domenica 23 febbraio 2014

La barriera della percezione



“Il nucleo del nostro essere è l’azione di percepire,
e la magia del nostro essere è la consapevolezza.
Percezione e consapevolezza sono in una
sincronia inestricabile e perfetta.”
(don Juan Matus)

La percezione è inequivocabilmente legata alla posizione del punto di unione, perciò è legata a quello che abbiamo imparato a percepire. La solidità del mondo non è un’illusione: l’illusione è prodotta dalla fissazione dei punti di unione in una posizione e dal mantenere fisso e costante quel punto.

I veggenti che sanno muovere i loro punti di unione non hanno le allucinazioni, ma dimostrano che l’allineamento fatto in punti diversi fa percepire mondi diversi da quelli conosciuti. I mondi in cui entrarono i veggenti sono reali e tangibili come il mondo in cui viviamo.

Il movimento dei punti di unione in posizioni nuove e diverse da quelle consuete producono dei mondi che sono reali e concreti come quelli che conosciamo. Tutto quello che percepiamo è legato alla posizione in cui sono fissati i punti di unione, e la percezione è dovuta alla forza di quell’allineamento.

Lo spostamento del punto di unione al di là della linea centrale del bozzolo produce la fine del mondo conosciuto. Lo spostamento elimina la solidità e la stabilità del mondo conosciuto: tutto è dovuto alla forza dell’allineamento.

Le emanazioni si allineano per forza di abitudine, perciò il punto di unione viene fissato in un certo modo. Se il punto d’unione è spostato dalla posizione che è diventata consueta il mondo che abbiamo conosciamo, crolla: questo è il meccanismo della percezione.

Il punto di unione viene fissato in una posizione che resta stabile, perciò la consapevolezza viene condizionata dall’abitudine della percezione. I guerrieri ed i nagual sanno muovere i punti di unione in molti punti diversi e, man mano che li muovono, creano e integrano le loro percezioni in modo coerente.

Gli antichi veggenti sapevano come muovere i punti di unione e allineavano le emanazioni in modo fluido per entrare in tanti mondi, perciò sapevano come rompere le barriere della percezione. Essi infrangevano l’allineamento e mutavano la percezione ponendo il punto di unione in altre dimensioni, perciò fuggirono dal mondo.

Gli antichi sfidavano la morte con l’intento, infatti con la volontà riuscirono a mantenere fisso il punto di unione in uno dei 7 mondi che esistono: così essi infrangevano la barriera della percezione e fuggivano.

Erano grandi veggenti e uomini coraggiosi che fecero mosse azzardate e audaci per fuggire altrove, ma poi non seppero più ritornare. Il fattore pericoloso che non valutarono fu che anche gli altri mondi sono mondi molto possessivi come il nostro. Il rischio era che la nuova posizione dei punti di unione restasse fissa in quei mondi.

Infrangere le barriere della percezione divenne l’obiettivo supremo degli antichi guerrieri ma, quando riuscirono, il successo ottenuto cambiò il loro destino. E, se il guerriero che agiva non sapeva cancellare totalmente il mondo quotidiano per allinearsi con quelle dimensioni, egli moriva.

Si doveva saper cancellare il mondo pur rimanendo se stessi, e questo fu l’ultima forma di percezione a cui si furono legati i veggenti. Gli antichi dicevano che, se il guerriero dovesse avere un dialogo interiore, allora che fosse almeno il dialogo giusto. Per loro questo significava avere un dialogo interiore sul potere della stregoneria e conquistare l'aumento dell’importanza personale.

Invece, per i nuovi veggenti, la questione non era avere un dialogo, ma era fare una manipolazione disinteressata dell’intento per mezzo di ordini razionali. Va saputo che l’intento inizia sempre con un ordine e un comando che si impone a se stessi, e il comando si ripete finché diventa lo stesso comando dell’Aquila.

Ma il punto di unione si muove soltanto se un guerriero raggiunge il silenzio interiore. La possibilità di fare questa manovra fu l’obiettivo supremo dei nuovi veggenti, ma lo fecero in modo diverso dai loro predecessori. Gli antichi veggenti spostarono il punto di unione per avanzare oltre i confini dell’ignoto, mentre i nuovi veggenti vollero sfuggire al crudele destino di diventare il cibo dell’Aquila e conquistare la libertà totale.

Gli antichi spostarono il punto di unione fino ai confini del mondo che conoscevano, e lo fissarono nello stato di consapevolezza intensa. Da questa posizione videro che potevano andare verso posizioni più avanzate con una manovra audace ma priva di saggezza, però non seppero più come annullare la mossa, o forse non vollero più arretrare.

Messi davanti alla scelta di tornare nel mondo in cui vivevano oppure poter avanzare ancora più nelle terre sconosciute, scelsero di avanzare perché erano uomini avventurosi e audaci. Quando fecero quei viaggi nell’ignoto erano sempre soli, anche se le loro imprese avevano un obiettivo che tutti condividevano.

La compagnia di altri veggenti era un caso raro e avveniva solo per casi fortuiti, perché finiva per diventare una lotta per la supremazia. Costoro non erano simpatici, ma erano uomini che avevano un amore incredibile per la vita. Molti credono che fossero uomini troppo ambiziosi o squilibrati, oppure capricciosi e bizzosi come bambini viziati, ma erano solo uomini che non volevano morire.

Erano persone amanti della vita che non volevano morire, perché amavano le cose stupende che la vita offre. Altri pensano che fossero degli avidi, ma se lo fossero stati non avrebbero lasciato le comodità della quotidianità, perché l’ambizione e l’avidità servono solo per vivere nella vita quotidiana.

Essi vollero vivere una condizione che implicava una tremenda solitudine, perciò scelsero l’amore per la vita e vollero il mistero e l’intrigo che è presente oltre la condizione umana. Essi furono uomini audaci e coraggiosi che rischiarono oltre il possibile. Sia i nuovi che gli antichi fecero gli stessi sforzi per trovare il potere, ma usarono metodi diversi perciò ottennero risultati diversi.

Gli antichi volevano avere la perfetta replica del corpo, ma volevano che il corpo ottenuto avesse maggiore forza e migliore resistenza del corpo fisico. I nuovi veggenti erano interessati a cose diverse, infatti vollero sviluppare un corpo di sogno che è come una bolla di luce. Il corpo di sogno degli antichi era un corpo intensamente umanizzato, perciò li spinse a cercare risposte altrettanto umane e personali.

Il corpo di sogno dei nuovi veggenti era una bolla di luce impersonale che spinge all’indagine e alla comprensione, e questo diventa la base fondamentale per capire le azioni dei nuovi veggenti. I nuovi veggenti videro che i predecessori avevano scelto solo di cambiare il luogo della loro morte, perciò compresero l’inutilità di tutti gli sforzi che costoro avevano fatto.

I nuovi veggenti videro l’inutilità di lottare per controllare i loro simili, videro l’inutilità di allineare mondi alternativi solo per morirvi, ma soprattutto videro l’inutilità di cercare l'aumento dell'importanza personale. Una delle loro intuizioni più fortunate fu quella di non aver permesso che i punti di unione fossero sempre mantenuti fissi in una posizione a esclusione del punto che fa raggiungere la consapevolezza intensa.

Nella posizione di consapevolezza intensa compresero che il dilemma dell’inutilità non è risolto scegliendo di morire in mondi alternativi, ma la scelta felice è scegliere la consapevolezza e la libertà totale. Ma senza saperlo, pur scegliendo una libertà totale non lo furono completamente, perché finirono per continuare la tradizione dei predecessori e divennero la quintessenza degli sfidanti della morte.

I nuovi veggenti scoprirono che, facendo muovere costantemente il punto di unione fino ai limiti dell’ignoto, e riportandolo velocemente nella sua posizione abituale, esso si muove come un fulmine e, attraversando tutto il bozzolo, allinea di colpo tutte le emanazioni interne.

I nuovi veggenti si consumarono per conquistare la forza dell’allineamento e usarono la forza di volontà che trasformarono nella forza dell’intento, e queste qualità le coltivarono con una vita di impeccabilità. Rompere la barriera della percezione è l’ultimo compito della maestria della consapevolezza, ma è necessario usare molta energia.

Per accumulare l’energia che serve bisogna ricordare ciò che siamo, perciò è necessario fare un viaggio di recupero di noi stessi. Bisogna avere molta pazienza e non scoraggiarsi negli insuccessi: questo è il passo ultimo per ottenere la maestria dell’intento. Ma spesso, soprattutto quando inizia il percorso si cade a causa della disperazione, dell’impazienza, della rabbia o della tristezza.

Nei periodi di transizione è necessario ricordare che l'unica catena che ci rende impotenti è la paura. La cosa peggiore che l'uomo deve affrontare è il morire, ma la morte è comunque il destino inesorabile di tutti gli uomini, perciò pensare a questo ci deve rendere liberi. La paura prevale solo nelle emanazioni della vita quotidiana, ma il mondo possiede molte altre emanazioni che sono preferibili alla paura.

È l’energia della consapevolezza che mantiene la luminosità dei bozzoli o vasi che contengono le emanazioni, perché i vasi sono contenitori rigidi che mantengono la luminosità per merito dell’energia delle emanazioni che vi sono incapsulate. Tutto quello che esiste sulla terra è incapsulato, perciò tutto quello che percepiamo è fatto di porzioni di bozzoli o di vasi che contengono emanazioni.

L’energia inanimata che vi è stata incapsulata viene configurata nei contenitori, vasi, bozzoli o recipienti che sono il prodotto di otto forme diverse di consapevolezza. Il nostro mondo è allineato dalla percezione normale, ma vi sono tante altre fasce di emanazioni che non fanno parte del mondo che percepiamo comunemente.

Ci sono molti mondi che non possiamo percepire, perché i nostri punti di unione non si possono allineare in quei luoghi, e poi ci sono anche dei mondi che non potremo mai allineare essendo fuori dalla nostra comprensione. Tutto è sempre una questione di energia, perché la forza dell’allineamento ci aggancia a fasce di emanazioni specifiche, ma è necessario che il veggente abbia molte energie.

La nostra energia normale ci consente di usare la forza necessaria allineare una grande fascia di emanazioni, perciò conosciamo il mondo che percepiamo. Però, se accumuliamo altra energia in avanzo possiamo usare la forza che è in avanzo per attuare anche ulteriori forme di allineamento, perciò possiamo allineare anche altre fasce ulteriori, e possiamo percepire anche altri mondi.

I grandi nemici della conoscenza, e questo riguarda tutti i tipi di veggenti, sono l’imprudenza, il senso di pigrizia e l’esasperata ricerca dell'importanza personale. Perciò la cosa più importante che i nuovi veggenti seppero fare fu quella di avere l'interesse di vedere lo splendore della consapevolezza, perciò svilupparono le tre tecniche che sono diventate il loro capolavoro.

Vedendo lo splendore della consapevolezza che era stato scoperto dagli antichi, i nuovi veggenti riordinarono le tre tecniche nell’ordine che viene chiamato la padronanza della consapevolezza. La tecnica si basa sull’uso dell'energia che deriva dall’allineamento che è detto volontà. La volontà è una potente forma di energia impersonale, cieca e ininterrotta che ci fa comportare come ci comportiamo.

Essa è la responsabile della nostra percezione del mondo quotidiano e, indipendentemente da ciò che crediamo, è la forza che muove la nostra percezione, perciò è la responsabile della dislocazione del punto di unione dalla sua posizione abituale. L’allineamento è rinnovato di continuo per dare continuità alla nostra percezione, perciò il continuo rinnovamento offre la freschezza che ci fa vedere il mondo vivo, ma l’energia che riceviamo si dirige nuovamente verso l’allineamento che abbiamo scelto.

La via del guerriero è un sistema di comportamento che fu sviluppato per acquistare una maggiore forza interiore. Questa forza non è una questione basata sulla convinzione, perché non esistevano persone che fossero più convinte e più determinate degli antichi veggenti, ma malgrado tutta la loro determinazione furono uomini molto deboli e vulnerabili.

Avere forza interiore significa avere senso di equanimità, senso di serenità e anche allegria, ma soprattutto è avere una inclinazione naturale all’analisi e alla comprensione: e tutte queste caratteristiche furono chiamate sobrietà. Una vita che è vissuta in modo impeccabile porta alla sobrietà che è necessaria per spostare il nostro punto di unione.

Gli uomini impeccabili non hanno bisogno di qualcuno che li guidi, essi possono fare tutto da soli, e possono fare tutto quello che è ritenuto necessario per risparmiare le loro energie. La sola cosa di cui hanno bisogno è di avere una minima opportunità, cioè devono solo essere consapevoli delle possibilità che hanno a loro disposizione.

Tutto quello che è necessario è avere l’impeccabilità e l’energia, perciò è necessario essere premeditati, precisi e continui nell’impegno. Se questo tipo di atteggiamento interiore rimane costante e viene mantenuto nel tempo, si ottiene l'intento inflessibile che permette di raggiungere ogni obiettivo. E quando si raggiunge questo traguardo, la strada del guerriero è aperta al raggiungimento del successo.

L’intento è l’allineamento delle emanazioni ambrate della consapevolezza, perciò la libertà totale equivale ad avere la consapevolezza totale. Ma questo traguardo non si raggiunge se non abbiamo una sufficiente energia, perciò la libertà totale è il dono meraviglioso che l’Aquila offre all’uomo. Disgraziatamente, solo pochi uomini sanno che, per poter accettare il dono è necessario avere tanta energia.

Noi diventiamo liberi solo a questa condizione, cioè se siamo totalmente consapevoli e se abbiamo il coraggio di accettare il dono. Dobbiamo essere totalmente consapevoli per trovare la totalità di noi stessi, però più ci ricordiamo di noi stessi e maggiore diventa la nostra esaltazione personale, l'orgoglio e la meraviglia per tutto ciò che stiamo imparando.

Più avviene l'ampliamento delle nostre capacità e maggiore diventa la nostra confusione, perciò aumentano i nostri dubbi e le incertezze. Più ci avviciniamo a questa condizione elevata e più siamo consapevoli della grandezza del dono, perciò diventa sempre più difficile usare e accettare il dono della libertà che ci fece l’Aquila.

Buona erranza
Sharatan

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