sabato 12 giugno 2010

Una Divinità in divenire


Qualora siamo fautori del cambiamento, e di nuove prospettive di vita ci ritroviamo fatalmente dalla parte dei ribelli, perciò per battere la resistenza al divenire dobbiamo primariamente combattere contro le nostre irriducibilità interne che si oppongono a cambiare le prospettive, poiché il cambiamento è sentito come un tuffo rischioso anche per chi si crede un rivoluzionario.

Una verità che può dare conferma alle concezioni spirituali appare quasi sempre comprensibile e accessibile solo a coloro che hanno orecchi per sentire, e occhi per vedere perciò, come spesso avviene, il luogo più sicuro per nascondere ciò che deve restare segreto è di lasciarlo davanti agli occhi di tutti. Per la religione è evidente che l’uomo è incompleto perciò deve essere accudito come un bambino infatti è vero, ma nel senso che l’incompletezza umana è la migliore traccia della sua divinità, e non il contrario come viene detto.

Questa verità ha un fondamento psico-biologico nella “teoria della neotenia” di L. Bolk, uno specialista di anatomia comparata che elaborò tale teoria nel 1926, confermando l’ipotesi di Freud, scritta in “Inibizione, sintomo e angoscia,” che l’uomo fosse alienato del tutto a sé stesso poiché è stato tolto dalla sua originaria unitarietà perciò tale alienazione spinge l’individuo a racchiudersi nella sua placenta sociale e culturale per paura di avviare la sua crescita.

Secondo Bolk l’uomo nasce incompleto perché è prematuro, come dimostrato dall’incompleta chiusura dei setti cardiaci, dalle insufficienze degli alveoli polmonari, e dall’incompletezza del sistema nervoso che necessita di anni per avere un pieno sviluppo, così come osservato nel neonato. Tutti questi fattori biologici umani vengono confermati dalle comparazioni con le forme di vita animale, in cui ci sono dei cuccioli molto più veloci a maturare pienamente.

Noi uomini dobbiamo ultimare nel mondo quello che abbiamo iniziato a fare nel periodo fetale, perciò viene detto che nell’infanzia ultimiamo il nostro sviluppo, anche se questo non è affatto vero, poiché la crescita fisica viene conclusa verso i 30 anni. Allora vediamo piuttosto, nell’essere umano, la vita come una continuazione della vita intrauterina, nel senso che lo sviluppo dell’uomo continua per un periodo veramente lungo se lo paragoniamo al mondo animale.

Il raggiungimento della maturità biologica non si conquista all’improvviso, infatti avviene in modo lento e con ritmi alternanti, complessi e particolari, perciò l’incompiutezza iniziale appare piuttosto come l’alba della perfezione futura dell’uomo, come l'opportunità esistente, in potenzialità latente e silente, poichè abbiamo l’imperfezione nel sigillo dell’origine. Secondo questa teoria noi siamo degli esseri incompiuti, noi siamo una scommessa su cui puntare una puntata che può essere vinta o perduta: questa è l’unica differenza dalle specie animali, infatti esse sono già perfette nella loro naturalità istintiva.

L’aspetto culturale, che è tipico dell’uomo, è ciò che lo contrappone alla sua naturalità causandogli un progressivo distacco dalle sue migliori qualità istintuali. E' la cultura che spezza l’unità fondamentale di tutto il genere umano, poichè l'unità fisica è la comunanza più completa che possiamo percepire nel veicolo materiale in cui ci manifestiamo. Tutta la preparazione alla vita diventa, per questo motivo, un progressivo distacco poiché l’uomo può stare nel mondo solo alle specifiche condizioni che vengono impartite, infatti siamo modellati sulle migliori norme di convenienza civile.

La perfettibilità della natura umana è conseguente a questa concezione, poiché afferma che l’uomo compiuto è l’adulto perfettamente integrato e civile, che è colui che è bene inserito nel suo gruppo sociale; l’adulto maturo è la perfetta pedina che conosce il suo contesto nell’ordinato raggruppamento in cui è inserita. In questa teoria si nasconde anche la beffa dell’evoluzionismo darwiniano, in cui il carattere dei vari apprendimenti che ci vengono somministrati ci rendono sempre più condizionati dall’ambiente esterno fino a farci divenire gli infelici schiavi del destino.

Il corso della nostra vita è lento perché è stato rallentato, ma questa frenatura non opera sempre allo stesso modo, e la teoria biologica di Bolk ci rivela questo meccanismo nella maniera spiritualmente illuminante delle fasi alternanti, cioè di accellerate, di rallentamenti, e di intervalli silenti. L’uomo viene gettato nel mondo in modo precoce perciò affronta la prima formazione nella vita intrauterina ma continua lo sviluppo dopo la nascita fisica.

E’ questo il motivo per cui l’infanzia umana è tanto lunga, ed è per questo che, alla nascita, tante funzioni fisiche non sono ancora ultimate: infatti esse dovranno affinarsi, e plasmarsi continuamente tramite le stimolazioni dell‘ambiente esterno. E questo tipo di sviluppo ritardato va spiegato perché riguarda una caratteristica dell'intera specie umana, al di là di ogni razza e cultura. Secondo Bolk, l’uomo è un individuo neotenico perché originariamente la velocità di crescita degli antropoidi è stata ritardata, perciò condannata all'immaturità.

Sebbene fosse specialista di anatomia comparata, Bolk usò un metodo diverso da quello consueto nella sua disciplina, infatti iniziò lo studio facendo il percorso all’inverso, perciò fece il ritorno all’origine della specie umana. Si dimostra così la realtà dell’uomo neotenico come uomo originariamente incompleto, infatti l’organismo umano conserva l’eccezionale plasticità della vita embrionale e giovanile, come pure eredita anche l’estrema fragilità di esse, come dimostra il neonato umano che nasce privo della protezione del pelame.

Bolk osservò che la specie umana aveva la maturità perfetta alla sua origine ma, da questa perfezione iniziale si è distaccato, perciò l’incompiutezza umana è divenuto il destino della specie umana intera. Ma tale incompiutezza ci ha reso anche dei vantaggi, poiché la neotenia umana ci offre l’opportunità di conservare le forme giovanili, e la plasticità degli stadi giovanili, che ci è stata donata in cambio della maggiore rigidità che vediamo nelle forme adulte definite.

Il progresso umano ci appare in modo del tutto diverso se assecondiamo questa teoria infatti, senza la plasticità e la plasmabilità delle forme giovanili, nulla potrebbe evolvere e progredire poichè, nulla sarebbe se tutto già fosse compiuto. Tutta la teoria impone di rivedere anche il concetto di essere umano adulto, e il concetto di maturità come stadio ottimale da attuare nella vita mentre, piuttosto, ci viene indicato un progetto di vita come di una opportunità dialettica e dinamica evolutiva continua.

Fromm riferendosi alla nascita, diceva che il problema non era tanto l’atto di nascere come uscita fisica dal grembo perché la nascita non è mai finita. L’atto fisico è marginale, ed è solo l’inizio della nascita dell’uomo alla vita, in quanto: “l’intera vita dell’individuo non è nient’altro che quel processo che consiste nel dare i natali a se stesso; a dir la verità, noi saremo nati pienamente quando moriremo.”

Questa concezione attua un completo rovesciamento del concetto di cultura umana, e aiuta a pensare che l’uomo è in nascita continuata, perciò l’uomo non può venire definito dal consenso dei valori sociali, ma è un individuo creatore di se stesso. E’ per questo che noi siamo come Dio, infatti l’uomo è un essere che completa se stesso nel percorso, e che si forma nel progredire del suo cammino: perché l’uomo è un essere che milita per il suo destino futuro, perciò è una Divinità in divenire.

Buona erranza
Sharatan


Nessun commento: