento e usarono la forza di volontà che trasformarono nella forza dell’intento, e queste qualità le coltivarono con una vita di impeccabilità. Rompere la barriera della percezione è l’ultimo compito della maestria della consapevolezza, ma è necessario usare molta energia.

Per accumulare l’energia che serve bisogna ricordare ciò che siamo, perciò è necessario fare un viaggio di recupero di noi stessi. Bisogna avere molta pazienza e non scoraggiarsi negli insuccessi: questo è il passo ultimo per ottenere la maestria dell’intento. Ma spesso, soprattutto quando inizia il percorso si cade a causa della disperazione, dell’impazienza, della rabbia o della tristezza.

Nei periodi di transizione è necessario ricordare che l'unica catena che ci rende impotenti è la paura. La cosa peggiore che l'uomo deve affrontare è il morire, ma la morte è comunque il destino inesorabile di tutti gli uomini, perciò pensare a questo ci deve rendere liberi. La paura prevale solo nelle emanazioni della vita quotidiana, ma il mondo possiede molte altre emanazioni che sono preferibili alla paura.

È l’energia della consapevolezza che mantiene la luminosità dei bozzoli o vasi che contengono le emanazioni, perché i vasi sono contenitori rigidi che mantengono la luminosità per merito dell’energia delle emanazioni che vi sono incapsulate. Tutto quello che esiste sulla terra è incapsulato, perciò tutto quello che percepiamo è fatto di porzioni di bozzoli o di vasi che contengono emanazioni.

L’energia inanimata che vi è stata incapsulata viene configurata nei contenitori, vasi, bozzoli o recipienti che sono il prodotto di otto forme diverse di consapevolezza. Il nostro mondo è allineato dalla percezione normale, ma vi sono tante altre fasce di emanazioni che non fanno parte del mondo che percepiamo comunemente.

Ci sono molti mondi che non possiamo percepire, perché i nostri punti di unione non si possono allineare in quei luoghi, e poi ci sono anche dei mondi che non potremo mai allineare essendo fuori dalla nostra comprensione. Tutto è sempre una questione di energia, perché la forza dell’allineamento ci aggancia a fasce di emanazioni specifiche, ma è necessario che il veggente abbia molte energie.

La nostra energia normale ci consente di usare la forza necessaria allineare una grande fascia di emanazioni, perciò conosciamo il mondo che percepiamo. Però, se accumuliamo altra energia in avanzo possiamo usare la forza che è in avanzo per attuare anche ulteriori forme di allineamento, perciò possiamo allineare anche altre fasce ulteriori, e possiamo percepire anche altri mondi.

I grandi nemici della conoscenza, e questo riguarda tutti i tipi di veggenti, sono l’imprudenza, il senso di pigrizia e l’esasperata ricerca dell'importanza personale. Perciò la cosa più importante che i nuovi veggenti seppero fare fu quella di avere l'interesse di vedere lo splendore della consapevolezza, perciò svilupparono le tre tecniche che sono diventate il loro capolavoro.

Vedendo lo splendore della consapevolezza che era stato scoperto dagli antichi, i nuovi veggenti riordinarono le tre tecniche nell’ordine che viene chiamato la padronanza della consapevolezza. La tecnica si basa sull’uso dell'energia che deriva dall’allineamento che è detto volontà. La volontà è una potente forma di energia impersonale, cieca e ininterrotta che ci fa comportare come ci comportiamo.

Essa è la responsabile della nostra percezione del mondo quotidiano e, indipendentemente da ciò che crediamo, è la forza che muove la nostra percezione, perciò è la responsabile della dislocazione del punto di unione dalla sua posizione abituale. L’allineamento è rinnovato di continuo per dare continuità alla nostra percezione, perciò il continuo rinnovamento offre la freschezza che ci fa vedere il mondo vivo, ma l’energia che riceviamo si dirige nuovamente verso l’allineamento che abbiamo scelto.

La via del guerriero è un sistema di comportamento che fu sviluppato per acquistare una maggiore forza interiore. Questa forza non è una questione basata sulla convinzione, perché non esistevano persone che fossero più convinte e più determinate degli antichi veggenti, ma malgrado tutta la loro determinazione furono uomini molto deboli e vulnerabili.

Avere forza interiore significa avere senso di equanimità, senso di serenità e anche allegria, ma soprattutto è avere una inclinazione naturale all’analisi e alla comprensione: e tutte queste caratteristiche furono chiamate sobrietà. Una vita che è vissuta in modo impeccabile porta alla sobrietà che è necessaria per spostare il nostro punto di unione.

Gli uomini impeccabili non hanno bisogno di qualcuno che li guidi, essi possono fare tutto da soli, e possono fare tutto quello che è ritenuto necessario per risparmiare le loro energie. La sola cosa di cui hanno bisogno è di avere una minima opportunità, cioè devono solo essere consapevoli delle possibilità che hanno a loro disposizione.

Tutto quello che è necessario è avere l’impeccabilità e l’energia, perciò è necessario essere premeditati, precisi e continui nell’impegno. Se questo tipo di atteggiamento interiore rimane costante e viene mantenuto nel tempo, si ottiene l'intento inflessibile che permette di raggiungere ogni obiettivo. E quando si raggiunge questo traguardo, la strada del guerriero è aperta al raggiungimento del successo.

L’intento è l’allineamento delle emanazioni ambrate della consapevolezza, perciò la libertà totale equivale ad avere la consapevolezza totale. Ma questo traguardo non si raggiunge se non abbiamo una sufficiente energia, perciò la libertà totale è il dono meraviglioso che l’Aquila offre all’uomo. Disgraziatamente, solo pochi uomini sanno che, per poter accettare il dono è necessario avere tanta energia.

Noi diventiamo liberi solo a questa condizione, cioè se siamo totalmente consapevoli e se abbiamo il coraggio di accettare il dono. Dobbiamo essere totalmente consapevoli per trovare la totalità di noi stessi, però più ci ricordiamo di noi stessi e maggiore diventa la nostra esaltazione personale, l'orgoglio e la meraviglia per tutto ciò che stiamo imparando.

Più avviene l'ampliamento delle nostre capacità e maggiore diventa la nostra confusione, perciò aumentano i nostri dubbi e le incertezze. Più ci avviciniamo a questa condizione elevata e più siamo consapevoli della grandezza del dono, perciò diventa sempre più difficile usare e accettare il dono della libertà che ci fece l’Aquila.

Buona erranza
Sharatan

martedì 18 febbraio 2014

Il potere dell'Aquila



“La conoscenza della verità non è affatto comunicabile
come le altre conoscenze, ma dopo molte discussioni
fatte su questi temi e dopo una lunga comunanza,
improvvisamente come luce che si accende
allo scoccare di una scintilla, essa nasce dall’anima
e da se stessa si alimenta.”
(Platone - Lettera VII)

Le farfalle notturne sono messaggere e custodi dell’eternità, disse don Juan, perché sono le depositarie del sapere. La polvere d'oro della conoscenza è come una porporina dorata sparsa sulle loro ali. Il sapere è una questione molto seria e delicata soprattutto per i guerrieri, perché arriva improvvisa, inghiotte e dopo aver travolto, passa oltre con noncuranza.

Il sapere si diffonde come granelli di polvere d’oro che cadono dalle ali delle farfalle. Per il “guerriero sapere è come avere sopra di sé una pioggia di polvere d’oro scuro.” Per questi motivi, la polvere del sapere è custodita dalle farfalle che sono le amiche più intime degli stregoni.

Perciò, fin dai tempi più antichi, le farfalle incantano gli uomini con un canto che diventa un richiamo irresistibile. Ma non esiste qualcosa che un guerriero non possa affrontare, perciò egli affronta anche il sapere più terrificante. Il guerriero sa vincere la paura del sapere per mezzo del potere personale che ha conquistato. Tutto diventa possibile se abbiamo accumulato molto potere personale.

La visione del mondo tramandata dagli antichi veggenti richiede l'impegno di un enorme potere personale, perché sia gli antichi che i nuovi veggenti rivelarono molte verità scomode sulla consapevolezza e quelle scoperte furono ordinate secondo uno schema preciso. La maggior parte delle scoperte furono fatte dagli antichi, ma i nuovi veggenti le misero in ordine rendendole comprensibili per l'apprendimento.

La padronanza della consapevolezza avviene se comprendiamo queste verità e se le sappiamo usare nel modo giusto. La maestria nell'arte si conquista se le usiamo come ci hanno raccomandato di fare. La prima verità che ci tramandarono è che tutti facciamo parte delle emanazioni dell’Aquila, perché tutti gli esseri viventi sono immersi nelle sue emanazioni.

Perlopiù siamo inconsapevoli di esserlo a causa della familiarità con il mondo così come siamo abituati a percepirlo. La familiarità con ciò che si conosce meglio spinge a credere che il mondo sia una realtà intessuta di oggetti solidi. E' pur vero che i sensi umani sanno captare tutto quello che esiste, ma noi abbiamo sviluppato solo una minima parte delle nostre potenzialità percettive.

La verità sulla consapevolezza è che il mondo non è come appare, perché crediamo che la realtà sia fatta di oggetti concreti. Ma il mondo non è solido come sembra, seppure sia sbagliato credere che il mondo oggettuale sia un'illusione. Tutto ciò che vediamo è reale, ma quello che i sensi percepiscono è solo una parte della realtà. I sensi hanno sviluppato solo funzioni superficiali, perché nei sensi c'è solo la percezione che l’essere gli consente.

Perciò crediamo in un mondo che è solido e immobile, ma questa illusione è dovuta alla nostra percezione superficiale. Gli antichi videro che siamo totalmente immersi nelle emanazioni fluide che sono emesse dall’Aquila. Esse sono delle forze in perenne movimento che restano sempre immutabili. Una verità molto drammatica che quei veggenti svelarono fu che tutti gli esseri vivono per accrescere la consapevolezza dell'Aquila.

I veggenti videro che, all’origine di tutto il creato, c’è una forza immensa, potente e indescrivibile che chiamarono l'Aquila. E nella visione, la forza primordiale apparve bianca e nera, e la sentirono diffondersi nel corpo maestosa come un’aquila. La nostra consapevolezza ci viene donata dall’Aquila che genera tutti gli esseri, ma essa ci dona la vita per accrescere la coscienza che ci offre con la vita.

Gli antichi videro una verità impietosa, perché videro che, al momento della morte, l’Aquila divora la consapevolezza che l’essere ha aumentato con le esperienze di vita. Videro che la consapevolezza usciva dall'essere morente e che galleggiava come un fiocco di bambagia fino al becco dell’Aquila che la divorava. E la visione fece dire che tutti viviamo solo per diventare il cibo dell’Aquila.

Con tutto il loro corpo sentirono il potere dell'Aquila, perché essa è l’origine di tutte le emanazioni, perciò quel fatto fu sentito intensamente. I veggenti videro che anche l’uomo è intessuto e composto di emanazioni, perciò è naturale che dopo la morte faccia ritorno alla sua origine. La verità è questa, ma il problema maggiore lo creò la loro consapevolezza.

L’uomo è obbligato a interpretare e fare congetture per comprendere. Il risultato di questo fu che videro un'Aquila da cui uscivano dei fili luminosi che si diffondono ovunque, ma le emanazioni non esistono. I veggenti dovettero raccontare quello che nessuno conosceva, perciò usarono il nome di Aquila per definire l'inconoscibile e associarono la cosa sconosciuta all'uccello che tutti conoscevano.

Gli antichi gli diedero qualità che nessun’aquila possiede. Ma questo è normale se ascoltiamo il racconto di persone impressionabili. Anche i veggenti sono di vario genere, perciò anche gli imbecilli possono essere veggenti. Perciò, disse don Juan, è fatale che un imbecille resti tale anche se diventa un veggente.

Per qualcuno essere veggente è una cosa naturale, ma se non sa capire le meraviglie che vede egli resta accecato dal suo vedere e viene ingannato dal suo stesso talento. Gli antichi veggenti fecero l’errore di interpretare la visione dell’Aquila e l’associarono alle forze tiranniche che li dominavano e gli imponevano il loro volere, perciò dissero che quella forza oppressiva ci divora dopo la morte.

Ma la visione aveva un punto debole, infatti fu paragonata alla crudele realtà che gli veniva imposta dal dominio dei loro oppressori. Perciò anche loro si fecero condizionare dalla visione del mondo a cui erano abituati. In realtà al momento della morte, tutti gli esseri vengono disintegrati dall'attrazione di una forza immensa.

Ma un evento di questo genere deve essere pensato come un fatto meraviglioso e non come il gesto crudele del rapace che mangia gli uomini. L’immagine dell’Aquila ebbe un impatto devastante sulla mente umana, perciò questo fa riflettere sul fatto che i nostri difetti restano con noi anche quando diventiamo veggenti. Quando gli antichi veggenti videro l’immenso potere che ci sovrasta si comportarono come veggenti pigri e poco originali, e trasformarono la loro visione in quella di un'Aquila sanguinaria.

Essi non seppero resistere alla tentazione di dare il nome di una cosa che conoscevano a ciò che è incomprensibile. Altri vollero che quel potere dovesse essere chiamato "i comandi". Chiamarle comandi è molto antipatico per chi ha una personalità dominante che preferisce obbedire a qualcosa di più impersonale, così come avviene per don Juan.

Vedere le emanazioni è come cercare la rovina, perché i veggenti che lo fecero giunsero al limite del confine che separa l'ignoto e quello che non è conoscibile. Agli uomini è concessa solo una minima porzione di sapere, e la nostra parte infinitesimale si riduce ancora di più perché siamo invischiati negli affanni quotidiani. La parte che possiamo avere è una porzione ancora più piccola di ciò che potremmo avere, perciò otteniamo l'infinitesima parte di sapere che è compresa tra l'ignoto e l'inconoscibile.

I nuovi veggenti lo compresero perché erano molto più concreti dei loro antenati, perciò sentirono la forza assillante e coercitiva che proviene dall’Aquila. Videro che tutti i viventi sono influenzati dalla sua forza anche se non lo sanno e ignoravano che esiste. I veggenti compresero che tutti i viventi sono strutturati per captare e per usare una certa gamma di emanazioni. Essi compresero che ogni specie vivente è stata strutturata per captare una determinata gamma di emanazioni.

Le emanazioni esercitano una forte pressione sugli organismi e la pressione che impongono determina il tipo di mondo che viene percepito. Nel caso degli esseri umani noi le usiamo in un modo che poi interpretiamo come la realtà. Ma, quello che l’uomo capta come realtà è solo una parte minima della totalità dell'esistente.

Questi sono i principi dell’arte della consapevolezza che gli antichi impararono a caro prezzo. Essi fecero la descrizione schematica del potere che regge il creato ma non le descrissero bene, perché si trovarono a parlare di cose indescrivibili. I nuovi veggenti erano molto più concreti degli antichi e non erano interessati alle basi teoriche. Anche loro videro le emanazioni e compresero che le emanazioni condizionano tutti gli esseri.

Compresero che le emanazioni vengono usate per costruire la nostra percezione, perciò approfondirono solo la parte che sapevano maneggiare meglio. Sapevano che vedere l’Aquila richiedeva troppa energia, e sapevano che non avevano tutto quel potere da usare. Gli antichi veggenti avevano pagato caro la voglia di sfiorare la soglia dell’inconoscibile, perciò non vollero rischiare tanto.

Tutti i veggenti vedono gli uomini come esseri luminosi, e sanno che la loro luminosità dipende dalle parti di emanazioni che sono racchiuse nel bozzolo a forma di uovo che li racchiude. Vedono gli uomini come delle uova luminose e sanno che la piccola manciata di emanazioni che racchiudono nel loro bozzolo li rende uomini. La percezione umana è prodotta dal fatto di far corrispondere le emanazioni che sono racchiuse nel bozzolo con quelle che sono fuori.

I veggenti vedono la qualità delle emanazioni che sono racchiuse nel bozzolo, e sanno con quali emanazioni esterne essi corrispondono meglio. Le emanazioni sono dei filamenti di luce, ma il fatto più incredibile è che questi fili luminosi sono coscienti. Sono filamenti vivi e vibranti, perché sono consapevoli di se stessi. Sono molti e sono molto diversi tra loro, ma il loro numero è irrilevante perché ognuno di esso, in se stesso, è un’eternità.

La percezione avviene per mezzo dell’allineamento tra le emanazioni che sono dentro e quelle che sono fuori dall’uovo luminoso. La percezione avviene quando i filamenti interni ed esterni si allineano e combaciano. L’allineamento delle fibre luminose è l'elemento che permette alla consapevolezza di essere coltivata dagli essere viventi.

Gli uomini sono degli esseri luminosi che appaiono come delle bolle di luce di colore biancastro. Le fibre luminose interne e quelle esterne all’uovo luminoso sono composte dagli stessi tipi di filamenti. Gli esseri coscienti sono delle bolle di consapevolezza che vengono create con fili luminosi, perciò appaiono come dei piccoli punti di luce che sono uniti da fili luminosi infiniti.

Quando vediamo la percezione umana vediamo che la luminosità delle emanazioni esterne aumenta e intensifica la luminosità di quelle interne. La percezione esterna agisce attraendo quella interna perciò l'afferra e la fissa facendo in modo che il punto in cui avviene bloccata dia origine alla consapevolezza.

I veggenti videro che le emanazioni esterne premevano sull'interno dell'organismo e capirono che quella pressione condiziona il tipo di coscienza che possiede l’essere che sta percependo. Questo fenomeno comporta che l’organismo venga sottoposto ad una pressione continua, perciò il bozzolo tende ad isolare una parte delle sue emanazioni interne per poter ridurre e dirigere la pressione che sente.

La pressione che viene esercitata dalle emanazioni in grande su quelle in piccolo è uguale per tutti gli esseri viventi. Ma gli effetti che questa pressione produce sono assai diverse, perché i bozzoli rispondono in ogni modo immaginabile. Quando i veggenti vedono che la pressione delle emanazioni in grande scende pesantemente su quelle interne che sono sempre in movimento facendole fermare, capiscono che l’essere è in totale consapevolezza.

Una consapevolezza completa è un fatto indescrivibile, ma i veggenti sanno che il fenomeno avviene quando le emanazioni in piccolo riposano e combaciano perfettamente con quelle in grande. Perciò essi insegnano che la cosa migliore è lasciare che le emanazioni in grande si fondano perfettamente con quelle in piccolo che sono all’interno.

Se lasciamo che questo sia, diventiamo quello che siamo veramente ossia diventiamo esseri fluidi, eterni e che sono sempre in movimento. La qualità della consapevolezza dipende dalla capacità di riuscire a realizzare la fusione che si è descritta. Le emanazioni in grande non sono soltanto dei fili luminosi, ma sono anche una fonte di energia illimitata.

La parte di luce che possiamo accumulare all'interno dell’uovo è solo una minima parte di luce e forza che hanno le emanazioni esterne. Gli antichi erano dei grandi maestri dell’arte di manipolare la consapevolezza, perché avevano imparato a modificare la struttura del bozzolo. E con questo si vuol significare che essi capirono che la consapevolezza si manifesta con uno splendore più intenso che si mostra all’interno dell'uovo luminoso.

Videro che la consapevolezza era come uno splendore ambrato racchiuso nell'uovo e videro che si estendeva nella parte destra del bozzolo correndo lungo tutto il lato destro. La loro maestria fu quella di aver imparato a spostare quello splendore facendolo spostare dalla posizione originaria. Essi impararono a spostarlo dalla superficie all’interno, poi lo fecero passare dal lato destro a quello sinistro e lo spostarono facendogli attraversare tutto il bozzolo.

Vedere è mettere a nudo l’essenza di tutte le cose. Vedere significa distinguere tra ignoto e inconoscibile, anche se il sapere rischia di non procurare alcun sollievo. Generalmente i veggenti vanno in crisi quando scoprono che la vita è complessa anche se è stupenda, e che l’esperienza meravigliosa della vita è guastata dalla consapevolezza quotidiana che ci nuoce eccessivamente con tutte le sue limitazioni.

Lo stesso sentimento sorse negli antichi veggenti che erano uomini inclini alle reazioni esageratamente emotive. Perciò essi videro, ma l’emotività gli impedì di comprendere il senso di quello che vedevano. Per comprendere a fondo c’è bisogno di avere prudenza e buon senso, e non è utile reagire con l’emotività. Per questo dobbiamo diffidare sempre di chi piange per l’emozione di aver compreso, perché costui non ha capito nulla.

La via della conoscenza è piena di rischi incalcolabili per chi agisce senza avere sobrietà e serenità. Tutti cadono nell’errore di pensare che vedere sia un fatto che dipende solo dagli occhi. Gli antichi veggenti dimostrarono pienamente che vedere non è un fatto che è limitato agli occhi. Anche il vedere è una forma di allineamento, perché ogni tipo di percezione richiede la sua forma particolare di allineamento.

Vedere è il frutto di un allineamento che è fuori dell’allineamento comune, perciò è diverso dal semplice guardare. Mentre accade il vedere sentiamo una voce che ci spiega ciò che accade mentre l'allineamento si sta formando. Gli antichi pensavano che la voce fosse quella di una divinità superiore cioè fosse la voce di una entità potente che protegge gli uomini.

I nuovi veggenti credevano in una entità a cui danno il nome di “modello dell’uomo” perciò credono che quella entità sia priva di voce. Per molti uomini e anche per i veggenti la voce del vedere che sentono resta un fenomeno inspiegabile. Molti veggenti credono che quel suono sia prodotto dal risuonare della consapevolezza che tocca le emanazioni dell’Aquila, perciò credono che esse vibrano sotto le mani dell’arpista che suona la sua arpa.

Buona erranza
Sharatan

sabato 15 febbraio 2014

Aria e angeli



Io ti avevo amato due o tre volte,
prima di conoscere il tuo viso o il tuo nome:
così in una voce, così in una fiamma senza forma,
spesso ci commuovono gli Angeli e vengono per adorati;
tuttavia quandoio venni dove tu eri,
non avevo visto ancora nulla che fosse così amabile e splendente;

E poiché la mia anima, il cui figlio è Amore,
prende membra di carne, che altrimenti non potrebbe fare altro,
l’amore non potrebbe diventare più rarefatto
di chi lo ha concepito, ma deve prendere anch'esso un corpo;
per questo invito l’Amore a chiederti,
cosa fosti prima tu, e chi fossi,

e gli concedo adesso d’assumere il tuo corpo
e di fissarsi sul tuo labbro, nei tuoi occhi e sulla tua fronte.

Mentre pensavo di caricare con una zavorra il mio amore
per avviarmi così più stabilmente
con mercanzie che avrebbero affondato lo stupore,
mi accorsi che avevo sovraccaricato il vascello dell’amore.

Confrontarsi perfino con un tuo capello per amore,
è davvero troppo! Si deve cercare qualcosa di più adatto,
perché l’amore non può risiedere nel nulla,
né in cose estreme oppure abbaglianti.

Allora, come un Angelo si veste di viso e d'ali
di aria, non così pura come lui, eppur vestita di purezza,
così il tuo amore può essere la sfera del mio amore;
e proprio questa disparità,
come purezza d’Aria e d'Angeli,
tra amor di donna e d'uomo, sempre ci sarà.

(John Donne)

martedì 11 febbraio 2014

Civiltà antichissime



"L'uomo apprende dalla storia comune solo
una piccola parte degli avvenimenti vissuti
dall'umanità, e i documenti storici gettano
luce solo su alcuni millenni."
(Rudolf Steiner)

I teosofi dicono che la vita e l'umanità si evolvono insieme alla terra, e questa trasformazione spinge l’evoluzione. Così avviene che i popoli devono scomparire, però dalle loro ceneri sorgono delle nuove civiltà. Assieme alle civiltà che sorgono e evolvono vediamo coesistere i resti di altre civiltà che furono grandi, ma poi entrarono nella fase di decadenza.

Un caso simile avvenne dopo la distruzione di Lemuria. Solo una piccola parte dei Lemuri riuscì a sopravvivere fuggendo verso la salvezza della terraferma, e da costoro nacque Atlantide. Steiner dice che ogni razza radicale è destinata a sviluppare una qualità diversa. Ogni razza possiede una sua qualità peculiare che deve sviluppare in senso fisico, psicologico e spirituale.

Poiché i Lemuri avevano conquistato la memoria alla fine della loro civiltà, vediamo che gli Atlantidi sviluppano meglio questa qualità. Tutte le evoluzioni sono un intreccio di caratteristiche in progresso e di altre in regresso. Accanto alla cosa che cresce si affianca sempre l'elemento che è entrato in decadenza.

Questa è la regola fissa dell’evoluzione, perciò la vediamo nella vita, nei singoli e nel destino delle civiltà. Ogni razza radicale inizia a dimostrare le sue qualità in modo embrionale. Poi quelle qualità si sviluppano per avere la piena maturazione, infine esse declinano e degradano nello stadio finale.

Steiner dice che non si deve credere che le razze evolvono seguendo una linea separata e netta. Tutte le fasi di ascesa e le fasi di decadenza avvengono con l'intreccio di elementi che salgono e scendono. L’evoluzione di Atlantide originò dal ramo più evoluto dei popoli che avevano sviluppato la memoria, ai tempi finali di Lemuria.

Gli Atlantidi non avevano facoltà razionali di analisi e calcolo, ma avevano una memoria eccezionale. Questa fu la caratteristica più sviluppata che avevano. Ma, Steiner dice che è fatale che mentre si conquista una nuova facoltà si perda un’altra facoltà posseduta. Perciò ciò che declina può lasciare lo spazio necessario a ciò che si sviluppa.

Poiché l’umanità attuale, quella della 5° razza, deve sviluppare il potere della ragione questa conquista vedrà la perdita della memoria acuta degli antichi abitanti di Atlantide. Se oggi siamo abituati a pensare per mezzo di concetti, in quei tempi antichi, si pensava per mezzo di immagini che sorgevano nella mente.

Quando l’immagine sorgeva nella mente essa richiamava, per il potere evocativo della memoria, molte altre immagini dallo stesso significato e senso. Tutte quelle immagini si presentavano insieme, perché erano collegate dal significato simile. Questa capacità di associazione fu resa possibile dalla memoria che associava le immagini.

L’addestramento della memoria era basilare, infatti l’insegnamento avveniva per mezzo di una serie di immagini viventi che erano il modello da imitare. Quelle immagini presentavano l’esempio vivente che i futuri abitanti di Atlantide dovevano seguire. L’educazione avveniva in modo ripetitivo, perché s'insegnava sempre quello che si era insegnato.

L’autorità era una prerogativa concessa a chi aveva accumulato molta esperienza, perciò solo le persone che avevano molta età ed esperienza erano considerate autorevoli. Solo dopo una certa età si era adulti, perciò solo gli anziani entravano nei luoghi in cui si prendevano le decisioni. Si aveva fiducia di chi aveva molto vissuto e conosciuto, ma così non era nelle scuole dei misteri dei Lemuri.

Anche in Atlantide si conservarono le scuole dei misteri e per essere ammessi non contava età o genere, ma si studiavano le incarnazioni precedenti e si decideva se il soggetto poteva venire accolto. Chi entrava al servizio degli dei non veniva selezionato per origine, età, forza fisica o esperienza personale, ma perché aveva qualità speciali.

Questi uomini sacri agli dei erano molto rispettati e venerati, perché avevano accesso ad una sapienza antica e superiore che gli veniva rivelata dalle divinità. Gli abitanti di Atlantide sapevano come usare le energie della natura, perciò usavano la forza dei vegetali per estrarre l’energia che gli occorreva.

Delle piante si servivano sia per l’alimentazione che per l’industria come pure per la locomozione. Tutti gli utensili che gli Atlantidi usavano venivano alimentati con la combustione dei germi del grano. L’energia vegetale poteva muovere dei piccoli veicoli che volavano a bassa quota: e questo avveniva perché l’atmosfera terrestre era molto più densa di quanto non lo sia oggi.

Ma anche l’acqua è molto cambiata rispetto ad allora, perché anticamente l’acqua era molto più fluida di adesso: infatti l’acqua si è poi condensata molto di più. Perciò non potremo mai canalizzare le acque come fecero gli Atlantidi che assorbivano un’acqua diversa da quella odierna.

Da questa acqua, la forza vitale posseduta dal loro corpo sapeva trasformare le energie necessarie. Essi usavano le forze fisiche in modo diverso da come facciamo oggi noi uomini moderni. Avevano un concetto diverso di stanchezza e debolezza del corpo, perché sapevano usare il corpo a seconda di come gli conveniva e di come volevano.

Gli Atlantidi vivevano in colonie che abitavano in mezzo alla natura, e costruivano dei villaggi arborei che sorgevano sopra piattaforme fatte con rami intrecciati. Tutti gli utensili e strumenti che usavano erano ricavati dalla natura, perciò la loro vita scorreva in perfetta armonia con i ritmi naturali.

La natura era sentita come un bene comune che tutti dovevano proteggere e venerare, perché tutto ciò che avevano gli veniva dalla natura, perciò tutto quello che costruivano era considerato un bene pubblico. Tutti erano felici di contribuire al bene della comunità, perché non c’era il concetto di proprietà privata.

Gli Atlantidi avevano tutte le qualità interiori che erano presenti negli antenati di Lemuria, ma la prima sottorazza di Atlantide ebbe anche uno sviluppo di sensi e sentimenti che nei Lemuri era assente. In Atlantide si sviluppò l’attaccamento al ricordo di ciò che avvenne nel passato perciò gli Atlantidi svilupparono anche il linguaggio.

La parola fu prodotta per la necessità di voler comunicare quello che si sentiva interiormente. La capacità di condividere le esperienze fece sorgere la capacità di dare un nome alle cose che si erano provate o udite. Nei Lemuri si era sviluppata una memoria embrionale, però la prima sottorazza atlantica dei Rmoahals sviluppò anche il linguaggio.

Il linguaggio creò un legame più forte tra gli uomini per merito della comunicazione. I Rmoahals avevano sempre un profondo legame con la natura, perciò avevano anche una potente forza primitiva e istintiva. La loro forza interiore era molto potente, perciò le loro parole avevano un grande potere magico.

Per questo motivo, la loro parola aveva più valore che in sottorazze seguenti. Questo potere andò diminuendo per diventare sempre più debole. Ma, originariamente, le loro parole avevano il potere di guarire le malattie, favorire la crescita delle piante, domare gli animali feroci, e altre cose simili.

Il linguaggio dei Rmoahals era sacro, perciò non si potevano sprecare le parole sacre o abusare del potere che esse offrivano. Tutti sapevano istintivamente che approfittare del potere magico era una trasgressione che avrebbe causato un danno insanabile. Sul colpevole sarebbe caduta la rovina, perciò quella possibilità era impensabile!

Però l'equilibrio finì nella sottorazza successiva ossia nei Tlavatli, che svilupparono l’ambizione che nei Rmoahals era assente. Presso i Tlavatli si onoravano le gesta più gloriose del passato e chi le aveva compiute, perciò si chiedeva il riconoscimento del valore personale. Essi onoravano gli uomini più forti e ambiziosi, perciò elessero un capo che fu onorato con una dignità regale.

Nel popolo dei Tlavatli si cominciarono a onorare gli antenati. Presso alcune stirpi i morti erano ricordati dai discendenti, perché furono valorosi. Precedentemente, presso i Rmoahals, erano onorate solo le azioni che erano compiute al tempo presente. E se allora, le persone si riunivano per simpatia istintiva, dopo si riuniscono con quelli della stessa origine.

In quei tempi diventò possibile che, intorno al più potente si possa riunire un gruppo di uomini accomunati a compiere la medesima impresa. Questo tipo di unioni si praticò soprattutto nella terza sottorazza ossia presso i Toltechi. I Toltechi si riunivano in gruppi e poi in comunità che si associavano sotto il governo di una sorta di stato la cui direzione divenne poi ereditaria.

Il valore degli antenati si trasmetteva ai figli perciò la discendenza riceveva l’onore riservato ai suoi antenati, poiché le qualità erano ricevute dai nipoti. Steiner dice che, in quei tempi lontani, gli antenati avevano realmente il potere di trasmettere le qualità migliori riversandole nei discendenti, perciò le qualità familiari si trasmettevano davvero.

L’educazione rafforzava la venerazione, perciò le immagini delle persone e delle gesta gloriose venivano usate nella loro educazione che stimolava l’emulazione mostrando un modello esemplare. Quando un gruppo di Toltechi si segregava volontariamente portava con sé un ricordo vivente e tangibile di quello che avevano ereditato nella casa di origine.

La civiltà tolteca ebbe lo splendore che conosciamo, perché fu descritto nei racconti di Platone e nelle fonti occulte dei veggenti usate dai teosofi. La civiltà di Atlantide fu guidata da sovrani di saggezza superiore, perché avevano un potere e una saggezza che non si conquistano sulla terra.

Tutta la vita sociale di Atlantide fu governata dagli iniziati, perché il loro sovrano non doveva essere solo un condottiero, ma era anche il massimo iniziato. Ai sovrani fu riservato lo status di esseri superiori, perché erano messaggeri delle divinità che per loro mezzo governavano. L’arte di governare era riservata solo agli individui più avanzati che erano in diretto contatto con le divinità.

Gli dei si esprimevano per loro tramite, perciò i sudditi erano completamente sottoposti ai sovrani celesti. E lo erano, perché i sovrani di Atlantide erano dei signori celesti che venivano addestrati nei templi. In Atlantide non c'era bisogno di riconoscere questa realtà, perché ogni gesto del sovrano rivelava la sua natura divina.

Molti sovrani furono sia grandi reggenti e guide spirituali. Il valore e la saggezza dell'imperatore offriva un potere immenso e una venerazione assoluta. Gli insegnamenti che le guide divine ricevevano dagli dei non avveniva con linguaggio umano e neppure in forma terrena.

Si narra che la divinità veniva in “nubi di fuoco.” I messaggeri comprendevano quegli esseri celesti, perché anche loro non appartenevano completamente al mondo terreno. Molti sapevano di essere solo temporaneamente al livello terreno, perché solo temporaneamente vivevano una forma umana però la loro natura era sovrumana. Questi furono i tempi di cui si narra che gli dei potessero scendere a camminare sulla terra e potevano parlare con gli uomini.

A quei tempi, sulla terra vivevano degli esseri che avevano una doppia natura, perché avevano sia natura umana che divina. Il prestigio che scaturiva dal potere immenso del divino sovrano e sommo iniziato si può solo immaginare. Questo mondo crollò quando si sviluppò l’ambizione più sfrenata e il capriccio dovute all’esaltazione eccessiva della personalità.

Ma questo è fatale, dice Steiner, perché avviene sempre che lo stesso elemento che spinge verso l'evoluzione sia anche l’inizio della decadenza. Si arrivò ad esaltare la personalità fino a quando l’ambizione personale fù smodata, perciò non si seguì più il volere degli dei ma si volle dare soddisfazione al capriccio personale.

Si iniziò ad abusare del potere magico, e quanto più quel potere aumentava e tanto più si voleva avere altro potere. E tutto si fece solo per dare soddisfazione all'interesse personale. L’ambizione e l’esaltazione della persona causarono l'egoismo che degenerò in prepotenze e violenze dovute all’abuso del potere.

Ma gli Atlantidi avevano il potere di dominare le forze naturali, e questo fu l'errore che riuscì fatale. Fu abusato il potere magico e le leggi della natura furono perturbate. Si iniziarono a praticare le azioni più spregevoli usando la magia nera. Steiner dice che, soprattutto ai tempi della sottorazza seguente ossia tra i Turani primitivi si fecero tutte queste cose spregevoli.

I Turani furono un popolo abituato a seguire solo l'ambizione, il capriccio e l'arbitrio personale. Essi usavano con molta disinvoltura il potere che le forze occulte più oscure potevano offrire. Furono usate senza scrupolo le forze oscure, perciò queste forze si scontrarono tra loro. Questa fu la causa della distruzione di Atlantide che avvenne, secondo Platone, nel corso di un giorno e di una notte.

La teosofa Annie Besant racconta che, la Cina fu abitata anticamente dalla 4° sottorazza degli Atlantidi che si erano rifugiati sul continente asiatico per sfuggire alla catastrofe che aveva distrutto il loro continente. I Mongoli sono gli ultimi discendenti dei Turani primitivi di Atlantide, perciò anche la Cina ha un rapporto molto stretto con il continente perduto.

Il medico taoista del periodo Wu (222-227 d.C.) Ko Yuan o Hsuan, di cui si dice che fosse un grande taumaturgo e un uomo molto intemperante ed eccentrico, e che scrisse il “Ching Chang Ching” ossia il “Classico della Purezza” rivela l’origine della sua saggezza dicendo che le sue conoscenze le aveva avute direttamente dal Divino Governatore dell’Hwa d’Oriente.

Il Divino Governatore, a sua volta, le aveva avute dalla Reale Madre dell’Occidente. Va saputo che, Divino Governatore della Porta d’Oro, era il titolo dell’iniziato che reggeva l’antico impero dei Toltechi di Atlantide. E da questo si capisce che il "Classico della Purezza" fu importato in Cina dai Turani di Atlantide, e tutto avvenne quando i Turani si separono dai Toltechi fuggendo da Atlantide che veniva travolta dal mare.

Buona erranza
Sharatan

giovedì 6 febbraio 2014

Cronache visionarie




“Il pensiero contiene la possibilità
della situazione che esso pensa.
Ciò che è pensabile è anche possibile.”
(Ludwig Wittgenstein)

Gli aborigeni del Centro America, ai tempi della Conquista spagnola, dicevano che il loro popolo veniva dall’Oriente e che i loro antenati erano gli antichi abitanti di Atlantide. Le notizie più antiche su Atlantide sono contenute nel Timeo di Platone dove Crizia narra che Solone, il più saggio dei saggi di Grecia andò a Sais, sul delta del Nilo.

Solone interrogò i sacerdoti egizi sulle conoscenze possedute dagli antichi, e il più vecchio sacerdote del tempio della dea Neith che corrispondeva ad Athena, gli disse che i Greci di cose antiche ne sapevano ben poco avendo, al riguardo, la mente e l’ingenuità dei bambini. Nella loro anima non conservavano nulla che si potesse definire veramente antico.

I greci non sapevano che la terra e l’umanità devono affrontare delle distruzioni che si susseguono in lunghi intervalli di tempo con andamento ciclico. Infatti, gli dei periodicamente purificano e rinnovano la terra, e la ripuliscono per mezzo dei diluvi come avvenne spesso in passato.

Molti popoli non conservano le conoscenze antiche, perché non hanno delle tradizioni che vanno oltre la scrittura perciò, quando c’è il diluvio sono distrutti i popoli assieme alle loro memorie. Alle catastrofi sopravvivono solo i più ignoranti ed i più incolti, perciò ogni volta dobbiamo ricominciare tutto da capo. E questo avviene perché si ignorano le cose e soprattutto perché si dimenticano i fatti del passato.

I greci non sanno che, in passato ossia 9.000 anni prima di loro, esisteva il continente di Atlantide che sorgeva oltre le Colonne di Ercole. Il popolo di Atlantide aveva fondato un enorme impero che dominava non solo sull'Atlantide, ma governava anche in Libia arrivando in Egitto e in molte parti dell’Europa fino alla Tirrenia.

Poi vennero degli incredibili sconvolgimenti e terremoti che causarono la catastrofe del continente che sprofondò nel giro di un giorno e di una notte. Se cerchiamo le prove storiche dell’esistenza di Atlantide perdiamo tempo, perché dovremmo ricercare le tracce delle molte civiltà che precedettero la nostra, cioè la razza ariana che è la 5° razza radice dell’umanità.

Seguendo gli studiosi che cercano le tracce storiche vediamo le teorie di alcuni di loro, secondo i quali, le cime superstiti di Atlantide, che si inabissò circa 9.600 anni fa sono le isole Antille a ovest e le Azzorre, le isole Canarie e quelle di Capo Verde a est. Studiando le forme di vita di queste isole si sono trovate delle forme vegetali di tipo continentale, e non isolano come dovrebbe essere logico.

In quelle zone sono stati ritrovati dei reperti fossili risalenti all’epoca glaciale, e delle specie vegetali ormai estinte in Europa ma ancora presenti in Portogallo, e quelle stesse specie sono ancora viventi in quelle zone. Si è perciò ipotizzato che Atlantide fosse legata alla penisola iberica e all’Africa Occidentale nella zona della Mauritania, e che quel continente fosse esteso fino alle Andorre.

Le case degli dei del Messico, la grande Huacas del Perù, le mura ciclopiche amerindiane, le costruzioni nuragiche, le costruzioni micenee e le torri babilonesi hanno una tipologia che conferma una coerente fascia d’influsso e di civilizzazione. L’archeologo tedesco Enrico Schliemann il visionario delle scoperte eccezionali riguardo agli scavi sulla civiltà troiana e su quella micenea, ci ha lasciato un contributo importante.

Schliemann scrisse nei suoi taccuini di scavo che, mentre stava scavando sul colle di Issarlik con il tesoro di Priamo trovò un vaso fatto di una lega sconosciuta ai tempi, e mai usata da quei popoli. Il vaso era fatto di una lega di platino, alluminio e rame e aveva una incisione in caratteri fenici che diceva: “Dal Re Chronos di Atlantide.”

Nella letteratura teosofica troviamo molte testimonianze su Atlantide e altri come Steiner hanno lasciato la descrizione dell’evoluzione spirituale dei popoli che vissero in Atlantide. Nelle Cronache dell’Akasha, Steiner racconta che gli abitanti di Atlantide erano i superstiti sopravvissuti alla distruzione di un continente più antico che si estendeva a sud dell’Asia, e che era chiamato Lemuria.

Lemuria si era evoluta e poi era decaduta, perciò quando quel continente venne distrutto, quelli che sopravvissero si sparsero sulle terre vicine. Lemuria sorgeva a sud dell’Asia fra Ceylon e il Madagascar, perciò comprendeva l’Asia meridionale e anche parte dell’Africa. Steiner dice che quei popoli antichi erano molto diversi da quelli odierni, perché non avevano ancora sviluppato la memoria e non usavano il linguaggio.

I loro sentimenti venivano espressi con dei suoni, però essi avevano un'immaginazione molto istintiva e potente che li guidava nelle loro attività, e comunicavano in modo telepatico. La loro sensibilità era istintiva, perciò gli permetteva di vedere le proprietà della materia e le forze vitali che le dirigono, perciò conoscevano la forza germinativa della natura e il linguaggio degli animali.

I lemuri avevano anche un totale controllo del loro corpo fisico che potevano modificare a loro volontà. Per questo potevano sollevare degli enormi pesi, perché con la grande forza di volontà potevano potenziare le forze fisiche. Da questo punto di vista, dice Steiner, si potrebbe dire che il lemure fosse un mago nato, perché la forza della sua volontà sapeva dominare la natura.

Anche l’educazione che veniva impartita rafforzava alcune qualità nei maschi e altre qualità nelle donne. I maschi venivano sottoposti alle più dure prove fisiche per rafforzare il carattere, la forza fisica e la sopportazione al dolore. Le donne venivano educate con una dura disciplina simile, però nelle donne si potenziava la fantasia.

Le donne venivano esposte alle tempeste e imparavano a conoscere il potere della natura per renderlo familiare. Esse dovevano sviluppare una grande confidenza e una profonda venerazione per quelle forze e per la natura. Le donne dovevano sviluppare la loro tendenza naturale al sogno e alla fantasia, perché quelle qualità interiori erano molto apprezzate.

I lemuri costruivano degli edifici che usavano come scuole e luoghi di ricerca. Chi era considerato adatto ai misteri era accolto in queste scuole che potenziavano la naturale tendenza dei lemuri per la magia. Chi non poteva affrontare le fatiche e le difficoltà a cui veniva sottoposto era respinto, perciò il sapere occulto restava un mistero per la maggioranza.

Nei centri misterici si conosceva per veggenza e s'imparava a dominare le forze della natura, perciò quelle scuole addestravano i signori degli elementi. Chi usciva dai templi sapeva di essere dominato dalle forze divine, perciò gli iniziati si sentivano i servitori degli dei. Verso gli esseri consacrati agli dei c’era un'enorme venerazione, perciò tutti obbedivano agli iniziati che erano in relazione diretta con le divinità.

Soprattutto le donne erano addestrate in questo modo, infatti soprattutto loro avevano le qualità necessarie legate alla percezione interna. Nell’anima della donna nacque la memoria e con la memoria nacque la coscienza morale che è la memoria di ciò che è bene e di ciò che è male: questa è la verità sul mito di Eva che mangiò il pomo della conoscenza e che spinse l'uomo a mangiarlo.

Nell'anima della donna nacque l'amore per qualcosa e l'avversione per altro. Chi non capisce che l'evoluzione della vita interna dell’anima avvenne per merito delle donne, non potrà capire neppure l’evoluzione dell’umanità. La meditazione interiore e il culto della memoria sono il primo germe del diritto e della morale di cui la donna fu la prima interprete.

All’uomo toccò invece l'applicazione della forza magica della volontà per imporsi sulla natura. La donna era più influenzata dall’elemento interno dell’anima, mentre l’uomo era più sottoposto a dominare la volontà esterna dello spirito. Lo sviluppo del potere femminile di saper comunicare con le divinità sono il motivo per cui i Lemuri avevano una enorme considerazione per le loro donne.

Perciò Atlantide si sviluppò dai lemuri per merito e per l’influsso di esseri altamente evoluti ed esperti delle leggi che governano lo sviluppo delle razze, dice Steiner. Un gruppo di lemuri si isolò in luoghi torridi e in quei luoghi iniziò la direzione e il governo delle genti. Il comando di quei gruppi lemuriani venne affidato alle donne, perciò le prime società furono società matriarcali.

Le donne avevano il potere della conoscenza e dell'osservazione della natura da cui traevano l'ispirazione per applicare le regole alle comunità che governavano, perciò queste furono le basi del diritto. Le donne dirigevano le attività degli uomini vigilando affinché la volontà e la forza maschile non divenissero un dominio di prepotenza e prevaricazione.

Tutto questo accadeva in modo spontaneo e molto primitivo, perché l’influenza delle donne era riconosciuta spontaneamente e non imposta. La considerazione di cui godevano veniva tributata in modo spontaneo. La visione di queste sacerdotesse era molto inconsapevole e sognante, perché esse venivano travolte dall'elemento divino che le possedeva, come si dice avvenisse per le pitonesse di Apollo che vaticinavano nel santuario di Delfi.

Le donne che erano dedite ai misteri venivano spinte dalle “voci interiori” che sorgevano dall'interno, e dalle sensazioni che sentivano provenire dalle pietre, dalle piante e dagli animali. Esse sapevano come interpretare lo stormire delle foglie, la forma delle nuvole e capivano il verso degli animali, perciò questa enorme sensibilità interna ne accresceva il prestigio.

Molte donne ebbero un immenso potere, perché interpretavano, guarivano, governavano e rivelavano la volontà degli dei, perciò nacque un linguaggio che era simile al canto. Imitando la natura che risuonava per esprimersi, le donne veggenti iniziarono a cantare emettendo dei suoni melodiosi e ritmici da cui veniva emanato il grande potere delle forze divine che si esprimeva per loro tramite.

Iniziarono a tenersi delle funzioni sacre in cui venivano emesse delle parole che non avevano senso, ma che avevano un enorme potere risanatore e una melodia che incantava e assoggettava. Le sacerdotesse cantavano quelle melodie sacre per agire e per nutrire l’animo umano. Esse cantavano e ripetevano le melodie sacre, perché i suoni influivano sugli uomini e sulle donne che li sentivano.

Altre volte al canto univano una danza, perché l'imitazione delle movenze facilitava la fusione con le forze della natura. Le funzioni sacre avvenivano in luoghi adatti a favorire le attività sacre, perché avevano il potere di potenziare le forze della terra. Questa è la storia del popolo che, quando l'attività vulcanica causò la distruzione di Lemuria, fuggì e fondò la civiltà di Atlantide.

Buona erranza
Sharatan