sabato 29 settembre 2012

Da ogni dimensione



“Infatti dov’è il tuo tesoro, ivi è pure il tuo cuore”
(Vangelo di Matteo-6,21)

La caratteristica più rilevante dell'Io umano è quella di poter vivere contemporaneamente in diversi livelli di realtà, e ciò è possibile per il fatto che l'uomo possiede altri corpi oltre a quello fisico. Con il corpo fisico percepiamo la materia in virtù dell'apporto dei sensi, mentre con il corpo eterico-vitale percepiamo la qualità energetica della materia: queste due realtà sono complementari e costruiscono il livello in cui agiscono le sensazioni.

Con il corpo mentale sperimentiamo il mondo dei pensieri e delle idee, perciò la realtà mentale ci permette di fare le considerazioni e i paragoni tra le cose, perciò elaboriamo i giudizi riguardo al mondo materiale facendo uso dell'immaginazione. Quando sperimentiamo il livello dei sogni e delle visioni usiamo il livello mentale per percepire la vita tramite l'impressione che essa esercita su di noi. Nel corpo dell'Anima si opera usando il contributo dell’esperienza che abbiamo vissuto tramite quello che abbiamo percepito a seconda dell’impatto che abbiamo sentito interiormente. Infine abbiamo la sfera dello Spirito in cui sperimentiamo il senso della vita filtrandolo con l’interezza del nostro essere, perciò lo percepiamo come un essere cosciente, ossia a livello di consapevolezza.

Comprendere dove si colloca il livello della consapevolezza è un fatto basilare per apprezzare la concezione sciamanica dell’uomo, poiché la consapevolezza è il luogo in cui agisce lo Spirito tramite uno stato di attenzione privo di sforzo. La consapevolezza è il livello dell'esperienza dell'essere e non è quello dell'agire: è un livello di azione che richiede la non-azione che non dobbiamo pensare come uno stato di inattività o di inerzia nei riguardi del vivere, ma piuttosto va considerato come un stato di vigilanza ricettiva, perciò come un processo dinamico.

Essere consapevoli significa essere disponibili ad accogliere le sensazioni, le impressioni e i sentimenti pur sapendo mantenere un atteggiamento di mentalità oggettiva. E' un modo di rapportarsi restando disponibili a vivere totalmente l'esperienza, poiché è un'apertura spontanea dell'essere all’esistenza. La consapevolezza è uno stato di attenzione e di osservazione, ma è anche un lasciarsi andare all’esperienza senza che nessuna preconcezione nei riguardi di ciò che vedremo deve prevalere: ciò che rende difficile comprendere questa concezione è la sua apparente semplicità.

Comunemente si crede che lo sforzo e la pratica imposta con la forza della volontà possano creare delle particolari abilità, ma la consapevolezza non rientra nel campo delle discipline che si sviluppano con questo metodo. La consapevolezza non ama l’imposizione o la fatica fisica, perché non è una forma di attività mentale o fisica essendo uno stato dell'essere che impara come diventare "vigile e sensibile" rispetto agli avvenimenti. Per acquisire consapevolezza non dobbiamo produrre delle realtà mentali, e non dobbiamo modificare le abilità del pensiero, e neppure avere delle particolari abilità nell’analisi o nella produzione di categorie mentali.

Tutte queste abilità appartengono alla realtà del pensiero e al livello mentale, mentre lo sciamanesimo sviluppa soprattutto un'attività spirituale o metafisica, perciò sviluppa un contesto in cui la mente e l'intelletto sono assenti. Nello sciamanesimo si parla della consapevolezza che sorge senza usare la mente, poiché la mente è la serva dello Spirito e si afferma che il contrario è un concetto falso. Se percepiamo l'esperienza del vivere accentuando la tranquillità e la quiete dell’essere possiamo osservare accuratamente ciò che sorge, infatti diventiamo ricettivi a tutti i dettagli dei fenomeni restando concentrati nell'attenzione dell'osservare.

In questo stato totalmente ricettivo che si arrende a sentire e vedere ciò che sorge nella coscienza si vede con gli occhi della mente, e si vive l'esperienza senza aver bisogno di analizzare fatti e fenomeni per comprenderli. Non dobbiamo comprenderli, perché l'esperienza cosciente è nella consapevolezza di saper osservare quello che sorge senza opporre gli ostacoli della mente, perciò ci si rende completamente ricettivi. Per immaginare cos’è la consapevolezza dobbiamo immaginare che essa possa assomigliare a un timido animale dei boschi che vedendo giungere la ferocia della mente fugge terrorizzato. Questa assenza di sforzo mentale viene usata per addomesticare la mente, ed è un livello di "stato alterato di coscienza," benché questo stato sia la condizione che la mente possedeva quando uscì dallo Spirito.

Questo stato di rilassatezza e di armonia è lo stato naturale della mente originale, poiché è lo stato che la mente possiede quando nasciamo, ed è lo stato che essa manterrebbe se crescendo non venisse corrotto e alterato dalle percezioni che ne turbano la natura. Nella consapevolezza la mente non è abolita, ma è tenuta in quiete al minimo stato della sua attività, poiché non deve disturbare la percezione. La mente è mantenuta in un’attività che resta in sottofondo, ed è un’attività di vigile attenzione pronta all’azione: la mente diventa la tigre che giace a riposare.

Lo Spirito è sempre pronto all’azione e nell’azione diventa veloce come l’agile felino, così la mente è tranquilla e sembra quieta, ma anche essa in realtà resta attenta a fianco dello Spirito e nulla gli sfugge: è così che diventano gli esseri consapevoli. Lo stato di consapevolezza è diverso da quello della coscienza, infatti la coscienza è collegata alla mente e al cervello, perché deve coordinare il pensiero e l'intelletto. La coscienza esiste nello stato d'insonnia, esiste nello stato del sonno privo di sogni, ed esiste anche nello stato del sogno che sappiamo di aver fatto, ma che abbiamo dimenticato nell’atto del risveglio.

La consapevolezza include la coscienza, ma la coscienza non può dominare la consapevolezza: il sogno che non ricordiamo prova la realtà dei livelli di incoscienza, ma la consapevolezza è un livello indipendente e superiore ad ogni forma di coscienza. La consapevolezza è indipendente dall’attività mentale, anche se possiede la capacità di esaminare i pensieri e le sensazioni per poter aumentare la coscienza del nostro senso del sé, e il senso della nostra individualità. Lo Spirito è come uno specchio che può assorbire e riflettere tutte le attività provenienti da tutte le dimensioni. Lo Spirito riesce ad autoriflettersi, perché sa percepire la sua attività come se fosse un'attività che non gli è propria, e così riesce a captare da ogni livello e in ogni direzione.

Lo Spirito è il nostro vero Io, è il nostro senso d'identità e fonda la consapevolezza del nostro Sé, perciò lo Spirito rappresenta la nostra essenza in tutte le direzioni e a tutti i livelli di percezione, infatti possiede la direzione anteriore, posteriori, laterale, inferiore e superiore della nostra vera essenza. Sebbene lo Spirito sia intelligibile e invisibile resta pienamente e totalmente reale come la realtà più tangibile, sebbene ne possiamo verificare l’esistenza solo quando è attivo, perciò diventa presente quando usiamo l'attenzione.

L'atto dell’essere consapevoli produce una vibrazione che è simile all’onda creata dalla luce, anche se questa luce è molto differente dalla luce fisica, ma essa va pensata simile alla luce fisica se la vogliamo immaginare. La luce fisica trasporta i messaggi del mondo esterno dall'occhio al cervello per trasformarli in immagini che siano riconosciute e comprese dall'intelletto. La Luce interiore è come questa luce fisica che trasporta le informazioni provenienti dalla dimensione fisica per inviarle verso la dimensione mentale.

Il suo movimento è come l’onda vibratoria che trasporta le particelle dell’informazione, perciò tanto maggiore è il livello di trasmissione e tanto maggiore diventa anche la quantità dei dati veicolati dalla informazione. La consapevolezza è la nostra capacità di ricevere i messaggi che vengono da ogni lato e da ogni livello. Chiaramente anche essa viene condizionata nella sua qualità dall’ampiezza e dalla frequenza che sa emettere e captare, perciò quanto più si espande la gamma delle frequenze e tanto più la trasmissione diventa potente e raffinata. Quello che è chiamato uno "stato alterato di coscienza" va pensato come un cambiamento di frequenza delle vibrazioni, perciò esso consente all'informazione di essere trasportata da un livello a un'altro livello diverso oppure superiore.

L'universo non è altro che un enorme sistema energetico che raccoglie e che decodifica le informazioni che viaggiano tra i suoi diversi livelli. La luce interiore è incanalata muovendosi in minuscoli vortici che viaggiano dentro dei condotti filiformi che collegano delle realtà multi-dimensionali. Nell'universo non esistono degli spazi vuoti, e anche lo spazio che appare come vuoto in realtà è pieno di forme particolari di "sostanza." L'energia non può scorrere nel nulla, ma deve esistere sempre una sostanza in cui le particelle scorrono per trasportare l'energia.

Quel "qualcosa" è la sostanza dell'universo, e la sostanza dell'universo fisico è la materia, mentre la sostanza di altri tipi di realtà è composta da tipi di sostanze che sono non-materiali. Come la luce fisica anche la luce non-fisica può essere alterata, perciò il messaggio che trasporta può diventare oscuro o essere equivocato. Anche la Luce interiore può subire delle congestioni per le disfunzioni che si producono nei canali in cui circola. La Luce interiore può anche estinguersi, e le sue informazioni possono restare sepolte sotto la soglia della coscienza, così come avviene nel sogno che non ricordiamo.

Molti negano l'esistenza dell'Anima, perciò non sanno neppure come poter sperimentare le informazioni che filtrano tra le varie realtà che uniscono l'Anima, il corpo fisico e la mente. In ogni dimensione la consapevolezza origina una qualità che è peculiare e molto rilevante per quella dimensione, perciò possono esistere diversi stati di coscienza e diversi modi di essere consapevoli. E' la qualità che subisce una trasformazione quando inizia il movimento che la conduce da un piano all'altro oppure da una dimensione all'altra.

La consapevolezza dell'Anima è condizionata dalla qualità del livello in cui è situata l'Anima causato dal punto d'ingresso di ciò che essa considera la sua fonte di creatività, perciò dalla qualità del luogo in cui vi è l’origine delle sensazioni che l'Anima considera "pure e sante." La qualità dell'Anima si sperimenta vedendo ciò che essa considera come gioia, euforia, estasi, perciò si valuta da quello da cui trae la sua massima soddisfazione, cioè dal luogo del suo amore. Poiché non c’è nessuna relazione tra la mente e l'Anima qualsiasi speculazione intellettuale che si potrebbe fare sull'Anima diventa un ragionamento di ciance di poca utilità.

La mente usa l'intelletto per elaborare le informazioni esterne, perché la mente deve analizzare, razionalizzare, per comprendere come potersi orientare nella realtà esterna. Invece deve sorgere l'intuizione interiore cioè il sapere interiore se vogliamo comprendere ciò che avviene all'interno di noi stessi, infatti la consapevolezza vive nell'Anima ed è una condizione solamente intuitiva e non è un concetto spiegabile in modo razionale. Soltanto quando la mente e l'Anima si sanno a fondere in modo armonioso nel corpo fisico riescono a collaborare e sanno creare un canale di comunicazione tra il corpo, la mente e l'Anima.

La comprensione della mente per entrare in contatto con la consapevolezza dell'Anima deve saper percepire totalmente la dimensione fisica, perché il corpo fisico è il "trasformatore" che trasporta le energie da un livello all'altro: e questo spiega la necessità della creazione della realtà fisica. Il pensiero e la mente non possono aprire la via che porta all'Anima, perché l'Anima si trova oltre la dimensione dell'intelletto, infatti gli sciamani tibetani definiscono "non-mente" la realtà dell'Anima. Questa dimensione è oltre la realtà della mente e oltre l'intelletto più perspicace e scaltro. Sia lo Spirito che l'Anima possiedono delle dimensioni che si sperimentano, ma che non si possono spiegare con l’intelletto. Il senso del nostro sé è racchiuso nella realtà dello Spirito e dell'Anima, perciò lo scambio con lo Spirito e l'Anima avviene solo quando la consapevolezza si espande e raggiunge quella dimensione sublime.

Buona erranza
Sharatan



mercoledì 26 settembre 2012

Una lezione zen



"E' l'arte suprema dell'insegnante
a risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza"
(Albert Einstein)

Negli anni Settanta un maestro zen arrivò a Providence, nel Rhode Island, e iniziò a viverci lavorando come riparatore di lavatrici. Il suo nome coreano era Seung Sahn cioè “Montagna Alta” dal nome della montagna cinese su cui venne illuminato Hui Neng sesto patriarca zen, ma i suoi allievi lo chiamavano Soen Sa Nim, cioè l'Onorato Maestro Zen. Il maestro coreano era stato scoperto da un gruppo di studenti della Brown University, che gli avevano creato attorno un gruppo curioso di scoprire chi fosse quel tipo strano e cosa avesse da offrire di nuovo.

Da questo gruppo originario nacque il Providence Center Zen, e nei decenni che seguirono sorsero nel mondo molti altri centri basati sugli insegnamenti del maestro Soen Sa Nim. Jon Kabat Zinn lo aveva sentito nominare da uno dei suoi studenti, perciò decise di conoscere lo strano maestro che viveva riparando le lavatrici e che sembrava molto felice dell’umile lavoro. Jon, conoscendolo, notò in Soen Sa Nim qualcosa di molto affascinante, infatti il maestro coreano aveva un viso aperto e sorridente illuminato da uno sguardo molto attento.

Sembrava un uomo sempre molto presente a se stesso sebbene il suo atteggiamento fosse privo di qualsiasi traccia di orgoglio o di presunzione. Il maestro aveva sempre il capo ben rasato, perché i monaci buddisti tagliano “l’erba dell’ignoranza,” come chiamano i capelli, e calzava dei semplici sandali di gomma, perché le calzature di cuoio si ottengono assassinando gli animali. Il maestro zen indossava una semplice veste grigia, e quando insegnava indossava una kesa marrone semplicissima fatta con pezze di stoffa cucite insieme che formavano un rettangolo che pendeva sul petto.

Questo tipo di indumento viene usato nella tradizione zen per ricordare l’umile veste del Buddha e dei suoi primi discepoli che usavano delle tuniche composte da scarti di stoffa. Soen Sa Nim sembrava un uomo dall’età indefinibile, malgrado dovesse essere sulla quarantina, e aveva una corporatura robusta su un'altezza di circa un metro e ottanta. Di lui si diceva che in Corea fosse molto stimato ed autorevole, e il maestro diceva di se stesso che era voluto venire nei posti in cui “succedevano le cose” e l’America di quegli anni era molto attratta dalle discipline orientali, dalle tecniche di meditazione e dalle filosofie orientali.

Spesso lo strano maestro iniziava le sue lezioni afferrando il kyosaku, cioéil piccolo bastone piatto tipico dello zen, che aveva fatto con un ramo ritorto e nodoso ben lucidato. Usava il bastone per appoggiarvi il mento mentre parlava, oppure lo teneva sollevato sulla testa, poi diceva: “Lo vedete questo?” A quelle parole tutti restavano perplessi e muti, infatti tutti gli occhi sorpresi degli allievi lo fissavano senza capire cosa volesse comunicare. Subito dopo batteva violentemente il kyosaku sul tavolo che aveva davanti, per cui lo schiocco violento sgomentava sempre più il gruppo dei discepoli.

Il maestro del tutto calmo, tranquillo e imperturbabile malgrado quel gesto violento, si rivolgeva al suo pubblico e chiedeva: “Lo sentite questo rumore?” Gli allievi restavano sempre muti e ancor più perplessi, perché nessuno aveva il coraggio di parlare per commentare o rispondere alle sue domande: dopo l’introduzione a suon di bastonate il maestro coreano iniziava la sessione. Chiaramente l'eccentrico avvio delle sue sessioni aveva un significato, ma furono necessarie molte lezioni perché il messaggio fosse chiaro.

Il messaggio diceva che quando si tratta di zen, di meditazione o di consapevolezza non dobbiamo complicarci le cose. Per fare la meditazione, praticare lo zen o provare la consapevolezza non dobbiamo inventarci delle filosofie complicate e non dobbiamo avere una mente brillante, perché una filosofia che è lontana dal vivere comune non ci dona la vita. Il concetto del maestro coreano era che il vedere e il sentire deve essere sempre un fatto nudo e crudo, perciò dobbiamo perseguire una percezione estremamente semplice.

Quando vediamo e sentiamo in modo nudo e semplice, cioè quando percepiamo la realtà per com'è, troviamo il rifugio nella mente originale, che è il luogo libero da tutti i preconcetti mentali compreso il concetto di “mente originale.” Questo luogo non si cerca con la mente e non si trova nella mente, perché è già presente al nostro interno, perciò non dobbiamo temere di non trovarlo, infatti questo luogo è l’unica dimensione in cui non possiamo perderci. L’essenziale è solo il percepire, per questo non dobbiamo pensare, infatti vedendo il bastone dobbiamo sapere soltanto chi è che lo vede.

Allo stesso modo, quando sentiamo il colpo secco dello scoccare sul tavolo dobbiamo sapere soltanto chi è colui che lo sente: la vera percezione è quella che troviamo nell'essere pienamente presente alla nuda e semplice percezione. Nella pienezza del totale “vedere e sentire” troviamo il luogo del vero rifugio, ma questo luogo esiste solo nell'attimo che precede le interferenze dei pensieri. La percezione originaria sa bloccare l'azione disturbante della mente e le interferenze dei pensieri.

Solo in seguito Jon Kabat Zinn comprese che il maestro voleva insegnare che vedere e sentire non è un fatto naturale, ma che questa facoltà è complessa e molto difficile da apprendere, perché è molto difficile percepire in modo semplice ed essenziale. Nell'esperienza percettiva siamo sommersi dai pensieri e dalle emozioni prodotte delle esperienze passate, ma queste interferenze ci rendono estranei alla percezione della realtà.

La velocità con cui i pensieri, le emozioni e le interpretazioni nascono impedisce di sentire che la percezione è come una novità da assaporare, e questo errore non ci fa assaporare le esperienze. Siamo sottratti all’istante in cui sorge la vera visione originale, perché essa arriva quando la realtà colpisce la nostra percezione. Se impariamo che la percezione è in questa nuda semplicità non veniamo sommersi dai disturbi della mente, e anche se la vera visione fugge molto veloce, la totale vicinanza della nostra coscienza ai sensi ci fa percepire.

L'inconsapevolezza e le disattenzioni ci condizionano, perché l'estraneità tra la coscienza e la percezione ci fa scivolare negli automatismi dei pensieri e delle emozioni. L'inconsapevolezza è come un gorgo d’acqua che ci risucchia e ci sommerge, perciò la lezione zen non iniziava in modo strano. L'inizio non era banale, ma la sessione iniziava con un insegnamento profondo, perché Soen Sa Nim ci esortava a risvegliarci dal sonno in cui giacciono immersi i nostri sensi e la nostra coscienza.

Il maestro ci avvertiva che siamo tanto immersi in noi stessi da essere ipnotizzati dalle nostre concezioni mentali, per questo siamo travolti dalle cose che ci accadono e viviamo estranei a quello che avviene. Per questo motivo restiamo nelle situazioni che non ci danno quello che vogliamo, e subiamo anche quello che non rappresenta ciò che siamo. Dobbiamo riconoscere il torpore in cui sono smarriti i sensi e la nostra coscienza, perché questa fatale ignoranza ci getta indifesi nel vortice ottuso che chiamiamo la nostra vita.

Buona erranza
Sharatan



domenica 23 settembre 2012

Creare con consapevolezza



"Quando creiamo con la consapevolezza della nostra fonte, lo facciamo con amore e ciò che viene creato è una benedizione e si moltiplica. Aiuta noi e aiuta gli altri. L'amore è abbondante. Non c'è limite a quanto amore c'è o a quanto può fare.

Quando creiamo senza la consapevolezza della nostra fonte, lo facciamo con paura e con dei limiti. Crediamo che le nostre risorse siano in quantità limitata e che sia necessario appropriarcene prima che le prendano gli altri. Questo è il modo di pensare improntato alla scarsità e conduce alla sofferenza.

Quando prendiamo o monopolizziamo risorse che non ci appartengono, non riusciamo a goderne. Abbiamo sempre paura di perdere ciò che abbiamo e passiamo molto tempo a difendere ciò che abbiamo ottenuto in modo egoistico. La lezione è chiara: non ci può essere un guadagno che si basi sulla perdita dell'altro. O entrambi le parti guadagnano o perdono entrambi."

(Paul Ferrini)

venerdì 21 settembre 2012

Il corpo è una rosa




Ogni forma che vedi ha il suo archetipo invisibile:
se la forma è peritura, la sua essenza è eterna.
Se hai conosciuto la bellezza in un volto
o la saggezza in una parola,
da' questo ammonimento al tuo cuore:
ciò che perisce non è reale.

Poiché la sorgente è eterna,
i suoi rivoli ristorano.
Poiché entrambi non possono finire,
che motivo ha la tua pena?

Pensa all'anima come alla sorgente
e le cose create come i ruscelli.
Finché la sorgente esiste, i ruscelli scorreranno.

Svuota la tua testa dall'angoscia
e bevi alla corrente.
Non pensare che venga meno: è un'acqua infinita.

Dal momento in cui venisti al mondo manifesto
ti è stata offerta una scala per la fuga.
Da minerale diventasti pianta vivente,
poi errante animale. E' forse un segreto?

In seguito come essere umano,
hai sviluppato ragione, coscienza e fede.
Vedi come questo corpo è nato dalla polvere
come una rosa?

Quando avrai superato lo stato umano,
la tua natura angelica si dispiegherà
in un mondo oltre questo mondo.
Allora supera anche gli angeli ed entra nel mare.


(Maulana Jalal ad-Din Rumi)